Zingaretti – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sat, 18 Jan 2025 05:58:27 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Le Iene della Marmotta https://www.carmillaonline.com/2019/12/08/le-iene-della-marmotta/ Sun, 08 Dec 2019 21:00:42 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=56570 di Alessandra Daniele

È un trope classico del noir: un’eterogenea banda di criminali si mette insieme controvoglia per organizzare una rapina. Il colpo riesce fortunosamente, ma subito dopo i complici cominciano a litigare per spartirsi il bottino, finendo per ammazzarsi tutti a vicenda. Una delle caratteristiche del trope è sembrare sempre un po’ una forzatura fatta apposta per dimostrare che il crimine non paga,  che tutti i fuorilegge sono sociopatici autodistruttivi, e che possono sfuggire alla polizia, ma non al karma. Spesso si finisce per pensare “Ma dai, nella realtà nessuno [...]]]> di Alessandra Daniele

È un trope classico del noir: un’eterogenea banda di criminali si mette insieme controvoglia per organizzare una rapina. Il colpo riesce fortunosamente, ma subito dopo i complici cominciano a litigare per spartirsi il bottino, finendo per ammazzarsi tutti a vicenda.
Una delle caratteristiche del trope è sembrare sempre un po’ una forzatura fatta apposta per dimostrare che il crimine non paga,  che tutti i fuorilegge sono sociopatici autodistruttivi, e che possono sfuggire alla polizia, ma non al karma.
Spesso si finisce per pensare “Ma dai, nella realtà nessuno sarebbe così testa di cazzo”.
E invece.
Renzi il cannibale punta a ingrassarsi spolpando il PD, il pentito Di Maio rimpiange i suoi precedenti complici e  continua a imitarli, il commissariato Zingaretti sogna di rifugiarsi all’opposizione mentre a Salvini ci pensa lo Spread, il sòla Di Battista cerca come sempre di fare le scarpe a Di Maio.
Mes, Mef, Mise, Mose, ogni crisi è un’opportunità per sputarsi in faccia, spararsi alle spalle, cavarsi gli occhi, buttarselo in culo.
Il governo Conte bis però non è un noir. È un horror.
La versione horror del Giorno della Marmotta.
Sembra uno degli inferni del Bardo Thodol.
Ogni giorno i complici si massacrano, si sbudellano, si fanno a pezzi. E ogni giorno si risvegliano di nuovo al punto di partenza.
Il governo Conte bis non è nato, è stato assemblato con pezzi di cadavere. Non è mai stato vivo, quindi non può morire.
I complici possono soltanto continuare a pestarsi a vicenda, finché servirà a chi li ha assemblati.
Poi cadranno spiaccicati al suolo, come quei pezzi di carne morta che sono già da tempo.

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Troppo buoni https://www.carmillaonline.com/2019/11/24/troppo-buoni/ Sun, 24 Nov 2019 21:00:08 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=56309 di Alessandra Daniele

In piazza contro Salvini ci sono le Sardine. Ma dove sono i pastori sardi ai quali aveva promesso il latte a 1€ al litro? Dove sono i lavoratori ai quali aveva assicurato l’abolizione totale della legge Fornero, e delle accise, al primo consiglio dei ministri dell’ormai defunto governo Grilloverde? Perché gli elettori di Salvini ai comizi non gli chiedono conto delle cazzate che spara, invece di chiedergli un selfie? E perché gli elettori grillini non riempiono le piazze per chiedere conto al Movimento 5 Stelle di tutti i continui voltafaccia, tradimenti, [...]]]> di Alessandra Daniele

In piazza contro Salvini ci sono le Sardine.
Ma dove sono i pastori sardi ai quali aveva promesso il latte a 1€ al litro?
Dove sono i lavoratori ai quali aveva assicurato l’abolizione totale della legge Fornero, e delle accise, al primo consiglio dei ministri dell’ormai defunto governo Grilloverde?
Perché gli elettori di Salvini ai comizi non gli chiedono conto delle cazzate che spara, invece di chiedergli un selfie?
E perché gli elettori grillini non riempiono le piazze per chiedere conto al Movimento 5 Stelle di tutti i continui voltafaccia, tradimenti, svendite, e sputtanamenti?
Com’è possibile che Matteo Renzi possa ancora mostrare in giro il suo faccione gommoso, senza che glielo spianino come la pasta della pizza?
Perché Zingaretti non viene spernacchiato a vista, quando proclama che la missione del PD è il titolo dell’ultimo pezzo sanremese di Elio e le Storie Tese, cioè “Vincere L’Odio”?
Il problema degli italiani non è la rabbia.
È la pazienza.
La rassegnazione.
I cileni, i francesi, i cinesi, i libanesi, gli iracheni, i boliviani, i catalani, gli iraniani s’incazzano.
Gli italiani sopportano.
Si sfogano sui social.
Ogni autunno, l’Italia frana. S’allaga, e si spappola nel fango.
Oggi è crollato un altro ponte.
E siamo solo a novembre.
In Italia ci sono ormai centinaia di crisi aziendali.
Le ditte licenziano, e se ne vanno.
Decine di migliaia di lavoratori aspettano che cali la scure.
Chi di loro protesta, lo fa in maniera completamente civile e pacifica.
Quando ogni tanto qualche manifestante davvero s’incazza, magari perché il padre è morto di Eternit, rovescia un cassonetto, o incrina una vetrina.
Il giorno dopo tutti i media gridano alla “devastazione”. E poi invocano lo Scudo Penale Totale Globale per le acciaierie che trasformano Taranto in un pianeta inabitabile per la specie umana.
Il logo delle Sardine ricorda il Pesce dei proto-cristiani. La loro pazienza però è più democristiana.
Dalla Bestia social di Salvini hanno risposto con la foto d’un gatto che mastica un pesciolino. Si credono leoni del Colosseo. Ma sono solo leoni da tastiera.
In piazza ci sono le Sardine.
Però non basteranno, se nessuno perderà la pazienza, vincerà la rassegnazione.
Diceva il vecchio slogan d’una marca di biscotti: il destino dei troppo buoni è finire mangiati.

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Matteo vince, Matteo perde https://www.carmillaonline.com/2019/10/27/matteo-vince-matteo-perde/ Sun, 27 Oct 2019 22:52:39 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=55699 di Alessandra Daniele

Perché Salvini vince tutte le elezioni? Perché i suoi elettori sono gli ultimi rimasti a correre a votare. Sono più o meno 2 su 10, ma sono gli unici abbastanza tonti da credere ancora che votare cambi davvero qualcosa. A non aver capito che i loro selfie col Capitano contano quanto quelli dei turisti a Disneyland coi figuranti travestiti da Topolino, Cenerentola, o Darth Vader. I loro voti a livello locale serviranno solo a foraggiare la vecchia classe politica corrotta di Forza Italia che s’è riciclata con la Lega. E a [...]]]> di Alessandra Daniele

Perché Salvini vince tutte le elezioni?
Perché i suoi elettori sono gli ultimi rimasti a correre a votare.
Sono più o meno 2 su 10, ma sono gli unici abbastanza tonti da credere ancora che votare cambi davvero qualcosa.
A non aver capito che i loro selfie col Capitano contano quanto quelli dei turisti a Disneyland coi figuranti travestiti da Topolino, Cenerentola, o Darth Vader.
I loro voti a livello locale serviranno solo a foraggiare la vecchia classe politica corrotta di Forza Italia che s’è riciclata con la Lega.
E a livello nazionale daranno un altro alibi al Cazzarillo, il governo Renzi-Grillo, la Santa Alleanza contro il Lato Oscuro.
In realtà Matteo Salvini è solo un figurante travestito da Darth Vader.
Uno youtuber ciccione che succhia i rosari e abbraccia gli alberi, mentre in Sardegna i suoi elettori ancora aspettano che gli risolva la crisi del prezzo del latte come aveva promesso.
Nel frattempo, lasciato il Partito Democratico, Matteo Renzi s’è inventato il Partito Post-Democratico, che sta sempre al governo senza presentarsi mai a nessuna elezione, e guadagna deputati solo per contagio e assimilazione di quelli altrui. Stile zombie.
Il Cazzaro stavolta è sincero: non gli va più di recitare seriamente la farsa elettorale, e si capisce anche dal simbolo che ha scelto per il suo fanclub: un gabbiano rosa shocking.
Intanto, quattro mosche di velluto grigio, Zingaretti, Conte, Di Maio, e Speranza, hanno chiuso la campagna elettorale in Umbria fingendo di non sapere d’avere già perso, e nello stesso tempo già vinto comunque, perché il governo dell’Italia si decide a Washington e a Bruxelles, non a Norcia, anche se è un’armata Brancaleone.
E perché i risultati elettorali oggi contano quanto i sondaggi, cioè un cazzo.
Carta vince, carta perde, è il solito gioco.
Gli elettori credono di scegliere.
E il banco vince sempre.

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Stelle Gemelle https://www.carmillaonline.com/2019/09/15/stelle-gemelle/ Sun, 15 Sep 2019 20:00:59 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=54427 di Alessandra Daniele

C’era una volta un lupo cattivo. Però più che cattivo, era stronzo. Ma così stronzo, ma così stronzo, che si mise in trappola da solo, e finì sbranato dalla Nonna. C’era una volta un burattino di nome Giuseppinocchio, che cambiò burattinai, e si mangiò Mangiafuoco. C’era una volta il Movimento 5 Stelle. Prometteva di non fare mai accordi con nessuno dei vecchi partiti. Di bloccare tutte le grandi opere perniciose e chiudere l’Ilva. Di uscire dalla Nato e dall’Euro. Quel movimento sparì senza lasciare traccia, nemmeno la spoglia diafana che lasciano i serpenti quando fanno la muta. Quel [...]]]> di Alessandra Daniele

C’era una volta un lupo cattivo. Però più che cattivo, era stronzo. Ma così stronzo, ma così stronzo, che si mise in trappola da solo, e finì sbranato dalla Nonna.
C’era una volta un burattino di nome Giuseppinocchio, che cambiò burattinai, e si mangiò Mangiafuoco.
C’era una volta il Movimento 5 Stelle. Prometteva di non fare mai accordi con nessuno dei vecchi partiti. Di bloccare tutte le grandi opere perniciose e chiudere l’Ilva. Di uscire dalla Nato e dall’Euro.
Quel movimento sparì senza lasciare traccia, nemmeno la spoglia diafana che lasciano i serpenti quando fanno la muta.
Quel movimento in realtà non è mai esistito.
Il vero M5S è soltanto una banda di cazzari trasformisti.
Quindi è l’alleato ideale del PD.
Il Partito Democratico, ex PDS, negli ultimi 13 anni non ha mai vinto un elezione nazionale, eppure in un modo o nell’altro finora è sempre riuscito a tornare al governo. È un autentico record. Specialmente per un partito “democratico”.
Stavolta persino la consueta faida interna gli è servita: prima Zingaretti ha garantito a Salvini via libera verso le urne, e poi Renzi gli ha sbarrato la strada.
Quando Salvini s’è reso conto della trappola era troppo tardi, la porta del governo s’era già richiusa alle sue spalle.
Il populista ha dimenticato la saggezza popolare: “Chi troppo vuole nulla stringe”.
Il cazzarista non ha previsto il Cazzarillo, il governo Renzi-Grillo, gradito sia a Washington che a Bruxelles, sia al Vaticano che allo Spread. Il Putiniere è esattamente il Cattivo che gli serve per sembrare Buoni.
Il Capitone ha abboccato alla sua stessa propaganda, e s’è convinto di potere davvero sciogliere le camere dal bagnasciuga, rimanendo ministro dell’Interno per la campagna elettorale, mentre tutti gli altri restavano fermi a farsi schiacciare come le comparse dei film di Godzilla.
Salvini non è affatto quel geniale e raffinato stratega decantato da editorialisti e politologi. È un bulletto ciccione che s’è fatto cascare il potere di mano come un gelato nella sabbia. E adesso batte i piedi e fa la lagna perché lo rivuole. Pretende una legge elettorale  su misura, un Porcellum bis.
Ma L’Anno del Maiale è finito.
Comincia quello del Camaleonte.

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La vendetta del Cazzaro https://www.carmillaonline.com/2019/06/23/la-vendetta-del-cazzaro/ Sun, 23 Jun 2019 21:00:30 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=53257 di Alessandra Daniele

La Mafia aggiusta i processi. Il PD aggiustava direttamente i magistrati. Lo scandalo delle nomine pilotate strappa al PD la nuova maschera appena indossata. E rinfocola le faide interne. Matteo Renzi aveva promesso a Zingaretti “niente fuoco amico”. Ma Renzi è un Cazzaro. Quindi nessuno si stupisce che continui ad approfittare di ogni occasione per cercare d’impallinare il suo successore e riprendersi il partito, persino uno sputtanamento epocale come lo scandalo Lotti-CSM, che avrebbe piuttosto dovuto indurre lui e tutta la sua cosca a disintegrarsi [...]]]> di Alessandra Daniele

La Mafia aggiusta i processi. Il PD aggiustava direttamente i magistrati.
Lo scandalo delle nomine pilotate strappa al PD la nuova maschera appena indossata. E rinfocola le faide interne.
Matteo Renzi aveva promesso a Zingaretti “niente fuoco amico”. Ma Renzi è un Cazzaro. Quindi nessuno si stupisce che continui ad approfittare di ogni occasione per cercare d’impallinare il suo successore e riprendersi il partito, persino uno sputtanamento epocale come lo scandalo Lotti-CSM, che avrebbe piuttosto dovuto indurre lui e tutta la sua cosca a disintegrarsi dalla vergogna.
“S’è fatto sempre così” obiettano, come se non fosse un’aggravante.
I renziani s’illudono, ed è un peccato, perché il PD meriterebbe davvero che il Cazzaro se lo riprendesse, per distruggerlo definitivamente. La sua esistenza, e il fatto che il PD non riesca a liberarsene, fanno quasi credere all’esistenza d’una giustizia terrena. Renzi è la personificazione del Karma. È la Nemesi che il PCI-PDS-DS-PD ha meritato per aver pugnalato alle spalle i movimenti e le classi sociali che in teoria avrebbe dovuto difendere e sostenere, ed essere diventato il più zelante sicario del Capitale.
Per avere nei suoi anni al governo, con la connivenza implicita o esplicita di Berlusconi, introdotto il pacchetto Treu, e la dottrina Minniti, la legge Fornero, e il Jobs Act.
Per aver depredato, esasperato e disgustato così tanto gli italiani da ridurli a votare uno come Salvini.
Il PD merita Renzi coi suoi renziani, spocchiosi, classisti, queruli, ottusi figli di papà.
La principale caratteristica comune di tutta l’attuale classe politica, dai democratici ai populisti, dai Calenda ai Di Battista, è l’età mentale d’un marmocchio viziato. Stizzoso, petulante, vanesio e cazzaro.
Il PD merita il renzismo, e merita di non riuscire mai a liberarsene, di non riuscire a riciclarsi, a cambiare di nuovo maschera, a sopravvivere alla rovina che ha causato.
Il PD merita Renzi.
E Renzi merita il PD.

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Eurepliche https://www.carmillaonline.com/2019/05/27/eurepliche/ Mon, 27 May 2019 06:00:36 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=52762 di Alessandra Daniele

Meteor-Matteo, il cazzaro che vince le Europee saturando i media, è una replica in saldo. Rispetto a Renzi nel ’14, Salvini ha 7 punti in meno, e calcolata l’astensione il suo 34% in realtà significa meno di 2 elettori su 10. Al tramonto però anche i nani proiettano lunghe ombre. Il rovinoso crollo grillino è una replica renziana in fast-forward: in meno d’un anno di governo, il Movimento 5 Stelle Spente ha già perduto metà degli elettori. La primissima esperienza politico-mediatica di Beppe Grillo fu commentare da comico una maratona [...]]]> di Alessandra Daniele

Meteor-Matteo, il cazzaro che vince le Europee saturando i media, è una replica in saldo.
Rispetto a Renzi nel ’14, Salvini ha 7 punti in meno, e calcolata l’astensione il suo 34% in realtà significa meno di 2 elettori su 10. Al tramonto però anche i nani proiettano lunghe ombre.
Il rovinoso crollo grillino è una replica renziana in fast-forward: in meno d’un anno di governo, il Movimento 5 Stelle Spente ha già perduto metà degli elettori.
La primissima esperienza politico-mediatica di Beppe Grillo fu commentare da comico una maratona elettorale nei primi anni ’80 dell’ascesa di Craxi.
Ieri sera, nessuno dei grillini ha avuto il coraggio di apparire davanti alle telecamere per commentare il suicidio di massa che hanno compiuto favorendo l’ascesa di Salvini.
Il cerchio s’è chiuso.
Zingaretti invece ha esultato molto più di quanto il misero recupero del suo partito lo autorizzasse a fare.
Il PD festeggia perché Salvini è il nemico ideale, contro il quale spera di ri-mobilitare a suo vantaggio quell’Union sacrée orfana dell’antiberlusconismo di facciata, e quegli antifascisti a progetto che oggi fingono di non accorgersi che Salvini non è che la continuazione della dottrina Minniti con gli stessi mezzi, e qualche sceneggiata Teo-Can in più.
Intanto l’élite UE si prepara ancora una volta ad ammortizzare e neutralizzare le ambivalenti spinte al cambiamento espresse dagli elettori in tutti i paesi europei. Come meteore che sfreccino solo per un attimo, per poi inabissarsi nella palude degli affari comuni.
Finché durerà.

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I Vitelloni https://www.carmillaonline.com/2019/04/14/i-vitelloni/ Sun, 14 Apr 2019 21:00:29 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=52090 di Alessandra Daniele

“Ho detto ‘sarà un anno bellissimo’? Era una battuta” – Giuseppe Conte

Quello fra Di Maio e Salvini è ormai un dialogo fra Sordi. Intesi come Alberto. Non fatevi ingannare dall’accento: entrambi sono Alberto Sordi, o meglio suoi personaggi. Strafottente, opportunista, reazionario, Salvini è un Sordi anni ’70-80, coll’arrogante pretesa d’essere l’unica fedele rappresentazione del popolo, l’incarnazione del senso comune. Alla guida del governo come Il Tassinaro. Ipocrita, ignorante, arrivista, disposto a svendersi qualsiasi cosa pur di avere successo (anche letteralmente un occhio della testa) Di Maio è un Sordi anni ’50-60, dei quali infatti prometteva Il Boom. Ed è un Alberto [...]]]> di Alessandra Daniele

“Ho detto ‘sarà un anno bellissimo’? Era una battuta” – Giuseppe Conte

Quello fra Di Maio e Salvini è ormai un dialogo fra Sordi. Intesi come Alberto.
Non fatevi ingannare dall’accento: entrambi sono Alberto Sordi, o meglio suoi personaggi.
Strafottente, opportunista, reazionario, Salvini è un Sordi anni ’70-80, coll’arrogante pretesa d’essere l’unica fedele rappresentazione del popolo, l’incarnazione del senso comune. Alla guida del governo come Il Tassinaro.
Ipocrita, ignorante, arrivista, disposto a svendersi qualsiasi cosa pur di avere successo (anche letteralmente un occhio della testa) Di Maio è un Sordi anni ’50-60, dei quali infatti prometteva Il Boom.
Ed è un Alberto Sordi anche Giuseppe Conte che fa il piacione con le straniere, millantando un potere e un rango che non avrà mai. È Il Conte Max.
In comune hanno l’amore-odio per l’inglese alla Nando Moriconi – i Navigator, la Flat Tax, la Spending Review – e la megalomania – aboliremo la povertà, chiuderemo il parlamento europeo, faremo l’alta velocità Caltanissetta – Kiev.
“Cos’è un megalomane? È uno che si crede superiore a tutti, invece è un cretino ridicolo che si circonda di incapaci” – Franca Valeri, da Il Vedovo.
Pare proprio che sia impossibile avere successo in Italia senza essere Alberto Sordi. A modo loro lo erano anche Berlusconi, e Renzi, il Sordi de Il Vedovo, il cazzaro rampante caduto nella sua stessa trappola.
Sordi, Sordi, volevi solo Sordi, canterebbe Mahmood.
Se Zingaretti vuole recuperare voti dovrà calcare l’accento romanesco, e accentuare l’aria cinica e furbastra. Gli ci vorrà tutta la faccia tosta del miglior Alberto Sordi per dedicare a Greta Thunberg la marcia pro TAV, e continuare a intestare al PD una marriage equality che in Italia in realtà non esiste, perché la legge sulle unioni civili non riconosce uguali diritti sociali. E nemmeno uguali diritti civili.
Chi ha davvero a cuore le minoranze discriminate non abolisce l’Articolo 18, dando via libera ad ogni tipo di licenziamento discriminatorio.
E chi ha davvero a cuore le famiglie non pretende che le donne facciano più figli lavorando fino al 9° mese.
La versione di Alberto Sordi che meglio rappresenta la classe politica italiana resta sempre quella de I Vitelloni. “Lavoratori…”

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Una guerra civile ancora invisibile https://www.carmillaonline.com/2019/04/04/una-guerra-civile-apparentemente-invisibile/ Wed, 03 Apr 2019 22:01:13 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=51498 di Sandro Moiso

Marco Revelli, La politica senza politica. Perché la crisi ha fatto entrare il populismo nelle nostre vite, Einaudi, Torino 2019, pp. 224, 14,00 euro

Nell’attuale buriana di riflessioni, più ideologiche che seriamente politiche, foriere più di confusione che di chiarezza, la riunificazione e la rielaborazione in un unico volume di tre saggi di Marco Revelli già precedentemente apparsi in libreria appare davvero come cosa utile e necessaria. Si tratta infatti di Populismo 2.0 (Einaudi 2017), Finale di partito (Einaudi 2016) e Poveri noi (Einaudi 2010) e fin dai titoli si comprende come siano tutti indirizzati a comprendere [...]]]> di Sandro Moiso

Marco Revelli, La politica senza politica. Perché la crisi ha fatto entrare il populismo nelle nostre vite, Einaudi, Torino 2019, pp. 224, 14,00 euro

Nell’attuale buriana di riflessioni, più ideologiche che seriamente politiche, foriere più di confusione che di chiarezza, la riunificazione e la rielaborazione in un unico volume di tre saggi di Marco Revelli già precedentemente apparsi in libreria appare davvero come cosa utile e necessaria. Si tratta infatti di Populismo 2.0 (Einaudi 2017), Finale di partito (Einaudi 2016) e Poveri noi (Einaudi 2010) e fin dai titoli si comprende come siano tutti indirizzati a comprendere la rinascita del fenomeno populista e la crisi dei partiti politici così come si sono caratterizzati nel corso del ‘900 (in particolare di quelli di ‘”sinistra”) nel corso dell’ultimo decennio. Guarda caso quello determinato, socialmente e politicamente, dalla più grave crisi economica successiva a quella del 1929 e sicuramente non inferiore alla prima sia in termini qualitativi che quantitativi (miliardi di dollari e di euro perduti, disoccupazione, riduzione degli apparati produttivi e fallimenti bancari e aziendali).

Revelli, docente di Scienze della Politica presso l’Università del Piemonte orientale, costituisce una delle poche voci superstiti e menti ancora lucide dell’esperienza torinese di Lotta Continua e la parte migliore di quell’ormai lontana stagione politica si riflette nell’attenzione con cui l’attuale insorgenza di movimenti anomali e potenzialmente fascisti viene esaminata non a partire da principi assoluti e universali, ma dalle reali cause economiche e sociali che li hanno determinati. Così come, ad esempio, quel gruppo politico, scomparso a Rimini nel 1976, aveva cercato già di fare nei confronti del malessere del Meridione d’Italia a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, da quello indirettamente manifestato dal sottoproletariato napoletano fino ai fatti di Reggio Calabria e ai boia chi molla che ne avevano preso in mano le redini.

Oggi come allora, infatti, non si tratta soltanto di storcere il naso davanti alle espressioni politiche e ai comportamenti delle plebi in rivolta, nascondendosi sostanzialmente dietro ad uno sventolio di bandiere rosso-pallide e a dichiarazioni e parole d’ordine di carattere generale come quelle espresse da Nicola Zingaretti subito dopo la sua elezione a nuovo segretario del PD, secondo il quale le tre parole chiave per l’azione della sinistra, oltre a quella della realizzazione del TAV Torino-Lione, dovranno essere “scienza, società e giustizia”, lasciando invece cadere qualsiasi proposta riguardante l’istituzione di un salario minimo, ritenuta una trappola (forse per gli imprenditori) dal fratello, caratterizzato soltanto da un indice di gradimento decisamente inferiore, del commissario Montalbano.

Si tratta piuttosto, ed è proprio quello che Revelli fa nei suoi saggi, di comprendere come l’attuale rinascita del populismo derivi dall’affanno e dalle difficoltà economiche in cui è venuta a trovarsi una significativa parte dell’ex-classe media (comprensiva di larghi settori di classe operaia garantita) e dalle mancate risposte che i partiti della tradizione novecentesca non hanno saputo dare alle domande di sicurezza (soprattutto economica e lavorativa) e di prospettive che da tale settore sociale sono pervenute in maniera sempre più urgente e ultimativa.

Risposte che nemmeno una parte consistente della “sinistra” sedicente antagonista ha saputo dare, trovando forse più facile affiancare le parole d’ordine e i principi generali espressi da quella istituzionale. Facendo magari anche finta che un problema come quello dell’accoglienza dei migranti possa essere affrontato seriamente insieme a chi non solo ha collaborato alla realizzazione dei campi di concentramento in Libia, ma ha anche ampiamente utilizzato la manovalanza a bassissimo costo venutasi a determinare a seguito delle migrazioni ai fini dei profitti delle proprie aziende e cooperative. Magari nel settore della distribuzione della pubblicità in buca o altri settori a bassissimo o nullo investimento.

Una sinistra che accontentandosi di sottolineare l’evidente funzione di propaganda elettorale svolta sia da “quota 100” che dal reddito di cittadinanza, non si chiede mai, ma proprio mai, perché siano questi due provvedimenti a suscitare maggiormente le ire e le contrarietà della Commissione europea, dell’Ocse e di Confindustria. Evitando così di parlare di come questi provvedimenti possano raggiungere il loro obiettivo politico proprio in grazia del bassissimo livello dei salari e delle scarse garanzie sociali e lavorative che caratterizzano ormai la seconda economia manifatturiera d’Europa.1

Bassi salari e scarse garanzie a favore dei lavoratori che costituiscono la vera attrattiva per l’investimento estero in Italia, altro che infrastrutture e legalità, costantemente sventolate come necessità (si pensi al Tav) soltanto per permettere alla classe imprenditoriale più scalcagnata d’Europa di accedere in maniera quasi gratuita ai finanziamenti europei. Basti come esempio la fretta espressa da Confindustria e gran parte dell’arco parlamentare di giungere ad una prima decisione sui bandi di Telt, non tanto per realizzare davvero l’opera inutile e costosa, ma soltanto per iniziare ad accedere senza riduzioni di sorta agli 813 milioni di finanziamenti europei in scadenza.

Esempio che fa il paio con la richiesta di aumento della turnazione che la Fiat-FCA ha avanzato nei confronti degli operai dello stabilimento di Pomigliano, pur continuando a lasciare a casa, naturalmente a spese dello Stato, dell’INPS e degli operai stessi, quelli precedentemente messi in cassa integrazione. Stato, INPS, buste paga ridotte e finanziamenti europei usati davvero come bancomat per le imprese italiane, ancora una volta senza che alcun demagogo di sinistra abbia qualcosa da ridire o argomenti su cui ironizzare.

Ora il testo di Revelli si libra un po’ più in alto rispetto a tali scontate riflessioni e allo stesso tempo si addentra più in profondità nel malessere, spesso agitato da una rabbia sorda, che sta alla base di un cambiamento di segno politico, quello avvenuto con il diffondersi delle simpatie nei confronti dei partiti populisti e sovranisti, che non appartiene al solito ricambio elettorale, ma che sarà destinato a segnare una non breve stagione politica, sia in Italia che in Europa.

Proprio su questo aspetto, e non sui singoli personaggi o partiti, punta il dito e dirige l’attenzione del lettore il testo di Revelli. Sia quando affronta l’analisi sociologica e territoriale del voto pro o contro la Brexit, sia quando nella prima parte della terza sezione, quella tratta da Poveri Noi, ed intitolata significativamente La terza chiave. La guerra non vista, prende spunto proprio dalla crisi dei mutui subprime del 2008 per giungere alla situazione italiana attuale e al successo di Donald Trump o, almeno, alle ragioni del suo elettorato nelle ultime presidenziali americane.
Un elettorato che si è sentito definire con disprezzo deplorable, plebeo, dalla candidata democratica Hillary Clinton e che già si era sentito respinto tra i white trash dalla crisi economica e finanziaria.

“Noi tutti ci siamo misurati con la crisi, con quella che meccanicamente chiamavamo la crisi economica. Ma ho l’impressione che non si abbia bene l’idea della dimensione del terremoto sociale prodotto dalla recessione in Occidente dal 2007 al 2014-15, a cominciare dall’epicentro dal quale è partita, dagli Stati Uniti, con l’esplosione dei mutui subprime. Quella tempesta quasi perfetta ha prodotto uno spostamento sociale paragonabile a una guerra.”2

Prosegue poi Revelli:

“Si calcola che negli anni di picco della crisi, dal 2007 al 2012, quasi un adulto americano su venti abbia perso la casa a causa dell’incapacità di pagare i mutui. Ciò equivale a più di dieci milioni di persone. In prevalenza capifamiglia, o monogenitori con figli. Dieci milioni di famiglie vuol dire una trentina di milioni di persone che hanno perso il loro bene comune più prezioso a causa di una dissennata ( e nella sostanza criminale) politica sui mutui e le compravendite messa in campo da istituzioni finanziarie, banche e agenti immobiliari senza scrupoli. A questi numeri, già drammatici, vanno aggiunti poi tutti quelli che – non proprietari, ma affittuari – sono stati buttati fuori per morosità, perché il salario non era sufficiente a pagare l’affitto o perché la perdita del lavoro li aveva privati del reddito. […] Ancora nel 2016 si sono registrate negli Stati Uniti 2.300.000 intimazioni di sfratto. Una tragedia sociale che ha generato una mutazione demografica senza precedenti; dovuta a una migrazione di proporzioni bibliche […] Un esodo più massiccio di quello avvenuto durante il Dust Bowl: la catastrofica crisi agraria che colpì gli Stati Uniti e il Canada tra il 1931 e il 1939 a causa di violente tempeste di sabbia,3 e che provocò lo spostamento dalle Grandi Pianure di 2 milioni e mezzo di contadini.”4

Questo esodo massiccio, simile a quello causato da una guerra ufficialmente mai dichiarata, ha avuto aspetti militari e sociali le cui vittime non erano assolutamente preparate ad affrontare. Né a livello pratico né a livello di possibile immaginario.
Il primo aspetto ha visto infatti nascere intorno al “fenomeno degli sfratti un vero e proprio sistema con squadre di sceriffi il cui lavoro a tempo pieno è quello di eseguire gli ordini di sfratto e di pignoramento, con aziende di traslochi specializzati i cui equipaggi lavorano tutto il giorno, ogni giorno della settimana, con centinaia di società di data mining che vendono rapporti sugli inquilini.”5

Il secondo prende avvio dagli istanti immediatamente seguenti l’esecuzione dello sfratto quando tutti gli averi degli sfrattati “sono abbandonati sul marciapiede dai facchini o caricati su un camion e portati in un deposito a pagamento, fino alla ricerca di una nuova abitazione in un quartiere più lontano, più degradato, più insicuro.”6

L’esodo degli sfrattati genera quindi:

“Un movimento non lineare (a raggiera), frattale (a macchie di leopardo), centrifugo (dai centri alle periferie). Ma soprattutto selettivo, al punto da invertire la tendenza verso l’integrazione registrata nel corso dei precedenti decenni. Gli espropri delle case per mancato pagamento delle rate dei mutui hanno infatti riguardato soprattutto la classe media bianca e le frazioni di altre etnie desiderose di ascesa, spingendo le famiglie colpite verso quartieri più periferici e degradati, aggravandone il senso di abbandono e accentuandone la conflittualità orizzontale con gli altri poveri”7

Una proletarizzazione violenta e rapidissima che, come è facile immaginare, ha portato sfiducia e timore anche tra coloro che pur appartenendo allo stesso strato sociale non sono ancora stati toccati dal problema ma che lo hanno visto delinearsi improvvisamente come possibilità sul limitare del proprio orizzonte. Un mutamento profondo della faccia triste dell’America che si va a sommare all’evaporazione della centralità del settore manifatturiero nei paesi a capitalismo maturo.

“Non si tratta solo dei disoccupati. Si tratta anche di uomini e donne che, pur avendo un lavoro – pur essendo tra i «fortunati» -, tuttavia sono e restano in condizioni di povertà. Sono poveri che lavorano.”8 Così negli Stati Uniti “gli americani censiti come poverissimi, in quanto titolari di un reddito di oltre la metà inferiore alla soglia di povertà federale, sono 21 milioni, mentre quelli semplicemente poveri perché fanno fatica a far fronte ai bisogni più elementari raggiungono adirittura i 105 milioni, circa un terzo della popolazione.”9

Si tratta di coloro che spendono più del 70% (la categoria di poveri oggi in maggiore espansione) del loro salario per pagare una affitto che, prima o poi, non riusciranno più a pagare; di mamme sole, soprattutto nere, con bambini che hanno maggiori difficoltà a trovare un lavoro compatibile con i loro impegno di madri; in altri casi di operai bianchi dequalificati, ex-manovalanza delle aree siderurgiche e minerarie della rust belt e che sono quelli che peggio sopportano il proprio impoverimento perché abituati a considerarsi come la spina dorsale del paese.
Settori sociali ai quali i miti dei diritti universali, dal femminismo alla Me Too al generico antirazzismo, non possono dare risposta e che, troppo spesso, servono soltanto ad aumentare il loro senso di distanza ed isolamento, con tutta la rabbia, la frustrazione e le paure che tutto ciò comporta.

A conferma e aggiornamento dei dati fin qui riportati basti ricordare come proprio in queste ultime settimane la Fed abbia riscontrato, con “stupore”, che almeno 7 milioni di americani, in gran parte under 30, hanno smesso di pagare anche le rate contratte per l’acquisto dell’auto, nuova o usata che questa sia.(qui)

Ma se è sempre giusto parlare della crisi politica, sociale ed economica a partire dal centro dell’economia Occidentale perché come avrebbe detto Marx “il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato il suo avvenire”, occorre adesso, in chiusura, confrontare i dati fin qui esposti con quelli italiani.
E anche in questo caso il libro di Revelli si rivela utile e ricco di informazioni. Anche in grazia del fatto che l’autore si è occupato del problema della povertà come presidente della Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (Cies).

Nel 2006 era già possibile rilevare che

“a fronte di un tasso di povertà relativa di per sé preoccupante (7.537.000 persone, il 12,9% dell’intera popolazione), la percentuale di famiglie povere con capofamiglia occupato (breadwinner) era in modo anomalo elevato (quasi un quarto dell’insieme). La situazione non era migliore se a lavorare erano due membri […] Nei due anni successivi s’incominciò a utilizzare anche l’indicatore di «povertà assoluta» da cui risultò che nel 2008 le persone in tale condizione erano 2.893.000 (pari al 4,9% della popolazione) […] dati che non sono ancora nulla, rispetto a quanto registra l’Istat per il periodo più recente: nel 2017 le persone in condizione di povertà assoluta sono arrivate alla cifra record di 5.058.000. l’8,4% della popolazione, quasi il doppio rispetto a dieci anni prima e giungono a sfiorare il 12% tra le famiglie operaie (dove il tasso di povertà relativa è addirittura del 19,5%) […] Anche in Italia questo processo non è stato solo una forma di erosione del reddito, è stato anche un processo di lacerazione dell’autostima, di cancellazione dell’identità collettiva e dell’identità individuale, è stato un processo di rottura dei sistemi di relazione e dei legami sociali. La folla che ha lasciato dietro di sé questa crisi è una folla solitaria: un’enorme massa di individui che si sentono abbandonati. […] E potremmo aggiungere, traditi. Ingannati. Defraudati. Da tutti.” 10

Un’autentica folla di profughi interni, in Italia come negli Stati Uniti, composta dalle vittime di una guerra civile dichiarata dalla finanza e dall’imprenditoria contro i lavoratori e i poveri. Una guerra civile il cui scopo era, e rimane, quello di accumulare sempre più ricchezza ad un polo soltanto della società, sempre più ristretto. Un problema di ricerca di identità, collettiva e personale, di pratiche di lotta e rivendicazione, di opposizione ai governi dell’esistente e di organizzazione sul territorio cui non basterà, e non basta già più, rispondere con frasi fatte o, peggio ancora di scherno e superiorità, pena il contribuire a trasformare questa massa di diseredati autentici nell’autentica massa di manovra di un sovranismo sempre più autoritario, fascista, razzista e guerrafondaio.


  1. Soltanto per fare un esempio: in Francia, subito dopo le prime manifestazioni dei gilets jaunes il governo ha portato il salario minimo a più di 1200 euro netti, mentre qui da noi gli aventi diritto al reddito di cittadinanza potranno rifiutare ogni impiego con una paga proposta inferiore agli 858 euro mensili.  

  2. M. Revelli, La politica senza politica, Einaudi 2019, p. 177  

  3. Un autentico disastro ambientale causato dall’impoverimento del terreno agricolo a seguito del suo ipersfruttamento, soprattutto in Oklahoma – NdR  

  4. M. Revelli, op.cit., pp. 177-179  

  5. Ibidem, p.178  

  6. Ibid., p. 178 

  7. Ibid., p. 179  

  8. ibid., p. 180  

  9. ibid., . 181  

  10. ibid., pp. 182-183  

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