Strage di Capaci – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 21 Nov 2024 22:40:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Ma loro non cambiano https://www.carmillaonline.com/2016/07/17/ma-loro-non-cambiano/ Sun, 17 Jul 2016 18:29:42 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=31979 di Alessandra Daniele

Change25 maggio 1992: durante i funerali delle vittime della Strage di Capaci Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta, Rosaria Schifani, una delle loro vedove prende la parola. Il cugino prete ha preparato con lei un intervento pieno di appelli generici alla conversione e al perdono, Rosaria Schifani però non lo segue alla lettera, e più d’una volta va fuori copione. “Rivolgendomi agli uomini della mafia” legge, e con un’occhiata sbieca alla chiesa gremita di autorità aggiunge “perché ci sono qua dentro”. E dopo aver letto la richiesta agli uomini della mafia d’avere “il coraggio [...]]]> di Alessandra Daniele

Change25 maggio 1992: durante i funerali delle vittime della Strage di Capaci Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta, Rosaria Schifani, una delle loro vedove prende la parola.
Il cugino prete ha preparato con lei un intervento pieno di appelli generici alla conversione e al perdono, Rosaria Schifani però non lo segue alla lettera, e più d’una volta va fuori copione.
“Rivolgendomi agli uomini della mafia” legge, e con un’occhiata sbieca alla chiesa gremita di autorità aggiunge “perché ci sono qua dentro”.
E dopo aver letto la richiesta agli uomini della mafia d’avere “il coraggio di cambiare” aggiunge “ma loro non cambiano”.
All’uscita dalla chiesa la folla assiepata all’esterno tenta di aggredire il corteo delle autorità, che solo fortunosamente evita il linciaggio.
Meno di due mesi dopo, il 19 luglio, nella strage di Via D’Amelio anche Paolo Borsellino e la sua scorta vengono massacrati.
“Destabilizzare per stabilizzare”.

Di tutte le false promesse degli uomini di potere il Cambiamento è la più frequente, e la più falsa.
Chi è al potere non vuole il cambiamento, ma il mantenimento dello status quo, e tutte le modifiche alla struttura della società e dello Stato che apporta in realtà non sono che manovre compensative per mantenerlo.
Esattamente come la “Riforma” renziana, che non fa altro che sottrarre potere decisionale ai cittadini, e ridurre la democrazia trasformando gli eletti in nominati, e consegnando la maggioranza assoluta in Parlamento a chi nel paese non avrebbe neanche quella relativa.
Chi è al potere è capace di utilizzare qualsiasi manovra compensativa per mantenerlo ed accrescerlo.
Il tentato golpe turco è stato un fallimento di grande successo, che rafforza Erdogan e gli consente un’ulteriore giro di vite totalitario e repressivo, mentre convoca la gente in piazza a difendere la “democrazia” che gli aveva promesso.
Anche Erdogan prepara una “Riforma” presidenziale.
E al presidente USA tocca sostenerlo, quel Barack Obama che dopo aver vinto con lo slogan “Change” elezioni e premio Nobel per la Pace, ha proseguito tutte le campagne neocoloniali dei suoi predecessori, invasioni, occupazioni, bombardamenti, allargando sempre di più il teatro di guerra.

Loro non cambiano.
Nel 1994, passata l’ondata di indignazione popolare, la classe dirigente reduce da Tangentopoli s’è riciclata con Berlusconi.
E con Berlusconi oggi sostiene Renzi.
La sua militarizzazione della Val di Susa per un progetto ferroviario grottesco, utile soltanto alla speculazione mafiosa.
La sua “Riforma” dettatagli da banche e multinazionali.
Loro non cambiano.
Devono essere cambiati.

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Mafia è poco https://www.carmillaonline.com/2012/05/21/mafia-poco/ Mon, 21 May 2012 01:29:23 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=4304 di Alessandra Daniele

Falcone-Borsellino.jpgA ogni transizione, in Italia puntuali arrivano le bombe. E le ipotesi su mafia, terrorismo neofascista, e servizi segreti, come se fossero tre cose ben distinte e separate. ”Dire ‘mafia’ è poco” fu la risposta di Giuseppe Ayala alle prime domande dei giornalisti sui mandanti della strage di Capaci. Dire ”mafia” non è mai bastato a spiegare gli orrori d’Italia, e basta ancora meno oggi, che il terrorismo neofascista è diventato un franchise. Pur convinti dell’efficacia della via giudiziaria, credo che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non si siano mai illusi che per combattere il sistema politico-mafioso bastasse [...]]]> di Alessandra Daniele

Falcone-Borsellino.jpgA ogni transizione, in Italia puntuali arrivano le bombe. E le ipotesi su mafia, terrorismo neofascista, e servizi segreti, come se fossero tre cose ben distinte e separate. ”Dire ‘mafia’ è poco” fu la risposta di Giuseppe Ayala alle prime domande dei giornalisti sui mandanti della strage di Capaci. Dire ”mafia” non è mai bastato a spiegare gli orrori d’Italia, e basta ancora meno oggi, che il terrorismo neofascista è diventato un franchise.
Pur convinti dell’efficacia della via giudiziaria, credo che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non si siano mai illusi che per combattere il sistema politico-mafioso bastasse sbattere in galera qualche quadro intermedio della sezione siciliana. Sarebbe stato come pensare di sconfiggere l’Impero arrestando Jabba the Hutt. No, a motivarli era la speranza, in parte dichiarata, che infrangere il secolare tabù dell’impunità mafiosa potesse innescare un progressivo cambiamento nella coscienza collettiva, e quindi nella società. Qualcosa del genere ”Serse sanguina! Può essere ferito, quindi non è un dio invulnerabile. Abbattiamolo!” Era una speranza nella capacità degli italiani di cambiare davvero.
Ed è stata delusa.

Gennaio 1993: proprio quando, fra Tangentopoli, stragi impunite, e crisi economica, gli italiani sembravano ormai avere esaurito qualsiasi fiducia e qualsiasi pazienza, arrivò la spettacolarizzata cattura di Totò Riina, il quale, grazie alla sentenza già definitiva del Maxiprocesso, finì definitivamente all’ergastolo, con tanto di 41 bis. Gli italiani ritrovarono la fiducia.
E la consegnarono a Berlusconi.
Schlimmbesserung.
Non è una bestemmia, anche se a questo punto ci starebbe benissimo. Significa ”tentato miglioramento che in realtà peggiora le cose”, ed è la migliore definizione di ciò che paradossalmente ha prodotto in Italia la fine dell’impunità di Jabba the Hutt: non l’auspicato risveglio delle coscienze, ma al contrario un effetto sedativo, qualcosa del genere ”Serse sanguina! Può essere ferito, quindi non c’è da preoccuparsene più di tanto. Ci penserà Montalbano, quando avrà finito con la vedova ninfomane”.
Come l’esibita incarcerazione di Riina era riuscita non a destabilizzare il sistema politico-mafioso, ma a ristabilizzarlo dopo lo scossone del 1992, così durante l’era Berlusconi i periodici arresti di vice, ex, neo, e pseudo Riini vari hanno consentito al leghista Maroni di spacciarsi per paladino dell’antimafia, proprio mentre nel consiglio dei ministri e in Parlamento continuava ad approvare tutte le peggiori porcate criminogene, e a parare il culo a tutti gli inquisiti più sputtanati (incluso Berlusconi) e mentre nel suo stesso partito si trafficava con la ‘Ndrangheta.
I ricorrenti ”Arresti delle 08.00” (cit. Presta e Dose) le trionfalistiche notizie di intere bande ”sgominate” hanno per vent’anni svolto la funzione d’ingannevole palliativo che attenua i sintomi, mente il tumore continua a crescere e diffondersi.
Certo, il lavoro di quadro intermedio della sezione siciliana ha in effetti subito una precarizzazione, e questo in sé ovviamente è un bene. In cambio però il sistema politico-mafioso è uscito complessivamente rafforzato dalla nuova flessibilità.
Eterogenesi dei fini, e beffarda Nemesi per uomini onesti e coraggiosi che avevano un’opinione troppo alta degli italiani, e dello Stato. Un’opinione che in questi vent’anni non ci siamo saputi meritare.

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