rigenerazione urbana – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 10 Apr 2025 22:05:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Scup: la rigenerazione urbana non si sgombera https://www.carmillaonline.com/2022/10/26/scup-la-rigenerazione-urbana-non-si-sgombera/ Tue, 25 Oct 2022 22:01:19 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=74500 di Luca Cangianti

Nella saga del Sole dell’avvenire, Valerio Evangelisti parla di luoghi chiamati “cameracce”. Create originariamente dal partito repubblicano, nel XIX secolo permettevano agli operai e ai braccianti emiliano-romagnoli di bere e mangiare a prezzi economici, di disporre di un luogo d’incontro dove discutere oppure fare una partita a carte dopo il lavoro. Un personaggio di quell’opera letteraria arriva perfino a immaginare che quei capannoni possano costituire l’embrione di una società futura. Più di recente, qualcosa di simile accadde negli anni novanta dello scorso secolo, quando in alcuni dibattiti di [...]]]> di Luca Cangianti

Nella saga del Sole dell’avvenire, Valerio Evangelisti parla di luoghi chiamati “cameracce”. Create originariamente dal partito repubblicano, nel XIX secolo permettevano agli operai e ai braccianti emiliano-romagnoli di bere e mangiare a prezzi economici, di disporre di un luogo d’incontro dove discutere oppure fare una partita a carte dopo il lavoro. Un personaggio di quell’opera letteraria arriva perfino a immaginare che quei capannoni possano costituire l’embrione di una società futura.
Più di recente, qualcosa di simile accadde negli anni novanta dello scorso secolo, quando in alcuni dibattiti di movimento i centri sociali furono considerati, forse ottimisticamente, possibili veicoli della ricomposizione di classe in epoca postfordista.
In una città come Roma, oggi è difficile dire se questi luoghi, sottratti alla speculazione edilizia e destinati alla socialità, abbiano le stesse funzioni politiche ipotizzate nel passato. Di certo sono un argine alla crescente alienazione urbana del produci-consuma-crepa. Organizzano presentazioni di libri, iniziative culturali, corsi d’italiano, d’inglese, di yoga, laboratori di cucina, ripetizioni, gruppi di acquisto solidale; mettono a disposizione luoghi di coworking, di studio per gli studenti, spazi per le riunioni delle associazioni della società civile; recuperano le memorie storiche dei territori creando immaginari condivisi.

Scup – Sport e cultura popolare è uno di questi luoghi. Sorge in un vecchio magazzino ortofrutticolo in via della Stazione Tuscolana 84. Lo avevo visitato lo scorso dicembre quando rischiava lo sgombro. Poi la mobilitazione degli attivisti e delle attiviste aveva ottenuto una proroga per trovare una soluzione senza disperdere la ricchezza sociale e umana di questa esperienza. Adesso si trova nuovamente in una situazione d’emergenza: il 31 ottobre è la nuova data entro la quale i locali dovrebbero essere restituiti alla proprietà.


Il 14 ottobre si è svolto un incontro con le istituzioni che hanno ipotizzato una soluzione transitoria di trasloco in altri quartieri della periferia romana. «Pensare che un’esperienza come Scup possa essere trasportata in un altro quartiere senza distruggere i legami sociali creati con il territorio negli anni – afferma Sofia – la dice lunga sulla mancanza di comprensione del lavoro che svolgiamo.» Gli attivisti e gli abitanti del quartiere sono riuniti in circolo, una bambina gioca per terra silenziosa. «Qualcuno mi deve spiegare perché si cerca di confinare gli spazi sociali sempre e unicamente in quartieri periferici, difficilmente raggiungibili». Chi parla è Mohammed della Rete G2: «Sembra quasi che si voglia marginalizzare i soggetti che li animano.» Interviene Giuseppe di CAIO: «Con la Delibera di approvazione del nuovo “Regolamento sull’utilizzo dei beni immobili di Roma Capitale per finalità d’interessa generale”, la Giunta di Roma Capitale ci tratta alla stregua di aziende private in concorrenza fra loro per l’aggiudicazione degli spazi. Tuttavia occupare edifici abbandonati e rigenerarli, realizzando luoghi di cultura, socialità, sport e partecipazione, è previsto dall’articolo 42 della Costituzione». Si tratta di un passaggio in cui la legge fondamentale cerca di armonizzare il diritto alla proprietà privata con gli interessi generali della società. Veronica di Libera dichiara apertamente di fare un intervento di pancia: «La città sta diventando un deserto per chi non si riconosce nelle logiche commerciali». Scatta l’applauso. Alessandro di Esc, un’altra realtà romana sotto attacco, si chiede se una vertenza per una nuova versione del regolamento possa essere un grimaldello capace di rilanciare la lotta contro la falsa rigenerazione urbana. Si riferisce alle politiche di gentrificazione e di messa a profitto delle stesse esperienze sociali attraverso la concorrenza dei soggetti commerciali.

Secondo alcuni attivisti, i punti più pericolosi sono quelli che prevedono: l’assegnazione in concessione a canone ridotto al 20% alle startup, parificando organizzazioni for profit e realtà che perseguono interessi rilevanti per la collettività; la possibilità di assegnazione dei beni demaniali e del patrimonio indisponibile a soggetti commerciali; il passaggio dei beni dal patrimonio indisponibile al patrimonio disponibile nel caso in cui l’attività svolta dal soggetto commerciale sia talmente lontana dal perseguimento del pubblico interesse da rendere illegittima l’assegnazione di un bene in regime di patrimonio indisponibile; l’assegnazione temporanea in regime transitorio solo a condizione che siano saldati i canoni arretrati, senza prevedere esplicitamente l’annullamento in autotutela degli atti amministrativi illegittimi.

Molti interventi portano la solidarietà di altri spazi come la Casa delle donne Lucha y Siesta, il Csoat “Auro e Marco”, la Laboratoria Ecologista “Berta Cáceres”, Black Lives Matter di Roma. In rete gira un appello che è possibile firmare, ma la promessa più concreta che emerge da quel circolo di persone è di non mollare. Io me ne sto seduto in fondo. Osservo i volti e non colgo alcun segno di rassegnazione.

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Scup: un Davide comunitario contro il Golia della rendita immobiliare https://www.carmillaonline.com/2021/12/31/scup-un-davide-comunitario-contro-il-golia-della-rendita-immobiliare/ Thu, 30 Dec 2021 23:01:58 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=69851 di Luca Cangianti

I complessi abitativi classicheggianti dell’Istituto case popolari si alternano a palazzoni privi di balconi che nascondono antichi casali agricoli e villette rustiche, un tempo in piena campagna. A Roma, l’Appio Tuscolano è da sempre un quartiere ibrido: in parte era popolato da impiegati e commercianti, in parte da operai ferrotranvieri, edili e delle officine che sorgevano lungo la ferrovia Roma-Viterbo. In epoca fordista tale composizione sociale si rispecchiava in una geografia politica densa e particolarmente conflittuale: davanti all’Alberone, a pochi metri le une dalle altre, sorgevano le sedi [...]]]> di Luca Cangianti

I complessi abitativi classicheggianti dell’Istituto case popolari si alternano a palazzoni privi di balconi che nascondono antichi casali agricoli e villette rustiche, un tempo in piena campagna. A Roma, l’Appio Tuscolano è da sempre un quartiere ibrido: in parte era popolato da impiegati e commercianti, in parte da operai ferrotranvieri, edili e delle officine che sorgevano lungo la ferrovia Roma-Viterbo. In epoca fordista tale composizione sociale si rispecchiava in una geografia politica densa e particolarmente conflittuale: davanti all’Alberone, a pochi metri le une dalle altre, sorgevano le sedi dei partiti della sinistra storica e quella degli autonomi del Comitato di Quartiere. Di contro Piazza Tuscolo, via Noto e via Acca Larenzia erano centri attivi di militanza fascista.

Entro in quello che fu un magazzino ortofrutticolo in via della Stazione Tuscolana 84: alcune decine di persone discutono ordinatamente. Capto le parole “preventivo”, “perizia”, “compenso professionale”, “bonus” rimanendo un po’ perplesso. Ma di che si discute oggi in un centro sociale? Mi siedo in una saletta con Maurizio, Sofia e Valerio: vengo a sapere che si tratta di una riunione condominiale. Scup – Sport e cultura popolare nasce nel 2012 dall’occupazione degli stabili della Motorizzazione in via Nola. Gli attivisti e le attiviste si focalizzano sulla socializzazione attraverso la cultura e lo sport: “A fronte di una società frammentata dove si soffre di solitudine”, dice Sofia, “lo sport popolare offre la pratica rugbistica del ‘terzo tempo’, cioè stare insieme dopo la partita, valorizzare le dinamiche di collaborazione e di comunità, il passaggio dei valori tra gruppi e generazioni diverse.” Dopo lo sgombero della vecchia sede, Scup rinasce nel 2015 negli edifici della Stazione Tuscolana riorganizzando le proprie attività: presentazioni di libri e iniziative culturali, corsi di arti marziali, di yoga e di altre discipline sportive e olistiche, un laboratorio di cucina per ragazzi con sindrome di Asperger, un gruppo di acquisto solidale, molte iniziative sui migranti, il caporalato e la filiera alimentare. A disposizione del quartiere vengono messi, oltre agli spazi per riunirsi, luoghi di coworking e di studio per gli studenti. Con la pandemia, attraverso il gruppo di acquisto solidale Punto In Comune e la collaborazione con Nonna Roma, sono consegnati beni di prima necessità a chi si trova in stato di bisogno. In questo modo si garantisce cibo sano e di qualità al di fuori dalle logiche della grande distribuzione organizzata; al tempo stesso si sostengono i piccoli produttori agricoli locali. Nel frattempo lo stabile è utilizzato da venti compagnie artistiche che provano “in bolla” per mesi. Da questa esperienza nascono numerosi spettacoli che verranno rappresentati anche all’estero.
Attualmente Scup è una casa comune in cui si riuniscono ogni settimana gruppi, associazioni e movimenti quali Libera VII, la Rete delle economie sociali e solidali, Black lives matter – Roma, la Rete ecosistemica (che raggruppa Fridays for future, Extinction rebellion, Coordinamento romano per l’acqua pubblica e altri movimenti per la giustizia sociale e climatica), il collettivo universitario Controtempo. Ogni prima domenica del mese, infine, si svolge il mercato alimentare a filiera corta EcoSolPop!

“Cirque de tu sorel” – spettacolo prodotto e realizzato da Scup

 

Adesso tutto ciò potrebbe andar perso. Rfi, una società del gruppo Ferrovie dello Stato che aveva concesso gli spazi in comodato d’uso fino al 2023, ha intimato a Scup di lasciare entro il 31 dicembre i locali “liberi da persone e cose, nel medesimo stato di manutenzione in cui si trovavano”. Questa data è poi slittata di due settimane: “una proroga che”, commentano gli attivisti, “suona come una beffa per chi negli ultimi anni ha rigenerato dal basso quei capannoni abbandonati e pieni di rifiuti e da tempo chiede un tavolo con l’Amministrazione e la proprietà per trovare una soluzione.”
L’area è stata oggetto di un bando del Comune di Roma nel contesto del progetto Reinventing Cities, portato avanti da un gruppo internazionale di città. “L’obiettivo inizialmente dichiarato”, interviene Valerio, “era trasformare le zone dismesse in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale e della partecipazione della cittadinanza. Scup aveva raccolto la sfida e partecipato alla prima fase di selezione del bando in partenariato con lo studio romano Nemesi, ma non ha avuto accesso alla fase successiva. Il progetto vincitore del bando è una tipica operazione di valorizzazione della rendita estranea ai bisogni sociali.” Secondo quanto si legge nel dossier realizzato dal centro sociale, tale progetto, realizzato dalla società Fresia S.p.a., prevede: aumenti di cubature, edificazione su terreno pubblico (venduto da Ferrovie dello Stato e Roma Capitale al gruppo privato) di palazzi fino a otto piani che ospiterebbero coworking, student hotel e altri edifici residenziali di lusso con il verde relegato al margine dei binari dove non si possono piantare nemmeno alberi. “Abbiamo avuto grandi difficoltà ad accedere agli atti, anche passando per via istituzionale” continua Valerio, “inoltre la variante al piano regolatore è stata realizzata senza procedere alla consultazione della cittadinanza, in deroga alla delibera 57/2006 del consiglio comunale.”
Visto che degli abitanti del quartiere non gliene importava a nessuno, gli attivisti hanno realizzato una serie di iniziative per capire quali fossero i bisogni maggiormente percepiti dalla popolazione. “Dal settembre del 2020 allo scorso maggio, abbiamo organizzato dei ‘laboratori di progettazione partecipata’ e delle passeggiate esplorative” racconta Maurizio Crocco, uno degli architetti che ha accompagnato il collettivo di Scup in questo percorso. “Il territorio è disseminato di targhe commemorative della Resistenza e di edifici di pregio: industriali (l’ex deposito Atac, le officine di via Assisi), di servizio (l’edificio delle Poste di via Taranto) e residenziali (i villini dei ferrovieri e i complessi di case popolari dell’Icp) che racchiudono un patrimonio di storia urbana e di architettura da preservare, conoscere e valorizzare.”
Il processo di consultazione ha messo in rilievo gli ambiti del verde, della mobilità, dei servizi pubblici e di luoghi per la cultura, lo sport e la partecipazione cittadina (spazi dedicati all’associazionismo, ai movimenti sociali e alle attività comunitarie). Insomma l’esatto contrario della progettazione guidata dalla valorizzazione della rendita, per contrastare la quale è stato costituito il Forum di vigilanza e controllo sulle trasformazioni urbanistiche nell’area della Stazione Tuscolana. Vi hanno aderito, oltre a Scup, altri spazi sociali sotto sfratto come Communia ed Esc Atelier insieme a decine di associazioni e movimenti.

Come spiegava il filosofo Henri Lefebvre la città nasce dall’interazione dei gruppi sociali che la abitano, non solo lavorandoci, ma anche proiettandovi le proprie dimensioni etiche, estetiche e ideologiche. La valorizzazione capitalistica, tuttavia, tende a dissolvere questa trama separando i luoghi della produzione da quelli del tempo libero (mercificato): gli spazi pubblici vengono così privatizzati, le relazioni di vicinato distrutte, la vita sociale impoverita, i quartieri ridotti a dormitori o a centri commerciali. È questa la fonte del “degrado”, della solitudine sociale, della frammentazione che ci fa percepire come consumatori impoveriti e rancorosi, piuttosto che come portatori di interessi comuni. È questo il meccanismo che il collettivo di Scup sta contrastando.
Dopo lo sgombero del Cinema Palazzo nel quartiere di San Lorenzo, la pressione per mettere a profitto le aree ex industriali del territorio sta subendo un’accelerazione: “Si stanno muovendo cordate e interessi molto forti: noi, siamo un po’ Davide contro Golia”, commenta Sofia. Maurizio, che in questo quartiere ha vissuto fino dall’infanzia negli anni ’60, mi guarda negli occhi: “Ne siamo coscienti, è una storia più grande di noi, ma ciò nonostante va combattuta. Ne vale del nostro quartiere, della nostra vita e del senso che vogliamo darle.” Per il 14 gennaio, la data dello sgombero, Scup ha annunciato una giornata di mobilitazione generale.

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