Ravenna – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 21 Nov 2024 22:40:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 “Dante”: un viaggio senza orrore https://www.carmillaonline.com/2022/10/27/dante-un-viaggio-senza-orrore/ Thu, 27 Oct 2022 20:00:44 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=74543 di Paolo Lago

Dante, il nuovo film di Pupi Avati, è costruito sulla struttura del viaggio, quello compiuto da Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) per incontrare, a Ravenna, l’unica figlia di Dante rimasta in vita, suor Beatrice. Il film, che si ispira al Trattatello in laude di Dante, scritto da Boccaccio, alterna i momenti del viaggio a dei flashback in cui vediamo spaccati della vita del poeta, appartenenti soprattutto al periodo della sua giovinezza. Quello compiuto dal personaggio di Boccaccio assomiglia, per certi aspetti, al “viaggio dell’eroe” come è descritto da Chris Vogler nel [...]]]> di Paolo Lago

Dante, il nuovo film di Pupi Avati, è costruito sulla struttura del viaggio, quello compiuto da Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) per incontrare, a Ravenna, l’unica figlia di Dante rimasta in vita, suor Beatrice. Il film, che si ispira al Trattatello in laude di Dante, scritto da Boccaccio, alterna i momenti del viaggio a dei flashback in cui vediamo spaccati della vita del poeta, appartenenti soprattutto al periodo della sua giovinezza. Quello compiuto dal personaggio di Boccaccio assomiglia, per certi aspetti, al “viaggio dell’eroe” come è descritto da Chris Vogler nel suo manuale di sceneggiatura intitolato appunto “Il viaggio dell’eroe”. Come scrive Luca Cangianti nel saggio “Il viaggio dell’eroe e la coscienza di classe”, Vogler “afferma che il protagonista, l’eroe per l’appunto, è spinto a intraprendere un’avventura che lo strappa alla realtà quotidiana, portandolo alle soglie di un mondo straordinario nel quale dovrà superare prove mortali nel tentativo di sconfiggere il nemico. Tuttavia «gli eroi non si limitano a visitare il regno dei morti per poi tornare a casa. Ne escono trasformati»” (su Carmilla).

Il cinema di Pupi Avati già in passato ci aveva offerto degli intrecci basati sul viaggio di un personaggio che si reca in un luogo lontano e misterioso per poi essere avvolto da risvolti orrorifici e inquietanti. Questo luogo è spesso rappresentato da quel lembo di pianura padana che si confonde con le acque del Po fino a formare un territorio nebbioso ed ambiguo, attraversato dall’acqua e circonfuso di oscure leggende legate a uno spettrale passato. Basti ricordare La casa dalle finestre che ridono (1976), in cui Stefano, un giovane restauratore (interpretato da Lino Capolicchio), deve recarsi in un paesino sperduto della bassa ferrarese per riportare alla luce un macabro affresco. Macabri e putrescenti sono anche gli scenari che lo avvolgono: vecchie ville patrizie, campagne desolate, oggetti artistici e d’antiquariato che sembrano emergere da arcaici passati palpitanti di orrore. In Zeder (1983), invece, è un altro Stefano (Gabriele Lavia), uno scrittore che, incuriosito dalle leggende circolanti intorno ai fantomatici “terreni k”, i quali costituirebbero una porta verso l’aldilà, si reca al Lido di Spina, in un territorio anch’esso ambiguo ed acquatico. Non si può, poi, non ricordare il più recente Il signor Diavolo (2019), che narra il viaggio del giovane funzionario Furio Momentè da Roma a Venezia e, successivamente, a Lio Piccolo, un paesino della laguna veneta dove, al pari degli altri personaggi, verrà avvolto da una dimensione d’orrore.

Il movimento del viaggio avviene da un luogo conosciuto e familiare, connotato dalla razionalità, verso uno spazio liminale, segnato dal misterioso incontro fra la terra e l’acqua (la bassa ferrarese, la laguna veneta, il Delta del Po). Territori arcaici e intrisi di superstizione che avvolgono nelle loro spire gli “eroi” che si mettono in cammino circonfondendoli di un’ambigua atmosfera onirica e perturbante. Anche Boccaccio, come i due Stefano e Furio, si mette in viaggio verso quella parte di pianura padana che lambisce lagune e Delta del Po, stavolta declinata nella romagnola Ravenna, luogo in cui Dante si spense nel 1321. Tra l’altro, il “sommo poeta” morì proprio per aver contratto delle febbri malariche al ritorno da un’ambasceria a Venezia, mentre attraversava le paludose Valli di Comacchio. Ed è proprio verso quel territorio segnato dall’incontro tra terra e acqua ma anche dalle tracce eterne dell’arte che il personaggio di Boccaccio si dirige, non senza aver fatto testamento prima di partire. Boccaccio parte da Firenze, dalla natia e familiare Toscana, per intraprendere un viaggio in cui ogni tappa rappresenta un momento per ricordare squarci della vita di Dante, di quel “sommo poeta” che egli considera come il proprio padre e maestro.

Allora, all’interno del film, forse in maniera eccessivamente didascalica, in diversi momenti scaturisce la recitazione in voce fuori campo di alcuni versi di Dante mentre successivamente incontriamo un riferimento alla vicenda di Paolo e Francesca, vicenda che il poeta, da soldato, avrebbe ascoltato seduto intorno a un fuoco. La stessa Beatrice appare nelle vesti di una “dama senza pietà” quando – in un momento onirico in cui il tema del “cuore mangiato” sembra filtrato attraverso la lettura di La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica di Mario Praz – la donna fatale è impegnata a divorargli letteralmente il cuore (un momento sinceramente un po’ splatter, l’unico a riecheggiare certe atmosfere sanguinarie dei film precedenti). Rispetto alle sequenze che mostrano spaccati della vita di Dante, assai più convincente risulta la narrazione incentrata sul viaggio di Boccaccio. Un viaggio che, a differenza degli altri precedentemente ricordati, non possiede il timbro dell’orrore. Il protagonista, adesso, non compie un movimento verso insondabili e cupi misteri, verso macabre e demoniache magioni; il suo impervio cammino, disseminato di tappe (monasteri o umili case), si rivolge adesso verso il desiderio di conoscenza, verso l’ultima testimonianza vivente del poeta e scrittore che considera come suo maestro. Il Boccaccio che Avati ci dipinge appare quasi come l’antesignano del moderno biografo che ricerca ossessivamente luoghi e persone frequentati dal personaggio del quale si accinge a scrivere. Se uno squarcio d’orrore è presente nel peregrinare del protagonista, esso è rappresentato dalla cupa bambola che egli reca con sé per donarla alla figlia, bambola che era stata un dono di nozze per Beatrice e che adesso rappresenta solo una tetra reliquia, un volto ed un corpo inerte, perduto in una marmorea immobilità perturbante.

D’altra parte, il movimento compiuto da Boccaccio si innesta su uno sfondo profondamente corporeo (quasi come la cupa peregrinazione dei personaggi de Il settimo sigillo di Bergman), in un affresco rigoroso della società dell’epoca e delle sue piaghe sociali. Il personaggio scende fra le sepolture degli appestati, in cui i corpi sono illuminati dal fuoco di torce che si espandono in caravaggeschi bagliori e percorre i baratri di ambienti segnati dalla povertà e dall’emarginazione. Lo stesso corpo del personaggio appare segnato dalla malattia e il suo incedere è spesso stanco e affannato, circonfuso di una stanchezza che si ripercuote in ogni suo gesto e in ogni suo movimento. E la meta di questo viaggio di un corpo malato sarà il luogo ove un altro corpo malato, quello di Dante, ha finalmente trovato riposo: Ravenna, la pineta di Classe, la chiesa di Sant’Apollinare, in cui il poeta si sdraiava estasiato ad ammirare gli affreschi. All’orrore degli altri film, nel finale, si sostituisce una dimensione onirica che scaturisce dal racconto della figlia del poeta, incontrata nel convento, ma di nascosto e di notte. Una dimensione che racchiude in sé tutta la forza di un immaginario poetico e letterario legato alla figura di Dante che il protagonista Giovanni Boccaccio, come un’alchimia, è riuscito magicamente a creare.

]]>
Fragili omicidi per un commissario, di Nevio Galeati https://www.carmillaonline.com/2019/10/01/fragili-omicidi-per-un-commissario-di-nevio-galeati/ Tue, 01 Oct 2019 21:09:25 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=54892 Clown Bianco edizioni, Ravenna 2019, pagg. 171, € 16,50

[Nevio Galeati è giornalista e scrittore. Ha lavorato per L’Unità, Repubblica, Il Resto del Carlino. Ha pubblicato Telefonate e birra, d’autunno (I fiori Blu), Improvvisazioni per chitarra e batteria (Foschi), Delitti imperfetti (PaGinNe). E’ uscito la sua ultima raccolta di racconti, della quale pubblichiamo la prefazione di Annamaria Fassio e l’incipit del primo racconto, Adriatica.]

Una raccolta di racconti

Una raccolta di racconti è sempre un momento importante nella vista di uno scrittore. Segna un prima e un dopo. Fa da spartiacque. Fa ordine. [...]]]> Clown Bianco edizioni, Ravenna 2019, pagg. 171, € 16,50

[Nevio Galeati è giornalista e scrittore. Ha lavorato per L’Unità, Repubblica, Il Resto del Carlino. Ha pubblicato Telefonate e birra, d’autunno (I fiori Blu), Improvvisazioni per chitarra e batteria (Foschi), Delitti imperfetti (PaGinNe). E’ uscito la sua ultima raccolta di racconti, della quale pubblichiamo la prefazione di Annamaria Fassio e l’incipit del primo racconto, Adriatica.]

Una raccolta di racconti

Una raccolta di racconti è sempre un momento importante nella vista di uno scrittore. Segna un prima e un dopo. Fa da spartiacque. Fa ordine. Prima racconti sparsi, pubblicati in momenti e situazioni diverse, poi una raccolta che segue un preciso progetto narrativo. D’ora in poi i racconti presenti nell’antologia andranno letti in maniera diversa.
È quello che è successo all’amico Nevio con Fragili omicidi per un commissario. Un prezioso regalo che Nevio fa ai lettori….

Un’amicizia virile

Il filo rosso che unisce tra loro i vari racconti è la storia di una amicizia virile. Luca Corsini, investigatore privato, e Michele D’Arcangelo dirigente della Mobile di Ravenna sono amici di vecchia data. L’uno con la propensione a cacciarsi nei guai, l’altro con una gastrite frutto di tutti gli anni passati a fare lo sbirro. Personaggi di chiara ispirazione noir, con illustri predecessori da Sam Spade per Corsini, a Maigret per D’Arcangelo. L’uno con il gusto raffinato per la musica, l’altro accanito fumatore di toscani. Entrambi con un gran fiuto per le indagini. Di loro si sa l’essenziale perché per entrambi il privato è qualcosa da proteggere e tenere lontano dagli affanni quotidiani. Da indizi sparsi qua e là par di capire che D’Arcangelo ha alle spalle una storia sentimentale finita male (l’accenno a Viola nelIl contrabbandiere), mentre Corsini piace alle donne e si concede alle avventure.

Cinque racconti

Cinque racconti. Cinque storie venate di malinconia come si conviene al noir classico.
Guardiamole più da vicino.
C’è la malinconia intrisa di rabbia della ragazza rumena costretta a prostituirsi e che vuole uscire dal giro e tornare a casa possibilmente viva. E ci riuscirà grazie all’azione congiunta di D’Arcangelo e Corsini anche se questo si becca una coltellata.
E poi la disperazione dell’assassino di Automobili, dove il tema della vendetta è solo il pretesto per raccontare di una solitudine immensa e senza scampo. E ancora la malinconia che ti lascia l’amaro in bocca come in Colpevole, con quella impennata finale che è bene tacere per non togliere la sorpresa al lettore.
In Appuntamento a La Habana la malinconia e lo spleen sono le strade di una città che si sbriciola sotto l’effetto del caldo e dell’incuria. Atmosfere che richiamano a certe narrazioni di Hemingway che di Cuba se ne intendeva parecchio, o a Wim Wenders nel suo documentario Buona Vista Social Club, autentica icona della musica e dell’anima cubana. E del resto la descrizione della città, o meglio l’amore con cui l’autore descrive l’Avana senza mai cadere nel già sentito o peggio nella retorica buonista, è uno dei punti di forza del racconto.

Atmosfere

I nostri due protagonisti si muovono in un universo di strade bagnate dalla luce dei lampioni e dalla nebbia che azzera le distanze e disorienta. Si parla di Ravenna ma la Ravenna di “bella presenza”, quella dei mosaici e della tomba di Dante, non compare. C’è invece il porto, come in Il contrabbandiere, racconto che tra l’altro segna l’inizio dell’amicizia tra Corsini e D’Arcangelo, e c’è una periferia imbastardita con la campagna. Desolata. Impietosa. E infine c’è la strada Adriatica, dove “c’è troppa carne esposta all’aria marcia della sera di novembre”. E subito tu immagini le prostitute, le risse, la cacofonia di lingue diverse, gli sbirri che non sempre arrivano a mettere ordine.

Foglie morte

Già dalla copertina s’intuisce che Fragili omicidi per un commissario è un libro particolare. Nessuna immagine che richiami a quello che viene narrato ma solo un mucchio di foglie morte, gialle, rosse, marroni di grande impatto visivo. Foglie come parole che lasciano nel lettore come una voglia di proseguire il viaggio e saperne di più.
(Annamaria Fassio)

***

Adriatica

Il culo che intravedevo dall’altro lato della statale era troppo sodo e alto da terra per essere quello di una donna. E c’era troppa carne esposta all’aria marcia della sera di novembre. Cercavo una puttana; bionda, piccolina, con un sorriso appassito che conservava un ricordo di innocenza. A vent’anni era il minimo. Non poteva essere fra le brasiliane depilate, con attributi in soprannumero fra le cosce. Eppure mi aveva indicato quel chilometro, poco dopo la carraia che spariva fra i campi, verso i bacini d’acqua delle cave di ghiaia. Un’inversione di marcia sull’Adriatica, nei pochi tratti rimasti senza new jersey, è sempre una roulette russa. In quelle condizioni, un suicidio. Eppure, nonostante il riverbero delle luci posteriori di ogni auto che mi sorpassava imprecando per i miei 50 scarsi l’ora; nonostante gli occhi che bruciavano per lo sforzo di identificare le sagome delle cose, sbiadite nella colata umida di bianco che era scesa a metà pomeriggio; insomma nonostante il clima normalmente di merda, dovevo trovarla. Era una cliente e Luca Corsini, investigatore privato di provincia, non abbandona mai chi decide di concedergli fiducia.

]]>
Giallo e Noir a Ravenna https://www.carmillaonline.com/2018/10/26/49355/ Thu, 25 Oct 2018 22:01:50 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49355 Parte oggi l’atteso festival del giallo e del noir italiani “Giallo Luna Nero Notte”, che da sedici anni si tiene a Ravenna. Quest’anno, oltre a incontri con gli autori Nadia Fusini, Alessandro Fabrizi, Francesca Bertuzzi, Mauro Baldrati, Alberto Cassani, Roberto de Luca, Riccardo Lantini, Fabio Mongardi, Danilo Arona (che presenterà insieme a Edoardo Rosati, la nuova collana Medical Noir dell’editore Ink), Hans Tuzzi, Luca Poldemengo, Franco Forte, Giancarlo de Cataldo, si terrà un convegno sul romanzo Frankenstein, apparso per la prima volta in forma anonima duecento anni fa, in occasione della pubblicazione della [...]]]> Parte oggi l’atteso festival del giallo e del noir italiani “Giallo Luna Nero Notte”, che da sedici anni si tiene a Ravenna. Quest’anno, oltre a incontri con gli autori Nadia Fusini, Alessandro Fabrizi, Francesca Bertuzzi, Mauro Baldrati, Alberto Cassani, Roberto de Luca, Riccardo Lantini, Fabio Mongardi, Danilo Arona (che presenterà insieme a Edoardo Rosati, la nuova collana Medical Noir dell’editore Ink), Hans Tuzzi, Luca Poldemengo, Franco Forte, Giancarlo de Cataldo, si terrà un convegno sul romanzo Frankenstein, apparso per la prima volta in forma anonima duecento anni fa, in occasione della pubblicazione della versione originale dall’editore Neri Pozza.

Inoltre si segnala la mostra dedicata a Franco Brambilla, uno dei principali illustratori di fantascienza italiani e creatore delle copertine di Urania. La mostra resterà aperta fino all’11 novembre alla biblioteca Classense, sala Muratori, in Via Baccarini 3.

La rassegna è organizzata dall’associazione culturale Pa.gi.ne, con la direzione artistica di Nevio Galeati.

Qui approfondimenti e dettagli.
Cliccare sull’immagine del programma per ingrandirla.

]]>