Paola Rambaldi – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sun, 22 Dec 2024 06:44:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Vite di traverso, di Gianluca Liguori https://www.carmillaonline.com/2023/06/16/vite-di-traverso-di-gianluca-liguori/ Fri, 16 Jun 2023 19:51:14 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=77711 Alter Ego, Viterbo 2023, pagg. 168 euro 16

di Paola Rambaldi

È una morte misteriosa quella di Simone T, lo studente siciliano fuori sede, trovato nudo sul marciapiede, sotto la finestra della sua stanza in affitto con una scritta in rosso sulla pancia. Viveva nel quartiere San Lorenzo, zona universitaria di Roma, un mondo popolato di personaggi scaleni, aspiranti scrittori, giornalisti, pusher, partigiani e studenti combattenti. Un luogo affollato di pub, ristoranti, birrerie, club, associazioni culturali, pizzerie, bar, negozi e murales, tra la Basilica di San Lorenzo, luogo di [...]]]> Alter Ego, Viterbo 2023, pagg. 168 euro 16

di Paola Rambaldi

È una morte misteriosa quella di Simone T, lo studente siciliano fuori sede, trovato nudo sul marciapiede, sotto la finestra della sua stanza in affitto con una scritta in rosso sulla pancia. Viveva nel quartiere San Lorenzo, zona universitaria di Roma, un mondo popolato di personaggi scaleni, aspiranti scrittori, giornalisti, pusher, partigiani e studenti combattenti. Un luogo affollato di pub, ristoranti, birrerie, club, associazioni culturali, pizzerie, bar, negozi e murales, tra la Basilica di San Lorenzo, luogo di sepoltura di santi e papi, e il cimitero del Verano.

Simone T. aveva scritto Palle scassate edito dalla sconosciuta casa editrice Bacheca Bianca, un libro che aveva lasciato il segno, o forse no. Un ritratto dell’epoca strutturato in tre parti, dove se la prendeva con operai, politici e banchieri. In vita sua gli avevano dedicato due articoli di giornale: uno riferito al libro, che parlava della riscoperta di un genio perduto, dove Simone veniva presentato come un eroe, l’altro dedicato al suo presunto suicidio che parlava del ventisettenne laureato precipitato nudo dalla finestra al Prenestino con una scritta rossa sulla pancia che citava le stesse parole di un biglietto trovato in casa sua.

Per quanto riguardava Simone lo incolpavano di una vita dissoluta, si diceva che l’avessero fatto fuori per questioni di spaccio o che fosse stato ucciso da un serial killer di scrittori alcolizzati.

Simone beveva e fumava di tutto. Parlava sciolto e lo si vedeva con l’eterna sigaretta in bocca e una birra in mano. Diceva di farlo a scopo terapeutico per gestire le emozioni e vincere la depressione. I suoi non avevano notizie di lui da anni e non si erano stupiti della sua fine, era sempre stato un figlio problematico. E lui, che aveva desiderato morire lontano dalla famiglia, c’era riuscito. Anche se i suoi non sapevano che avrebbe voluto essere seppellito al Verano.

Simone aveva un solo amico, Rodolfo, e un grande amore, Silvia. Aveva scritto Palle scassate nelle due settimane in cui si era innamorato di lei. Seppure presissimi l’uno dell’altra, si erano lasciati per un malinteso. Ma per quel che era durato, lei si era sentita la musa di un grande artista e lui per dimenticarla aveva provato a drogarsi a morte.

Un giorno che Rodolfo si era recato da Simone per restituirgli dei soldi, in prossimità del palazzo aveva visto un crocchio di gente sul marciapiede attorno al corpo nudo dell’amico. Quando era salito nel suo appartamento aveva trovato la porta aperta e la stanza a soqquadro. Qualcuno aveva rubato la droga dal cassetto e lui aveva raccolto quaderni e diari dell’amico, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Sul comodino c’erano ancora una copia di Palle scassate e un biglietto d’addio.

Una volta a casa, Rodolfo prese un plico di fogli rilegati che teneva sotto le maglie invernali. Si fece una canna e andò in bagno. Leggeva il manoscritto una pagina alla volta, che poi strappava in due o tre pezzi per bruciarli. Lo fece per una ventina di pagine. Poi uscì dal bagno. Ritornò con in mano il foglio su cui era scritta la frase incisa sullo stomaco: “Ho provato a fare la mia parte, ma ne ho avuto abbastanza. Spettegolate pure, ‘sticazzi. Il nemico è invisibile, è invincibile”. Lo lesse più volte, confuso, blaterando: “Ricorda… non dimenticare… dimentica di ricordare… non dimenticare di ricordare… ricordare di dimenticare, di non dimenticare… chi… cosa… perché… non dimenticare… ricordare… dimenticare… non ricordare…

I carabinieri sapendo che Simone si drogava non avevano dubitato che si trattasse di suicidio. Ma come erano andate esattamente le cose?

Vite di traverso è una storia che comincia dalla morte del protagonista e ripercorre gli avvenimenti a ritroso come in Viale del tramonto, e non necessariamente rispettando un ordine. È un romanzo particolare, spiazzante, che non lascia indifferenti, che si ricompone solo a fine lettura.

Originale la pensata del pusher: quando la droga non paga più come un tempo, medita di arrotondare le entrate pubblicando libri di autori emergenti a pagamento. Un’idea sicuramente illuminante. Si sa che la pubblicazione porta dipendenza…

Per conchiudere, a pag 72 tra le letture dell’eroe spunta anche Carmilla, ma…

Simone T. era tra coloro che non leggevano i vivi. Aveva provato a seguire il nascente dibattito letterario che muoveva i primi passi in rete, ma lo annoiava. All’università aveva sentito due ragazzi parlare di Nazione Indiana e Carmilla, ma si stufò presto. Preferiva non tradire gli affezionati Balzac, Camus e Gide. Per un periodo aveva letto con piacere Scrittori Precari, ma poi aveva smesso perché non gli avevano risposto a una mail in cui proponeva la pubblicazione di un racconto.

(Gianluca Liguori è nato a Battipaglia nel 1982 e vive a Roma. Ha fondato il sito Scrittori precari, è stato redattore di Frigidaire, del Nuovo Male ed è direttore della rassegna La letteratura al bar e in boutique. Ha pubblicato racconti in riviste online, cartacee e antologie. Vite di traverso è il suo primo romanzo.)

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Dalle nove a mezzanotte di Paola Rambaldi https://www.carmillaonline.com/2022/06/21/dalle-nove-a-mezzanotte-di-paola-rambaldi/ Tue, 21 Jun 2022 20:29:29 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=72643 Clown Bianco editore, Ravenna 2022, pagg. 248 € 18

di Nevio Galeati

La provincia italiana, nei primi anni Sessanta del Novecento, fatica a stare al passo con il resto del paese, abbagliato dall’illusione di diventare una nazione potente e stabile dal punto di vista economico. Radio, rotocalchi e da-da-un-pa televisivi portano però ovunque un clima fatto di lustrini, minigonne, stampe geometriche, occhiali rotondi e coloratissimi; per non parlare dei capelli, fra pixie cut e cotonature. Ma nelle periferie rurali, nella bassa padana come nelle zone vallive verso l’Adriatico, non mancano misteri, intrighi e [...]]]> Clown Bianco editore, Ravenna 2022, pagg. 248 € 18

di Nevio Galeati

La provincia italiana, nei primi anni Sessanta del Novecento, fatica a stare al passo con il resto del paese, abbagliato dall’illusione di diventare una nazione potente e stabile dal punto di vista economico. Radio, rotocalchi e da-da-un-pa televisivi portano però ovunque un clima fatto di lustrini, minigonne, stampe geometriche, occhiali rotondi e coloratissimi; per non parlare dei capelli, fra pixie cut e cotonature. Ma nelle periferie rurali, nella bassa padana come nelle zone vallive verso l’Adriatico, non mancano misteri, intrighi e vicende cupissime. Con “Dalle nove a mezzanotte” Paola Rambaldi coglie alla perfezione quelle atmosfere, regalando ai lettori un romanzo intricato, nero e sanguigno come le terre in cui lo ha ambientato; e riuscito alla perfezione.

Sono sei mesi “vissuti pericolosamente”, da giugno 1963 a capodanno, fra le colline bolognesi della Valsamoggia (la zona della battaglia di Zappolino per la “La secchia rapita”), il capoluogo regionale e Goro, città natale della protagonista. Che si chiama Brisa Tunaia, è alta, ha un gran bel fisico e i capelli lunghi e neri; il viso dà però inquietudine per una vistosa eterocromia, con un occhio nero e uno azzurro; e un naso, come dire, importante. Ma ancora di più incute timore la sua dote: sfregando i capelli su foto e oggetti personali riesce a intercettare passato, presente e schegge del futuro di chi vi è ritratto, anche se non sempre in modo chiaro.

La storia inizia con quella che potrebbe essere una tragedia: Jolanda, l’unica figlia di un maresciallo dei carabinieri, cade dal traghetto per l’isola d’Elba; e non è proprio una disgrazia: la spinge fuoribordo un bullo, padre del bimbo che lei ha in grembo; che non vuole sapere più niente di lei. È proprio l’intervento tempestivo di Brisa a evitare che finisca annegata. Ma si tratta solo del primo evento di una serie senza soluzione di continuità che mostra morbosità, vizi, piccinerie e crudeltà di una comunità appunto di provincia; così la seconda miccia narrativa è il ritrovamento del corpo di un bambino, scomparso sette anni prima, figlio del fratello di Brisa. La salma è rimasta sott’acqua nel fondo della valle, rinchiusa in un baule; il carabiniere che la scopre nota che al bimbo manca una scarpa. Proprio come era capitato a un altro bimbo, precipitato da una finestra qualche mese prima. Un serial killer? Un pedofilo?

Paola Rambaldi ha un’abilità straordinaria nell’aggrovigliare trame e tragedie, recupera eventi e amori rimasti sospesi dal romanzo precedente (Brisa, Edizioni del Gattaccio, 2018), spinge sull’acceleratore dell’azione con intelligenza e misura, usando il climax di un vero noir adulto. Alcune scene di violenza richiamano classici del cinema; sono sequenze alla Tarantino, se non addirittura citazioni del Kubrick di Arancia meccanica. Ma a bilanciare, e a creare l’atmosfera da gotico rurale (Eraldo Baldini docet), ci sono gli ambienti, i paesaggi e… nomi e cognomi dei personaggi: la famiglia principale si chiama Corpodicristo, sono la zia e le cugine minorenni di Brisa; Smamarela, moglie del fratello; la vecchia vicina di casa ha per cognome Avemaria, ed è la madre di due gemelli grandi, violenti e un po’ tonti. E ancora c’è Puschin, il ragazzone che si è invaghito di Brisa. Rambaldi disorienta, recupera attenzione, semina false piste e, alla fine, chiude tutto in modo coerente; che è il modo migliore di scrivere storie. Anche i riferimenti a fatti reali (la vicenda della diga del Vajont) sono proposti in modo lineare e per sostenere la trama; senza divagazioni o noiosi citazionismi dotti. Poi c’è il doppio finale, dopo i titoli di coda, a sorpresa come in un classico film Marvel. Potrebbe innescare un seguito: chissà.

Una nota sullo stile; Paola Rambaldi usa il presente, anche se non in prima persona, con sapienza e attenzione, trasportando chi legge a Serravalle, al Luna Park di Bologna come a Gorino, e dandogli la sensazione di essere insieme a Brisa, Desdemona e tutti gli altri. Così gli accenni dialettali diventano naturali e fluidi, “non letterari” come capita troppo spesso.

Vincitrice di concorsi per racconti, Paola Rambaldi è anche un’ottima fotografa: l’immagine di copertina di Dalle nove a mezzanotte è un suo scatto. La partenza giusta per un romanzo che funziona.

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Dove arrivano le ombre, di Daniele Picciuti https://www.carmillaonline.com/2022/02/13/dove-arrivano-le-ombre-di-daniele-picciuti/ Sun, 13 Feb 2022 21:38:10 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=70505 Nero Press edizioni, Roma 2021, pagg 278 € 14,25

di Paola Rambaldi

«Nina allungò la mano, con le dita sfiorò il rozzo contenitore del suo sacco amniotico. – È disgustoso – disse, carezzando il vetro incastrato in una gabbia d’argento. – Sì – convenne sua zia – lo so. Ma ti proteggerà . Con riluttanza si legò la catenina al collo. – Sembra tutto così assurdo. Una specie di film dell’orrore. – Tesoro, sono così dispiaciuta – il velo sui suoi occhi era pregno di lacrime non ancora piante. – Perché [...]]]> Nero Press edizioni, Roma 2021, pagg 278 € 14,25

di Paola Rambaldi

«Nina allungò la mano, con le dita sfiorò il rozzo contenitore del suo sacco amniotico.
– È disgustoso – disse, carezzando il vetro incastrato in una gabbia d’argento.
– Sì – convenne sua zia – lo so. Ma ti proteggerà .
Con riluttanza si legò la catenina al collo.
– Sembra tutto così assurdo. Una specie di film dell’orrore.
– Tesoro, sono così dispiaciuta – il velo sui suoi occhi era pregno di lacrime non ancora piante.
– Perché non ne ho mai sentito parlare?
– Sai, i Benandanti appartengono alla tradizione friulana più che a quella lombarda. Ma durante la persecuzione della chiesa, nel sedicesimo secolo, molte famiglie migrarono altrove. Quella da cui noi discendiamo fu una tra queste. Se tu fossi cresciuta in Friuli o in Veneto ne avresti sentito parlare». (Pag. 66)

Nina lavora come infermiera presso il vecchio Dionigi, un anziano in sedia a rotelle che passa le sue tristi giornate alla finestra, e anche lei ha ben poco di che essere allegra. Si è trasferita a Roma dopo un’infanzia terribile e ha sposato Iulian, illudendosi che la vita le riservasse ancora qualcosa di buono. Ma il marito è un uomo violento che picchia e umilia, e nel tempo il suo sadismo è degenerato arrivando a livelli intollerabili.

“Fatti dare una botta” dice ogni volta che rincasa. E lei lo asseconda terrorizzata.
Si sono conosciuti in discoteca quando Nina faceva la ballerina di Lap dance e Iulian lavorava come buttafuori. È stato lui a farle piantare tutto per averla solo per sé. Da allora Nina incassa botte senza parlarne a nessuno. Solo un’amica ha cercato di aiutarla. È stata lei a procurarle il lavoro da Dionigi e ogni volta le consiglia di fuggire. Ma Iulian la tiene in pugno, si fa consegnare tutto quel che guadagna ed è l’unico ad accedere al conto in banca. Nina non ce la fa più.

Di notte ha terribili incubi che la mettono in guardia da un pericolo imminente e sogna anche zia Gerda, l’ultima parente rimasta, che la invita a tornare a Bormio.

All’ennesima aggressione Nina accoltella a morte Iulian ed è costretta a fuggire per davvero. I pochi soldi che ha in tasca bastano a malapena per arrivare a Milano in treno, e da lì in poi è costretta a proseguire in autostop. Ma fuggendo è davvero convinta di essersi liberata del marito?

Il primo tizio che le dà un passaggio verrà ucciso proprio dallo spettro di Iulian.
E man mano verranno uccisi tutti quelli che l’avvicinano. Una volta a Bormio scoprirà che Iulian non è tornato a caso, e sarà zia Gerda a spiegare il senso dei suoi incubi. Nina non sa che il suo passato affonda in una stirpe di streghe fatta di Ombre, Confinati e Benandanti.

Nina è una Benandante e scopre di avere sensibilità per tutto ciò che non appare.
I Benandanti sono i nati con la camicia, quelli che nascono avvolti nel sacco amniotico. I privilegiati. Gli eletti. Un culto basato sulla fertilità diffuso in Friuli tra il XVI-XVII secolo. Le madri dopo il parto conservavano una parte del sacco amniotico in un sacchetto da appendere al collo del neonato come amuleto protettivo. Le donne benandanti proteggevano villaggi e raccolto dalle streghe, curavano le persone colpite dal malocchio e avevano il potere di vedere i morti. Nina si troverà a combattere contro un destino che non offre vie di scampo.

Una storia sorprendente che mi ha riportato alla mente i colpi di scena di Drag me to Hell di Sam Raimi del 2009; e se nel film lo spettatore si ritrova catapultato da un prestito negato in banca in una storia di sortilegi e malocchi, qui il lettore non fa in tempo a gioire della vendetta di Nina sul marito che la ritrova a combattere con spettri e streghe.

E per scoprire cosa ha in serbo il destino per Nina bisogna arrivare fino all’ultima pagina.

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L’ora muta, di Simone Cerlini https://www.carmillaonline.com/2021/11/12/lora-muta-di-simone-cerlini/ Fri, 12 Nov 2021 21:30:18 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=69093 Alter Ego, Milano 2021, pagg. 440 € 18

di Paola Rambaldi

«Il sole virava al rosso, avvicinandosi all’acqua. Presto l’aria sarebbe diventata scura come il vino. Si fermò a osservare le tracce delle bestie sulla soglia. Bussò sul legno della porta il solito richiamo. Attese qualche secondo e bussò di nuovo. Andò alla finestra e sbirciò, con una mano sulla fronte per ripararsi dal riflesso. La cucina era vuota. Seguì il perimetro della casa verso il retro, dove il terrazzo s’allungava nel vigneto. Si fermò allo spigolo e sbirciò oltre. Una [...]]]> Alter Ego, Milano 2021, pagg. 440 € 18

di Paola Rambaldi

«Il sole virava al rosso, avvicinandosi all’acqua. Presto l’aria sarebbe diventata scura come il vino. Si fermò a osservare le tracce delle bestie sulla soglia. Bussò sul legno della porta il solito richiamo. Attese qualche secondo e bussò di nuovo. Andò alla finestra e sbirciò, con una mano sulla fronte per ripararsi dal riflesso. La cucina era vuota. Seguì il perimetro della casa verso il retro, dove il terrazzo s’allungava nel vigneto. Si fermò allo spigolo e sbirciò oltre. Una donna minuta stava china sulle piantine di Albarola. Aveva una blusa con una fantasia colorata allacciata in vita da una cintura di stoffa, pantaloni gialli a sbuffo stretti alla caviglia, scarpe da ginnastica. Aveva una sigaretta che le pendeva dalle labbra, facendole stringere gli occhi e aggrottare la fronte, un foulard in testa che le scendeva su una spalla. Camilla si ritirò, rifece il tragitto a ritroso e scoprì che il portone era aperto. Suo padre stava dietro al battente, guardando verso la strada… “Scusa mi ero addormentato sulla branda. Hai visto tua madre?»

L’ora muta. La scelta del titolo è volutamente oscura. L’ora muta è l’ora della sospensione, il momento prima di addormentarsi, quello in cui raccontiamo favole ai bambini. L’ora del crepuscolo in cui convivono vivi e morti. L’ora dell’affetto tra padri e figli, della coesistenza tra reale e irreale e tra fantasia e realtà. L’ora che precede la ribellione, il momento in cui lasciamo che la rabbia prenda respiro. È la storia di un rapporto padre-figlia, con protagonisti non sempre facili da interpretare, come del resto non siamo facili da interpretare nella realtà. Un intreccio di esistenze e conflitti dove l’elemento autobiografico è finalizzato alla creazione della storia e dove lingua, struttura e trama non tolgono spazio all’autenticità delle relazioni. 431 pagine dove Simone Cerlini ci sorprende usando diversi registri di scrittura narrativa e teatrale.

La storia si apre con un padre, Giorgio Doveri, manager di successo, che salva la sua bambina, Camilla, dopo averla messa in pericolo in una grotta sotterranea guidandola a nuoto attraverso un sifone. E come non la salvaguarda in quella grotta, non la salvaguarda nemmeno nella vita, appena i guai finanziari lo spingono a ridefinire vita e affetti, e a ritirarsi in un paesino della costa ligure. Giorgio si limita a passare alla figlia il necessario per proseguire gli studi.

Camilla Doveri, dopo un’infanzia segnata dall’abbandono della madre, bullizzata dai ragazzi del quartiere e schivata da tutti, vive male anche il periodo universitario. Dimostra più della sua età, veste sciatto e sfoga le tensioni nella boxe, isolandosi sempre più, convinta che sia meglio essere spietata che compatita. Le cose vanno male fino a che non conosce Luisa Salvati. L’amica con tanti gusti in comune con cui finalmente uscire e socializzare.

«Luisa le dava molti vantaggi. Faceva tutto il lavoro. Era capace di fagocitare l’attenzione di gruppi di maschi nelle tavolate, diventarne l’epicentro, trascinarli a spettacoli di cui loro ignoravano completamente l’esistenza, per poi sbarazzarsene con promesse fasulle e scambi di numeri di telefono inesistenti. A volte, alienata da qualche sostanza, dava sfogo a una carica erotica con azioni temerarie. Selezionava la sua preda occasionale nelle scorribande notturne, poi consumava un rapporto sessuale presso i Bancomat, meglio se all’interno di stanzine con vetri blindati e luci accecanti… “Tutto viene registrato dalle telecamere: mi istiga al crimine” rivelava con un gran sorriso.»

Camilla lascia lo studentato ogni venerdì per raggiungere il padre. Trova quei fine settimana rassicuranti fino a che non ricompare sua madre. Un incontro che la mette a disagio, tanto che non ha il coraggio di chiedere perché l’abbia abbandonata. Al contrario di lei, Luisa, mostra sicurezza e si butta in tutto nella vita. Non è bella ma è sfacciata e la inizia a eccessi, droghe e trasgressioni. Camilla pone sempre la sua fiducia nelle mani sbagliate. E dopo tanti insuccessi rifugiarsi nelle droghe diventa consolatorio. Terminata l’università e intrapreso un lavoro da donna in carriera, dieci anni dopo il fallimento del padre, si trova al centro di un altro crack finanziario. Qualunque strada intraprenda si scontra con una realtà che la delude. Cosa lega i due eventi? L’apprendistato la porterà alla resa dei conti in famiglia. E a scoprire i segreti che uniscono passato e presente.

L’ora muta denuncia i guasti del capitalismo, ripercorrendo le fasi del disastroso fallimento del 2010 di una delle più importanti aziende di abbigliamento italiane. Un dramma che ha segnato un’intera generazione tra trame di potere, drammi personali e famigliari, proteste e dure contestazioni. Un romanzo suddiviso in sei parti che scandiscono il tempo dove niente è per sempre e poco rimane, ma dove vale comunque sempre la pena di rimboccarsi le maniche per ricominciare.

(Simone Cerlini, esperto di politiche del lavoro, vive a Reggio Emilia e lavora a Milano. La sua ultima raccolta di racconti La ragazza che ballava sui cornicioni è stata pubblicata da Feltrinelli. Fa parte del gruppo letterario Gli Imperdonabili.)

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