paco ignacio taibo II – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sat, 22 Feb 2025 21:00:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 ’68 di Paco Ignacio Taibo II https://www.carmillaonline.com/2022/05/07/68-di-paco-ignacio-taibo-ii/ Sat, 07 May 2022 21:55:15 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=71787 di Edoardo Todaro

Paco Ignacio Taibo II, 68 Città del Messico dalle lotte studentesche al massacro di Tlatelolco, Mimesis Edizioni – Collana Le carte della memoria,  2021 – € 13,30

Avere a che a fare con Paco Ignacio Taibo II ci obbliga ad avere a tenere in considerazione  quanto ha scritto fino ad oggi. Mi permetto di definire,  con Gramsci nel pensiero, Taibo II l’intellettuale organico in quanto essenziale nella costruzione di una indispensabile e necessaria ’egemonia culturale ed in quanto tale deve porsi al servizio del riscatto del proletariato. Detto questo, come non citare da [...]]]> di Edoardo Todaro

Paco Ignacio Taibo II, 68 Città del Messico dalle lotte studentesche al massacro di Tlatelolco, Mimesis Edizioni – Collana Le carte della memoria,  2021 – € 13,30

Avere a che a fare con Paco Ignacio Taibo II ci obbliga ad avere a tenere in considerazione  quanto ha scritto fino ad oggi. Mi permetto di definire,  con Gramsci nel pensiero, Taibo II l’intellettuale organico in quanto essenziale nella costruzione di una indispensabile e necessaria ’egemonia culturale ed in quanto tale deve porsi al servizio del riscatto del proletariato. Detto questo, come non citare da Arcangeli; e le dodici i storie non molto ortodosse di rivoluzionari del XX secolo; a “Un hombre guapo” sulla vita e morte di Tony Guiteras padre della rivoluzione cubana, ma ovviamente “Un rivoluzionario chiamato Pancho” e sicuramente “Senza perdere la tenerezza” a proposito del mai dimenticato Ernesto Che Guevara.

Ho avuto la fortuna di conoscere Taibo II in due occasioni e posso dire che leggere “‘68″ mi conferma le sensazioni che avevo rispetto al suo modo di porsi nel  coniugare l’essere militante attivo del percorso di cambiamento sociale e politico e lo scrivere di quanto ha vissuto in prima persona nelle lotte che si sono sviluppate nel ’68, nel Messico in particolare.

E quindi, come si suol dire, mettiamo le mani nel piatto e proviamo a dire quanto, in questo libro, che giustamente la casa editrice “Mimesis” ha posto tra “Le carte della memoria”, ci viene dato.  Il ’68 come spartiacque per molti messicani che hanno nella memoria collettiva l’unica cosa in funzione e che in realtà è il fantasma che popola il Messico. Ed è qui, anzi da qui,che Taibo II da il via al suo punto di vista: il ’68 ha prodotto gli anticorpi verso le tentazioni prodotte dal bacio avvelenato dello stato, dalle tentazioni ammalianti del potere. Il ’68 che ha come riferimento la rivoluzione cubana e la resistenza vietnamita, che ha nel Che il proprio morto.

Paco Ignacio Taibo II

Il ’68 che ha nel suo essere la musica, la poesia, il cinema, ma che rifiuta la televisione non tanto per una voglia di boicottaggio, ma in quanto che il tempo era impegnato su altro. È significativa la descrizione del clima, del contesto che ha caratterizzato quel periodo: la militanza; le riunioni  interminabili; i giornali autoprodotti ma zeppi di citazioni; il mondo delle sette; il ricercare l’indispensabile  rapporto con gli operai nonostante il distribuire volantini illeggibili. Però l’attenzione deve essere rivolta verso quanto si sviluppava a livello ideologico, di prospettiva ….. le domande che venivano poste sul potere, sulla teoria della provocazione; legalità contestativa e quella ufficiale. Il ’68, un movimento che si muove in modo imprevedibile con il giorno e la notte inesistenti.

Sono le azioni, le iniziative di strada che rendono vivo un movimento che mette in discussione lo stato di cose, attraverso lo smascheramento della funzione repressiva che lo stato assume su di sé, con le scuole occupate, con l’assemblea che diviene lo strumento di riferimento delle mobilitazioni; con la messa in discussione di baluardi fondamentali come “patria” ma anche dei mezzi d’informazione in quanto utili ad orientare l’opinione pubblica. Taibo II in realtà lancia un’invettiva, un appello, fa un passo in avanti, chiama al rilancio della solidarietà popolare, quella solidarietà che il popolo messicano aveva dimostrato verso gli studenti in lotta mettendo ai margini leader sindacali corrotti ecc ….

E non potevano mancare , nella descrizione di  Taibo II, i momenti collettivi e sociali e perché no dissacranti ed ironici. Su tutti? La mensa collettiva, come in una classica barzelletta: 1 maoista; 1 troskista; 2 guevariste , e con un menù che deve essere accettato, prendere o lasciare, visto che va ad oltranza aspettando l’inevitabile esaurimento scorte; oppure la descrizione del tempo  che si allunga rispetto alla quotidianità, le ore sono di sessantadue minuti e le giornate di ventisette ore, i giorni sono senza sonno. Molte delle cose scritte possono essere d’insegnamento per chi oggi si pone nel terreno del conflitto sociale, ad esempio: se da una parte la controparte, lo stato, deve avere  la capacità  di individuare chi è colui, all’interno delle mobilitazioni, che deve essere cooptato, per essere intimorito, corrotto; dall’altra deve essere tenuta alta la mobilitazione collettiva perché se il potere negozia, vuol dire che cessa di essere tale.

Questo libro è assolutamente attuale, visti anche gli accadimenti odierni, se teniamo conto dell’analisi che viene esposta sui mezzi d’informazione, asserviti e manipolati. Anche la cronaca degli avvenimenti narrati ha il suo valore per far capire il clima sociale vissuto in quel periodo: il carcere  che solo per puro caso non fu occupato; la ritirata gloriosa invece che interpretata  come fuga; i prigionieri politici mai dimenticati e sempre al centro delle mobilitazioni; i comitati di operai, settore petrolifero ed elettrico in particolare, che  mettono all’ordine del giorno la democrazia e l’azione diretta.

Una riflessione quella di Taibo II che non può non assumere caratteri soggettivi , ad esempio: nessuno dormiva più a casa propria, ed  attraverso la cronologia degli avvenimenti che si accavallano e che sono contraddistinti dall’accentuarsi della repressione da una parte ma anche dall’altra dall’incredibile capacità del movimento, degli studenti, di recupero. Una lezione ci da Taibo II: il ’68, in Messico, non può e non deve essere ridotto e riassunto al massacro di Tlatelolco, anche se quanto avvenuto non poteva non mettere, ovviamente, sulla difensiva.

Ciò che deve essere valorizzato, messo in risalto, in evidenza, sono gli anni di lotte ed  i quadri politici che si sono formati  con esse, ma anche la tortura che produce un’ emorragia interna; i 2000 prigionieri politici e l’essere dentro o fuori è solo dovuto al caso; la responsabilità dei giovani militanti nel caricarsi sulle spalle un mondo schifosamente pesante. Insegnamenti necessari anche rispetto all’oggi ed alle prospettive che un movimento deve porsi, tra sconfitte, tante,e capitolazioni, poche, i punti di domanda che si susseguono uno dietro l’altro senza dover essere condannati ad essere i fantasmi del ’68. Taibo II vive di persona le ricorrenze, gli anniversari ponendosi contro a nostalgia; al considerare quanto accaduto acqua passata.

Taibo II non accetta nessuna transizione condivisa, ed in Italia a questo proposito ne dovremmo sapere qualcosa …; Taibo II sarà anche un vecchietto, ma i vecchietti non dimenticano e sono combattivi. Quanto accaduto a Tlatelolco fa parte del patrimonio dei messicani, perché, e non può essere diversamente,  la memoria è lo strumento necessario ed indispensabile, per sostenere la resistenza  di oggi. Al di là di qualunque retorica ciò che c’è da festeggiare è l’onorevole sconfitta. Per dirla con Taibo II: “Nel paese degli imbrogli, del tradimento, dell’abbandono dei principi ciò che vince è la testardaggine di chi si rialza. Se mi è concesso  desidero fare un riferimento a quanto sta emergendo in questo paese, e mi riferisco a quanto messo in campo dal collettivo di fabbrica della GKN di Firenze ed al suo essere già elemento di riferimento tra gli operai e non solo: cosa è il comitato di sciopero a composizione flessibile; cosa sono le brigate e le commissioni interne che hanno la propria fine nel momento in cui termina il loro compito se non quanto stiamo vedendo e vivendo in questi mesi; il collettivo che sconfigge la paura e la solitudine e perché è indispensabile convergere rispetto a ciò che ci unisce, visto che per quello che ci separa avremo tempo, e quindi che dire: #INSORGIAMO

 

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La fantascienza in Messico https://www.carmillaonline.com/2016/07/22/la-fantascienza-messico/ Thu, 21 Jul 2016 22:00:43 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=32125 di Raul Schenardi

Fanta Mex Hielo Negro BefNel luglio del 2000, invitato all’Asturcon, una convention internazionale di fantascienza all’interno dell’annuale Semana Negra di Gijón organizzata da Paco Taibo, conobbi due allora giovanissimi scrittori messicani, Pepe Rojo e Bef (Bernardo Fernández), e l’incontro segnò l’inizio delle mie incursioni nella s-f messicana. Fino a quel momento mi ero occupato di scrittori di ciencia-ficción spagnoli – César Mallorquí, Elia Barceló, Rodolfo Martínez, Domingo Santos – traducendo alcuni racconti per la rivista “Futuro Europa” di Ugo Malaguti, e argentini (un racconto di Carlos Gardini comparve su “Carmilla”, [...]]]> di Raul Schenardi

Fanta Mex Hielo Negro BefNel luglio del 2000, invitato all’Asturcon, una convention internazionale di fantascienza all’interno dell’annuale Semana Negra di Gijón organizzata da Paco Taibo, conobbi due allora giovanissimi scrittori messicani, Pepe Rojo e Bef (Bernardo Fernández), e l’incontro segnò l’inizio delle mie incursioni nella s-f messicana. Fino a quel momento mi ero occupato di scrittori di ciencia-ficción spagnoli – César Mallorquí, Elia Barceló, Rodolfo Martínez, Domingo Santos – traducendo alcuni racconti per la rivista “Futuro Europa” di Ugo Malaguti, e argentini (un racconto di Carlos Gardini comparve su “Carmilla”, edizione cartacea, nel 1998, altri su “Nova s-f” e due si possono leggere sul mio blog perleecicatrici.org).

La fantascienza messicana ha una storia antica e nobile, con predecessori della statura di José Emilio Pacheco, che scrisse La catastrofe, un racconto d’ispirazione apocalittica, e di altri scrittori mainstream che hanno fatto proficue incursioni nel genere, da Carlos Fuentes a José Agustin a Hugo Hiriart  a Amado Nervo, mischiando tematiche politico-sociali, miti che risalgono all’epoca pre-Cortés e premonizoni (o ricordi) di disastri nazionali futuri e passati. Fanta Mex Pepe Negro eventoNegli anni ’60 René Rebetez e Alejandro Jodorowsky, un cileno e un colombiano, si installarono in Messico portando una ventata di surrealismo e di sperimentazione artistica e letteraria. Per Rebetez la fantascienza era “il più fedele testimone della nostra epoca e anche qualcosa di più: il suo critico più intransigente”. Soprannominato “il mago del caos”, fu una sorta di precursore delle filosofie new age e si interessò di divinazione, medicine alternative e viaggi astrali, oltre che delle nuove scoperte scientifiche, mentre Jodorowsky era maggiormente interessato ai racconti simbolici e onirici, come appare evidente anche dai suoi film (La montagna sacra, El Topo e Santa sangre i più famosi).

Inutile dire forse che, come tutta la fantascienza latinoamericana, anche quella messicana è piuttosto lontana dall’hard e si imparenta invece più strettamente con la letteratura fantastica, senza rinnegare dunque una tradizione con salde radici nazionali. Un sensibile avvicinamento alla fantascienza che si scriveva a nord del Rio Bravo, che ha segnato anche un significativo rinnovamento delle tematiche e delle modalità di scrittura, si è avuto poi negli anni ’80 e ’90, in particolare per l’influenza del cyberpunk statunitense, quando si sono moltiplicate antologie, fanzine, riviste, raccolte di racconti e romanzi di autori come José Luis Zárate, Gerardo Sifuentes (qui LINK si può leggere Bar Radiotekhnika), Gabriel Trujillo Muñoz (che è anche lo storico del genere in Messico), Mauricio José Schwarz (curatore dell’importante antologia Frontera de espejos rotos), i già citati Pepe Rojo e Bef, e Alberto Chimal, fra i più attivi e riconosciuti.

Fanta Mex Xanto ZarateDi Zárate, grande fan di Lovecraft e cultore di una fantascienza imparentata con l’horror, è stato pubblicato da noi il racconto “Hyperia”, nell’antologia Schegge di futuro (scaricabile qui: http://www.letturefantastiche.com/schegge_di_futuro.pdf), e di recente in Messico hanno riedito il suo romanzo del 1994 Xanto, novelucha libre, letteralmente “novellotta libera”, gustosa parodia di un famoso wrestler messicano protagonista di numerosi film che qui assurge a Supereroe della Marvel. Bisognerebbe poter leggere anche in italiano il suo La ruta de la sal y del hielo (La rotta del sale e del ghiaccio), una storia di vampiri e di attrazione omosessuale del capitano di una nave per i suoi marinai, un testo dal linguaggio poetico estremamente intenso e raffinato. Zárate, come anche Chimal, è inoltre un cultore del racconto brevissimo, con cui delizia i suoi fans su twitter, inanellando serie di tweet che hanno per protagonisti Cappuccetto Rosso, Penelope, le sirene, il gatto di Schrödinger, ecc.

Quest’anno sono stati tradotti (nella collana di e-book Future Fiction) anche due racconti di Pepe Rojo: “Rumore grigio”, di taglio cyberpunk, e l’originalissimo “Conversazioni con Yoni Rey”, che alla violenza allucinata delle disavventure di un cyborg unisce stenografiche riflessioni filosofiche che ci conducono in Francia, da Artaud e Deleuze Guattari.

fanta mex chimal gente del mundoPepe Rojo è anche autore del notevole romanzo Punto cero, che ha al centro l’influenza dei simulacri mass-mediatici sulle vite di un gruppo di amici a Città del Messico, nonché animatore dell’elegante fanzine underground “Sub”.

Anche di Bef è stato pubblicato da noi in e-book il romanzo Hielo Negro, per i tipi di Logus mondi interattivi. Bef ha ormai all’attivo diverse raccolte di racconti e romanzi in cui ha coniugato la fantascienza con il noir, e in veste di fumettista ha pubblicato Uncle Bill, sulle vicende di William Burroughs in Messico. È rappresentato da una delle più importanti agenzie editoriali latinoamericane.

Alberto Chimal ha fatto capolino da noi in un’antologia di scrittori messicani pubblicata da Fahrenheit 451, Curiose inquietudini, con una raccolta di minificciones intitolata “83 romanzi”. (Ma volendo essere un po’ pedanti la sua prima apparizione in italiano è stata una nota su “Borges e la fantascienza” pubblicata su un numero di Urania e tradotta da un servidor, come si dice in spagnolo). (Nella foto sotto: Bef e Pepe Rojo si fanno firmare autografi da Robert Sheckley a Gijon, nel luglio del 2000)

Fanta Mex Bef e Pepe Rojo a Gijon-2000-163Pluripremiato in Messico e tradotto in una decina di lingue, Chimal ha iniziato a pubblicare testi brevi e molto raffinati di sapore borgesiano a partire dalla fine degli anni ’80 e ormai ha al suo attivo più di venti libri, fra raccolte di racconti, romanzi e saggi. Di un racconto, in particolare, mi sono innamorato parecchi anni fa: “È stata smarrita una bambina”, che vinse nel 1999 il premio Kalpa, all’epoca il più importante della s-f messicana. Regalandoci un sorriso a ogni pagina, la voce narrante rievoca un regalo fatto alla figlia della sorella: un libro di fiabe illustrato edito dalle Edizioni Progress dell’ex URSS. La bambina, che non ne ha mai voluto sapere di libri, ne resta talmente affascinata che decide di scrivere all’autrice per farle i suoi complimenti. Inutile tentare di spiegarle che l’URSS non esiste più, dunque nemmeno le Edizioni Progress. Sta di fatto che alla fine bisogna accontentarla, e il bello è che la lettera arriva a destinazione e qualcuno le risponde… e il resto ovviamente non ve lo racconto. Quando lo lessi la prima volta pensai: ma guarda questo! sta sfottendo tutti i comunisti nostalgici dell’URSS, ma lo fa con un’empatia e con un’ironia impareggiabili.

Ora l’editore Arcoiris vuole pubblicare Nove, una raccolta di nove racconti, compreso “È stata smarrita una bambina”, grazie a un’iniziativa di crowdfunding illustrata qui: https://www.produzionidalbasso.com/project/nove/ dove si possono leggere ulteriori informazioni sull’autore, giudizi critici, ecc. Che dire, io ci farei un pensierino.

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Buen Viaje. Ricordo di Federico Campbell https://www.carmillaonline.com/2014/03/22/buen-viaje-ricordo-di-federico-campbell/ Fri, 21 Mar 2014 23:03:04 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=13560 di Fabrizio Lorusso

Federico-Campbell_MILIMA20140126_0363_11Il 15 febbraio scorso la cultura messicana ha perso uno dei suoi più stimati rappresentanti, lo scrittore e giornalista Federico Campbell, che va a unirsi ad altri grandi narratori e intellettuali scomparsi negli ultimi quattro anni. In proposito lo scrittore e militante Paco Ignacio Taibo II ha parlato di una vera e propria “raffica di autori messicani” che sono venuti meno recentemente: Carlos Montemayor, Carlos Monsiváis, Carlos Fuentes, e poi anche i poeti Juan Gelman, José Emilio Pacheco, Félix Grande in Spagna e infine Federico. All’inizio di febbraio, dopo un viaggio nella settentrionale Tijuana, sua città natale, Campbell [...]]]> di Fabrizio Lorusso

Federico-Campbell_MILIMA20140126_0363_11Il 15 febbraio scorso la cultura messicana ha perso uno dei suoi più stimati rappresentanti, lo scrittore e giornalista Federico Campbell, che va a unirsi ad altri grandi narratori e intellettuali scomparsi negli ultimi quattro anni. In proposito lo scrittore e militante Paco Ignacio Taibo II ha parlato di una vera e propria “raffica di autori messicani” che sono venuti meno recentemente: Carlos Montemayor, Carlos Monsiváis, Carlos Fuentes, e poi anche i poeti Juan Gelman, José Emilio Pacheco, Félix Grande in Spagna e infine Federico. All’inizio di febbraio, dopo un viaggio nella settentrionale Tijuana, sua città natale, Campbell aveva contratto il virus AH1N1 dell’influenza suina ed era stato ricoverato d’urgenza in un ospedale di Città del Messico, dove poi è avvenuto il decesso. Lo scrittore era a Tijuana per dare una conferenza sulla vita e l’opera del narratore messicano Juan Rulfo, precursore del realismo magico e autore del famoso romanzo Pedro Páramo, e per ricevere la nomina di Presidente Onorario della Fiera del Libro di quella città. Campbell è sempre stato legato all’Italia e, in particolare, all’opera del siciliano Leonardo Sciascia, di cui era amico e traduttore. “E’ lui che ha fatto conoscere l’opera di Sciascia in Messico e in America Latina”, spiega suo figlio Federico, anch’egli giornalista.

Nato nel 1941, Campbell lavorò come corrispondente a Barcellona e a Washington negli anni sessanta e settanta, collaborò con quotidiani e riviste messicane come La Jornada, Excelsior, Milenio e Proceso e fondò nel 1977 la casa editrice Máquina de Escribir, un’iniziativa indipendente e coraggiosa che promuoveva giovani poeti e scrittori come Fabio Morabito, José María Espinasa, Juan Villoro e Coral Bracho. “Il nome Macchina da Scrivere era un tributo al testo Anti-Edipo dei filosofi Deleuze e Guattari che definivano lo scrittore una macchina pensante, produttrice di fantasie, insomma una macchina da scrivere”, nelle parole dello stesso Campbell che, oltre a Sciascia, ha tradotto William Shakespeare, Harold Pinter e David Mamet.

fed-campbell-tijuanensesHa pubblicato volumi di saggistica, teatro e narrativa, tra cui vale la pena ricordare i romanzi Todo lo de las focas (“Tutto delle foche”) del 1983, Transpeninsular del 2000 e la raccolta di racconti del 1997 intitolata Tijuanenses (“Gli abitanti di Tijuana”) che fu un’opera pioniera di un genere che in seguito si conobbe come “narcoletteratura”. Ha dedicato il suo ultimo articolo all’amico e “compagno di viaggio” Juan Gelman, poeta argentino scomparso nel gennaio scorso, vincitore nel 2007 del Premio Cervantes, il riconoscimento più prestigioso della letteratura in lingua spagnola.  Il suo primo libro, Infame Turba (1971), è composto da 28 interviste realizzate negli anni sessanta a giovani scrittori catalani che negli anni seguenti si sarebbero fatti conoscere all’estero: Juan Marsé, Juan García Hortelano, Luis Goytisolo, Juan Benet, Terence Moix, José Caballero Bonald, Manuel Vázquez Montalbán…

Le tematiche dei saggi e dei romanzi di Campbell vanno dalla rivelazione dei meccanismi del potere politico e dei suoi “manovratori occulti” alla povertà e alle miserie quotidiane della vita. Sullo sfondo, sempre presenti le forti disuguaglianze sociali messicane che, ancora oggi, affliggono il paese. Nel 1989 pubblicò La memoria di Sciascia, un testo che raccoglie alcuni articoli, un’intervista e un diario di viaggio ed è consacrato interamente all’autore siciliano de Il giorno della civetta e L’affaire MoroQuesta raccolta è una riflessione antropologica e storica sulla “sicilianità” e sullla “hispanidad”, sulla mafia, sull’inquisizione e sulla latitanza dello Stato, quindi su alcuni aspetti culturali e fenomeni sociali che sono comuni a messicani, spagnoli e siciliani. Campbell considerava il Messico “una metafora esagerata di ciò che fu la Sicilia” per cui si può leggere la sua opera come la costruzione di un ponte concettuale tra la mafia e i cartelli dei narcos. Difatti Campbell parlò del fenomeno della “sicilianizzazione del mondo”, cioè la visione della storia e dei problemi dell’isola come un modello paradigmatico, una metafora del mondo.

Così ne parla il saggio “Fortuna critica” di Claude Ambroise, posto in fondo al volume delle Opere 1984-1989 (Bompiani, Milano, 1991) e citato sulla pagina web dell’Associazione Amici di Sciascia: “La migliore presentazione dell’opera di Sciascia, perché accessibile a tutti i potenziali lettori dello scrittore racalmutese, è un libro in lingua spagnola, scritto da un messicano che, senza pedanteria, ma con precisione e passione, delinea il contenuto della ricerca sciasciana”. L’appartenenza di Campbell alla “hispanidad” gli consente anche di dare maggiore spessore al lato spagnolo dello scrittore siciliano: non per sentito dire, il critico messicano riattiva il dialogo Sciascia-Borges o inserisce, attualizzandole in un contesto sudamericano, le riflessioni sull’inquisizione e sulla giustizia”. Federico-Con-SciasciaAltri saggi rappresentativi in tal senso sono  “L’invenzione del potere” (1994), “Maschera nera. Crimine e potere” (1995) e “Post scriptum triste” (1994). Nella Home Page del suo sito istituzionale l’Associazione ha pubblicato un articolo sulla morte “dell’amico Federico Campbell”, una perdita “per la cultura messicana e più in generale ispanica”. Nonostante la vicinanza dello scrittore all’Italia, allo studio delle mafie italiane e messicane e alle precondizioni culturali e sociali che ne favoriscono la proliferazione, non ultima la connivenza del sistema politico, ad oggi nessuna opera di Federico Campbell è stata pubblicata in italiano.

Nei giorni successivi alla sua morte sono stati tanti i tributi resi a Federico Campbell nella Fiera del Libro del Palacio de Minería, forse l’evento letterario messicano più importante dopo la FIL (la Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara) e il la casa editrice del Fondo de Cultura Económica ha annunciato la prossima uscita del volume “L’era della criminalità”, un testo che costituirà una sintesi dell’opera del tijuanense sulle relazioni tra il potere, anzi i poteri, il delitto e la criminalità. 

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