NO MUOS – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sun, 24 Nov 2024 21:00:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 No all’emergenza perenne contro le lotte e i movimenti https://www.carmillaonline.com/2022/10/08/la-memoria-del-presente/ Sat, 08 Oct 2022 21:56:05 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=74338 [Riceviamo e pubblichiamo questo testo di denuncia degli attacchi forcaioli ai quali viene sottoposto Cesare Battisti da parte di esponenti del mondo politico per puri fini propagandistici e per mantenere un clima di emergenza soprattutto riguardo le lotte e i movimenti sociali. A piè di articolo il link per tutti coloro che volessero aderire.]

La memoria del presente

In queste settimane, la notizia del declassamento del regime di carcerazione a cui è sottoposto Cesare Battisti, da “alta sicurezza” a “media”, ha scatenato la solita canea reazionaria e forcaiola, [...]]]> [Riceviamo e pubblichiamo questo testo di denuncia degli attacchi forcaioli ai quali viene sottoposto Cesare Battisti da parte di esponenti del mondo politico per puri fini propagandistici e per mantenere un clima di emergenza soprattutto riguardo le lotte e i movimenti sociali. A piè di articolo il link per tutti coloro che volessero aderire.]

La memoria del presente

In queste settimane, la notizia del declassamento del regime di carcerazione a cui è sottoposto Cesare Battisti, da “alta sicurezza” a “media”, ha scatenato la solita canea reazionaria e forcaiola, che da sempre si accompagna alle vicende di Battisti. Inutile dire che tale provvedimento non costituisce un elemento di clemenza: il Dap ha precisato che si tratta di un atto dovuto, tutto interno alle procedure vigenti, che non “normalizza” la condizione del detenuto Battisti né influisce sull’esecuzione della pena

L’accanimento con cui si pretenderebbe la sepoltura civile di Battisti, va al di là della sua biografia o della sua fedina penale – considerando che l’ultimo reato di cui è accusato risale a 43 anni fa e l’organizzazione in cui militò si sciolse nel 1980!  Aver trasformato in questi anni Battisti in un simbolo di criminalità politica, averlo braccato ed esibito come una preda, pretendere un aggravio punitivo del suo ergastolo, rivela due elementi ormai cronici del nostro presente:

1) la memoria irrisolta del conflitto sociale degli anni 70 – soprattutto nella sua componente armata – è ancora una ferita aperta con cui l’Italia non ha saputo fare i conti;

2) la sanzione penale, soprattutto davanti alla violazione dell’ordine costituito, continua ad essere la risposta prevalente, dentro un paese livido, invecchiato, che vede un imbarbarimento del diritto, del sistema giudiziario, del carcere (fresco di stragi), e soprattutto dei rapporti sociali e degli spazi di democrazia e conflitto.

Tali elementi sono propri di un regime che, al di là di ogni ritegno, ci costringe ad uno stato permanente di emergenza, di legislazione eccezionale, di repressione politico-sindacale, colpendo i lavoratori che lottano (emblematico il caso di Modena o e Piacenza, dove si cerca nei tribunali di derubricare a reato il diritto di sciopero), imponendoci la guerra e l’economia di guerra, aprendo la strada all’impoverimento di massa.

Il fatto che gli attacchi alla memoria degli anni ’70 giungano dagli eredi della fiamma missina rende più paradossale e triste la parabola di questo paese. Siamo sicuri che piddini, forcaioli vari e garantisti a corrente alternata, condividano l’indignazione missina.

Per tutte queste ragioni, contrastare la campagna di accanimento contro Cesare Battisti, significa battersi contro la deriva antioperaia, guerrafondaia e autoritaria in cui ci stanno conducendo: appoggiare la resistenza sociale di oggi contro il riarmo, il carovita, la devastazione dei territori, dal No Muos alla Val di Susa, per un nuovo sindacalismo conflittuale.

Allo stesso modo dobbiamo riprendere la battaglia politica e culturale sulla memoria antagonista – che è il nostro retaggio, la nostra eredità; un patrimonio da rivendicare per intero, sul quale troppo spesso la sinistra di classe ha mostrato reticenze o oblii. Se non ricordiamo e raccontiamo noi, la nostra storia, saranno altri a farlo al posto nostro: contro le nostre ragioni e contro ogni opzione di trasformazione dell’esistente.

Tiziano Loreti – Nico Maccentelli – Giovanni Iozzoli

Per adesioni vai qui: https://chng.it/TcjmCSY2

]]> Marcia per il clima, contro le grandi opere inutili https://www.carmillaonline.com/2019/01/31/marcia-per-il-clima-contro-le-grandi-opere-inutili/ Wed, 30 Jan 2019 23:01:13 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=50886 Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale.

[Sabato 26 gennaio si è tenuta a Roma, presso l’Università la Sapienza, l’assemblea nazionale dei movimenti in difesa dell’ambiente, del clima e contro le grandi opere inutili. Al termine di un dibattito animato dalle centinaia di miltanti intervenuti è stato prodotto un appello di convocazione per la manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 23 marzo, che siamo qui lieti di riprodurre e sostenere.]

Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di [...]]]> Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale.

[Sabato 26 gennaio si è tenuta a Roma, presso l’Università la Sapienza, l’assemblea nazionale dei movimenti in difesa dell’ambiente, del clima e contro le grandi opere inutili. Al termine di un dibattito animato dalle centinaia di miltanti intervenuti è stato prodotto un appello di convocazione per la manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 23 marzo, che siamo qui lieti di riprodurre e sostenere.]

Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa, ritrovandoci a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze, Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.
Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.

Grandi opere e cambiamento climatico
Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.
Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra.
Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.
Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro.
Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, il governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi a Venezia, il MOSE, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e molla sul petrolio e le trivellazioni , con rischio di esiti catastrofici nello Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.

Giustizia sociale è giustizia climatica
Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori.
È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove la devastazione ambientale mangia e distrugge la natura, ma è vero anche negli agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti diventano un business redditizio.
È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma anche dal nord al sud del nostro pianeta.
Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee.
Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in situazione precarie, carne da campagna elettorale mentre le risorse per la ricostruzione non sono mai la priorità per alcuna compagine politica.
Quando le popolazioni locali, in Africa come in Europa, provano ad opporsi a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e lobby cementifere la reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.
L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è di scaricare non soltanto le conseguenze ma anche i costi della crisi ecologica su chi sta in basso.
Noi diciamo che se da una parte la responsabilità di rispondere al cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti di ciascuno di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione ecologica debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in questi anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della collettività e dei beni comuni.

Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne, soggettività LGBTQIP*A, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.

E’ giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.
Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni:

– Cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare al riparo da conseguenze legali.

– Riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili e del gas e rifiutando che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas.

– Negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini.

– Praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato.

– Abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali).

– Garantendo il diritto all’acqua pubblica.

– Implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies.

– Trovando una soluzione definitiva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari.

I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a repentaglio da monocolture e pesticidi che determinano desertificazione e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

]]>
Galassie da difendere https://www.carmillaonline.com/2018/09/21/galassie-da-difendere/ Fri, 21 Sep 2018 20:00:52 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=48823 di Pereira e Maurizio (partecipanti no-tav all’incontro intergalattico tenutosi dal 27 agosto al 2 settembre all’Ambazada della Zad)

Nel recente appello che ha convocato “la settimana intergalattica“ alla Zad, riprendendo l’espressione usata in Chiapas per intitolare i grandi incontri dei “pueblos zapatistas”, si analizza come dopo la vittoria tanto attesa contro il progetto dell’aeroporto, si esca da una primavera per usare un eufemismo “complicata”.

Quest’ultima si scrive nell’appello “ è stata marcata da due fasi di espulsioni durante le quali il governo si è consacrato a vendicarsi dell’affronto rappresentato dalla zad nel corso di tanti anni. Un territorio senza “stato [...]]]> di Pereira e Maurizio (partecipanti no-tav all’incontro intergalattico tenutosi dal 27 agosto al 2 settembre all’Ambazada della Zad)

Nel recente appello che ha convocato “la settimana intergalattica“ alla Zad, riprendendo l’espressione usata in Chiapas per intitolare i grandi incontri dei “pueblos zapatistas”, si analizza come dopo la vittoria tanto attesa contro il progetto dell’aeroporto, si esca da una primavera per usare un eufemismo “complicata”.

Quest’ultima si scrive nell’appello “ è stata marcata da due fasi di espulsioni durante le quali il governo si è consacrato a vendicarsi dell’affronto rappresentato dalla zad nel corso di tanti anni. Un territorio senza “stato di diritto “ secondo lo Stato Francese, una Libera Repubblica secondo l’espressione No Tav.
Queste grandi manovre poliziesche hanno causato il ferimento di molte persone e portato alla distruzione di una parte dei luoghi di vita della zad, oltre ad una lunga presenza militare.”
“ La resistenza sul campo, la solidarietà altrove, e il processo di negoziazione hanno portato ad un accordo sul mantenimento di decine di abitati, spazi comuni piuttosto che di attività sulla gran parte delle terre prese in carico dal movimento.
Lo Stato nonostante la vera e propria campagna politica/militare contro la Zad ha dovuto rinunciare all’obbiettivo di sradicare la presenza “zadista .

Continuano a scrivere nell’appello “Mentre la zad si riprende dalle sue ferite, si ricompone, mentre i lavori sui campi e di costruzione riprendono, noi slanciamo in avanti sulle lotte dei prossimi mesi. Queste vanno oltre le nostre persone, e si legano ad altre lotte condotte dappertutto nel mondo. Sono lotte che riguardano l’uso collettivo e rispettoso della terra, la condivisione dei beni comuni, la messa in discussione degli stati-nazione e delle frontiere, la riappropriazione degli abitati, la possibilità di produrre e di scambiare liberandosi dalle costrizioni del mercato, le forme di auto-organizzazione sui territori in resistenza e il diritto di vivere liberamente…”

La settimana intergalattica dal 27 agosto al 2 settembre ha visto l’inaugurazione dell’Ambazada, una nuova, straordinaria costruzione in legno, argilla, paglia e terra battuta, a fianco della foresta di Rohanne, silenziosa e fresca in queste giornate di fine Agosto, spazio destinato tra altri ad accogliere sulla zad di Notre-Dame des Landes lotte e popoli ribelli dal mondo intero, luogo dove realizzare incontri aperti tra territori e battaglie in cerca di autonomia per contribuire a ridare slancio e orizzonti alle mobilitazioni in corso in Francia come nel resto del pianeta.
Nella settimana che è trascorsa molte delle questioni che hanno interrogato durante tutta la stagione passata gli “zadisti”, e che spesso interrogano i rivoluzionari sono state riflessione e condivisione comune dell’incontro tra i territori in lotta quali : l’ancorarsi in durata a un luogo senza per questo lasciarsi addomesticare, il rapporto di forza più o meno frontale con lo Stato, la valutazione delle nostre forze e di quelle del nemico, la possibilità che le vittorie abbiano risultati duraturi, come organizzarsi, quali progetti e quale posizionarsi terreni di lotta sia in caso di vittoria che di sconfitta, l’uso dalle barricate di sassi e di quelle di carta, come prendere le decisioni, quale legame con il filo rosso delle lotte precedenti i tempi delle lotte come tempi tattici e tempi strategici, il ruolo dell’immaginario dei movimenti e quale legame con il filo rosso delle lotte precedenti nel saper ritrovare gli elementi della nostra storia.

Durante tutta la settimana hanno avuto luogo proiezioni, dibattiti multilingue con traduzione simultanea, incontri, scambi e convergenze tra  le tante lotte ed esperienze di autogestione e di contropotere , dai quartieri-squat di Lentilleres (Dijon, France), Errekaleor (Gasteiz in Euskadi ), Christiania (Copenhagen, Danimarca), ai luoghi della resistenza No Tav contro le grandi opere come da noi in Valsusa e il movimento NO MUOS (Niscemi, Sicilia), alle reti contro il nucleare del Wendland (Bassa Sassonia, Germania ) e di Bure (Grand-Est, Francia) alla lotta per l’abitare con i sindacati inquilini di Barcellona.
Contributi vivi e militanti, con attenzione particolare alla lotta delle donne e dell’ecologia sociale , alla tematica del dominio, alla critica e all’autocritica, con contributi da parte di compagn* attiv* in Kurdistan come nel Chiapas.

Ed ogni sera, al calar del sole, l’Ambassada ha accolto proiezioni e retrospettive sui movimenti sociali che oggi costituiscono la costellazione di riferimento per tanti e tante che combattono in Francia e non solo contro il capitalismo e il suo mondo.

Dalla la battaglia in Giappone contro la costruzione dell’aeroporto internazionale di 
Tokio-Narita negli anni ’60,all’Autonomia italiana degli anni Settanta e quella tedesca negli anni Ottanta, dalla meteora inglese di Reclaim The Streets negli anni ’90, fino ai moti insurrezionali anti-CPE in Francia nel 2005 e 2006 -questi ultimi precursori delle recenti proteste contro la “loi travail” sino ai movimenti studenteschi francesi dello scorso inverno.

Nel corso della settimana ci sono state serate di festa con musiche dei diversi territori in lotta e momenti di lavoro collettivo dalla raccolta delle patate, alla cura delle piante medicinali, alla costruzione/ ricostruzione dei diversi luoghi colletivi. In particolare attività agricole e artigianali in corso di impianto sulla ZAD, che a fianco a fianco della nuova rete “la cagette des terres”, si propongono di sostenere scioperanti, occupanti e migranti nella zona di Nantes e in tutta la Francia. Momenti di lavoro comune, di narrazione e di festa come momenti di costruzione della comunità.

Lunedì 27 Agosto, giornata di apertura della settimana, la discussione è entrata nel vivo delle lotte su diritti,rovesci e storia recente del movimento con e dei migranti “sans papier” nella vicina Nantes. In città decine di profughi/profughe hanno occupato, durante lo scorso inverno, un edificio sfitto di proprietà dell’Università grazie al sostegno dei movimenti studenteschi dando origine ad una straordinaria esperienza di autogestione e condivisione di spazi e lotte comuni.
Dopo lo sgombero di questo e di tanti altri luoghi occupati, oggi centinaia di migranti hanno piantato le tende in pieno centro. In queste tendopoli improvvisate che sfidano la facciata borghese di una città che punta sul turismo e sulla gentrificazione per garantirsi un comunque impossibile futuro di crescita economica, le condizioni di vita già precarie rischiano di diventare insostenibili con l’arrivo della stagione autunnale. E emerso quindi come siano fondamentali in questo contesto le mense popolari, come quella adiacente all’Ambassada, che durante tutta la settimana intergalattica ha nutritole persone presenti con pasti preparati in autogestione, semplici e a prezzo libero e il cui Il ricavato servirà a nutrire le lotte di domani nella zona di Nantes e non solo.

I migranti presenti sia come animatori delle mense popolari che come partecipanti al dibattito hanno ribadito l’importanza di luoghi comuni in cui vivere e discutere senza lasciare nessuno indietro, hanno spiritosamente raccontato come di fronte ad alcune “anime buone “ che portando dei cibi e vestiari si stupivano di trovare solo migranti neri hanno provveduto facendoli parlare con due Tuareg bianchi.

Hanno altresì denunciato installazioni come il Muos in Sicilia che non solo danneggino il territorio in cui sono istallate e avvelenino la popolazione che li abita, ma siano i luoghi da cui si aggredisce il pianeta come nel caso della Libia.

Una settimana intensa di riflessione teorica, di lavoro comune, di festa, che ha dimostrato una volta di più come alcune categorie del nostro passato siano oggi inutilizzabili.
Come sia necessario pensare ad andare oltre alle grandi dimensioni urbane, come sia necessario ragionare su tempi lunghi di costruzione rivoluzionaria, sul sottrarre territori agli stati e come su questo sia importante studiare l’esperienza indigena e come la fiaccola dell’ insurrezione venga presa i mano dalle differenti lotte come faro destinato a rilanciare e a dare forza alle altre esperienze.

Come il capitalismo, finito il periodo in cui cercava di presentarsi con “un volto umano” oggi in ogni angolo del pianeta proponga nuove forme di fascismo, violenza e distruzione, devastando, cementificando, sfigurando corpi, esseri, territori, imponendo ovunque guerre e politiche securitarie.

In questa situazione le tante galassie che in questi giorni si sono incrociate – trasformando ciascuna collisione in fattore di unione, si sono date appuntamento nelle lotte in divenire:
contro l’estensione del cantiere Tav in Valle di Susa, il 29 e 30 Settembre per occupare nuovi terreni alla Zad, al prossimo G7 che si terrà nel Paese Basco e ovunque si accenderà un fuoco di resistenza perché sempre di più vi siano luoghi sottratti agli stati e tante “libere repubbliche” federate nella lotta.

]]>