Minniti – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Tue, 11 Mar 2025 22:55:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Il razzismo, la democrazia e il male assoluto https://www.carmillaonline.com/2020/09/16/il-razzismo-la-democrazia-e-il-male-assoluto/ Wed, 16 Sep 2020 21:00:19 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=62585 di Sandro Moiso

James Q. Whitman, Il modello americano di Hitler. Gli Stati Uniti, la Germania nazista e le leggi razziali, LEG edizioni, Gorizia 2019, pp. 180, 20,00 euro

E’ un tema spinoso, un argomento scottante e soprattutto un terreno minato quello in cui si avventura James Q. Whitman, docente di Diritto comparato presso la Yale Law School, nell’analizzare i rapporti tra le leggi razziali e razziste americane (riferibili come “leggi Jim Crow”) e l’insegnamento che ne trassero e l’uso che ne fecero i legislatori nazisti che diedero vita alle leggi di [...]]]> di Sandro Moiso

James Q. Whitman, Il modello americano di Hitler. Gli Stati Uniti, la Germania nazista e le leggi razziali, LEG edizioni, Gorizia 2019, pp. 180, 20,00 euro

E’ un tema spinoso, un argomento scottante e soprattutto un terreno minato quello in cui si avventura James Q. Whitman, docente di Diritto comparato presso la Yale Law School, nell’analizzare i rapporti tra le leggi razziali e razziste americane (riferibili come “leggi Jim Crow”) e l’insegnamento che ne trassero e l’uso che ne fecero i legislatori nazisti che diedero vita alle leggi di Norimberga nel 1935.
Molti studiosi, storici del diritto e non, avevano già in precedenza rilevato il collegamento tra i due regimi giuridici, ma, quasi tutti, hanno cercato poi di sminuirne il valore o, almeno, di separare e distanziare nettamente le due realtà, tendendo a negare che le Leggi Jim Crow possano davvero avere avuto importanza nella costituzione del modello nazista.

Invece, fin dalla Prefazione, Whitman afferma che:

Si dice spesso che il razzismo americano sia incompatibile con i valori della democrazia americana – e in particolare che lo schiavismo su base razziale abbia rappresentato una macchia sulla Fondazione, una contraddizione con le promesse della nuova repubblica. Ma […] democrazia e razzismo andavano a braccetto agli albori della storia americana […] E’ dura convincere le persone ad accettare di essere tutte uguali. Una delle strategie migliori per ottenere questo risultato, come sappiamo, è di farle unire contro un comune nemico razziale -convincendo bianchi poveri e bianchi ricchi, ad esempio, a unirsi nel disprezzo per i neri. John C. Calhoun, un personaggio oggetto di una lusinghiera biografia nazista nel 1935, descrisse i punti chiave di questa strategia nel 1821. Lo schiavismo su base razziale, diceva, era necessario in quanto si trattava della “migliore garanzia di eguaglianza fra i bianchi. Esso produce fra loro un livello di parità […]”.
Anche la politica nazista era una politica che promuoveva una forma di egualitarismo nello stile di Calhoun – egualitarismo per quelle persone che i nazisti consideravano membri del Volk, a spese di quelli che non lo erano. Quando esaminavano la mostruosa legislazione razziale americana all’inizio degli anni ’30, i giuristi nazisti stavano esaminando un qualcosa le cui fondamenta politiche non erano poi così diverse dalle loro. Entrambi i paesi erano culle di un egualitarismo fatto di risentimento razziale.1

Nelle pagine successive l’autore ci ricorda poi che, il 5 giugno 1934, i più importanti giuristi della Germania nazista si erano riuniti per progettare quelle che sarebbero poi diventate le Leggi di Norimberga, vero impianto legislativo su cui si sarebbe fondato, fino alla sua caduta, il regime.
In queste l’esclusione dai diritti dei cittadini non ariani, la loro emarginazione e successiva proibizione dei matrimoni misti, si sarebbe accompagnato ad una vera e propria definizione e creazione del “vero” cittadino nazista e della sua bandiera.

Fu una riunione importante, e uno stenografo presente produsse una trascrizione letterale, un documento che la diligentissima burocrazia nazista conservò a testimonianza di quello che era un momento cruciale nella creazione del nuovo regime razziale […] Nel corso dei minuti iniziali, il Ministro della Giustizia Gürtner presentò un promemoria sulle leggi americane sulla razza, una nota redatta con grande accuratezza dai funzionari del ministero proprio in vista di quell’incontro; e durante la discussione i partecipanti tornarono più volte ai modelli americani di legislazione nazista. E’ assolutamente sbalorditivo scoprire che tra i presenti, i nazisti più radicali fossero i più appassionati sostenitori della lezione che l’approccio americano offriva alla Germania. Questa trascrizione, inoltre, non è l’unica testimonianza dell’attenzione dei nazisti alle leggi razziali americane. Fra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 molti nazisti, fra i quali persino lo stesso Hitler, mostrarono grande interesse per la legislazione razzista degli Stati Uniti. Nel Mein Kampf Hitler lodava l’America come niente di meno che “l’unico stato” che fosse riuscito a progredire in direzione di quell’ordine razzista che le Leggi di Norimberga miravano a realizzare […] Per dirla con le parole di due storici del Sud, negli anni ’30 la Germania nazista e il Sud degli Stati Uniti si guardavano “come allo specchio”: si trattava di due regimi apertamente razzisti e di straordinaria crudeltà. Nei primi anni ’30 gli ebrei tedeschi erano braccati, picchiati e talvolta assassinati sia da bande organizzate che dallo Stato stesso. Negli stessi anni, i neri del Sud americano erano a loro volta braccati, picchiati e talvolta assassinati.2

Certo nella vulgata comune la vicinanza tra i due sistemi è una realtà negata e difficile da digerire.

Quali che siano state le analogie fra i regimi razzisti degli anni ’30, per quanto disgustosa possa essere la storia del razzismo americano, siamo abituati a pensare al nazismo come a un orrore senza precedenti. I crimini nazisti rappresentano l’abominio, l’orribile sprofondare verso quello che viene spesso definito “male radicale”.3

Eppure, eppure… la realtà è, secondo l’autore, che l’interesse dei nazisti per l’esempio americano di leggi razziali «fu duraturo, significativo e in certi casi persino entusiasta. Sicuramente volevano imparare dall’America».
Prova ne sia che appena dopo la proclamazione della Legge sulla cittadinanza del Reich, di quella sulla protezione del sangue e dell’onore tedesco e di quella sulla bandiera del Reich, quarantacinque avvocati nazisti salparono per New York sotto gli auspici dell’Associazione nazionalsocialista tedesco dei giuristi. Il viaggio fu una ricompensa per gli avvocati, che avevano codificato la filosofia legale basata sulla razza del Reich.

Lo scopo dichiarato della visita era quello di ottenere “uno speciale spaccato del funzionamento della vita legale ed economica americana attraverso studi e conferenze”. I precedenti americani ebbero così modo di informare altri cruciali testi nazisti, tra cui il Manuale socialista nazionale per la legge e la legislazione. Un saggio fondamentale in quel volume, le raccomandazioni di Herbert Kier per la legislazione razziale, dedicava un quarto delle sue pagine alla legislazione degli Stati Uniti, che andava oltre la segregazione includendo le regole che governano gli indiani d’America, i criteri di cittadinanza per filippini e portoricani e gli afroamericani, i regolamenti sull’immigrazione e divieti contro l’incrocio di razze in circa 30 stati. Nessun altro paese, nemmeno il Sudafrica, possedeva un insieme così sviluppato di leggi pertinenti.

Non si confonda quindi il lettore nel pensare agli Stati Uniti degli anni Trenta, quelli dell’età di Roosvelt e del New Deal e poi avversari del nazismo e dell’espansionismo nipponico dopo l’attacco di Pearl Harbor, come al regno della democrazia e del diritto. Il Partito Democratico aveva una buona parte delle sue radici e del suo elettorato proprio in quel Sud in cui le leggi segregazioniste erano particolarmente diffuse mentre, nello stesso periodo, anche i bianchi poveri e i piccoli contadini sfuggiti alle tempeste di polvere dell’Oklahoma avrebbero dovuto fare i conti con una nuova forma di segregazione di classe nei campi che “accoglievano” i migranti interni in California. In attesa di essere impiegati come manodopera e braccianti a bassissimo costo nelle grandi imprese agricole del Golden State.

Lavoro coatto nella sua forma schiavista (o quasi) che dagli afro-americani si era esteso al proletariato bianco, non troppo dissimile da quello che sarebbe diventato poi d’uso comune per i prigionieri di guerra e gli internati dei campi di concentramento che, nel corso del secondo macello imperialista, avrebbe caratterizzato economie e società di gran parte dei paesi belligeranti. Non soltanto in Germania.

Come afferma Whitman, l’intento della sua ricerca «è quello di raccontare una storia trascurata: la storia di come i nazisti, al momento della redazione delle Leggi di Norimberga, andarono a scavare nella legislazione americana in cerca di ispirazione. Ma è anche quello di interrogarci su cosa questo ci dica della Germania nazista, della storia moderna del razzismo, e soprattutto dell’America».

Molto spesso ricerche come quella del Whitman sono state tacciate, a torto o a ragione, di costituire una sorta di reductio ad Hitlerum, ovvero una tattica tendente a screditare qualcuno o qualcosa comparandolo ad Adolf Hitler o al nazismo tout court. Per alcuni interpreti tale tattica potrebbe poi avere, in alcuni casi, anche la funzione di ridurre le responsabilità politiche e morali del nazismo dimostrando che anche altri avrebbero operato in passato nello stesso modo.

Peccato però che anche tale interpretazione potrebbe servire a mascherare le responsabilità dei disastri militari, politici, economici e sociali (oltre che morali) tipici del modo di produzione attualmente dominante, la cui distruttività non è merito soltanto di singoli individui (Hitler o Trump, solo per citarne due fin troppo facili da indicare) o partiti, ma soprattutto delle insopprimibili regole di divisione di classe e di appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta che ne costituiscono le fondamenta, fin dal suo primo apparire nel XVI secolo.

A ben guardare, poi, è proprio l’America di oggi, quella che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni attraverso i canali televisivi e tutti gli altri media, a confermarci la ferocia del razzismo sotteso dalla libertà americana. Una pur rapida disamina dei recenti atti di violenza poliziesca nei confronti della popolazione afro-americana ci conferma infatti ancora che gli Stati Uniti, dalla loro originaria fondazione fino all’uccisione di George Floyd e a quelle successive verificatesi a Kenosha, Los Angeles e Washington, hanno fondato la loro struttura sociale su una rigida divisione etnica basata su quella che è stata definita “linea del colore” e, anche all’interno delle etnie escluse, su una ferrea divisione classista tra chi ha e chi non ha.

Lo stesso estensore della Dichiarazione di indipendenza, Thomas Jefferson, poteva infatti lanciare l’idea di una indefinita ricerca di uguaglianza e felicità cui sarebbe stato destinato il popolo americano, pur mantenendo nelle sua piantagioni 250 schiavi, dimostrando così nei fatti (nonostante la sua successiva promessa di contribuire a liberare tutti gli schiavi mai veramente andata in porto) come segregazione razziale e sfruttamento o sterminio delle altre etnie ad opera dell’uomo bianco non fossero che l’altra faccia della medaglia del progressismo liberale. Cosa che già anche Marx aveva notato, nel 1847 in Miseria della filosofia, affermando che la schiavitù del Sud degli Stati Uniti poco o nulla aveva a che fare con quella antica, mentre invece costituiva un moderno sistema di sfruttamento, peraltro indispensabile allo sviluppo del capitalismo manifatturiero inglese ed europeo4.

Anche se è pur sempre indubitabile che se gli Stati Uniti sono entrati negli anni ’30 come l’ordine razziale più consolidato del globo, i percorsi di Norimberga e le leggi Jim Crow si sono svolti in modo molto diverso, uno culminante nel genocidio di massa, l’altro, dopo molte lotte, in conquiste dei diritti civili. Ma, come ha rilevato Ira Kratznelson, politologo e storico americano specializzato nell’analisi dello stato liberale e delle disuguaglianze negli Stati Uniti presso la Columbia University, in una recensione del libro di Whitman: «nessuna di queste conquiste, nemmeno la presidenza di un afroamericano, ha rimosso le questioni di razza e cittadinanza dall’agenda politica. I dibattiti attuali su entrambi i punti ci ricordano chiaramente che i risultati positivi non sono garantiti. Le stesse regole del gioco democratico – elezioni, open media e rappresentanza politica – creano possibilità persistenti di demagogia razziale, paura ed esclusione». Per cui occorre ricordare che se Donald Trump, da un lato, minaccia l’uso della forza e delle armi per riportare l’ordine nelle città in rivolta, dall’altro il candidato “democratico” Joe Biden, nel discorso tenuto proprio alla Grace Lutheran Church di Kenosha il 3 settembre, non ha mancato di ribadire che: “Non conta quanto sei arrabbiato, se fai razzie o appicchi il fuoco, devi poi risponderne. Punto. Non puo’ essere tollerato, su tutta la linea”.

Il male, quello vero che ci attanaglia in ogni luogo e in ogni momento, ha il volto di un modo di produzione giunto alla sua fase terminale e che sopravvive grazie al mantenimento delle sue strutture più arcaiche e odiose, destinate a reprimere e dividere subdolamente la massa di coloro che dovrebbero affossarlo per sempre. Di queste strutture, ed eterne exit strategy per il capitalismo, certamente il razzismo, negli Stati Uniti di Trump e dei suoi predecessori oppure qui nell’Italietta di Salvini, Minniti, Meloni, Di Maio e Conte, costituisce ancora uno degli aspetti più insopportabili e verminosi.

N.B.
In memoria di Michael Reinoehl, “100% Antifa” come era solito definirsi, ucciso dagli agenti federali giovedì 3 settembre a Lacey, Stato di Washington, per essersi attivamente opposto alla manifestazione suprematista di Portland la settimana precedente.


  1. J.Q. Whitman, Il modello americano di Hitler, pp.11-12  

  2. J.Q. Whitman, op. cit. pp.15-16  

  3. Ivi, pag. 16  

  4. Per una più approfondita disamina dell’evoluzione del pensiero e dell’analisi di Marx sullo schiavismo si veda: J. Bellamy Foster, H. Holleman e B. Clark, Marx e la schiavitù, Monthly Review, qui  

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L’ordine delle cose https://www.carmillaonline.com/2019/04/21/lordine-delle-cose/ Sun, 21 Apr 2019 21:00:20 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47962 di Alessandra Daniele

“Consiglio a Salvini di imitare un po’ più Minniti: fare di più, e parlare di meno” – Marco Travaglio, Tagadà, La7, 13 febbraio 2019

Corrado è un tipo efficiente e ordinato. La sua vita privata è serena. La sua reputazione professionale è ottima. L’ordine è la sua piccola mania. Colleziona souvenir dei paesi dove va per lavoro, bottigliette di sabbia che dispone per sfumatura di colore. Corrado è un funzionario del governo italiano, addetto a organizzare gli accordi con le milizie libiche, e il finanziamento dei lager in Nordafrica. Corrado è un uomo di legge. Alla [...]]]> di Alessandra Daniele

“Consiglio a Salvini di imitare un po’ più Minniti: fare di più, e parlare di meno” – Marco Travaglio, Tagadà, La7, 13 febbraio 2019

Corrado è un tipo efficiente e ordinato.
La sua vita privata è serena. La sua reputazione professionale è ottima.
L’ordine è la sua piccola mania. Colleziona souvenir dei paesi dove va per lavoro, bottigliette di sabbia che dispone per sfumatura di colore.
Corrado è un funzionario del governo italiano, addetto a organizzare gli accordi con le milizie libiche, e il finanziamento dei lager in Nordafrica.
Corrado è un uomo di legge. Alla domanda “Hai mai ucciso qualcuno?” risponde che sì, ha lasciato morire di fame un detenuto cercando di farlo parlare.
Corrado è Eichmann.
Con L’ordine delle cose (2017) Andrea Segre ha realizzato un film su Eichmann, sugli Eichmann contemporanei. L’unico film sulla dottrina Minniti-Salvini, e l’ha fatto prima che fosse ufficiale.
Con uno stile impeccabile, e grazie anche alla straordinaria interpretazione di Paolo Pierobon in un ruolo apparentemente semplice, e in realtà difficilissimo, Andrea Segre ha realizzato uno degli unici tre o quattro film italiani dell’ultimo decennio che valga la pena vedere, che dicano qualcosa di vero, attuale, e importante sulla realtà.

Secondo Salvini, in Libia la guerra non c’è, o comunque non ce n’è abbastanza.
Ci sono (testuale) “ancora pochi morti”. Quindi i profughi in arrivo dalla Libia non avrebbero il diritto allo status di rifugiati.
Il ministro che imbraccia il mitra assicura “I profughi veri vado a prenderli io in aereo”, scegliendoli come ha già fatto una volta, cosa che ci ricorda continuamente la propaganda leghista.
Periodicamente anche l’Italia sceglie qualcuno a cui riservare in via del tutto esclusiva la propria ipocrita, auto-assolutoria compassione condizionata. Un token: i ragazzini dell’autobus dirottato, la bambina esclusa dalla mensa scolastica.
Intanto, anche in materia di ordine pubblico e apartheid urbano, Salvini continua a seguire le orme di Minniti.

Boomtown (2005) di Russell T. Davies suggerisce un’intuizione geniale e inquietante: i carnefici di massa, i burocrati dello sterminio, quando scelgono occasionalmente qualcuno da risparmiare, usano all’inverso gli stessi criteri soggettivi e arbitrari adoperati dai serial killer per scegliere le loro vittime. Il colore dei capelli, degli occhi, uno sguardo, un sorriso, un incontro casuale con il carnefice basta a decidere il destino della vittima: sommersa o salvata.
Corrado è un carnefice di massa, un burocrate dello sterminio, abituato alla disumanizzazione sistematica delle vittime, che per lui devono restare solo numeri. Un incontro casuale, e un attimo d’empatia imprevista decideranno quale vittima del lager cercherà di risparmiare, ma solo per un attimo, prima di riconsegnarla all’ordine delle cose.
Perché Corrado è un tipo ordinato.

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Vuoto all’Interno https://www.carmillaonline.com/2018/12/30/vuoto-allinterno/ Sun, 30 Dec 2018 18:00:10 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=50443 di Alessandra Daniele

Salvini è sempre in maschera. Sempre in costume. È passato dalle felpe padane geolocalizzate, a quelle poliziesche paramilitari da golpista, con un breve intervallo in completo ministeriale dello stesso blu elettrico del suo nuovo logo “Noi con Salvini”. Il costume è un esoscheletro. Un guscio. Un carapace. Salvini è sempre in scena. Fa anche la pubblicità. “Sono un tipo normale che fa cose normali”. Chi è davvero normale non ha bisogno di ripeterlo così ossessivamente. Salvini È una maschera. E sotto la maschera, niente. Non ha vere idee [...]]]> di Alessandra Daniele

Salvini è sempre in maschera. Sempre in costume. È passato dalle felpe padane geolocalizzate, a quelle poliziesche paramilitari da golpista, con un breve intervallo in completo ministeriale dello stesso blu elettrico del suo nuovo logo “Noi con Salvini”.
Il costume è un esoscheletro. Un guscio. Un carapace.
Salvini è sempre in scena. Fa anche la pubblicità.
“Sono un tipo normale che fa cose normali”. Chi è davvero normale non ha bisogno di ripeterlo così ossessivamente.
Salvini È una maschera. E sotto la maschera, niente.
Non ha vere idee politiche, soltanto un paio di slogan razzisti da stadio.
È passato direttamente dal secessionismo di “Padania is not Italy”, al nazionalismo di “Prima gli italiani”.
Ha speso tutta la campagna elettorale a promettere meno tasse per tutti, e poi ha firmato una manovra finanziaria che le aumenta.
Sventola il Vangelo ai comizi, e respinge i profughi la notte di Natale.
Salvini È un guscio. Vuoto.
Non ha ideali, non ha competenze, non ha abilita, a parte attribuirsi le vittime della Dottrina Minniti come un mitomane, e ripetere ossessivamente ai suoi followers “Sono uno di voi”.
Salvini è un green screen su cui i suoi elettori proiettano la loro rabbia. E lo schermo l’assorbe e la neutralizza, così che si perda senza arrivare a nuocere davvero alle élite.
Si perda nel vuoto.
Salvini resterà in scena più di Renzi, perché i suoi elettori ne hanno un bisogno disperato, è la loro ultima, rabbiosa illusione di potere.
Ma alla fine la maschera cadrà, il guscio andrà in pezzi.
E non resterà che un oscuro, famelico vuoto.

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benito.it https://www.carmillaonline.com/2018/11/18/benito-it-2/ Sun, 18 Nov 2018 18:00:25 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49696 di Alessandra Daniele

Bentornato, utente PD. Il tuo cazzaro.it ha fallito miseramente. Per tornare al potere hai quindi bisogno anche tu dell’upgrade a benito.it. Segui la nostra procedura guidata per configurarlo.

1 – Inserisci il nome del tuo benito.it Marco Minniti

2 – Inserisci la password. Aiutiamoli a casa loro Password debole. Spezziamogli un braccio Password accettata.

3 – Scegli tre caratteristiche vincenti. Arroganza. Doppiezza. Opportunismo. Hai scelto la stessa combinazione del tuo Cazzaro. Complimenti per la coerenza.

4 – Scegli un personaggio storico recente di riferimento. Francesco Cossiga

5 [...]]]> di Alessandra Daniele

Bentornato, utente PD. Il tuo cazzaro.it ha fallito miseramente. Per tornare al potere hai quindi bisogno anche tu dell’upgrade a benito.it.
Segui la nostra procedura guidata per configurarlo.

1 – Inserisci il nome del tuo benito.it
Marco Minniti

2 – Inserisci la password.
Aiutiamoli a casa loro
Password debole.
Spezziamogli un braccio
Password accettata.

3 – Scegli tre caratteristiche vincenti.
Arroganza. Doppiezza. Opportunismo.
Hai scelto la stessa combinazione del tuo Cazzaro. Complimenti per la coerenza.

4 – Scegli un personaggio storico recente di riferimento.
Francesco Cossiga

5 – Inserisci una credenziale pubblica.
“L’Italia ha avuto soltanto due ministri dell’Interno: Marco Minniti e Francesco Cossiga” – Generale Mario Mori, ex comandante del ROS e direttore del Sisde, a “In Onda”, La7 .

6 – Inserisci una credenziale riservata.
[box criptato]

7 – Alla calvizie aggiungi un tic, un modo di fare tipico del Benito originale per suscitare riconoscimento istintivo.
Annuire ripetutamente alle proprie affermazioni come se le avesse appena fatte qualcun’altro.

8 – Scegli un capro espiatorio a cui dare tutta la colpa dei danni che tu e la tua classe di sfruttatori avete inferto al paese.
Gli immigrati.

9 – Scegli un modello di Soluzione Finale.
Campi di concentramento in Libia e nel Sahel.

10 – Scegli i tuoi alleati principali nell’operazione.
Cancellierato tedesco.
Governo francese filo tedesco.

11 – Accetta norme e termini di servizio:
Né il PD, né benito.it potranno essere considerati penalmente, civilmente, o politicamente responsabili degli ulteriori danni e delle vittime causate dalla deriva fascista. Di tutto si darà la colpa al suddetto capro espiatorio.
Accetto.

12 – Inserisci il tuo numero di carta di credito.
[box criptato]

Complimenti. Il tuo benito.it è pronto a competere cogli altri.

Originariamente pubblicato l’8 ottobre 2017

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Cronache del dopo Bomba https://www.carmillaonline.com/2018/09/23/cronache-del-dopo-bomba/ Sun, 23 Sep 2018 17:00:19 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47884 di Alessandra Daniele

“Pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato” – Matteo Renzi

Come ha dimostrato chiaramente la reazione del PD alla strage del ponte Morandi, dopo Renzi è ancora Renzi a dettare la linea. E come al solito punta dritta contro un muro. Se il PD vuole scampare alla meritatissima estinzione, deve liberarsi immediatamente del Bomba. Speriamo che non lo faccia. Il PD non è migliore di Renzi. Il Cazzaro non è mai stato, come molti raccontavano, un usurpatore, una metastasi berlusconiana. Renzi è un [...]]]> di Alessandra Daniele

“Pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato” – Matteo Renzi

Come ha dimostrato chiaramente la reazione del PD alla strage del ponte Morandi, dopo Renzi è ancora Renzi a dettare la linea. E come al solito punta dritta contro un muro.
Se il PD vuole scampare alla meritatissima estinzione, deve liberarsi immediatamente del Bomba.
Speriamo che non lo faccia.
Il PD non è migliore di Renzi.
Il Cazzaro non è mai stato, come molti raccontavano, un usurpatore, una metastasi berlusconiana. Renzi è un frutto dell’Ulivo. È la logica conseguenza della deriva strutturale che ha portato il PCI, da sempre verticista, opportunista, settario e securitario, a tradire tutti gli ideali e le speranze dei lavoratori e dei movimenti, inseguire il potere lungo la Terza Via globalista, fondersi coi resti della Democrazia Cristiana – un destino manifesto fin dal Compromesso Storico – e diventare il principale garante dell’establishment, e del Capitale.
L’Ulivo di Prodi ha svenduto agli squali le aziende di Stato, e col pacchetto Treu ha legalizzato il nuovo schiavismo del precariato.
La ditta di Bersani, coi governi tecnici, ha smantellato lo Stato Sociale, e lo Statuto dei Lavoratori.
Renzi ha finito il lavoro col Jobs Act e la Buona Scuola, mentre cercava di rottamare anche la Costituzione.
Liberi e Ipocriti, in fuga da Renzi, si sono scelti come padri fondatori Bersani, e il boia di Belgrado.
Il sobrio Gentiloni ha controfirmato la dottrina Minniti che finanzia i campi di concentramento libici.
Tutto il cosiddetto centrosinistra condivide questa marcescenza, di cui il renzismo è solo lo stadio terminale.
In Renzi però si vede più che in chiunque altro.
Renzi è uno sprezzante, grassoccio principino che ancora si rifiuta di vedere quanta rabbia giustificata susciti il semplice apparire del suo stolido faccione in tutti quelli che la sua classe parassitaria ha depredato.
Renzi è la pingue, querula personificazione stessa dell’arroganza del potere ereditario, e il cosiddetto centrosinistra, per avere qualche possibilità di sopravvivere al meritatissimo inverno nucleare che l’aspetta, dovrebbe liberarsi immediatamente di lui e dell’Esercito delle Dodici Sceme, le sue fedelissime che ancora infestano talk e social come uniche portavoce.
Speriamo che non lo faccia.
Renzi si ripete “Il futuro prima o poi torna”, o qualche altra stronzata motivazionale da meme di Facebook. Sogna di fondare un partito tutto suo. Che prenderebbe meno voti della Lorenzin. Pensa “Sull’onda del prossimo spread, tornerà il mio momento”. Si sbaglia. Non tornerà, come non è tornato quello del suo yoda, Rutelli.
O quello di Claudio Martelli. Era giovane, rampante e in camicia anche lui.
Il Bomba è scoppiato. Per sopravvivere al fallout, il PCI/PD tenterà l’ennesima mutazione.
Facciamo che non gli riesca.

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C’è posta per lui https://www.carmillaonline.com/2018/09/09/ce-posta-per-lui/ Sun, 09 Sep 2018 20:00:16 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=48554 di Alessandra Daniele

“Ci fanno rivedere sempre lo stesso film” – Philip K. Dick

Dopo un decennio di proclami giustizialisti, la Banda degli Onesti grillini si ritrova socia d’un partito in bancarotta per truffa, che in pieno stile berlusconiano accusa la magistratura di trame golpiste. Il loro ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è indagato anche per sequestro di persona, un reato che prevede fino a 30 anni di galera. Come in un reality Mediaset, Salvini ha aperto in diretta la busta dell’avviso di garanzia, bevendoci su (product placement) e coinvolgendo in una chiamata di correo [...]]]> di Alessandra Daniele

“Ci fanno rivedere sempre lo stesso film” – Philip K. Dick

Dopo un decennio di proclami giustizialisti, la Banda degli Onesti grillini si ritrova socia d’un partito in bancarotta per truffa, che in pieno stile berlusconiano accusa la magistratura di trame golpiste.
Il loro ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è indagato anche per sequestro di persona, un reato che prevede fino a 30 anni di galera. Come in un reality Mediaset, Salvini ha aperto in diretta la busta dell’avviso di garanzia, bevendoci su (product placement) e coinvolgendo in una chiamata di correo tutti i suoi elettori.
Nessuno però, neanche gli stessi magistrati, s’aspetta davvero che venga processato, né tantomeno condannato, perché tutti sanno che allo stato attuale delle cose, la sua condanna provocherebbe una crisi di sistema, un esplosivo conflitto istituzionale, e forse addirittura scontri di piazza.
Grazie alla sua popolarità, dovuta a una serie di promesse irrealizzabili, e di ferini appelli ai peggiori istinti fascio-razzisti del paese, oggi Salvini è di fatto al di sopra della legge.
L’Italia non è uno Stato di Diritto, né una Democrazia moderna, e non lo è mai stata.
È un’oligarchia tribale nella quale il Cazzaro che la spara più grossa, e diventa più popolare, acquisisce così totale impunità.
Finché è popolare.
Questo quindi non significa che Salvini non possa essere rimosso. Significa che prima di essere rimosso dev’essere disinnescato.
Che quegli stessi media che l’hanno reso popolare facendogli da megafono, dovranno smascherarlo. Se e quando i loro proprietari lo riterranno conveniente per i loro interessi. Berlusconi, Zuckerberg, Murdoch.
Finora il cosiddetto Governo del Cambiamento è di fatto in totale continuità col governo precedente. Sull’Ilva è passato l’accordo stipulato da Calenda, sull’immigrazione si prosegue la linea Minniti, sui vaccini resta in vigore il decreto Lorenzin.
Il Reddito di Cittadinanza s’annuncia come un semplice ampliamento del renziano Reddito d’Inclusione, la presunta Flat Tax sarà soltanto un’agevolazione fiscale per le imprese come quella del governo Gentiloni.
Tutti i grilloverdi ora promettono il rispetto d’ogni vincolo economico imposto dall’Unione Europea.
TAV e TAP restano confermati.
Le concessioni autostradali restano ai Benetton.
Nell’incontrare Salvini, Tony Blair aveva senz’altro di che sorridere.
La vulgata mediatica però rimane quella dei Nuovi Barbari distruttori del Vecchio Ordine, e secondo i sondaggi gli elettori continuano ad abboccare.
Il compito affidato a Salvini è quello di dirottare qualsiasi malumore  popolare su profughi, mendicanti, e sfrattati.
In Italia – e non solo – non esiste più la montesquiana separazione fra i poteri, perché c’è rimasto un solo vero potere, controllato dal denaro, ed è la Propaganda.
L’unica vera sovrana d’un paese rincoglionito che vede invasori alieni dappertutto, e continua ad acclamare un Cazzaro dopo l’altro.
La capacità di manipolare il prossimo dall’interno della sua stessa mente è l’essenza del potere.
È quello l’interno che conta amministrare.
“Chi controlla la percezione della realtà, controlla la realtà” – Philip K. Dick
Esattamente come Renzi, Salvini non ha in realtà nessun controllo sulla fonte della sua impunità, e del suo potere.
Quella che la magistratura gli punta alla testa per adesso è una pistola scarica. Saranno i media a decidere se e quando metterci le pallottole.
Chi controlla la percezione di Salvini, controlla Salvini.
E l’Italia.

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Il Pistola Elettrico https://www.carmillaonline.com/2018/09/02/il-pistola-elettrico/ Sun, 02 Sep 2018 17:00:04 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=48441 di Alessandra Daniele

È evidente quanto Matteo Salvini ci tenga ad essere considerato il ministro dell’Interno più carogna del dopoguerra. In realtà, al confronto con tanti dei suoi predecessori – Scelba, Andreotti, Tambroni, Cossiga, lo stesso Minniti, allievo di Cossiga – Salvini è appena un bulletto, la cui boria è resa ancora più grottesca dall’inefficacia. Quasi tutti i migranti che ha cercato di respingere finora sono sbarcati e rimasti in Italia. La sua Operazione Spiagge Sicure è stata un fallimento avvilente. La promessa di abolire la legge Fornero al primo Consiglio dei [...]]]> di Alessandra Daniele

È evidente quanto Matteo Salvini ci tenga ad essere considerato il ministro dell’Interno più carogna del dopoguerra. In realtà, al confronto con tanti dei suoi predecessori – Scelba, Andreotti, Tambroni, Cossiga, lo stesso Minniti, allievo di Cossiga – Salvini è appena un bulletto, la cui boria è resa ancora più grottesca dall’inefficacia. Quasi tutti i migranti che ha cercato di respingere finora sono sbarcati e rimasti in Italia. La sua Operazione Spiagge Sicure è stata un fallimento avvilente. La promessa di abolire la legge Fornero al primo Consiglio dei ministri non s’è realizzata neanche al dodicesimo.
Non solo Salvini non è il ministro dell’Interno più duro del dopoguerra, ma a ben vedere non è neanche un ministro dell’Interno.
È un’arma di distrazione di massa. Una Mossa Kansas City vivente.
Un Cazzaro.
Però, quando il sole è al tramonto, anche i nani proiettano lunghe ombre.
E gli androidi sognano pistole elettriche.
Berlusconi è tornato a proiettare la sua lunga ombra sul governo, assicurandosi il commissario straordinario alla ricostruzione del ponte Morandi, Giovanni Toti, filo-Benetton. E congratulandosi con Salvini per il suo avviso di garanzia, in sintonia con Di Maio, che ha confermato la nuova linea garantista del Movimento 5 Stelle, dicendo che il socio deve assolutamente rimanere al suo posto.
In effetti un ministro dell’Interno indagato per arresto illegale e sequestro di persona è proprio quello che ci vuole per le Forze dell’Ordine italiane.
Salvini sembra uno di quei Cattivi da B movie che minacciano sfracelli planetari, ma alla fine riescono solo a torturare qualche poveraccio inerme, per dimostrare al pubblico quanto sono cattivi, così che esulti quando il Buono li disintegra.
I gialli 5 Stelle sono i suoi Minions. Ci somigliano anche, soprattutto Toninelli.
Salvini ha pure un nick sfigato: “il Capitano”. Data la sua concezione delle leggi del mare, il riferimento dev’essere Capitan Uncino.
Oggi la vulgata mediatica è che tutto gli giovi, tutto gli porti consenso: fallimenti, denunce, prese per il culo, figure di merda, che comunque la sua popolarità possa solo aumentare.
Stronzate.
Salvini è un prodotto, e come tale ha una data di scadenza.
La tigre che sta cavalcando non è né fedele, né paziente.
E alla fine disarciona sempre.
I rais come lui hanno tutti la stessa parabola: prima il Capitale li adopera per controllare le masse. Poi li abbatte, le stesse masse che li hanno acclamati li linciano, e tornano a farsi sfruttare come prima, grate del ripristino della Democrazia.
Salvini cadrà, abbattuto innanzitutto dagli sponsor che lo hanno creato, trasformando un fancazzista da telequiz nel Duce Verde. Al momento giusto basterà un’intercettazione, una casa di Montecarlo, e tutto il peso delle promesse non mantenute gli crollerà addosso, schiacciandolo.
Gli stessi che oggi lo acclamano, lo seppelliranno, passando al rais successivo.
E tutto ricomincerà da capo.

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Il Governo Tenco https://www.carmillaonline.com/2018/08/26/il-governo-tenco/ Sun, 26 Aug 2018 17:00:22 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47988 di Alessandra Daniele

“Sì, lo so che questa non è certo la vita Che ho sognato un giorno per noi Vedrai, vedrai che cambierà Forse non sarà domani Ma un bel giorno cambierà Vedrai, vedrai Non son finito sai Non so dirti come e quando Ma vedrai che cambierà”.

Dopo averle votate e rinnovate per anni, oggi la Lega non ha nessuna reale intenzione di revocare le concessioni ai Benetton come ha promesso il cosiddetto Governo del Cambiamento. Quindi Salvini ha passato tutta la settimana a fare l’unica cosa di cui è capace: dirottare l’attenzione sul [...]]]> di Alessandra Daniele

“Sì, lo so che questa non è certo la vita
Che ho sognato un giorno per noi
Vedrai, vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà
Vedrai, vedrai
Non son finito sai
Non so dirti come e quando
Ma vedrai che cambierà”.

Dopo averle votate e rinnovate per anni, oggi la Lega non ha nessuna reale intenzione di revocare le concessioni ai Benetton come ha promesso il cosiddetto Governo del Cambiamento.
Quindi Salvini ha passato tutta la settimana a fare l’unica cosa di cui è capace: dirottare l’attenzione sul solito capro espiatorio, l’ennesimo sparuto gruppo di profughi appositamente bloccati su una nave.
Il disumano, infame diversivo ha fatto comodo anche al PD, che ha potuto recitare la parte del poliziotto buono, fingendo di non essere corresponsabile delle torture subite dai migranti nei lager finanziati dalla dottrina Minniti.
La nave coi profughi presi in ostaggio dal governo italiano però era italiana, perciò l’Unione Europea non ha ceduto al ricatto mediatico, e stavolta non ha neanche finto d’accettare di accoglierne alcuni.
L’UE non è migliore di Salvini. E ci ha assegnato il ruolo di buttafuori, non di buttadentro.
Pupazzetto Di Maio ha quindi alzato la posta, impiccandosi – inutilmente – all’ennesima promessa cazzara: smettere di versare i contributi italiani all’Unione Europea. Una vecchia idea di Renzi. “Smetto quando voglio” ha dichiarato. Subito smentito dal ministro degli Esteri.
Intanto Salvini finiva indagato per abuso d’ufficio, arresto illegale, e sequestro di persona.
Alla fine è intervenuta la Conferenza Episcopale Italiana, offrendosi di risolvere accogliendo i profughi ovviamente in Italia.
Salvini ha ceduto, spacciando la terribile figura di merda per una vittoria, ed ha autorizzato lo sbarco.
Adesso il suo governicchio ha un grosso debito pure col Vaticano. Possiamo definitivamente scordarci che gli faccia pagare l’Ici.
Ma ricapitoliamo le principali promesse con le quali i Cazzari Grilloverdi avevano (separatamente) vinto le elezioni:

  • Abolizione totale della legge Fornero
  • Ripristino dell’articolo 18
  • Reddito di cittadinanza o Pensione di cittadinanza per 5 milioni di poveri
  • Flat Tax per tutti
  • Asili nido gratis
  • Internet a banda larga gratis
  • Abolizione delle accise
  • Abolizione degli studi di settore, Redditometro e Spesometro
  • Legge anti-corruzione e mafia degli appalti
  • Blocco di TAV e TAP
  • Legge contro il conflitto di interessi
  • Ministero per le disabilità
  • Rimpatrio immediato di 600 mila immigrati
  • Riconversione ecologica dell’Ilva

Verrà il giorno in cui torturare profughi bloccandoli su una nave non basterà più per distrarre gli italiani dai disastri, e dalle promesse non mantenute. Per quel momento, Salvini e Di Maio hanno un Piano B:

  • Fase uno: Dare la colpa all’Europa.
  • Fase due: Darsi la colpa a vicenda
  • Fase tre: Far cadere il governo, e passare mano a un tecnico che faccia tutto il lavoro sporco, e si prenda tutta la colpa.
  • Fase quattro: Tornare a votare, e rivincere con le stesse promesse irrealizzabili, perché tanto gli elettori italiani hanno la memoria d’un pesce rosso e l’intelligenza d’una spugna di mare.

Funzionerà di nuovo?

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L’estate sta finendo https://www.carmillaonline.com/2018/08/05/lestate-sta-finendo/ Sun, 05 Aug 2018 17:00:54 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47651 di Alessandra Daniele

C’è una semplice verità che molti ben intenzionati sembrano dimenticare, e che vale quindi la pena ripetere: se qualcuno cita Mussolini, sventola fucili, e invoca censimenti razziali, dargli del fascista non lo danneggia. Perché lo è, e ci tiene a sembrarlo.  Confermare l’immagine che qualcuno vuol dare di sé non è il miglior modo per combatterlo. Ciò che invece bisogna evidenziare è quello che di sé cerca di nascondere, e far dimenticare. Salvini è un pollo d’allevamento, esattamente come Renzi. Un cazzaro perdigiorno, habitué dei quiz Mediaset, trasformato nel Duce Verde [...]]]> di Alessandra Daniele

C’è una semplice verità che molti ben intenzionati sembrano dimenticare, e che vale quindi la pena ripetere: se qualcuno cita Mussolini, sventola fucili, e invoca censimenti razziali, dargli del fascista non lo danneggia.
Perché lo è, e ci tiene a sembrarlo. 
Confermare l’immagine che qualcuno vuol dare di sé non è il miglior modo per combatterlo.
Ciò che invece bisogna evidenziare è quello che di sé cerca di nascondere, e far dimenticare.
Salvini è un pollo d’allevamento, esattamente come Renzi.
Un cazzaro perdigiorno, habitué dei quiz Mediaset, trasformato nel Duce Verde dai media berlusconiani.
I bicipiti virtuali che mostra sui social in realtà non ha mai dovuto usarli, perché ha rimpiazzato una leadership leghista già morta e sepolta dagli scandali, sostituendo la cazzata del Federalismo con quelle del Lepenismo.
Sopraffare i pupazzetti grillini è stato ancora più facile, sfruttando l’onda ferale del razzismo.
Salvini non è “Il virus dell’intolleranza”, la tolleranza è già morta.
Salvini è un batterio saprofita.
È un pedestre emulatore che cerca di farsi attribuire tutte le vittime della dottrina Minniti-Macron, e ci riesce perché fa il cazzone su Twitter.
Salvini non è “Il ministro della Malavita”, che si sceglie rappresentanti più seri e capaci.
Salvini è un fake.
In Italia il fascismo è mainstream da tempo. Gli italiani sono stati di nuovo efficacemente convinti che le stimmate della leadership salvifica siano arroganza e ignoranza, e che le colpe delle élite non debbano pagarle le élite, ma naufraghi e mendicanti.
L’Italia del 2018 non è migliore di quella del 1938, è più ipocrita: ha delocalizzato i campi di concentramento, ha subappaltato l’orrore.
Il governo Grilloverde non è la causa della deriva fascista, è l’effetto. E al momento è esattamente il governo che serve alle élite.
Se Lega e Movimento 5 Stelle avessero governato separati, alla fine uno si sarebbe giovato della rovina dell’altro. Per questo il PD ha rifiutato l’alleanza col M5S, e Berlusconi ha allentato il guinzaglio alla Lega: bisogna che le due forze “populiste” governino insieme, perché affondino entrambe.
Salvini sembra uno di quei personaggi da horror story creati apposta per rendere simpatico il mostro che li sbranerà per primi.
Di Maio ricorda invece il personaggio che propone di trattare col mostro, e finisce divorato per secondo (o contorno).
Ogni giorno che passa, è più forte l’impressione che questo governo sia in realtà solo esca viva da servire al mostro in agguato alla fine dell’estate.
Quando, nelle intenzioni, i fascisti balneari saranno sacrificati. E torneranno quelli in loden.

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Idios Nation https://www.carmillaonline.com/2018/07/18/idios-nation/ Wed, 18 Jul 2018 14:00:29 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47462 di Alessandra Daniele

Le ONG denunciano le stragi nel Mediterraneo da anni. I media però, dopo averlo creato, adesso con Salvini non adoperano la stessa ossequiosa reticenza che riservavano a Minniti. Gliele sbattono in faccia. Giustamente, ma inutilmente. I salviniani guardano i morti, ma non li vedono. Li chiamano pupazzi, fotomontaggi, fake news. Si proclamano nazionalisti, in realtà dimostrano la dissoluzione dell’Italia. Gli italiani ormai non sono soltanto incapaci d’una cultura condivisa, ma anche d’una realtà condivisa.

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di Alessandra Daniele

Le ONG denunciano le stragi nel Mediterraneo da anni. I media però, dopo averlo creato, adesso con Salvini non adoperano la stessa ossequiosa reticenza che riservavano a Minniti.
Gliele sbattono in faccia. Giustamente, ma inutilmente. I salviniani guardano i morti, ma non li vedono. Li chiamano pupazzi, fotomontaggi, fake news.
Si proclamano nazionalisti, in realtà dimostrano la dissoluzione dell’Italia.
Gli italiani ormai non sono soltanto incapaci d’una cultura condivisa, ma anche d’una realtà condivisa.

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