Mario Monti – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sat, 18 Jan 2025 05:58:27 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Ritornare a Westfalia? https://www.carmillaonline.com/2017/08/03/ritornare-a-westfalia/ Wed, 02 Aug 2017 22:01:53 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=39674 di Sandro Moiso

Andrew Spannaus, LA RIVOLTA DEGLI ELETTORI. Il ritorno dello Stato e il futuro dell’Europa, Mimesis Edizioni 2017, pp. 110, € 10, 00

Occorre ripartire dal Trattato di Westfalia, l’intesa che mise fine alla guerra dei trent’anni nel 1648, e che pose le basi del diritto internazionale per secoli, per comprendere il testo di Andrew Spannaus recentemente edito da Mimesis. Già autore di un testo sulla prevedibile vittoria di Trump, pubblicato lo scorso anno dallo stesso editore e recensito all’epoca su Carmilla (“Perché vince Trump”), l’autore prosegue nella sua ricostruzione dei motivi e delle ragioni che hanno portato [...]]]> di Sandro Moiso

Andrew Spannaus, LA RIVOLTA DEGLI ELETTORI. Il ritorno dello Stato e il futuro dell’Europa, Mimesis Edizioni 2017, pp. 110, € 10, 00

Occorre ripartire dal Trattato di Westfalia, l’intesa che mise fine alla guerra dei trent’anni nel 1648, e che pose le basi del diritto internazionale per secoli, per comprendere il testo di Andrew Spannaus recentemente edito da Mimesis.
Già autore di un testo sulla prevedibile vittoria di Trump, pubblicato lo scorso anno dallo stesso editore e recensito all’epoca su Carmilla (“Perché vince Trump”), l’autore prosegue nella sua ricostruzione dei motivi e delle ragioni che hanno portato al successo (relativo) dei cosiddetti movimenti populisti al di qua e al di là dell’Atlantico. Con un attenzione particolare, come si deduce dal titolo, alle contraddizioni venutesi a sviluppare in Europa tra governati e governanti.

Per l’autore “L’idea di Westfalia è semplice: «gli Stati sono responsabili per il proprio territorio e i propri cittadini, e altri Stati non dovrebbero interferire con nessuno dei due». È stato il principio guida nelle relazioni tra le nazioni occidentali per tre secoli, anche se ignorato abbondantemente nei confronti di altre aree del mondo, con l’imperialismo coloniale.”
Proprio dall’abbandono di tale principio governativo ed organizzativo egli fa derivare le attuali tendenze populiste o, come dichiara il titolo stesso, la rivolta degli elettori nei confronti delle élite.

La costruzione dell’Europa Unita si è basata infatti su una progressiva cessione dei compiti e delle scelte dei singoli governi nazionali ad un ente sovranazionale che spesso compare sotto le spoglie della Banca Centrale Europea ancor più che del parlamento di Bruxelles, che dovrebbe costituire la sede ideale per il dibattito tra i rappresentanti “democraticamente” eletti dai cittadini europei al fine di giungere a soluzioni politicamente condivise.

In effetti però ciò che ha finito col trionfare è stato uno stato di permanente eccezionalità che ha giustificato azioni di intervento decisamente autoritario sulle costituzioni dei singoli stati (come nel caso del “famigerato” pareggio di bilancio inserito nella Costituzione italiana modificando gli articoli 81, 97, 117 e 119 con la legge costituzionale 1/2012 entrata in vigore l’8 maggio 2012) e sulle decisioni degli stessi governi. Regime di eccezionalità che in Italia si è fatto sentire a partire dalla caduta “accelerata” del Governo Berlusconi nell’autunno del 2011 e ben riassunto (e giustificato) nelle parole di Mario Monti, riportate dal testo: “Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, e di grave crisi, per fare passi avanti… E’ chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni [di sovranità] solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore a farle, perché c’è una crisi in atto visibile e conclamata”.

Questo regime di permanente eccezionalità, che ha giustificato negli ultimi anni tagli di spesa pubblica, manovre di aggiustamento ai danni di cittadini e lavoratori e immensi favori nei confronti della finanza internazionale, ha finito però col dare vita ad uno scontento generalizzato e acefalo che nel corso del 2016 ha visto il voto favorevole alla Brexit in Gran Bretagna e la clamorosa sconfitta del progetto renziano di riforma costituzionale.

Questi due episodi, insieme alla vittoria di Trump alle ultime elezioni presidenziali americane, divengono centrali all’interno della ricostruzione che Spannaus fa del diffondersi a livello politico dei movimenti populisti. Movimenti che vengono anche presi in esame a proposito del loro parziale “fallimento” nel corso delle elezioni nazionali svoltesi in Europa, nel corso del 2017, in Olanda e in Francia.
Pur essendo convinto che tali movimenti non potranno giungere al successo nemmeno nella Germania di Angela Merkel, l’autore ritiene comunque che le vittorie dei rappresentanti e dei partiti “europeisti” non costituiscano altro che vittorie di Pirro degli stessi.

Il fatto che la protesta non ha travolto le istituzioni non significa che i problemi sono stati risolti. Anzi, diventa ancora più importante affrontarli, pena il dilagare in un futuro prossimo di una sfiducia ancora più profonda tra la popolazione e una nuova tornata di proteste meno gestibili.
L’esempio più evidente è quello di Donald Trump negli Stati Uniti. Per mesi la grande stampa e la classe politica hanno trattato Trump come un fenomeno inspiegabile, se non attraverso i pregiudizi di una classe di americani poco istruiti. Non si è voluto guardare ai motivi veri per cui un candidato così imperfetto riuscisse a raccogliere così tanti voti, e alla fine le istituzioni hanno pagato il prezzo, ritrovandosi un corpo estraneo alla Casa Bianca.
Trump è stato eletto perché ha acceso i riflettori su due grandi temi: la perdita dei posti di lavoro nell’industria e il fallimento della politica estera. Sono temi fondamentali, a prescindere dalla capacità o volontà reali di risoluzione del neopresidente. […] Lo stesso ragionamento vale per l’Europa. La protesta è cresciuta per via di politiche che hanno privato i governi di quel potere di iniziativa che avevano utilizzato in modo così efficace fino agli anni Settanta, per raggiungere un livello alto di benessere economico e sociale. Gli effetti negativi della globalizzazione non si sono prodotti per caso, grazie a inevitabili cambiamenti internazionali: sono il risultato di scelte politiche ben precise, che possono anche essere riviste.

Ma, al di là dei dati e delle spiegazioni che Spannaus fornisce a dimostrazione della sua tesi, ciò che può essere di reale interesse all’interno del testo è costituito dalle ricette che l’autore suggerisce per far fronte alla crisi economica che travaglia le economie e le società occidentali e i provvedimenti che i governi in carica dovrebbero applicare.
Partendo dal presupposto che “I grandi temi alla base della rivolta degli elettori che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca hanno un denominatore comune: la sovranità. La globalizzazione economica e finanziaria è osteggiata perché ha favorito la delocalizzazione del lavoro e perché ha permesso alla finanza speculativa di acquisire un potere spropositato sulla politica degli Stati. Tutto questo si basa sull’eliminazione dei confini, soprattutto in termini economici: ormai le grandi società e i grandi capitali possono spostarsi con facilità, un fattore che condiziona pesantemente le decisioni dei governanti che devono fare i conti con la nuova realtà dei “mercati internazionali”, spesso più potenti degli strumenti legislativi nazionali.” Spannaus giunge ad affermare che “Il fallimento dell’élite occidentale è strettamente collegato all’abbandono del concetto di sovranità. Una certa visione del mondo, da attuare con strumenti a volte democratici e a volte no, ha facilitato le politiche che hanno fomentato il malcontento di grossi segmenti della popolazione, che a sua volta vedono in questi “valori” della globalizzazione una minaccia non solo al proprio benessere, ma ancora di più alla propria identità.
Oggi, l’idea di un ritorno al “nazionalismo” viene considerato pericoloso, per forza negativo, in quanto associato alle guerre del passato. A guardare bene, però, una ripresa del concetto di sovranità nazionale sembra particolarmente importante proprio per contrastare la perpetuazione degli errori più gravi del mondo occidentale negli ultimi decenni.

Il nazionalismo identitario ed economico diventa così l’apparente soluzione, tipica del populismo, dei problemi sociali ed economici. Da qui il ritorno a Westfalia e al riconoscimento dei confini e dei poteri nazionali. In una prospettiva che non si allontana nemmeno di una virgola dalla vecchia concezione borghese, poi socialdemocratica e fascista, del mondo. Ma è davvero questa l’unica, fuorviante a parere di chi scrive, prospettiva possibile per il movimento antagonista?
Oppure sarebbe meglio, approfittando dell’abolizione dei confini e dei fasulli governi nazionali operata dal capitalismo stesso (i cui limiti secondo Marx erano rappresentati dal modo di produzione capitalistico medesimo), operare al fine di ritrovare un’unità internazionale dei lavoratori e dei movimenti di lotta?

Spannaus sottolinea le scelte di Trump e le loro conseguenze possibili, condivise da milioni di elettori e lavoratori americani: “Il 23 gennaio 2017 il presidente Donald Trump ha firmato un decreto per certificare il ritiro degli Stati Uniti dal Trans-Pacific Partnership (TPP), l’accordo commerciale che l’amministrazione precedente aveva negoziato per anni con altri undici paesi dell’area del Pacifico. Questo ordine esecutivo rappresenta un primo passo verso una nuova direzione, controversa, della politica commerciale americana.[…] Le bordate di Trump contro gli accordi di libero scambio hanno provocato una risposta di orrore in buona parte del mondo politico e accademico. Le temute politiche “protezionistiche”, che economisti di destra e di sinistra ci hanno assicurato essere la formula per il disastro, sembrano essere tornate in auge, minacciando di riportare il mondo a un passato terribile quando i governi intervenivano troppo nell’economia.1

I dati successivi alle politiche di delocalizzazione del lavoro sono certamente allarmanti: “Il numero totale dei posti di lavoro nelle manifatture negli Stati Uniti è crollato di oltre 7 milioni di unità dal 1980, men¬tre la popolazione complessiva è cresciuta di quasi 100 milioni di individui. In termini percentuali, attualmente i lavoratori nelle manifatture rappresentano solo l’8% della forza lavoro, circa un terzo rispetto al 1970. È risaputo che gran parte di questi lavoratori ora si trovi con impieghi meno retribuiti in termini reali e più precari, sempre che abbiano ancora un posto di lavoro. Una delle risposte più abusate dagli esperti è che la perdita del lavoro industriale non è dovuta al commercio, ma alla tecnologia. L’automazione sta accelerando e lo farà ancora di più con la rivoluzione digitale. Si produce di più con meno lavoratori al giorno d’oggi, una tendenza irreversibile.2

La spiegazione non convince certo né i lavoratori, né coloro che, come l’autore, in un ritorno alle politiche protezionistiche vedono una possibile panacea.
Come mai buona parte dei prodotti di consumo comprati negli Usa e in Europa vengono prodotti in paesi come la Cina, il Bangladesh, il Messico e il Guatemala? La tecno¬logia non fornisce la risposta; gli stipendi e i costi operativi bassi sì.
Un argomento più coerente è quello dei prezzi. Si dice che in molti settori ad alta intensità di lavoro i processi produttivi siano semplice¬mente troppo costosi per rimanere nei paesi più avanzati, e quindi il commercio mantiene i prezzi bassi. Cosa direbbero i consumatori del¬le fasce basse se non potessero trovare i beni economici a Wal-Mart?
Si tratta di un problema reale, che solleva questioni complesse su come invertire la corsa verso il basso dell’economia low-cost, ma è possibile cambiare rapidamente la prospettiva se si adotta una visione più a lungo termine: perché i poveri (compresi i working poor) non possono permettersi beni più costosi? Non ha a che fare proprio con la perdita di posti di lavoro ben pagati? Uno sguardo veloce al mondo mostra la debolezza della tesi che i costi bassi siano essenziali per il benessere economico. I paesi più ricchi non sono caratterizzati dai costi bassi; è proprio il contrario.
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Citando l’economista americano Henry Carey che, nel 1851, scrisse L’armonia degli interessi, Spannaus ricorda che: “Nel suo libro Carey esprime una visione che è ancora oggi pertinente: a lungo termine o la condizione dei lavoratori sfruttati in altre aree del mondo sarebbe stata innalzata, avvicinandosi a quella dei paesi più sviluppati, oppure il lavoratore americano sarebbe stato abbassato al livello delle persone sfruttate dal sistema imperiale.
La premessa centrale di Carey è che “ogni uomo è un consumatore nella misura in cui produce”; cioè, se produci qualcosa, avrai il reddito necessario anche per consumare, e alla fine aumenterà il commercio. Quest’idea sarebbe considerata terribilmente antiquata da parte di molti economisti oggi. Eppure, per i lavoratori americani ed europei che hanno vissuto la fase recente di globalizzazione è fin troppo reale
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Ecco quindi riproporre un’impossibile unità di interessi tra lavoratori ed economia nazionale, in nome della produttività e del lavoro industriale, in cui il vantaggio consumistico del lavoratore sembra discendere direttamente dal vantaggio della propria impresa o del proprio stato di appartenenza nel mercato mondiale. Ora, senza citare obbligatoriamente il Discorso sul libero scambio di Karl Marx, è evidente che una tale visione giustifica sia il rilancio dell’estrazione e dell’uso del carbone promesso da Trump ai minatori impoveriti degli stati dell’Est sia, altro esempio, la “compartecipazione” dei lavoratori dell’ILVA di Taranto alla distruzione della vita e dell’ambiente in nome del valore-lavoro oppure le speranze riposte negli effetti benefici delle Grandi Opere. Ma una tale visione sta proprio alla base della concezione economica e politica interclassista.

Serve un nuovo approccio alla politica commerciale, per iniziare un cambiamento fondamentale che archivi le politiche low-cost, anti-produttive degli ultimi decenni. Servono misure specifiche da attuare per cominciare a cambiare, prendendo spunto da concetti già presenti nel dibattito politico attuale. Per cominciare, si considerino i dazi.5 Dazi ovvero protezionismo, ovvero accettazione del principio di concorrenza con i lavoratori degli altri stati o dell’esclusione dei lavoratori immigrati dai diritti dei lavoratori residenti: una politica di separazione all’interno del mondo del lavoro che va in direzione esattamente opposta a quella che si prospettava poco sopra.

Direzione, quella del protezionismo economico, che non può avere alla fine altri sbocchi che non siano quello della guerra (inevitabile nell’epoca dell’imperialismo finanziario), accompagnato da quello, ancor più tragico, della passiva accettazione della stessa da parte dei lavoratori, in nome del supremo interesse nazionale.
Magari attraverso la riproposizione, qui in Occidente dove la questione nazionale si è chiusa almeno da un secolo, di un terzo risorgimento, così come già fu qui in Italia quella del secondo risorgimento destinata a castrare e soffocare qualsiasi elemento di autonomia e azione proletaria e rivoluzionaria all’interno della lotta di Liberazione dal fascismo e dal capitale.

Il testo di Spannaus può perciò aiutarci, anche se in negativo, a riflettere su tutto ciò e questo può costituire già per sé un motivo sufficiente per una sua attenta lettura.


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Il rimpasto nudo https://www.carmillaonline.com/2017/01/08/il-rimpasto-nudo/ Sun, 08 Jan 2017 20:04:40 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=35689 di Alessandra Daniele

“Questo governo non è il Renzi bis, è il Monti quater” Alberto Bagnai, economista, a Coffee Break

Non è difficile riconoscere nella plumbea sobrietà di Mattarella e Gentiloni la stessa matrice di Monti. Lo stesso sprezzante classismo del ministro del Lavoro Poletti, parallelo al classismo razzista del ministro dell’Interno Minniti. La reificazione sistematica degli esseri umani da vendere e comprare come un pacchetto di sigarette, classificati in base al loro valore di mercato, espressa in modo così eloquente dalla definizione “migranti economici”. Dopo il crollo rovinoso della facciata posticcia renziana è di nuovo sotto gli occhi di tutti il volto metallico [...]]]> di Alessandra Daniele

“Questo governo non è il Renzi bis, è il Monti quater”
Alberto Bagnai, economista, a Coffee Break

Non è difficile riconoscere nella plumbea sobrietà di Mattarella e Gentiloni la stessa matrice di Monti.
Lo stesso sprezzante classismo del ministro del Lavoro Poletti, parallelo al classismo razzista del ministro dell’Interno Minniti.
La reificazione sistematica degli esseri umani da vendere e comprare come un pacchetto di sigarette, classificati in base al loro valore di mercato, espressa in modo così eloquente dalla definizione “migranti economici”.
Dopo il crollo rovinoso della facciata posticcia renziana è di nuovo sotto gli occhi di tutti il volto metallico della tecnocrazia al potere.
Quell’oligarchia finanziaria che aveva scelto Renzi come frontman, sperando che catalizzasse le spinte antisistema per metterle al servizio del solito piano di smantellamento della Costituzione antifascista, e sostituzione della Repubblica democratica con un’altra struttura più congeniale alle esigenze del mercato.
Gli era quindi stato affidato il volante del PD perché lo guidasse alla vittoria.
Matteo Renzi l’ha schiantato contro un muro.
Tre volte di seguito.
Regionali, comunali, referendum.
Nonostante il sostegno di tutti i poter forti, con l’adesione compatta e servile dei media mainstream, in soli due anni il Cazzaro, coi suoi strapagati consigliori americani, le sue ministre-immagine, e tutta la sua corte di spocchiosi incapaci, ha perso tutto quello che c’era da perdere.
Matteo Renzi non è solo un perdente, è un recordman della disfatta.

Dopo il crash del renzismo, il Sistema s’è riavviato ripristinando la configurazione precedente. L’oligarchia si ritrova ancora una volta a dover escogitare una legge elettorale che rappresenti la volontà popolare il meno possibile, e nello stesso tempo consenta Grossolane Koalition permanenti, telecomandate dall’Unione Europea, sulle quali l’esito del voto possa produrre al massimo un rimpasto con l’espulsione di qualche sottosegretario indigesto, sputacchiato fuori come i canditi del panettone.
Dato il suo fallimento, gli interessi e la carriera di Renzi non sono più in cima alle preoccupazioni dei suoi committenti.
Gliel’ha detto chiaro Mattarella nel messaggio di fine anno: Matteo stai sereno, non si voterà né quando né come servirebbe a te.
Tutte le trattative sono riaperte.
L’era della velocità è finita.

La mia rubrica Schegge Taglienti compie nove anni.
Il primo post riguardava il dibattito sulla legge elettorale:

Allora Ponzio Pilato chiese alla folla di scegliere tra Gesù e Barabba, e subito la folla si divise.
Metà chiedeva di votare col sistema uninominale secco, l’altra metà preferiva il proporzionale con sbarramento al 3%.
Allora Ponzio Pilato chiese alla folla di scegliere con quale sistema scegliere,
e subito la folla si divise.
Metà chiedeva una raccolta di firme per un referendum propositivo, l’altra metà preferiva una legge costituzionale da sottoporre a referendum abrogativo.
Allora Ponzio Pilato chiese alla folla di scegliere con quale sistema scegliere il sistema col quale scegliere, e subito la folla si divise.
Metà chiedeva l’istituzione di una commissione apposita, l’altra metà preferiva il televoto.
Allora Ponzio Pilato guardò Gesù e Barabba, e lanciò una moneta.
Uscì croce.

La moneta di Pilato ovviamente ha due croci.

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Gli eBook di Carmilla: L’Era del Cazzaro, di Alessandra Daniele https://www.carmillaonline.com/2016/05/30/gli-ebook-carmilla-lera-del-cazzaro/ Mon, 30 May 2016 21:07:42 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=30836 di Alessandra Daniele

cover1Dopo Fuga di Mauro Baldrati e Malevisione di Marilù Oliva, L’Era del Cazzaro è il terzo eBook gratuito della nostra collana carmilliana. Mentre sceglievo e impaginavo i corsivi per questo best of della mia rubrica Schegge Taglienti, mi sono resa conto che nel sub-universo nel quale ci troviamo il tempo non scorre in modo cronologico, ma alfabetico. Dopo l’era Andreotti abbiamo avuto l’era Berlusconi. Adesso tocca alla C di Cazzaro. Una metastasi dell’era precedente. Di Matteo Renzi non conta il nome, ma [...]]]> di Alessandra Daniele

cover1Dopo Fuga di Mauro Baldrati e Malevisione di Marilù Oliva, L’Era del Cazzaro è il terzo eBook gratuito della nostra collana carmilliana.
Mentre sceglievo e impaginavo i corsivi per questo best of della mia rubrica Schegge Taglienti, mi sono resa conto che nel sub-universo nel quale ci troviamo il tempo non scorre in modo cronologico, ma alfabetico.
Dopo l’era Andreotti abbiamo avuto l’era Berlusconi. Adesso tocca alla C di Cazzaro. Una metastasi dell’era precedente.
Di Matteo Renzi non conta il nome, ma solo la qualifica. Non perché Andreotti e Berlusconi non fossero cazzari, ma perché Renzi è soltanto un cazzaro.
Non è nient’altro.
Chi lo appoggia per opportunismo lo sa bene, chi lo sostiene per cieca disperazione, temendo un vuoto di potere in sua assenza, non si rende conto che Renzi stesso è il Vuoto al potere.
Il vuoto entropico che è lo Zeitgeist di quest’era, in tutto il mondo.
Un vuoto famelico che come un buco nero risucchia le nostre vite e le nostre storie nel nulla.
Finché non sapremo darci la spinta necessaria per uscire da quest’orbita.

Per scaricare l’ebook L’Era del Cazzaro: EPUB, MOBI, PDF

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La voce del Cazzaro https://www.carmillaonline.com/2016/02/28/la-voce-del-cazzaro/ Sun, 28 Feb 2016 19:48:56 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=28864 telefonodi Alessandra Daniele

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta della National Security Agency degli Stati Uniti.

Cari italiani, Sappiamo che state protestando perché intercettiamo i vostri premier. In realtà dovremmo essere noi a lamentarci, perché i vostri premier sono una rottura di coglioni tremenda. Specialmente quello attuale. Logorroico, petulante, ignorante, cazzaro. Gli agenti addetti a sbobinare le sue registrazioni reggono pochissimo, il turnover è frenetico. Almeno Berlusconi era buffo, c’era la possibilità d’ascoltare qualche porcata, ma da Monti in poi siete andati sempre peggio. Intercettare Monti era come guardare il vostro Consorzio Nettuno alle tre di notte. Ci si [...]]]>
telefonodi Alessandra Daniele

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta della National Security Agency degli Stati Uniti.

Cari italiani,
Sappiamo che state protestando perché intercettiamo i vostri premier. In realtà dovremmo essere noi a lamentarci, perché i vostri premier sono una rottura di coglioni tremenda.
Specialmente quello attuale.
Logorroico, petulante, ignorante, cazzaro. Gli agenti addetti a sbobinare le sue registrazioni reggono pochissimo, il turnover è frenetico.
Almeno Berlusconi era buffo, c’era la possibilità d’ascoltare qualche porcata, ma da Monti in poi siete andati sempre peggio.
Intercettare Monti era come guardare il vostro Consorzio Nettuno alle tre di notte. Ci si poteva addormentare sul lavoro per ore senza perdersi niente.
Con Letta era come intercettare il monoscopio.
Renzi però è insopportabile.
I nostri agenti sono professionisti solidi, addestrati a lavorare under pressure, e abituati ad ascoltare di tutto, ma dopo un’ora dei suoi giochi di parole si strappano gli auricolari urlando “Basta cazzate, basta, basta!”
Alcuni di loro sono dovuti andare in terapia.
Secondo i nostri sondaggi, ormai soltanto il 10% scarso degli italiani crede ancora alle cazzate di Renzi.
Può sembrare impossibile che in Italia siano rimasti così pochi imbecilli. Il fatto è che ormai anche la maggior parte degli imbecilli non gli crede più. Né lo sopporta.
Il vostro attuale premier è una tale rottura di coglioni che a volte anche a noi viene voglia di buttarlo giù. Far cadere il suo governo.
Non sarebbe certo difficile, visto che si regge esclusivamente sui voti di Alfano e Verdini, ma ci serve ancora.
Per la guerra all’ISIS. Per la guerra all’UE.
Quindi purtroppo ai nostri agenti toccherà sopportarlo.
Ce ne dispiace, perché noi americani teniamo molto ai nostri agenti, come il vostro presidente Mattarella ha dimostrato di sapere bene, ma purtroppo in questo caso dovranno sacrificarsi.
Almeno per un altro po’.
Il vostro prossimo premier cercheremo di sceglierlo meglio.
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Il terzo cazzaro di Fatma https://www.carmillaonline.com/2015/08/23/il-terzo-cazzaro-di-fatma/ Sun, 23 Aug 2015 18:04:02 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=24597 di Alessandra Daniele

matteiLa popolarità di Renzi si squaglia tristemente come una palla di gelato cascata nella sabbia, per lui è troppo tardi per tentare la manovra Tsipras. Intanto le ambizioni di Salvini finiscono spiaccicate come zanzare sotto le ciabatte vaticane, ha tentato la volata troppo presto. A quale aspirante Cavaliere toccherà adesso provare ad estrarre l’Italibur, l’Excalibur italica, dalla montagna di merda nella quale è sepolta? Matteo Renzi a La Ruota della Fortuna, Matteo Salvini a Doppio Slalom: se vogliamo sapere chi sarà il prossimo leader degli italiani, il vero [...]]]> di Alessandra Daniele

matteiLa popolarità di Renzi si squaglia tristemente come una palla di gelato cascata nella sabbia, per lui è troppo tardi per tentare la manovra Tsipras. Intanto le ambizioni di Salvini finiscono spiaccicate come zanzare sotto le ciabatte vaticane, ha tentato la volata troppo presto. A quale aspirante Cavaliere toccherà adesso provare ad estrarre l’Italibur, l’Excalibur italica, dalla montagna di merda nella quale è sepolta?
Matteo Renzi a La Ruota della Fortuna, Matteo Salvini a Doppio Slalom: se vogliamo sapere chi sarà il prossimo leader degli italiani, il vero erede di Berlusconi, non dobbiamo perdere tempo in inutili analisi politologiche, dobbiamo spulciare l’archivio dei telequiz Mediaset gestiti da Fatma Ruffini negli ultimi trent’anni, alla ricerca del terzo Matteo.
Il terzo pasciuto rampollo della borghesia post democristiana che, superato il test di telegenia, è stato avviato alla carriera politica, e adesso aspetta il suo turno per spacciarsi da Rinnovatore mentre in realtà prosegue la svendita del paese esattamente come previsto dell’agenda Monti.
Il partito in cui si trova adesso non ha importanza, potrebbe essere uno qualunque, dall’NCD al M5S. A prescindere dal punto di partenza, quando verrà il suo momento si collocherà fra Renzi e Salvini, nello spazio lasciato semilibero da Berlusconi per raggiunti limiti d’età e di sputtanamento. Recupererà tutti i voti di centrodestra latitanti, e diventerà il prossimo Re Sòla.
Che ne sarà di Renzi?
A dispetto di tutto l’odio e il disprezzo che agli italiani piace ostentare verso i politici dell’era repubblicana, in realtà quando viene il momento ai loro Cazzari cadenti permettono quasi sempre un atterraggio morbido, con l’eccezione di Craxi, la cui latitanza tunisina fu comunque una scelta.
Di solito gli viene come minimo consentito di ritirarsi comodamente fra presidenze, fondazioni, conferenze, consulenze, e talk show come ricercati opinionisti, quando non addirittura di riciclarsi in ruoli istituzionali. Qualche esempio fra i più odiati:
Giuliano Amato, giudice costituzionale, consulente in Italia per la Deutsche Bank, è stato per mesi fra i candidati al Quirinale.
Giulio Andreotti, senatore a vita, è morto riverito come un pontefice emerito.
Mario Monti è presidente della Bocconi, e senatore a vita.
Silvio Berlusconi è ancora al potere.
Certo, a giudicare dalla sua immagine, Matteo Renzi non sembra il tipo da cedere il passo accontentandosi d’una buona uscita parigina da maggiordomo di lusso come Enrico Letta, ma Renzi è un cazzaro, niente della sua immagine è reale, quindi aspettarsi che venda cara la pelle probabilmente è stupido quanto credere che voglia davvero cambiare il paese.
Si darà da fare fin che potrà, ma saprà anche ritirarsi al momento per lui più opportuno?
Una delle prime cose che si imparano partecipando a un telequiz è uscire di scena senza impallare il concorrente successivo.
Perché show must go on.

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Déjà vu https://www.carmillaonline.com/2015/05/10/deja-vu/ Sun, 10 May 2015 18:34:58 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=22377 di Alessandra Daniele

Dentures.Periodicamente gli italiani si invaghiscono d’un cazzaro. Un cialtrone arrogante e pericoloso, interessato quasi esclusivamente al potere e alla fama, che per anni devasta il paese pur di ottenerli e goderseli il più possibile, con la complicità delle corrotte classi dirigenti che lo hanno politicamente prodotto. Alla sua inevitabile benché sempre tardiva caduta segue un periodo di Quaresima durante il quale tutti invocano onestà, serietà e sobrietà, amministrato da preteschi tecnocrati (altrettanto cialtroni) che dura solo fino al sorgere del successivo cazzaro. Pur essendomi fortunatamente perduta l’ovvio precedente [...]]]> di Alessandra Daniele

Dentures.Periodicamente gli italiani si invaghiscono d’un cazzaro.
Un cialtrone arrogante e pericoloso, interessato quasi esclusivamente al potere e alla fama, che per anni devasta il paese pur di ottenerli e goderseli il più possibile, con la complicità delle corrotte classi dirigenti che lo hanno politicamente prodotto.
Alla sua inevitabile benché sempre tardiva caduta segue un periodo di Quaresima durante il quale tutti invocano onestà, serietà e sobrietà, amministrato da preteschi tecnocrati (altrettanto cialtroni) che dura solo fino al sorgere del successivo cazzaro.
Pur essendomi fortunatamente perduta l’ovvio precedente storico, il tragico Ventennio originale, nella mia breve vita ho comunque già visto ripetersi questo ciclo per intero due volte. Dopo Craxi (1983 – 1992) c’è stato Berlusconi (1994 – 2011), capisco quindi che Renzi e i suoi accoliti si aspettino di durare almeno fino al 2023, sperando addirittura nel 2030.
C’è però una fondamentale differenza fra Renzi e i precedenti Re Sòla: Matteo è completamente un prodotto, senza nessuna indipendenza economica/politica dalle classi dirigenti che lo hanno creato. Lo si capisce anche dal fatto che non abbia un stile proprio, ma solo un remix giovanilista di campionature craxiane, berlusconiane e veltroniane, con l’accento di Panariello.
La sua forza è il vuoto che lo circonda, l’impotenza, la vigliaccheria, l’incapacità dei suoi oppositori, come dei suoi alleati.
Il suo compito, in cambio del quale sta ottenendo la fama che sognava fin da piccolo concorrente di telequiz, è quello di mantenere l’Italia sui ferrei binari economici imposti dall’Europa senza che gli italiani se ne accorgano troppo, rincoglionendoli di slogan stucchevoli, balle trionfalistiche, e cazzate nuoviste, mentre smonta la Costituzione, lo Statuto dei Lavoratori, e qualsiasi altra garanzia democratica che possa ostacolare il cammino dell’Eurotreno.
Renzi durerà quindi solo finché funzionerà bene come diversivo.
Il giorno in cui abbastanza italiani si saranno resi conto della  fregatura, verrà immediatamente sostituito con un altro diversivo, come è successo a Monti e Letta, i suoi autentici predecessori. Infatti, se Craxi e Berlusconi erano denti marci che s’è faticato ad estirpare dal trono (e la radice è ancora dentro) Renzi è un dente finto, un provvisorio di facciata che può essere rimosso in un attimo.
Dopotutto, anche lui è un precario stagionale.
E certi contratti non durano un ventennio.

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L’anno del Cazzaro https://www.carmillaonline.com/2014/12/28/lanno-del-cazzaro/ Sun, 28 Dec 2014 19:04:15 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=19797 di Alessandra Daniele

low-batteryMatteo Renzi è davvero come uno smartphone: dopo neanche un anno la batteria è già bollita. Il reale bilancio del suo governo è identico a quelli dei precedenti governi Monti e Letta: meno lavoro, più tasse. Tutto il resto è solo facciata. Solo una pericolante catasta di promesse sempre più assurde e scadenze sempre più distanti, come le Olimpiadi del 2024 (!), una penosa sceneggiata fatta di slogan da televendita di frullaminchiate, pose ridicole da capoclasse, e battute da terza elementare su gufi, gattopardi, coccodrilli, canguri, sciacalli, liocorni, e facce [...]]]> di Alessandra Daniele

low-batteryMatteo Renzi è davvero come uno smartphone: dopo neanche un anno la batteria è già bollita.
Il reale bilancio del suo governo è identico a quelli dei precedenti governi Monti e Letta: meno lavoro, più tasse.
Tutto il resto è solo facciata.
Solo una pericolante catasta di promesse sempre più assurde e scadenze sempre più distanti, come le Olimpiadi del 2024 (!), una penosa sceneggiata fatta di slogan da televendita di frullaminchiate, pose ridicole da capoclasse, e battute da terza elementare su gufi, gattopardi, coccodrilli, canguri, sciacalli, liocorni, e facce da serpente.
Matteo Renzi è un cazzaro, e neanche uno dei migliori.
È il mago Casanova della politica italiana, ed è arrivato alla sconocchiata poltrona che occupa solo perché in tempi di crisi a chi gestisce davvero il potere politico-economico non interessa più occuparla direttamente, e preferisce piazzarci un prestanome, o meglio un prestaculo che ci si bruci le chiappe al suo posto.
Gli italiani si sono stancati presto della sobrietà, per tenerli buoni l’esangue Letta andava sostituito con qualcuno che ricominciasse a raccontargli le loro balle preferite: meno tasse per tutti, il Senato è un doppione, l’Italia è un grande paese, possiamo farcela se solo diamo agli imprenditori la possibilità di cacciare i fannulloni e assumere TE.
Contrapposte dai media alle quartine millenariste di Casaleggio, le slide renziane sono sembrate a molti italiani persino moderne.
Napolitano ha gestito da Camerlengo il turnover Letta – Renzi come aveva fatto coi due precedenti.
Questa è la funzione rimasta al presidente della repubblica nell’Italia post-democratica commissariata dall’UE: garantire che a prescindere dal risultato delle elezioni, e dei congressi dei partiti, il governo conseguente continui comunque a seguire le direttive BCE.
Infatti per il successore di Napolitano si fa il nome di Padoan, ministro dell’Economia, e resta in ballo anche quello di Prodi, nonostante ai berlusconiani faccia lo stesso effetto che fa il nome di Frau Blücher ai cavalli.
Il dopo-Napolitano potrebbe però diventare il dopo-Renzi.
Il Piccolo Cazzaro Fiorentino non s’è arrampicato in cima da solo come narra la leggenda, c’è stato installato come una batteria di ricambio, che dopo neanche un anno è già bollita.
L’anno del Cazzaro è agli sgoccioli. La mezzanotte s’avvicina.
Cosa succederà ai renziani quando il carro del vincitore sul quale sono saltati si ri-trasformerà in una zucca?

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Not Renzi’s boat https://www.carmillaonline.com/2014/09/14/not-renzis-boat/ Sun, 14 Sep 2014 20:47:01 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=17423 di Alessandra Daniele

lostIl 22 settembre di dieci anni fa debuttava Lost, serie che nel bene e nel male ha segnato la storia della Tv, della cultura popolare, dei social network. E anche della politica, infatti è ormai chiaro che il sistema utilizzato dal governo Renzi è esattamente lo stesso degli autori di Lost: sparare ogni settimana una cazzata diversa per far dimenticare quella precedente, ed evitare di renderne conto, anche negando l’evidenza. In base a questo schema, possiamo provare a formulare sei teorie – una per ogni stagione di Lost [...]]]> di Alessandra Daniele

lostIl 22 settembre di dieci anni fa debuttava Lost, serie che nel bene e nel male ha segnato la storia della Tv, della cultura popolare, dei social network. E anche della politica, infatti è ormai chiaro che il sistema utilizzato dal governo Renzi è esattamente lo stesso degli autori di Lost: sparare ogni settimana una cazzata diversa per far dimenticare quella precedente, ed evitare di renderne conto, anche negando l’evidenza.
In base a questo schema, possiamo provare a formulare sei teorie – una per ogni stagione di Lost – sulle reali condizioni del nostro paese.

Pilot
Siamo tutti morti nello schianto della nostra economia nel 2011, e la faccia di Mario Monti avrebbe dovuto farcelo capire subito. Ci troviamo in Purgatorio per espiare. Non i nostri peccati però, quelli di Berlusconi, che in base a un comandamento ad personam non deve espiarli personalmente. Ci vorrà qualche migliaio d’anni, senza possibilità d’essere affidati ai servizi sociali di assistenza ai bisognosi perché i bisognosi saremo noi.

The Long Con
Siamo le cavie d’un esperimento concepito per scoprire fino a che punto una popolazione possa essere ingannata, truffata, imbrogliata, raggirata, abbindolata, frodata, turlupinata e presa per il culo da una successione di cazzari uno più cialtrone dell’altro, prima di smettere di votarli. Alla fine dell’esperimento l’Italia verrà disattivata e smantellata lasciando libero il Mediterraneo, e noi saremo riciclati come cavie per la sperimentazione del vaccino contro il minaccioso morbo epidemico che colpisce e distrugge l’encefalo: Twitter.

The Man Behind the Curtain
Siamo le pedine d’una partita a scacchi di proporzioni cosmiche tra forze al di là della nostra comprensione, ma soprattutto del nostro reddito. L’Europa è la scacchiera. La placca continentale sottostante è il tavolino. La posta in gioco però non è l’Euro. È un euro. Come in “Una poltrona per due”. Lo scopo della partita è distrarci con una serie di mosse coreografiche inutili mentre le forze al di là della nostra comprensione ci svaligiano l’appartamento.

The Constant
Siamo incappati in un’anomalia del continuum che ci fa a saltare avanti e indietro nel tempo. In particolare i diritti dei lavoratori continuano costantemente a saltare indietro al tempo dello schiavismo.

The Variable
Siamo finiti in un universo parallelo nel quale lo schiavismo non è mai  stato formalmente abolito. La differenza col nostro universo d’origine è che a chiamarsi “atipici” sono i contratti che non prevedono il lavoratore come schiavo.

The End
L’Italia è magica. Non ci sono spiegazioni. Non ci sono risposte. Quello che conta sono i personaggi. E i personaggi fanno cagare.

Arrivederci alla prossima puntata.

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Meteor Renzi https://www.carmillaonline.com/2014/06/01/meteor-renzi/ Sun, 01 Jun 2014 20:23:30 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=15046 Renzilondi Alessandra Daniele

Quanto durerà Matteo Renzi? Le legioni di suoi esaltati agiografi che ormai saturano i media prevedono almeno un ventennio di gloria, forse due. Il battistrada del cazzaro fiorentino però sembra molto più friabile, nonostante la sua velocità sia simulata come in un green screen a basso costo, dove in realtà lui siede fermo in uno studio girando il volante a vuoto, ed è lo scenario filmato a scorrere in loop alle sue spalle. Qualche indizio sulla sua effettiva data di scadenza può darcelo l’analisi del voto: da dove [...]]]> Renzilondi Alessandra Daniele

Quanto durerà Matteo Renzi? Le legioni di suoi esaltati agiografi che ormai saturano i media prevedono almeno un ventennio di gloria, forse due. Il battistrada del cazzaro fiorentino però sembra molto più friabile, nonostante la sua velocità sia simulata come in un green screen a basso costo, dove in realtà lui siede fermo in uno studio girando il volante a vuoto, ed è lo scenario filmato a scorrere in loop alle sue spalle.
Qualche indizio sulla sua effettiva data di scadenza può darcelo l’analisi del voto: da dove viene quel 40% dei votanti – il 23% degli elettori totali, calcolati gli astenuti – che lo ha incoronato Re Sòla? Vediamone i gruppi principali:

Gli iPD
C’è lo zoccolo duro, che per cieca fedeltà al brand lo voterà anche quando il PD sarà composto totalmente da scarafaggi antropofagi, credendolo ancora di sinistra. E c’è la suola molle, molto più influenzata dai bisogni e dai trend del momento, e quindi soggetta a inevitabile erosione. Quando gli elettori PD apriranno il pacchetto delle ”riforme” renziane, e invece del luccicante tablet dell’avvenire ci troveranno il solito mattone, molti di loro si pentiranno d’aver comprato un premier davanti all’autogrill.

I Rimontiani
Riconoscono in Renzi il nuovo esecutore dell’agenda Monti (come esplicitamente affermato dallo stesso professore) e il garante dei loro interessi, soprattutto bancari. Il loro voto è in prestito a un tasso usuraio, e ritornerà subito alle destre d’origine, appena ci troverà un’alternativa vincente.

I Matteocrati
Convertiti dalla sua faccia da ennesimo Uomo della Provvidenza Provvisoria, molti sono ex berlusconiani che lo considerano il figlio segreto del Canaro, l’unico ad averne ereditato il DNA politico, al contrario della corte di figli legittimi, rampolli ribolliti nel botox che lo stesso Canaro palesemente disprezza. Adorano Renzi perché in TV è il messia del mese, pronti a mollarlo per il cazzaro della prossima puntata, se adeguatamente propagandato.

Gli Antigrillisti
Molti di loro sono davvero di sinistra, e si sono mobilitati nella convinzione che ci fosse da scongiurare la vittoria d’un movimento neofascista. L’alleanza di Grillo coll’UKIP britannico esplicita l’appartenenza del M5S all’estrema destra, come freak show montato apposta anche per spaventare certi elettori, spingendoli in una direzione nella quale non sarebbero mai andati spontaneamente.

Renzi sa che non manterrà tutti i suoi voti come sa che non manterrà le sue promesse. Quindi rimanderà le elezioni finché non sarà riuscito, ricattando i suoi alleati, a farsi approvare una legge elettorale ancora più truffaldina dell’Italicum, che gli garantisca la maggioranza parlamentare con una minoranza elettorale.
Sarà un percorso accidentato, dalla riuscita incerta, e sicuramente non la marcia trionfale annunciata finora dai suoi cortigiani. Contrariamente a quanto l’asfissiante propaganda renziana ci racconti, Renzi non s’è  arrampicato in vetta da solo, c’è stato posato come un pupazzetto in cima a una torta nuziale dai suoi referenti politico-economici e, diversamente da Berlusconi, non possiede personalmente la macchina mediatica che produce la propaganda che lo sostiene.
È sostituibile.
Quando tutti i piatti da giocoliere che ha lanciato in aria inevitabilmente precipiteranno, precipiterà anche lui come un meteorite, e per il PD sarà la glaciazione.

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The Incident https://www.carmillaonline.com/2014/04/06/incident/ Sun, 06 Apr 2014 20:57:34 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=13921 alleati-di-renzidi Alessandra Daniele

Tutti gli alleati di Renzi, fuori e dentro al governo, hanno una cosa in comune: lo odiano. Il PD lo considera una metastasi berlusconiana che ha approfittato della crisi per usurpare la guida del partito. Berlusconi lo riconosce come simile, quindi come potenziale concorrente. Per centristi e montiani la sua riforma elettorale falcia-minoranze è una vera e propria minaccia di estinzione. Persino i suoi petulanti fedelissimi, con quell’aria plasticosa da manichini dell’Oviesse, già si provano allo specchio la sua corona di stagnola. Renzi è un cazzaro, e lo sa. [...]]]> alleati-di-renzidi Alessandra Daniele

Tutti gli alleati di Renzi, fuori e dentro al governo, hanno una cosa in comune: lo odiano.
Il PD lo considera una metastasi berlusconiana che ha approfittato della crisi per usurpare la guida del partito. Berlusconi lo riconosce come simile, quindi come potenziale concorrente. Per centristi e montiani la sua riforma elettorale falcia-minoranze è una vera e propria minaccia di estinzione. Persino i suoi petulanti fedelissimi, con quell’aria plasticosa da manichini dell’Oviesse, già si provano allo specchio la sua corona di stagnola.
Renzi è un cazzaro, e lo sa. Le sue ”riforme” se approvate faranno del precariato l’unica forma di lavoro possibile, e trasformeranno il Senato in una sala Bingo.
Non è per timore d’essere smascherato però che Renzi è così impaziente. La causa del suo nervosismo è più personale. Tutti vogliono farlo fuori.
Nessuno però vuole assumersene la responsabilità di fronte all’opinione pubblica, che secondo i sondaggi è stupidamente ancora dalla sua parte. Renzi deve cadere, ma, come dicono nei polizieschi, deve sembrare un incidente.
Il governo Renzi è stato caricato di troppe (decerebrate) aspettative salvifiche, per la sua caduta non basterebbe dare la colpa al solito Mastella o Turigliatto. Tutti quelli che la progettano, più la vogliono, più hanno bisogno di sembrarne innocenti. E stanno cercando un modo per riuscirci.
La fretta di Renzi non è ansia di salvare il Paese, ma il culo.
Ogni mattina, Matteo Renzi si sveglia, e sa di dover correre più veloce di tutti i suoi alleati. Ogni mattina, i suoi alleati si svegliano, e sanno di dover correre più veloce di lui per trovare chi lo elimini.
In realtà a qualcuno stanno già pensando.
Stanno pensando a noi.
Noi elettori. Se alle europee il PD prendesse meno del 30% sarebbe l’inizio della fine per Renzi.
Quindi, sempre che il suo governo di marpioni e miracolate duri fino a maggio, questa è la scelta che gli elettori si troveranno di fronte alle elezioni europee: eliminare Renzi per conto di Berlusconi, Alfano, Monti, e D’Alema, oppure consentirgli di continuare a governare insieme a loro, a nostre spese.

Se avessimo una mega bomba atomica da far esplodere per cercare di resettare la timeline, sarebbe una terza soluzione preferibile.

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