Irlanda – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sat, 26 Apr 2025 05:00:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Sport e dintorni – Irlanda, calcio e rivoluzione https://www.carmillaonline.com/2024/08/24/sport-e-dintorni-irlanda-calcio-e-rivoluzione/ Sat, 24 Aug 2024 20:00:08 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=83823 di Gioacchino Toni

Greta Selvestrel, Irlanda, calcio e rivoluzione, Rogas, Roma, 2024, pp. 270, € 21,70

Tratteggiata nella prima parte del libro la storia della presenza inglese in Irlanda, dunque la conflittualità che si è venuta a sedimentare nel tempo tra le due parti, Greta Selvestrel passa ad analizzare come l’universo calcistico, in tale contesto di pulsioni viscerali, si sia storicamente caricato di un complesso intreccio di identità, simboli e culture. La ricostruzione storica proposta dalla studiosa è affiancata, oltre che da un apparato iconografico utile a comprendere l’immaginario locale entro cui viene a collocarsi il mondo del pallone, dall’esperienza diretta [...]]]> di Gioacchino Toni

Greta Selvestrel, Irlanda, calcio e rivoluzione, Rogas, Roma, 2024, pp. 270, € 21,70

Tratteggiata nella prima parte del libro la storia della presenza inglese in Irlanda, dunque la conflittualità che si è venuta a sedimentare nel tempo tra le due parti, Greta Selvestrel passa ad analizzare come l’universo calcistico, in tale contesto di pulsioni viscerali, si sia storicamente caricato di un complesso intreccio di identità, simboli e culture. La ricostruzione storica proposta dalla studiosa è affiancata, oltre che da un apparato iconografico utile a comprendere l’immaginario locale entro cui viene a collocarsi il mondo del pallone, dall’esperienza diretta sul campo che le ha permesso di osservare con i propri occhi e di condurre interviste.

La passione viscerale per il calcio è al tempo stesso tra i pochi elementi che accomunano le diverse componenti che abitano le contee dell’Ulster e un ambito in cui si manifesta la conflittualità che regna tra di esse: «in quelle zone di conflitto, fra marciapiedi e pub segnati dalla rabbia e dal forte desiderio di liberazione, il calcio diventa uno strumento vero di battaglia e di trasmissione di una certa identità culturale» (p. 81). Soprattutto in città come Derry e Belfast, ogni aspetto della vita sociale dei cittadini nordirlandesi – quartieri, lingue, religioni, sport… – è contraddistinto «dalla logica della titolarità, della rivendicazione, della bivalenza, di ciò che avrebbe dovuto essere per naturale evoluzione delle cose e di ciò che invece, è stato imposto» (p. 84).

A Belfast l’ostilità tra repubblicani cattolici e unionisti protestanti si riflette a livello calcistico nella contrapposizione fra le tifoserie del Linfield FC unionista e del Celtic Belfast repubblicano, club fondato nel 1891 nel quartiere cattolico di West Belfast ispirandosi al Celtic Glasgow FC degli emigrati irlandesi in Scozia. La stessa rivalità in Scozia tra Celtic e Rangers è fortemente legata colonialismo inglese; mentre la tifoseria del Celtic non manca di far riferimento alla working class cattolica discriminata, quella dei Rangers si rifà all’unionismo protestante fedele alla Corona britannica.

A Derry la divisione scorre lungo il fiume Foyle che divide in due la città e non solo geograficamente: ad est la componente unionista che rappresenta il 20% della popolazione, ad ovest la comunità repubblicana, il restante 80% Il Derry City Football Club (in gaelico Cumann Peile Chathair Dhoire), nonostante abbia mantenuto una simbologia sostanzialmente neutra, avendo base nel cuore della zona repubblicana della città, è inevitabilmente la squadra tifata da tale comunità nei cui confronti si riversa l’ostilità degli unionisti che invece tendono a supportare il Linfield FC di Belstaf. A riprova dei diversi immaginari che animano le due fazioni, la studiosa ricorda come sugli spalti dei primi anni Settanta, negli scontri diretti tra le due squadre, alle strofe di We Shall Overcome intonate dai tifosi del Derry City in trasferta si contrapponevano da parte dei tifosi del Linfield quelle di God Save the Queen e di Derry Walls, canto che si rifà alle dispute secentesche fra le due parti in lotta.

L’autrice del volume ripercorre anche i problemi di ordine pubblico riguardanti le partite giocate dal Derry City contro il Ballymena United, altra formazione a tifo unionista dell’area a Nord di Belstaf, dunque come i tragici eventi del Bogside del 30 gennaio 1972, giorno passato alla storia come Bloody Sunday, abbiano avuto pesanti ricadute anche sul mondo del calcio, in particolare sul Derry City, le cui vicende sono puntualmente ricostruite nel volume.

Riprendendo l’antropologo Bruno Barba, la studiosa invita a guardare allo sport, e ancor più al calcio, come a

una sorta di educazione sentimentale per un gruppo di persone che si riconoscono in una comunità, in un imprinting, in una maniera peculiare di affrontare la vita. Per tale motivo è importante evidenziare il valore della sua intrinseca espressione collettiva che si può manifestare attraverso un appassionato, un atleta in prima persona ma soprattutto attraverso una tifoseria intera. In quest’ultimo caso, il concetto di “comunità” e cioè la passione, l’identificazione e l’appartenenza sportiva che pretende un impegno costante, assume un peso decisamente maggiore. La magia mistica che collega il momento sportivo a certe manifestazioni religiose attraverso inquietudini, paure, sconvolgimenti, rabbie e stupori conferma la ritualità di uno strumento culturale totale in quanto capace di riassumere una vera e propria fede che assume sembianze differenti all’interno di essa (pp. 111-112).

Se è pur vero che il tifo comporta faziosità, schieramento e rivalità che possono dar luogo a forme nefaste di campanilismo identitario, sostiene Selvestrel, tale forma di aggregazione può, in determinati casi, assumere connotazioni classiste manifestando una conflittualità tra realtà sociali differenti.

I rapporti tra le tifoserie di stampo irlandese, come il Celtic Glasgow, il Derry City o il Cliftonville seguono dei principi ben precisi della propria cultura al fine di creare legami stretti di supporto e riconoscimento con il resto del mondo ultras. Per questo l’aspetto politico incide fortemente sul rapporto tra tifoserie repubblicane e unioniste: il repubblicanesimo irlandese, a differenza dell’unionismo che tendenzialmente viene supportato da gruppi di estrema destra, deriva da uno scenario culturale tendente al socialismo e di conseguenza le amicizie che si vanno a consolidare con le tifoserie di altri Paesi seguono questo tipo di direzione come, per esempio, il caso consolidato da tempo del gemellaggio Celtic Glasgow-St. Pauli (p. 119).

Nel volume viene fatto riferimento anche all’universo ultras, in particolare la studiosa si sofferma sulla tifoseria del Derry City e sulla recente nascita del gruppo dei Red Partisans di derivazione working-class e legato ai movimenti antifascisti ed antirazzisti cittadini votato, come la Green Brigade del Celtic Glasgow, all’attivismo sociale e al sostegno delle cause indipendentiste come quella palestinese.

Supportata da un ampia ed utile bibliografia, quella offerta da Greta Selvestrel è una narrazione partecipata dei contraddittori intrecci che si sono dati e si danno nella società Nord-irlandese tra calcio, vita comunitaria, memoria, immaginario, classe e politica capace di restituirne la complessità.


Sport e dintorni – serie completa

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Quelli del San Patricio https://www.carmillaonline.com/2015/07/29/quelli-del-san-patricio/ Tue, 28 Jul 2015 22:00:11 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=24094 di Fabrizio Lorusso

Quelli del san patricioPino Cacucci, Quelli del San Patricio, Feltrinelli, 2015, pp. 216, € 15.

Sicuramente ci sono voluti anni di pellegrinaggi in terra azteca e ricerche in archivi infestati di polvere (da sparo) e fantasmi armati (di colt e machete) per ricostruire e plasmare in un romanzo le vicende del battaglione San Patricio, manipolo di disertori e diseredati irlandesi, ma anche italiani, polacchi e tedeschi, che durante la guerra tra Stati Uniti e Messico del 1846-48 decisero di abbandonare le file yankee e combattere affianco ai messicani. Fu, il [...]]]> di Fabrizio Lorusso

Quelli del san patricioPino Cacucci, Quelli del San Patricio, Feltrinelli, 2015, pp. 216, € 15.

Sicuramente ci sono voluti anni di pellegrinaggi in terra azteca e ricerche in archivi infestati di polvere (da sparo) e fantasmi armati (di colt e machete) per ricostruire e plasmare in un romanzo le vicende del battaglione San Patricio, manipolo di disertori e diseredati irlandesi, ma anche italiani, polacchi e tedeschi, che durante la guerra tra Stati Uniti e Messico del 1846-48 decisero di abbandonare le file yankee e combattere affianco ai messicani. Fu, il loro, il lato sbagliato della storia? C’è chi direbbe di sì, dato che la storia la scrivono i vincitori. Personalmente direi di no, soprattutto se la storia si riesce a raccontare per mostrare e capire la lucha degli sconfitti di sempre come fa lo scrittore Pino Cacucci, già autore di tante opere sul Messico come La polvere del Messico, Tina, Nahui, San Isidro futbol, Mahahual o Puerto Escondido e curatore di Pan del Alma (insieme a Gloria Corica e Simonetta Scala). Stanchi del razzismo e delle angherie all’interno dell’esercito e del paese che, volente o nolente, li aveva dovuti accogliere, alcuni gruppi di militari irlandesi scelgono di passare col nemico. Erin Go Bragh, gridano. E’ il loro motto in gaelico: Irlanda per sempre, anche in Messico. Da Veracruz l’ex combattente del San Patricio, John Riley, e la sua compagna, la messicana Consuelo, fanno memoria e ritornano agli anni di quella guerra impari contro l’armata americana regolare e gli spietati ranger del Texas.

Il tenente di artiglieria Riley e numerosi suoi compagni disertano e si trasformano nel peggiore degli incubi degli invasori, vista la loro eccezionale disciplina, il loro coraggio e la loro perizia tecnica. Anche per questo i vincitori si accaniranno sui superstiti del Batallón San Patricio una volta che saranno entrati a Città del Messico per “negoziare” col già mezzo venduto e fallito dittatore López de Santa Anna le condizioni della “pace”, vale a dire la cessione o compravendita forzata di mezzo Messico a vantaggio degli USA. Tra i pochi volti umani dell’armata yankee in terra azteca c’è l’ufficiale di West Point d’origini ebraiche Aaron Cohen, un combattente che, malgrado l’ingiustizia e le discriminazioni colpiscano anche lui, sceglie di non disertare, fiducioso che un giorno esisterà un melting pot, parte di un gran paese democratico per cui sarà valsa la pena lottare. Scelte.

quelli del san patricio paloaltoIl Messico, che pareva lontano anni luce dall’Irlanda, mostra a quei soldati, reietti ma valorosi, il suo lato più accogliente, la sua cultura di lotta e l’attaccamento alla terra, la dignità quotidiana della povertà e una religiosità, sincretica e creativamente cattolica, più simile a quella irlandese, che viene invece denigrata e disprezzata dai militari e dai mercenari nordamericani, provocando non pochi dissidi. Agli irlandesi è anche interdetto l’uso del gaelico.

“John Riley salì sul muro più alto del convento di Churubusco. Levò il viso al cielo e rimase lì ad assaporare l’aria tersa dell’altopiano: nubi candide correvano negli squarci di azzurro dopo i temporali della notte e lui sentì una fitta di nostalgia al petto per qualcosa che non aveva mai avuto. Come si può provare nostalgia per una vita che non si è vissuta? Qui avrei potuto viverla, pensò John Riley. E subito dopo scacciò quella sensazione di struggimento imponendosi di osservare attentamente le linee di difesa.”, comincia così il racconto di Cacucci: dall’ombelico d’America, Città del Messico, e da un convento-fortino che oggi ospita un parco e un museo, oasi di silenzio ritagliate da due enormi Avenidas a cinque corsie per senso di marcia. Si tratta della calzada de Tlalpan e, appunto, di Rio Churubusco, antico fiume di Mexico-Tenochtitlan.

Irlandesi. I loro genitori avevano sperimentato le ingiustizie di un potente sistema d’oppressione, quello della dominazione inglese sulla loro isola, ed essi, in prima persona, l’avevano vissuto pure negli Stati Uniti, con l’esclusione e le prevaricazioni patite dai loro connazionali, dagli schiavi, dagli altri immigrati e dai loro figli. Anche per questo decidono di schierarsi coi più deboli, che sono però i più dignitosi, nonostante l’incompetenza o la mala fede dei loro jefes, spesso non all’altezza delle truppe e della popolazione civile in resistenza contro il nemico invasore.

1839 map showing US-Mexican boundary before the Mexican War and US annexation of land that is now US states of California, Arizona, New Mexico, Nevada, Colorado, Utah and Texas.

1839 map showing US-Mexican boundary before the Mexican War and US annexation of land that is now US states of California, Arizona, New Mexico, Nevada, Colorado, Utah and Texas.

Evadere dalla prigione di una guerra percepita come profondamente ingiusta e inutile (ma quale guerra non lo è?) si presenta come l’opzione migliore, la possibilità che il Messico offre, per molti stranieri arruolati nell’esercito americano. Spietati, spocchiosi e insulsi, tanto i regolari come i mercenari e i ranger gringos, legittimati da una stampa tendenziosa e bellicista in patria e infervoriti da avidità smisurate al fronte, si lanciano nell’invasione del paese vicino del Sur. Non sono tutti così, esistono dibattitti e sfumature, codici e onori, ma sovente finiscono per prevalere il disordine violento e le brame mercenarie.

D’altro canto tra i generali messicani imperano le dispute, le divisioni, il personalismo e l’attaccamento al potere, non di certo il “bene comune”. E quelli del battaglione San Patricio si mostrano da subito solidali coi compagni sul fronte di battaglia, coi commilitoni che hanno disertato come loro per cambiare bando e vita, e molto meno con un branco di comandanti che mandano al macello truppe affamate, male armate e spinte ai limiti della resistenza umana.

Anche Cacucci, si diceva, ha giustamente disertato e ha deciso di narrare un pezzo di storia posizionandosi dalla parte dei vinti. Infatti, se il Messico almeno un po’ ha reso onore e memoria a quelli del San Patricio e ai famosi Niños Héroes, cioè i sei giovanissimi cadetti del Colegio Militar che il 13 settembre 1847  difesero fino all’ultimo il Castello di Chapultepec a Città del Messico dall’assalto degli americani e, piuttosto che arrendersi, si suicidarono gettandosi dalle sue mura, dall’altra è anche vero che pochissimi conoscono a fondo le gesta di questi miliziani stranieri, il contesto storico messicano e statunitense dell’epoca, a pochi anni dalla ben più nota guerra civile americana, e i retroscena di un conflitto che fu tra i più mortiferi e crudeli del secolo XIX. Oggi quelli del San Patricio sono ricordati come eroi in Messico e come traditori negli USA. Visioni del mondo.

Già pochi anni dopo l’indipendenza, negli States le dottrine Monroe e del Destino Manifesto, condensate nella presunzione dell’eccezionalità americana, hanno giustificato e spinto l’espansionismo gringo prima verso ovest, dove nacque il mito del “selvaggio west” e furono sottratti i territori alle popolazioni autoctone che finirono sterminate o nelle riserve, e poi verso sud, ove ai messicani fu tolta la metà del loro territorio a nord del Rio Bravo in seguito a una guerra scellerata, assecondata in parte dai governanti messicani ma provocata dagli americani per fagocitarsi gli stati dal Texas alla California. Tra fine Ottocento e inizio Novecento l’espansione continuò nei Caraibi, in mezza America Latina, anzi, in mezzo mondo. Complessi di superiorità, l’ideologia della missione civilizzatrice e forti interessi economici e politici ancora oggi imbevono i discorsi pubblici e le azioni belliche degli Stati Uniti, il gran vecino del Norte.

quelli del san patricio irlandaIl “gran vicino” statunitense, a volte nemico ingrato, altre alleato, spesso scomodo ma pur sempre legato indissolubilmente al Messico e al suo destino, spartisce oltre 3000 km di frontiera con l’estremo Nord dell’America Latina. All’epoca in cui si svolgono i fatti del romanzo, il Messico era in mano a beceri caciques e instabili presidenti, come il General Antonio López de Santa Anna, pronti a svendere il paese e la pelle dei suoi abitanti al miglior (e unico) offerente. Ad ogni modo non ci sono semplicemente i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, in questa vicenda, e il quadro che emerge è complesso, variegato, immerso nella realtà storica e dialettica di due paesi che al loro interno si nutrono di mille culture e identità. Quelli del San Patricio è anche un gran romanzo epico, foriero di spunti e riflessioni sulla relazione d’amore e odio del Messico e dei messicani con gli Stati Uniti, sui valori e le dignità non negoziabili, ed anche sull’interculturalità e la xenofobia, sulla politica e sulla guerra, anzi le guerre: quella vista e vissuta da los de abajo, i rinnegati e i marginali, e l’altra, quella dei “piani alti” e degli interessi de los de arriba.

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Jimmy’s Hall e American Sniper: parallele così vicine e così lontane https://www.carmillaonline.com/2015/01/11/jimmys-hall-american-sniper-parallele-cosi-vicine-cosi-lontane/ Sat, 10 Jan 2015 23:01:03 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=19944 di Rinaldo Capra

iraL’uscita a distanza ravvicinata di due film politicamente schierati, crea nel pubblico sentimenti profondi, forti emozioni e reazioni così simili e opposte, facce di una stessa medaglia. La cosa non è frequente ed è funzionale alla comprensione dei temi trattati. I due film, proposti a cavallo delle feste natalizie, sono di due autori famosi, sensibili alla storia sociopolitica seppur schierati su opposti fronti. Sono nell’immaginario collettivo accomunati dall’onestà intellettuale, dall’orgoglio di classe, dalla difesa dei propri valori ad ogni costo, osservatori dolenti e critici dell’inutilità della violenza, narrano storie che corrono parallele e che pur rispecchiandosi a distanza [...]]]> di Rinaldo Capra

iraL’uscita a distanza ravvicinata di due film politicamente schierati, crea nel pubblico sentimenti profondi, forti emozioni e reazioni così simili e opposte, facce di una stessa medaglia. La cosa non è frequente ed è funzionale alla comprensione dei temi trattati. I due film, proposti a cavallo delle feste natalizie, sono di due autori famosi, sensibili alla storia sociopolitica seppur schierati su opposti fronti. Sono nell’immaginario collettivo accomunati dall’onestà intellettuale, dall’orgoglio di classe, dalla difesa dei propri valori ad ogni costo, osservatori dolenti e critici dell’inutilità della violenza, narrano storie che corrono parallele e che pur rispecchiandosi a distanza ravvicinata non s’incontrano mai, ma vivono una dell’altra.

Due pellicole necessarie che confrontandosi moltiplicano la loro forza espressiva. La macchina cinema ha dato il meglio di sé, due storie avvincenti, esemplari, incalzanti, che ti fanno sentire l’odore dell’erba irlandese come della sabbia del deserto iracheno. Gli splendidi interpreti incarnano i protagonisti delle storie, con grande realismo ed efficacia, ci trascinano dentro la storia, diventano tangibili le loro tensioni ideali, la disperazione amorosa, la lealtà verso gli amici e la causa, le paure. Storie lontane ma simili e separate solo dalla latitudine e dall’epoca e viste da due punti di osservazione opposti a creare un’ontologia del conflitto sociale, culturale, umano.

Parliamo ovviamente di “Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà” di Ken Loach e di “American Sniper” di Clint Eastwood . Due film e due storie esemplari, con due protagonisti “archetipici“, eroi paralleli, ma che non s’incontrano mai e non condividono nulla se non la violenza, con due visioni del mondo che sono “ le due visoni del mondo “: quella dei ricchi e quella dei poveri. Jimmy è perfetto per spiegare Chris, legati tra loro come nell’immagine fotografica il negativo è legato al positivo, dove se manca uno dei due, non avremo mai la visione dell’insieme che li ha generati, ma che comunque esiste e ci dovremo sempre fare i conti. Entrambi i film ci raccontano una verità comune: – Lo Stato ha l’assoluto monopolio della violenza! – Qualunque esso sia: occidentale e cristiano, o Islamico e orientale.

La religione con il suo armamentario di minacciosa superstizione e ignoranza, nella sua parte istituzionale, è sempre al fianco dello Stato quando pratica la violenza e lo istiga, lo benedice e lo giustifica. “Dio, Patria e Famiglia” è la banale retorica strumento sempre buono per aizzare, illudere, esaltare i popoli. La presunzione di essere strumento di Dio e della civiltà, di essere nel giusto da parte di soldati e preti è chiara e persistente in entrambi i film, ma lo sguardo è quanto mai diverso. I poveri, i proletari, gli ultimi di ogni latitudine, epoca e fede subiscono sempre e comunque la violenza del sistema, sia quando la impongono ad altri, sia quando la subiscono.

Il soldato che spara è violentato quanto la sua vittima e la pagherà con drammi personali ed emotivi, ingestibili. Forse solo la consapevolezza della vera cifra della violenza del potere può aiutare a difendersi. I due protagonisti sono diversi e complementari, indissolubilmente legati dalla violenza del sistema. Jimmy, rivoluzionario disincantato che ha conosciuto la guerra civile, l’esilio e lo sfruttamento della fabbrica, cerca la felicità con leggerezza (il ballo), la condivisione della libertà da ignoranza e superstizione religiosa con i propri compagni. Pieno di dubbi non ha mai certezze. La violenza della religione è sottile, ricattatoria e alla fine materiale e fisica, esercitata come sempre da soldati comandati da preti, padroni e politici, ma non può cambiare Jimmy che sarà esiliato perché non si piega al sistema.

contractorsChris è figlio della sua terra, il Texas, e di un diacono e ha ricevuto un mandato assoluto da quella bigotta, psicopatica e devastante società capitalistica: difendere i valori Wasp, vendicare il suo popolo e uccidere chiunque non accetti tali valori in qualsiasi parte del mondo in nome di Dio e del progresso. Depresso, emarginato, incapace di guardarsi dentro, privo d’ironia è ossessionato dal suo compito (il protettore) e annega nella retorica di regime. Inconsapevole, la vera religione che pratica è la difesa degli interessi economici Americani. Proletario senza capacità e strumenti i culturali, micidiale strumento di guerra, è per il sistema, e tutto il male che lo circonda è male necessario, sicuro che “ al cospetto del creatore potrà giustificare ogni colpo sparato” perché ha saputo distinguere il bene dal male.

Lo sguardo di Ken Loach è sociale, guarda al personale e ritorna al sociale. Da una prospettiva generale scende nel particolare del personale, dove le esperienze, sentimenti e azioni del singolo creano un patrimonio culturale condiviso e in perenne divenire, che si espande agli altri e torna a essere sociale, a disposizione di tutti, con la libertà e l’uguaglianza come valori condivisi.

Lo sguardo di Clint Eastwood è personale, guarda al sociale e torna al personale come unica soluzione esistenziale, con le proprie certezze monolitiche. Convinto della superiorità ideale dell’Occidente bianco e Imperialista non sa guardare all’Oriente. Impotente non capisce il diverso e ne vuole piegare tutti i valori culturali ai propri. Ne è talmente certo che ritiene inutile cercarne il senso: l’Occidente è cultura e civiltà e l’Oriente è barbarie e ignoranza. Teorizza la funzione epistemologica della violenza, accetta l’uso sociale della menzogna, non cita le origini della guerra che la società occidentale sta facendo e omette i tratti veri, violenti e psicopatici di Kyle e degli eserciti occidentali. Questo il suo personale punto di vista su ciò che è bene e male, non negoziabile a dispetto di credo e culture diverse. Questi valori, nella loro forma più isterica e violenta, sono imposti a tutti con la propaganda e l’educazione diventando psicopatologia di massa. Se si affaccia il dubbio condiviso sull’opportunità di tanta violenza (sollecitato dalla lettera letta dalla madre di Marc al funerale) è presto risolto in chiave personale, con la certezza di aver fatto il proprio dovere e di fronte a Dio e alla Nazione.

L’esposizione finale delle foto del vero Kyle, perennemente armato e durante i suoi funerali, impone di chiarire che quest’uomo era stato congedato su richiesta della moglie per le turbe psichiche manifestate. Nel periodo in cui gli fu diagnosticata una sindrome da stress post traumatico (PTSD) fu protagonista di numerosi episodi violenti che culminarono con la presunta uccisione di due uomini che volevano rubargli l’auto. Forse, anzi ne sono certo, quest’uomo non ha mai esercitato il diritto di scelta, ma ha sempre subito le imposizioni e i condizionamenti sociali.

La critica cinematografica non m’interessa, ma credo che i due film siano da vedere tutt’e due e magari in un tempo ravvicinato. Sono potenti, e assieme ancora di più, i protagonisti ci trascinano nell’impossibile incubo del mondo in cui viviamo e alimentano il sogno di risvegliarci in un altro mondo, in un sistema forse possibile, senza dei onnipotenti, retorica, spacciatori di certezze e rivoluzionari di mestiere, perché citando Loach, ma da “ Il vento che accarezza l’erba”, un agricoltore disse ai due fratelli militanti dell’IRA che se quelli come loro avessero vinto la guerra, l’Irlanda sarebbe diventata “un acquitrino infestato di preti”.

marine california

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