cronoplasma – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 21 Nov 2024 22:40:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Fuoco https://www.carmillaonline.com/2014/08/03/fuoco/ Sun, 03 Aug 2014 20:04:42 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=16539 di Alessandra Daniele

fuocoLe figure avvolte dalle fiamme circondano la casa semi diroccata. Uno dei due uomini rifugiati all’interno le osserva da una crepa. – Come fanno a bruciare senza morire? – Sono stati colpiti da fuoco amico, una delle loro granate di plasma incendiario a fluttuazione temporale. Sono semivivi. Il cronoplasma brucia in eterno senza distruggere perché blocca le molecole in un timeloop. Lo hanno usato su intere città. – Ma il dolore? – Chiede il primo, indicando i soldati in fiamme all’esterno – come lo sopportano? L’altro si tocca [...]]]> di Alessandra Daniele

fuocoLe figure avvolte dalle fiamme circondano la casa semi diroccata. Uno dei due uomini rifugiati all’interno le osserva da una crepa.
– Come fanno a bruciare senza morire?
– Sono stati colpiti da fuoco amico, una delle loro granate di plasma incendiario a fluttuazione temporale. Sono semivivi. Il cronoplasma brucia in eterno senza distruggere perché blocca le molecole in un timeloop. Lo hanno usato su intere città.
– Ma il dolore? – Chiede il primo, indicando i soldati in fiamme all’esterno – come lo sopportano?
L’altro si tocca la nuca
– Il chip che blocca gli impulsi nevralgici, e isola le terminazioni nervose danneggiate dal cervello. Ce l’hanno tutti i militari regolari ormai, e anche molti contractor. È creato anche per ridurre l’empatia. Non possono sentire il dolore che provano, né quello che infliggono.
– Guarda, hanno un lancia granate!
– Sono sicuramente crono. Se ci colpiscono, bruceremo in eterno anche noi. E senza il chip.
I due si guardano.
– Non ci resta che usare la nostra ultima taglia margherite – indica un piccolo ordigno simile a una bomba a mano – Risucchierà tutto l’ossigeno nel raggio di duecento metri. Noi soffocheremo, ma loro si spegneranno. Resteranno solo pile di cenere. E si sbricioleranno.
I due si scambiano un’ultima occhiata, e azionano la bomba.
L’implosione estingue le fiamme.
Per un attimo i soldati all’esterno restano immobili, come statue di carbone.
Poi il fuoco si riaccende.
Uno di loro s’avvicina alle macerie. Guarda i due cadaveri contratti, coi petti incavati.
Aziona il suo sintetizzatore vocale.
– Hanno cercato di spegnerci. Non capiscono che una taglia margherite non può funzionare, perché non spezza il timeloop.
– Accendiamo anche loro? – Chiede il commilitone.
– No, resterebbero comunque morti, perché il timeloop partirebbe da adesso.
Dà un’occhiata colma di disprezzo ai cadaveri.
– Ci sono sfuggiti.

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Futuro Breve XI https://www.carmillaonline.com/2008/03/23/futuro-breve-xi/ Sun, 23 Mar 2008 01:55:22 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=2581 di Alessandra Daniele

TEMPO DI GUERRA

Sara terminò faticosamente di suturare la ferita del ragazzo. L’emorragia s’era arrestata, e le ustioni circostanti sembravano curabili. Un attimo dopo la ferita si riaprì, e cominciò ad allargarsi come slabbrata da una lama invisibile. Le ustioni peggiorarono di colpo, e cominciarono a diffondersi per tutto il corpo del giovane, che si ricoprì di larghe chiazze sanguinolente. – No! Di nuovo! — Disse Sara, con un lamento strozzato. Tentò convulsamente di intervenire, ma non c’era niente da fare: il ragazzo morì in pochi minuti. – Glielo avevo detto, [...]]]> di Alessandra Daniele

TEMPO DI GUERRA

Sara terminò faticosamente di suturare la ferita del ragazzo. L’emorragia s’era arrestata, e le ustioni circostanti sembravano curabili.
Un attimo dopo la ferita si riaprì, e cominciò ad allargarsi come slabbrata da una lama invisibile. Le ustioni peggiorarono di colpo, e cominciarono a diffondersi per tutto il corpo del giovane, che si ricoprì di larghe chiazze sanguinolente.
– No! Di nuovo! — Disse Sara, con un lamento strozzato. Tentò convulsamente di intervenire, ma non c’era niente da fare: il ragazzo morì in pochi minuti.
– Glielo avevo detto, dottoressa — commentò serafico il colonnello Weaver — La vostra presenza quaggiù è inutile. Per questo siamo venuti a sgomberare il vostro ospedale.
Sara lo spinse indietro col guanto insanguinato. Weaver continuò senza scomporsi.
– Le ferite provocate o contaminate dal nostro nuovo cronoplasma incendiario non sono curabili perché si trovano in stato di fluttuazione temporale. Quindi a volte possono momentaneamente regredire, ma alla fine…
Con un gesto circolare indicò la disordinata serie di letti da campo che li circondava. Una cerchia di cadaveri scorticati. Fra essi, qualche morente biascicava rantoli che avevano ormai poco di umano. Il colonnello estrasse un fazzolettino immacolato dalla tasca, e cominciò a smacchiarsi la divisa dalle impronte del guanto di Sara.
— Dottoressa, come ha potuto constatare il suo talento medico qui è sprecato. Per quante ferite lei possa rimarginare, il suo lavoro risulterà comunque inutile. Le ferite da cronoplasma non restano rimarginate.
– Cronoplasma sperimentato sui civili! —  Sara afferrò il colonnello per la divisa, sbattendolo violentemente contro la porta metallica dell’obitorio. I due attendenti intervennero, uno la immobilizzò con una presa di collo, l’altro le puntò una pistola alla testa.
Il colonnello si risistemò la divisa.
– Dottoressa — riprese, col suo solito tono incolore — noi siamo venuti per evacuare lei e i suoi volontari, ma se preferisce restare, e provare di persona gli effetti del prossimo bombardamento di quest’area…
Una serie di colpi scosse la porta dell’obitorio dall’interno. Weaver sobbalzò, perdendo improvvisamente la sua consueta aria imperturbabile. L’attendente che puntava la pistola alla testa di Sara si voltò di scatto. Il ragazzo morto poco prima era ora in piedi alle sue spalle.
L’attendente gli sparò un paio di colpi al petto. Il ragazzo oscillò per l’impatto dei proiettili. Poi si avventò sulla mano armata del soldato e gliela staccò a morsi.
Sara ne approfittò per sferrare una gomitata all’altro attendente, divincolandosi dalla presa di collo. Un secondo cadavere dietro di loro si sollevò sulla branda, e afferrò l’altro soldato azzannandolo alla gola. Il colonnello emise un urlo gracchiante. La porta dell’obitorio alle sue spalle si spalancò.
Sara capì.
– Fluttuazione temporale — disse, con uno strano sorriso. — I morti di cronoplasma non restano morti.
Una ventina di braccia scorticate e putrescenti abbrancò il colonnello Weaver, e lo trascinò nell’obitorio, dove sparì tra rumore di mascelle.

GENECONOMY

– Aggira il blocco — ordinò l’onorevole Morgini.
– Gli allevatori s’incazzeranno — bofonchiò l’autista.
– Sticazzi. Aggiralo — ripetè stizzito Morgini — Devo andare in onda a Parlamentiamo fra meno di mezz’ora, e non sarà un merdoso blocco stradale di protesta a farmi arrivare in ritardo.
– Merdoso lo è davvero — ghignò l’autista. — Quelli lì di traverso sono camion di letame.
– Inserisci il Jump! — Disse l’onorevole, schifato.
L’autista digitò veloce sul pannello accanto al volante.
Il J-SUV blu di Morgini si sollevò di vari metri su zampe metalliche estraibili. Poi spiccò il salto come una grassa cavalletta meccanica.
– Ciao stronzi — ridacchiò l’onorevole, guardando giù dal finestrino.
Il J-SUV atterrò perfettamente oltre il blocco. Un attimo prima che la zampa posteriore destra rientrasse insieme alle altre, una sbarra ficcata nell’articolazione principale la fece piegare stridendo. Sbilanciato, il J-SUV cadde all’indietro e si ribaltò.
Fu subito circondato.
– Signori allevatori – balbettò Morgini, sbucando pesto dal lunotto sfondato — stavo giusto recandomi a Parlamentiamo per discutere in tv della vostra importantissima vertenza, dandole il risalto mediatico che merita — Notò che il tizio baffuto che aveva azzoppato il J-SUV stava recuperando la sbarra — Signori allevatori! Non c’è motivo di far degenerare la protesta in una controproducente direzione estremista che non vi è propria…
– Non ci chiamare allevatori – disse il tizio — non lo siamo. Noi ci limitiamo a comprare le bestie, ingrassarle e rivenderle ai macelli. Di fatto siamo operai alla catena di montaggio.
– Allora quel bovino mutante per il quale siete stati multati non era nemmeno nato nei vostri stabilimenti.
– Lì non può nascere nessun bovino, le nostre mucche sono sterili. Tutte.
– E perché?
– Onorevole, non capisci mai le leggi che voti, vero? Gen-economy. È un’evoluzione del principio economico per il quale con la transgenica sono stati resi sterili i semi di tutte le colture, dal riso, al grano, alla frutta, agli ortaggi, e per seminare bisogna ogni volta ricomprare le sementi dalla ditta che possiede i brevetti.
Morgini si accorse che uno dei camion del blocco si stava spostando nella sua direzione. Sbirciò nel J-SUV alle sue spalle: l’autista incastrato fra cruscotto e sedili non poteva aiutarlo.
– Fermi!- Disse con tutta l’autorità che gli riuscì di esprimere — Non so cosa avete intenzione di farmi, ma vi avverto che la paghereste molto cara, sia voi, che i vostri figli — aggiunse, livido e minaccioso.
Il tizio baffuto gli diede un’occhiata di disprezzo.
– Onorevole, non le leggi neanche, le cose che voti. Noi non abbiamo figli. Siamo tutti sterili. Se volessimo crescerne qualcuno, dovremmo ricomprare ogni volta lo sperma dalla ditta titolare del brevetto. Ma è diventato troppo costoso, anche quello.
Il tizio fece un cenno, poi si scansò. Il camion ribaltabile rovesciò sull’onorevole Morgini dieci tonnellate di letame compatto come il cemento.

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Futuro Breve V https://www.carmillaonline.com/2007/10/03/futuro-breve-v/ Wed, 03 Oct 2007 04:03:48 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=2399 di Alessandra Daniele

Nova.JPGLa città dolente

– Adesso! — Ordinò il generale Treacon. Il nucleo del TimeXPand sganciato sopra la città implose, creando una spirale temporale. In tutta l’area coperta dal raggio d’azione del dispositivo il tempo cominciò a espandersi. I roghi accesi dal cronoplasma incendiario che divoravano la città e i suoi abitanti sarebbero durati sessanta volte più a lungo. – Che spettacolo – mormorò Rivelli, l’inviato embedded de Il Democratico, guardando sul megaschermo della centrale operativa le riprese satellitari — Le lingue di fuoco paiono ondeggiare come… cipressi alla brezza marina — disse, compiacendosi della metafora letteraria. – [...]]]> di Alessandra Daniele

Nova.JPGLa città dolente

– Adesso! — Ordinò il generale Treacon. Il nucleo del TimeXPand sganciato sopra la città implose, creando una spirale temporale. In tutta l’area coperta dal raggio d’azione del dispositivo il tempo cominciò a espandersi. I roghi accesi dal cronoplasma incendiario che divoravano la città e i suoi abitanti sarebbero durati sessanta volte più a lungo.
– Che spettacolo – mormorò Rivelli, l’inviato embedded de Il Democratico, guardando sul megaschermo della centrale operativa le riprese satellitari — Le lingue di fuoco paiono ondeggiare come… cipressi alla brezza marina — disse, compiacendosi della metafora letteraria.
– In effetti è anche molto elegante da vedere — commentò Treacon — ma ciò che conta è che la spirale innescata dal TXP ci consente di causare al nemico danni sessanta volte maggiori con la stessa quantità di plasma incendiario. Il tempo infatti non rallenta, ma si espande: la combustione dura più a lungo perché si ripete.
– La percezione del tempo da parte di chi si trova all’interno del campo di espansione ne risulta alterata?
– Be’, in base ai test effettuati sui… volontari, si può dire che la mente umana percepisca interamente questa moltiplicazione.
“Una tortura terrificante” pensò Rivelli, ma si guardò bene dal dirlo.
– Siamo pronti per il secondo lancio — comunicò il tecnico
– Mi segua — disse il generale, assestando all’embedded una rumorosa pacca sulla spalla — Le consento di assistere all’intero processo. Ecco, guardi sul monitor: prima il nucleo viene caricato portandolo a fine scala.
– Cioè?
– Espansione temporale infinita. Ripetizione eterna dell’attimo dell’implosione. Poi lo si regola sul grado prescelto, lo si installa nella testata al plasma…
– Cos’è quella? — Chiese Rivelli, indicando una spia rossa lampeggiante comparsa all’improvviso.
Un attimo dopo l’esplosione lo mandò a sbattere contro la parete opposta. Tra le urla, il crepitio delle fiamme e lo strepito delle sirene, colse soltanto qualche parola. “Sabotaggio”, “sovraccarico”, “fine scala”.
Poi un’onda di fuoco lo inghiottì, straziandolo.
“Inferno” pensò Rivelli.
Lo pensò in eterno.

Luna nuova

Quando riprese conoscenza, Cynthia non poteva vedere né sentire nulla.
Però aveva ascoltato la sentenza, quindi sapeva dov’era.
Il penitenziario lunare Nova in costante espansione garantiva il massimo della sicurezza e, per definizione, dell’extraterritorialità. Ai detenuti era inibita qualsiasi forma di comunicazione, sia reciproca che con l’esterno. La superficie del satellite veniva progressivamente scavata, e trasformata in un alveare di celle singole a deprivazione sensoriale. Cubicoli nei quali i prigionieri galleggiavano nel vuoto e nel buio, nutriti via endovena e cateterizzati, collegati al computer di controllo attraverso una presa corticale che bloccava gli impulsi del cervelletto immobilizzandoli.
Nova era stato originariamente progettato per i sospetti terroristi. La definizione “terrorismo” s’era poi allargata a dismisura, fino a comprendere migliaia di reati, d’opinione, informatici, e contro la proprietà. Così Nova continuava a espandersi di conseguenza.
Come molti altri, Cynthia ci era finita soprattutto per il colore della pelle, e sapeva anche questo.
Ciò che non si aspettava di scoprire era che, in realtà, fra i detenuti di Nova una sorta di comunicazione esistesse.
All’inizio non riuscì a spiegarsi la spaventosa ondata di emozioni, immagini, sensazioni lancinanti e caotiche dalla quale si sentì investita e travolta. Poi, riguadagnata a fatica un minimo di lucidità, capì. Tutti i singoli spinotti corticali ai quali ciascun prigioniero era collegato facevano capo alla memoria del computer centrale. Quella sconcertante marea di pensiero condiviso doveva essere l’imprevisto effetto collaterale del collegamento.
Dopo un momento iniziale di convulsa speranza, Cynthia capì però che utilizzare quel legame per comunicare razionalmente sarebbe stato impossibile. Soltanto impulsi e pensieri primari sembravano in grado di navigarne le acque corrusche.
Cynthia si sentì allora sprofondare nell’abisso della più oscura disperazione.
Fu con quella che navigò.

– Un’altra esplosione nella zona dei lavori? Non capisco — commentò il tecnico — I processi di trivellazione e sbancamento sono costantemente monitorati dal computer centrale… come sono possibili tutte queste avarie consecutive? Rischiamo alterazioni dell’orbita!
– Ma di cosa si preoccupa? — Sogghignò il direttore del penitenziario — Teme che possiamo perderci nello spazio come in quel vecchio telefilm?
– Macché perderci, direttore, lei non capisce! La gravità lunare interagisce con quella terrestre, basta un’alterazione minima per….
L’ennesima esplosione interruppe la disputa.

– Guarda amore, stanotte la luna sembra più vicina — sospirò la ragazza dalla villa sull’oceano .
Un attimo dopo sentì il rombo dell’ondata di marea in arrivo.

Libero mercato

La teca trasparente scivolava sul nastro trasportatore della passerella. L’uomo all’interno era immobilizzato dalla stasi bioelettrica in una posizione elegante e innaturale.
– Modello “Safari”- annunciò l’armoniosa voce computerizzata — Disponibile in una vasta gamma di colori, dal Black Nigeria, al Beige Calabria. Resistente agli urti, consuma poco, e si riproduce in cattività. I vari organi sono vendibili anche separatamente.
Con un sommesso brusio di interesse, i compratori cominciarono a digitare le ordinazioni sui loro cellulari. Il display olografico che galleggiava sulle loro teste segnò il raggiungimento d’una cifra record di vendite, che la voce sottolineò compiaciuta.
Il reporter sorrise. “Incoraggianti segnali di ripresa economica — annotò sul cellulare — Gli effetti positivi della definitiva riforma del mercato del lavoro continuano a farsi sentire, a dispetto delle retrograde farneticazioni degli estremisti vetero-comunisti e filoterroristi che blaterano di nuovo schiavismo…“
– Modello “Zivago” — disse la voce, mentre un’altra teca prendeva il posto della precedente — Un nuovo stock proveniente dall’Est. Notate i colori chiari e lo sviluppo toracico…
Il reporter alzò gli occhi sperando che nella teca ci fosse una femmina, ma una dolorosa puntura sul collo lo distrasse. Poi perse i sensi.
Quando si svegliò era immobilizzato.
Sulla passerella.
– Modello “Megafono”. Reporter addestrati a propagandare le idee dei loro possessori. Il loro condizionamento è così perfetto che neanche si rendono conto di ciò che sono. Questo che vedete nella teca n.3 stava giusto scrivendo un articolo fino a un attimo fa — concluse la voce.
Fra i compratori si diffuse un brusio divertito.

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