corsari – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sun, 24 Nov 2024 21:00:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 The Black Star, un affresco sulla tratta degli schiavi e la pirateria https://www.carmillaonline.com/2018/10/13/the-black-star-un-affresco-sulla-tratta-degli-schiavi-e-la-pirateria/ Fri, 12 Oct 2018 22:00:24 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49067 di Angelo Truncellito

Daniele Cardetta, The Black Star, Ed. Meligrana, Tropea, 2018, pp. 366, € 15.

Il filone piratesco, per intenderci quello che parla di corsari e pirati, tesori da scoprire, battaglie navali e duelli all’arma bianca sul ponte della nave, è già piuttosto trito e ritrito. Parrebbe difficile quindi aggiungere qualcosa. Pur avendo cominciato la lettura delle pagine di “The Black Star” scetticamente, il prosieguo mi ha confermato, invece, che la lettura valeva la pena e riservava sorprese. Daniele Cardetta, l’autore del romanzo, tratteggia in modo vivido e convincente un mondo, [...]]]> di Angelo Truncellito

Daniele Cardetta, The Black Star, Ed. Meligrana, Tropea, 2018, pp. 366, € 15.

Il filone piratesco, per intenderci quello che parla di corsari e pirati, tesori da scoprire, battaglie navali e duelli all’arma bianca sul ponte della nave, è già piuttosto trito e ritrito. Parrebbe difficile quindi aggiungere qualcosa. Pur avendo cominciato la lettura delle pagine di “The Black Star” scetticamente, il prosieguo mi ha confermato, invece, che la lettura valeva la pena e riservava sorprese. Daniele Cardetta, l’autore del romanzo, tratteggia in modo vivido e convincente un mondo, quello del XVIII secolo nei Caraibi, che risulterà per certi versi familiare a molti. Le descrizioni del contesto rivelano un gran lavoro di documentazione e di studio, che si riflette anche nei personaggi, numerosi e ben delineati dal punto di vista psicologico. Due esempi su tutti sono quelli del capitano Lind, un uomo ricco e idealista che per motivi strettamente personali decide di lanciarsi nel mondo della pirateria, e Asa, un giovane africano strappato alla sua casa da uomini senza scrupoli. L’intreccio del romanzo rivelal’incastro ben realizzato tra le avventure di un gruppo di pirati capeggiato da un capitano eccentrico e spinto da motivazioni profonde, e quelle degli schiavi sradicati dalla loro terra africana e deportati nelle piantagioni assolate dei Caraibi. Le avventure dei pirati e degli schiavi si incrociano tra di loro mostrando come quello narrato fosse un mondo aperto, dove gli scambi tra le due sponde dell’oceano erano continui e fertili e potevano portare a ibridazioni inaspettate. 

Cardetta ci restituisce in modo mirabile tutta la sofferenza provata da questi uomini e queste donne, soggetti dimenticati dalla storia ma che hanno lasciato tracce di resistenza quotidiana. Sfogliando “The Black Star” sembrerà di respirare la salsedine trasportati in un viaggio vorticoso tra le due sponde dell’Atlantico, un viaggio che trasporterà il lettore tra battaglie navali disperate, tradimenti e giochi di potere. Un romanzo che non parla solo di avventure e di pirati, ma che ha il merito di gettare luce su una delle grandi “rimozioni” dell’Occidente, ovvero la tratta degli schiavi che ha fatto sì che in pochi secoli milioni e milioni di africani venissero messi ai ceppi e deportati. Poco si sa di solito di come vivevano questi uomini, di cosa pensavano, delle pratiche di resistenza quotidiana che mettevano in campo per sopravvivere. Eppure l’autore riesce a far rivivere quelle sofferenze, facendo toccare al lettore con mano la loro sofferenza e anche il loro coraggio, senza aver paura di lasciarsi andare in dettagli realistici, crudi e forse poco digeribili ai più.

“The Black Star” è un libro di pirati ma non solo di pirati, è un romanzo di avventura, ma è anche un romanzo storico e di denuncia sociale. E’ tutte queste cose assieme e ha l’ambizione di avvincere il lettore facendolo appassionare a un intreccio ben congeniato e sviluppato con l’intento di far sì che le varie storie dei personaggi si intersechino. Emerge anche, come un filo rosso, l’attenzione alle tematiche sociali, un filo che attraversa tutte le pagine del romanzo dall’inizio alla fine e che si muove in parallelo all’intreccio principale. Insomma, un romanzo di avventura ma anche uno spaccato sulle sofferenze umane degli schiavi e dei marinai coinvolti nell’orribile macchina dello schiavismo che fa enfasi sugli aggravi sofferti da quelle persone, per cui la riflessione si concentra su come queste atrocità non appartengano al passato ma, purtroppo, siano ancora parte integrale e quotidiana del nostro presente.

Precisa anche la contestualizzazione, con la storia che è stata ambientata nel periodo della guerra anglo-spagnola del 1739-1742, anche detta la guerra dell’orecchio di Jenkins. Il riferimento è a Robert Jenkins, capitano di un vascello mercantile britannico che nel 1738 esibì alla Camera dei comuni, come prova della violenza spagnola nei confronti delle navi inglesi, l’orecchio che gli era stato mozzato. Fu una guerra molto importante in quanto gli inglesi cercarono di distruggere l’egemonia spagnola nei Caraibi, ma il conflitto si concluse nel 1742 senza vantaggi significativi per Londra.

Infine, non meno importante, il merito dell’autore nel suo “gioco” e dialogo con la storia, permette che i suoi personaggi si rincorrano tra Caraibi, Africa ed Europa e sullo sfondo i grandi fatti del tempo, uno su tutti il terremoto che annichilì Lisbona nel 1755.

Uno dei tratti caratteristici del romanzo è la coralità. Si tratta di un espediente molto riuscito in quanto consente al lettore di immergersi nella narrazione tenendo conto di più punti di vista. In questo modo il testo riesce a far risaltare i chiaroscuri, sottolineando come il mondo entro cui si svolge la narrazione sia un mondo dove i confini tra bianco e nero sono molto sfuocati. Non vi sono, infatti, eroi e antieroi chiaramente distinguibili, non si trovano dei personaggi completamente positivi o negativi, e gli stessi schiavi, palesi vittime sistemiche, sono rappresentati nella loro umanità con pregi, debolezze e realismo.

L’evoluzione psicologica dei personaggi riserva svolte inattese, si pensi al succitato Asa che, nel corso del romanzo, passerà da giovane e spaventato schiavo e a un feroce e carismatico pirata. Il lettore è catapultato dai salotti della nobiltà mercantile britannica del XVIII secolo fino alle strade coperte di sterco e polvere dei porti africani dove venivano ammassati migliaia di schiavi in attesa di essere imbarcati per i Caraibi. Insomma, non si tratta di una semplice storia, coinvolgente e fluida, di pirati, ma di un viaggio a trecentosessanta gradi all’interno di un mondo dimenticato in cui lo scrittore tocca tematiche che possiamo tranquillamente definire come contemporanee. Il modo con cui la società civile del tempo accettava senza colpo ferire l’orribile fenomeno della schiavitù, pur conoscendone perfettamente le condizioni disumane. La società civile di oggi forse si indigna un po’ di più ma, nella sostanza, assiste comunque impotente di fronte all’indifferenza della “maggioranza silenziosa”.

Emerge una solida ricerca storiografica a strutturare il modo in cui l’autore tratteggia le figure della tratta degli schiavi, dai negrieri fino ai mercanti di uomini. La storia raccontata non è basata su fatti realmente accaduti, ma si svolge all’interno di un contesto storico e in un periodo caratterizzati in dettaglio. Per quanto i personaggi, dal capitano pirata Pedro Lind fino al giovane schiavo Asa, siano frutto dell’immaginazione, le loro vicende sono verosimili e archetipiche. Non era certo insolito, infatti, che il mondo degli schiavi e il mondo dei pirati si incrociassero, e si tratta a ben vedere di un filone narrativo ancora largamente inesplorato.

Black Star aiuta anche a fugare un altro luogo comune, ovvero che la pirateria sia stato un fenomeno che ha riguardato principalmente la zona dei Caraibi e del Golfo del Messico. Ciò è vero solo in parte dal momento che molti pirati, anche famosi, hanno agito anche a largo delle coste dell’Africa Occidentale. Il tentativo dell’autore di descrivere ed evocare luoghi così lontani tra di loro, ma collegati comunque dall’infame tratta degli schiavi, permette al lettore di calarsi completamente nello spirito del tempo e di toccare con mano come, in fondo, il mondo fosse già largamente “globalizzato”.

L’ipocrisia di un’epoca che vedeva come giusta la schiavitù ma riteneva invece demoniaca e barbarica la pirateria è una delle tante contraddizioni che la penna dello scrittore è riuscito a fare emergere. “The Black Star” non è quindi inquadrabile nel classico genere piratesco, ma più che altro è un romanzo storico, nel quale i pirati svolgono un ruolo importante anche se non preponderante.

Tra molteplici scenari geografici e riferimenti ad alcuni avvenimenti realmente accaduti, il filo della narrazione condurrà il lettore dalla succitata guerra Anglo-spagnola fino al terribile terremoto del 1755 che distrusse quasi completamente Lisbona. Viene restituito qui un quadro della capitale lusitana vivace e godibile, un diario di viaggio storico che trasporta il lettore tra l’odore di caffè dei vicoli e il vociare dei mercatini del centro. Sbalzi e colpi di scena, sorprese e irretimenti completano il dedalo di “The Black Star”, che cerca di restituire un senso di “giustizia” nella storia. L’appendice storica posta alla fine del volume fornisce informazioni utili sulle fonti utilizzate, su tutte “La Nave Negriera” di Markus Rediker, e sul contesto storico di riferimento.

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Mahahual https://www.carmillaonline.com/2014/08/31/mahahual/ Sat, 30 Aug 2014 22:00:43 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=17064 di Fabrizio Lorusso

Mahahual libro italiaPino Cacucci, Mahahual, Feltrinelli, 2014, pp. 128, € 12.

L’ultimo viaggio di Pino Cacucci si chiama Mahahual. Siamo sul Mar dei Caraibi, dove finisce il Messico e comincia il Belize e dove ancora non arrivano le grandi masse di turisti che popolano e, a volte, infestano il resto della famosa Riviera Maya, cioè il tratto di costa che va da Cancun a Playa del Carmen fino a Tulum. Mahahual è una cittadina caraibica con un migliaio di abitanti. Si trova all’estremo sudorientale della penisola dello [...]]]> di Fabrizio Lorusso

Mahahual libro italiaPino Cacucci, Mahahual, Feltrinelli, 2014, pp. 128, € 12.

L’ultimo viaggio di Pino Cacucci si chiama Mahahual. Siamo sul Mar dei Caraibi, dove finisce il Messico e comincia il Belize e dove ancora non arrivano le grandi masse di turisti che popolano e, a volte, infestano il resto della famosa Riviera Maya, cioè il tratto di costa che va da Cancun a Playa del Carmen fino a Tulum. Mahahual è una cittadina caraibica con un migliaio di abitanti. Si trova all’estremo sudorientale della penisola dello Yucatan, nello stato messicano del Quintana Roo, a circa 140 km da Chetumal e dalla meravigliosa Laguna Bacalar. Per raggiungere il villaggio si deve percorrere una strada impressionante: oltre cinquanta chilometri in linea retta tra selve e lagune conducono a spiagge bianche, da cui si scorge la barriera corallina, e a immense estensioni di mangrovie e palmeti che quasi invadono il centro abitato.

Ho scoperto questi luoghi durante un paio di brevi soggiorni: nel 2008, dopo il passaggio dell’uragano Dean che distrusse le spiagge e rase al suolo buona parte delle abitazioni nei pressi della costa, e di nuovo nel 2013, per la seconda edizione del “Festival Mahahual Cruzando Fronteras” (“attraversando frontiere”), durante la quale Pino Cacucci ha presentato il suo libro su Mahahual e il Quintana Roo. Dopo la ricostruzione degli ultimi anni, l’aspetto del paesello e del porticciolo è tornato normale, con i suoi piccoli alberghi, le caffetterie in riva al mare, con le sue acque cristalline, l’ombra paziente delle palme sulle spiagge di sabbia finissima, le sue bellezze sottomarine e paesaggistiche. A tratti la zona del lungomare e alcuni ristoranti del centro appaiono più adatti ai gusti dei turisti tradizionali ed esigenti che a quelli dei viaggiatori-esploratori e dei backpacker, ma non intaccano comunque il carattere rustico del pueblo, né sconfinano nel cattivo gusto, come invece succede in molte altre località che in pochi anni di “sviluppo” diventano irriconoscibili e invivibili. Inoltre a Mahahual le costruzioni rispettano ancora l’armonia dell’ambiente circostante, a pochi passi dal centro regnano la tranquillità e la natura incontaminata e infine non mancano le opzioni economiche per accampare e nutrirsi.

Nei racconti di Pino Cacucci, che mai si stanca di raccontare il Messico, le sue meraviglie ma anche le sue problematiche, Mahahual è un “paradiso non riciclabile”. Sopravvive in un equilibrio instabile e delicato, costantemente minacciato da tentativi di speculazione edilizia e gigantismo turistico, incompatibili con l’ecosistema e con la conservazione dell’intorno socio-culturale della zona, e dai rifiuti che minacciano la costa. “La corrente del mare porta al largo delle nostre coste i rifiuti di mezzo mondo, sono di continenti diversi perché vediamo bottiglie del Venezuela, della Spagna o degli USA, per cui il Festival è anche una riflessione su come affrontare il problema”, spiega Luciano Consoli, del comitato organizzatore di Cruzando Fronteras.

Mahahual 056 (Medium)Ma il nuovo vagabondaggio di Pino, autore di oltre venti romanzi quasi sempre legati al Messico tra cui ricordo Tina, Puerto Escondido, San Isidro Futból, La polvere del Messico e In ogni caso nessun rimorso,va oltre Mahahual e, infatti, il sottotitolo dell’edizione messicana, curata da Fundación Mahahual, è “Storie, leggende e aneddoti del Quintana Roo”. Si tratta di una zona del Messico di cui si conosce molto poco, anche se il suo passato è pieno di ribellioni, personaggi, memorie, lotte ed eventi molto interessanti. “Più conosco il Messico e più mi convinco che non basta una vita per assaporarlo tutto. Troppo vasto, troppo intenso, per giunta mutevole: mi capita di tornare in luoghi dove sono stato e riscoprirli diversi da come li ricordavo. Mahahual ha i ritmi sonnacchiosi di sempre, silenziosa e sgangheratamente genuina, il Messico come l’ho conosciuto trent’anni fa”.

Così esordisce l’esplorazione di Pino in uno Yucatan dimenticato, sempre in bilico nel corso della sua storia tra il più becero tradizionalismo sfruttatore, coloniale e patriarcale, e la ribellione dei popoli che lo abitano, maya in primis, e delle donne, dei lavoratori, così come della natura e del clima, così estremi e bizzosi in questa regione. A titolo di esempio basti pensare che, nei territori che oggi conosciamo per i siti archeologici della ruta maya, i tour sfrenati e i tragici pacchetti all inclusive, le spiagge bianche, gli ex porti di pescatori trasformati in città come Cancun e Playa del Carmen, fino a pochi anni fa vigeva ancora lo ius primae noctis o, in spagnolo, derecho de pernada, per cui i latifondisti delle piantagioni avevano il diritto di avere relazioni sessuali con le figlie dei mezzadri prima che si sposassero con un altro contadino.

Mahahual 062Antropologico, cronachistico ma soprattutto narrativo e storico, questo romanzo riscatta dall’oblio varie figure della vicenda storica locale, nazionale e mondiale: pirati, corsari, conquistatori, condottieri ribelli, indigeni e meticci, e soprattutto la gente della penisola dello Yucatan, una regione decisamente splendida e contraddittoria come tutto il Messico, soprattutto se si sconfina al di là dei circuiti tradizionali del turismo. E questo romanzo lo fa, esce dal sentiero stabilito e ci rende complici di nomadismi compulsivi nel tempo e nello spazio.

E quindi vi troviamo il rivoluzionario Felipe Carrillo Puerto e sua sorella Elvia, che fondò la Lega Femminista Contadina nel 1912. C’è Gonzalo Guerrero, spagnolo “rinnegato” che lottò e morì affianco ai maya che i suoi ex commilitoni vollero, invano, annichilire. C’è la denuncia dell’isola di plastica, estesa come il Canada, che naviga nell’Oceano Pacifico e che, sebbene in proporzioni diverse, ricorda il fenomeno del passaggio dei residui plastici e di altra natura, spesso ignota, al largo delle coste di Mahahual. E ci sono le persone che popolano questa terra con i loro aneddoti, le loro storie familiari, i ricordi e le curiosità tramandate di generazione in generazione. C’è lo strano caso dei Pesci Leone, voracissimi predatori, forse (?) fuggiti dal famoso acquario di Miami, che fanno la concorrenza ai pescatori del posto e che sono diventati, loro malgrado, vittime e prelibatezze della vendicativa cucina locale. Ci sono le esplorazioni della mitica Punta Herrero e di Bacalar, le testimonianze di famiglie e comunità, e ancora alcune cruciali verità sul cacao, sulla gomma da masticare o chicle, sulla convivenza con gli uragani e gli squali, sulla scoperta di Chacchoben-Yucatan e molte altre che la polvere del Messico e Pino Cacucci hanno di nuovo portato fino a noi.

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