Blog – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 21 Nov 2024 22:40:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Vecchi e nuovi Troll nella suburra di Facebook https://www.carmillaonline.com/2015/12/17/vecchi-e-nuovi-troll-nella-suburra-di-facebook/ Wed, 16 Dec 2015 23:01:34 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=27373 di Mauro Baldrati

TrollsUn tempo c’erano i blog. Fu una piccola rivoluzione, siti liberi e gratuiti, individuali o collettivi, che permettevano una comunicazione immediata e transnazionale, una sorta di editoria di base autogestita. Alcuni ci hanno scritto su dei saggi impegnativi, evidenziando, per esempio, il fatto che se nell’era precedente, quella delle fanzines ciclostilate e della new wave, fossero stati disponibili i blog, davvero certe istanze affermative ultrarealiste del ’68 sarebbero esplose in forma compiuta. I blog erano definiti interattivi, orizzontali, perché si basavano su un rapporto democratico tra autore e lettore, che [...]]]> di Mauro Baldrati

TrollsUn tempo c’erano i blog. Fu una piccola rivoluzione, siti liberi e gratuiti, individuali o collettivi, che permettevano una comunicazione immediata e transnazionale, una sorta di editoria di base autogestita. Alcuni ci hanno scritto su dei saggi impegnativi, evidenziando, per esempio, il fatto che se nell’era precedente, quella delle fanzines ciclostilate e della new wave, fossero stati disponibili i blog, davvero certe istanze affermative ultrarealiste del ’68 sarebbero esplose in forma compiuta. I blog erano definiti interattivi, orizzontali, perché si basavano su un rapporto democratico tra autore e lettore, che comunicavano, si scambiavano informazioni e linguaggi.

Sì, è il caso di dirlo, una rivoluzione c’è effettivamente stata, ma poi tutti ci siamo resi conto che il dannato mondo continuava a non cambiare. A non migliorare. Per cui i conti non tornavano. E nella sezione dei commenti sono spuntati i personaggi che usavano i blog per esprimere certe dinamiche aggressive e negative, che qualcuno ha avuto la brillante idea di definire “Troll”.

I Troll erano erranti, ma più spesso stanziali. Talvolta autori loro stessi di un blog, si insediavano in un sito più autorevole, con molti lettori e commentatori, e scatenavano tutta l’aggressività di cui erano pervasi. Tentavano di stroncare qualunque articolo, di qualunque genere e scritto da chiunque. Attaccavano anche l’autore, cercando di farlo apparire come un ignorante rimbambito, indegno di scrivere anche solo una lista della spesa. Erano piuttosto bravi, scaltri, subdoli e a loro modo studiosi. Infatti, non appena riuscivano a individuare un errore, un riferimento sbagliato, un dato incompleto, si avventavano sul malcapitato coprendolo di epiteti del tipo “sei un insulto alla letteratura” e similari. I Troll per alcuni erano diventati un incubo, e sappiamo per certo che per causa loro qualche scrittore ha smesso di intervenire in un determinato sito.

Nel retro sportello di qualche blog si discuteva animatamente su quale atteggiamento tenere coi Troll. Alcuni redattori sostenevano che i commenti andavano chiusi, o quanto meno moderati con mano ferma, perché, oltre al danno creato dalla violenza verbale, non era giusto offrire uno spazio agli sproloqui di psicopatici. Altri invece sostenevano che i Troll erano a modo loro un prodotto deviato di quella rivoluzione, e che occorreva affrontare il rischio e il disagio, perché sarebbe stata contraria all’ispirazione del sito qualsiasi forma di censura.

Poi i blog sono diventati obsoleti, perché sono spuntati i social, che hanno travolto in poco tempo quasi tutti i siti, molti dei quali hanno chiuso, mentre altri resistono, dopo avere adottato riforme strutturali per renderli sempre più simili a vere e proprie riviste.

Facebook, il principe dei social, ha fagocitato quasi tutto lo spazio dei blog, aspirando i commentatori e i lettori, che sono diventati dei nuovi bloggers rifondati, alimentandosi a vicenda col sistema dei “mi piace”, che ricevono dopo averli dati alle pagine di altri “amici”. La rete si è allargata, globalizzata, fino a raccogliere milioni di utenti.

Ma i Troll non sono scomparsi. Anzi, sono mutati, si sono per così dire incattiviti, liberando senza freni forme di aggressività violenta, di razzismo, di fascismo, di misoginia e omofobia che nella precedente versione in fondo erano tenute sotto controllo, pena l’eliminazione dei commenti e la radiazione dalla lista dei commentatori. Insomma, tutti i sentimenti più bassi, in una sorta di esplosione di demenza e negatività. Il problema etico dello spazio ai deliri di psicopatici non si pone, perché il sistema si sostiene e cresce sugli “utenti”, aumentando la propria forza contrattuale nella raccolta di pubblicità con la potenza di un parco utenti poderoso. Al massimo a qualcuno tra i più estremi può capitare di ritrovarsi la pagine bloccata per un mese, quando la violenza e la qualità degli insulti può diventare pericolosa, per le denunce. Ma quando tornano sono più inferociti di prima.

Da una ricognizione, che non ha la pretesa di essere una vera e propria ricerca sociologica con una ipotesi, una tesi e una sintesi, emergono comunque dei dati sbalorditivi, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra i social-blogger e gli “amici”.

Per esempio, un certo “personaggio pubblico” posta una frase composta di 5 parole: “Cosa farò a Natale? Rinascerò”. Il lettore si chiede: Ma crede di essere Gesù Cristo? Uno che scrive un simile aforisma è un Troll? Ma non è questo il dato più eclatante: La frase ha totalizzato 21.207 “mi piace”, 1.289 commenti, 1.270 condivisioni. Tra i commenti leggiamo ringraziamenti alla “musa ispiratrice”, e aggettivi superlativi di lettori entusiasti. Il ricercatore strabuzza gli occhi, fatica a credere a ciò che legge.

Ma qui siamo comunque nel campo “soft” del mainstream, il problema è costituito dagli aggressivi violenti. Ci sono post costituiti esclusivamente da dichiarazioni di odio, con auguri di incidenti e malattie mortali. Sono lì, liberi, trionfanti, senza freni. Senza riprodurli, perché siamo dell’idea che sia eticamente riprovevole offrire uno spazio ai deliri di psicopatici (non solo per il pubblico ma anche per loro stessi), abbiamo letto insulti, infarciti di bestemmie, ai musulmani (molto diffusi), con invocazione di prosciutto e salame introdotti in vari orifizi, agli “hippies” rincoglioniti che contestano Salvini, con incitamenti alla polizia di massacrarli tutti, ai gay (con altre invocazioni di tipo sessuale sadiche), agli ebrei, ai “negracci”, agli “zingari di merda”, e alle donne, molto popolari: minacce di stupri/omicidio alla Presidente della Camera, ad alcune esponenti della politica, e sembra di avvertire anche fisicamente la violenza di queste parole contundenti, delle delle minacce.

Ma quanti sono? Difficile stabilirlo, anche perché la maggioranze delle pagine è consultabile solo con gli account degli amici, o degli amici degli amici. Una sorta di rete simil-sotterranea della follia. Dalla nostra ricognizione emerge con prepotenza un dato: tutti i violenti sono maschi, in maggioranza giovani, under-trenta, mentre le donne sembrano partecipare al gioco da una strana posizione di complicità. Per esempio, sotto alcuni post particolarmente sessuofobi, con affermazioni del tipo “Puttana, puttana” seguite da invocazione di stupri con seguito di snuff-movie, spuntano dei commenti di lettrici che apostrofano il titolare del post con “fantastico”, “sei sempre un grande” e così via. E anche qui il ricercatore non riesce a credere a ciò che legge.

In definitiva cosa si può fare? Nessuno lo sa con precisione. E tanto meno il reporter-ricercatore, la cui missione è fornire un rendiconto dei fatti, e una indagine dei retroscena. Di sicuro si ha l’impressione di assistere al macabro spettacolo di individui che hanno fatto la scelta (coatta fino a un certo punto) di uscire dalla specie, per diventare dei “walkers”, attraverso il gate del fascismo, del razzismo, dell’omofobia e della misoginia. Tutti i sentimenti più “bassi” della specie insomma, che vengono scatenati in un gioco fatale di auto alimentazione, che costituiscono una sorta di plusvalore per le destre e per i detentori dei “parchi utenti”. In definitiva è un’uscita dal reale, e un’entrata nel nulla, del quale si nutrono tutte le metafisiche di questo mondo.

L’unica possibilità per arginare la moltiplicazione dei Troll, almeno nel medio periodo, è cercare di riflettere sulle cause di queste mutazioni, comprenderle, anche alla luce del vippismo ossessivo propagandato dai media, uno spettacolo di fronte al quale sentirsi anonimo, sentirsi niente e nessuno, scatena odio e violenza. E di fronte a questa continua, nevrotica negazione, recuperare la vocazione affermativa e anti-metafisica dei movimenti, per i quali la vera rivoluzione era “essere ciò che si è”. E al centro di ogni filosofia non c’erano realtà superiori, disgiunte dal mondo reale, divinità da adorare per “riscattare” noi stessi, ma questa vita, la nostra, in tutte le sue forme.
Insomma, trasformare il “era” in “è”; e il “c’era” in “c’è”.

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Mexican Narco Blogs https://www.carmillaonline.com/2013/05/17/mexican-narco-blogs/ Thu, 16 May 2013 22:00:35 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=5412 di Fabrizio Lorusso

blog_del_narco_media

[Una versione più timida e breve di questo articolo è uscita sul quotidiano l’Unità del 6 maggio 2013, F. L.] La messicana Lucy ha solo vent’anni, ma è già famosa nel suo paese. Non ha vinto il Grande Fratello né ha partecipato a X-Factor, ma ha aperto un blog che oggi ha 25 milioni di visite al mese e si chiama El Blog del Narco. Grazie ai materiali inviati dai lettori e dagli stessi narcotrafficanti il sito racconta la violenza della guerra messicana contro le droghe intrapresa dall’ex Presidente Felipe Calderón tra il 2006 e il [...]]]> di Fabrizio Lorusso

blog_del_narco_media

[Una versione più timida e breve di questo articolo è uscita sul quotidiano l’Unità del 6 maggio 2013, F. L.] La messicana Lucy ha solo vent’anni, ma è già famosa nel suo paese. Non ha vinto il Grande Fratello né ha partecipato a X-Factor, ma ha aperto un blog che oggi ha 25 milioni di visite al mese e si chiama El Blog del Narco. Grazie ai materiali inviati dai lettori e dagli stessi narcotrafficanti il sito racconta la violenza della guerra messicana contro le droghe intrapresa dall’ex Presidente Felipe Calderón tra il 2006 e il 2012 e che oggi continua col suo successore, Enrique Peña. Il bilancio del conflitto è impressionante: 80mila morti (ma alcune stime parlano di oltre 100mila morti) e 27mila desaparecidos, oltre alla perdita del controllo statale su ampie zone del Nord (soprattutto Nuevo León e Tamaulipas) e lo sfaldamento del tessuto sociale. Il Blog del Narco (o BDN) da tre anni raccoglie le denunce anonime della gente comune, intenzionata a far conoscere ciò che è ignorato dai mass media, e anche i materiali inviati dai narcos che usano la piattaforma per minacciarsi tra di loro o comunicare col governo.

Mexico Narco BlogSenza mediazioni né censure il BDN, così come pochi altri siti simili, dà visibilità agli scempi e alla terribile quotidianità del conflitto, pubblicando testimonianze, foto, articoli e video nell’anonimato più assoluto. Il loro livello di truculenza è altissimo: decapitazioni, torture, minacce di trafficanti, sicari in azione, vendette in diretta, rastrellamenti dell’esercito e sparatorie tra polizia federale e bande di narcos (o presunti tali) sono all’ordine del giorno. Si potrebbe assimilare a una versione web 2.0 delle famose narcomantas, gli striscioni che i criminali lasciano come avvertimento o rivendicazione vicino ai cadaveri delle loro vittime per lanciare messaggi alla polizia e ai cartelli rivali. 

Centinaia di articoli, foto e video mostrano senza censura sparatorie, decapitazioni e vendette mafiose, episodi quasi dimenticati della guerra alle droghe che, nei primi quattro mesi del nuovo governo, ha fatto già 5.296 morti “legati alla criminalità organizzata” (dati del Ministero degli Interni da dicembre 2012 ad aprile 2013), una cifra altissima seppur in calo rispetto al periodo corrispondente dell’anno prima. Ma anche su questi dati sono stati sollevati dubbi forti e motivati che farebbero pensare che con il cambio di governo ci sia stato anche un cambiamento dei criteri e dei metodi oltreché delle fonti utilizzate per questi calcoli, per cui i critici stimano un numero di vittime superiore o comunque in linea con le tendenze degli anni scorsi. A questo link il dibattito sui “numeri” con l’articolo “Mexico’s Violent Crime Numbers Don’t Add Up”.

Quindi il BDN è più necessario che mai, anche se qui fare i blogger o i reporter è un mestiere pericoloso. Infatti, il Messico da anni è ai primi posti delle classifiche di pericolosità per l’esercizio del giornalismo insieme a paesi come l’Iraq, la Siria, la Libia, il Pakistan e la Somalia. La Ong Article 19, specializzata in libertà d’espressione, ha contato 122 omicidi, 138 minacce e 324 aggressioni contro giornalisti in Messico tra il 2000 e il 2012, mentre quest’anno le aggressioni sono 51, cioè 12 in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Le testate locali sono sotto tiro e si moltiplicano gli attentati contro le loro sedi e i lavoratori con scopi intimidatori.

Blog narco_blogAlcuni narco-blog come Al_Rojo_Vivo o NarcoViolencia.Com, in passato molto noti, sono sopravvissuti solo alcuni mesi. Quindi il BDN e pochi altri, come mund0narco.com, tierradelnarco.comhistoriasdelnarco.com o narcotraficoenmexico.blogspot.mx (alcune foto e video sono inguardabili, avviso), sono un unicum nella rete e nell’informazione indipendente, anche perché spesso le loro origini, i loro gestori e i loro destini restano avvolti nel mistero*. L’inquietante e famoso blog NuevoLaredoEnVivo sarebbe invece gestito dall’esercito per raccogliere informazioni sui cartelli operanti nella zona frontaliera del Nordest grazie a delle chat tematiche dove denunciare i vari tipi di crimini. Infatti, in alto a sinistra, schiacciati in una specie di macabro logo, campeggiano mezzi blindati e soldati con mitra e fucili spianati. Siamo nella terra degli Zetas, ribattezzata giornalisticamente “Zetania“, una zona in cui la violenza s’è incrementata esponenzialmente soprattutto nella seconda fase della narcoguerra dopo il 2009-2010 e dove il problema dei desapareciedos ha raggiunto dimensioni drammatiche paragonabili alle situazioni vissute dalle dittature degli anni 70 nei paesi del Cono Sud.

L’esempio più emblematico è stato il brutale assassinio di una blogger nel settembre 2011. Si parlò in quell’epoca di veri e propri narco-attacchi ai social network e tra i blogger, gli utenti di twitter e delle reti sociali in generale si diffuse la paura. La vittima usava il nickname Nena (bambina/ragazza) de Laredo, e, secondo quanto diffuso dalla stampa, collaborava con dei report e delle denunce al portale nuevolaredoenvivo.blogspot.mx di Nuevo Laredo, città frontaliera a nord di Monterrey. La pagina diffonde denunce sulla delinquenza locale attraverso delle chat tematiche: la sala generale per denunce on line di vario tipo, una sala speciale per i cellulari, la sala 1 per lanciare allarmi e segnalare situazioni di pericolo, la 2 per denunciare situazioni d’insicurezza, una speciale per le denunce all’amministrazione comunale e la sala 3 per i furti o gli abbandoni d’auto. Infine una nota sibillina nel blog: “Non si cancelleranno messaggi a meno che non siano insulti, minacce o frasi di amicizia”.

blog cartel areasLa pagina sarebbe gestita dai militari, come ricordava il messaggio che i narcos del cartello degli Zetas hanno lasciato sul cadavere della donna: “Io sono la Nena di Laredo, sono qui per i miei reportage e i vostri e, per quelli che non vogliono crederci, mi è successo questo per le mie azioni e per essermi fidata della marina e dell’esercito”. I media tradizionali sono sempre meno disposti a mostrare nei dettagli la violenza e le trame della narcoguerra e il sottostante sistema d’impunità e corruzione. Il legame tra narcos, politica, corruzione (soprattutto nelle zone di frontiera con gli USA e da entrambi i lati della stessa) e poteri locali o regionali è evidente. Senza informazione la democrazia si svuota e gli affari illeciti possono prosperare, soprattutto se consideriamo che una grossa fetta dei guadagni derivanti dal commercio di cocaina e marijuana resta in mano agli intermediari mentre il valore degli stupefacenti sul mercato s’impenna esponenzialmente per il consumatore finale negli Stati Uniti o in Europa (Foto: Aree d’influenza dei cartelli del narcotraffico: clicca sulla foto per ingrandire). Questi anni di guerra senza dubbio rivelano, ancora una volta, il fallimento delle politiche proibizioniste e repressive, prive di approcci sociali e preventivi ma foriere di criminalizzazioni indebite e dell’inasprimento del conflitto armato.

La blogger del Narco usa il nome Lucy come pseudonimo viste le continue minacce di morte che riceve e si sposta ogni mese insieme al web master del sito per sfuggire ai trafficanti. Nel settembre 2011 due informatori del blog sono stati identificati, torturati e appesi a un cavalcavia nel settentrionale stato di Tamaulipas. Vicino ai cadaveri una narcomanta ricordava: “Sarete i prossimi, BDN”. “Amo la mia cultura e il mio paese e, malgrado quel che succede, non siamo tutti narcos, assassini o corrotti, ma siamo un popolo educato, anche se molti stranieri pensano il contrario”, ha spiegato Lucy il 3 aprile scorso al quotidiano inglese The Guardian.

La ragazza ha sfidato le minacce e ha appena pubblicato negli USA un libro dal titolo Morire per la verità: Infiltrati nella violenta guerra contro le droghe in Messico che raccoglie le storie del blog. “L’ho fatto per mostrare quanto succede”, ha detto, “quando l’ho finito, ho potuto respirare perché avevo paura che m’ammazzassero prima, ma il libro è qui su carta, come testamento di ciò che soffriamo in Messico” (inserisco il book trailer di seguito).

Il neopresidente Peña ha cambiato il discorso ufficiale e i media l’hanno seguito a ruota: niente più stragi, sangue o dichiarazioni di guerra, ma solo riforme strutturali e accordi di governo tra i principali partiti. La copertura mediatica della violenza è diminuita del 50% e le parole “cartello” e “delinquenza organizzata” sono quasi scomparse dalle prime pagine, secondo l’Osservatorio sui Processi di Comunicazione Pubblica della Violenza. Peña è stato prudente nelle sue uscite ufficiali, evitando le altisonanti dichiarazioni di guerra cui era solito il suo predecessore e che servivano solo a gettare legna al fuoco (Foto: cartina della libertà di stampa nel mondo secondo Reporteros sin fronteras, clicca per ingrandire).

WebUn tasso di omicidi più che raddoppiato in sei anni (da 10 a 25 ogni 100mila abitanti), il progressivo sfaldamento del tessuto sociale e la perdita di controllo da parte dello Stato in ampie zone del Nord del paese sono lì a dimostrarlo. Il presidente ha contato sull’aiuto delle principali catene TV, le sue alleate di vecchia data TeleVisa e TV Azteca, in genere poco propense alla critica. Inoltre le testate locali e quelle più piccole sono costantemente sotto la minaccia dei narcotrafficanti per cui sono poche le voci non ancora silenziate. Il BDN è oggetto dell’attacco degli hacker e “il governo è stato più aggressivo dei narcos in questo senso”, ha detto Lucy, anche se la sua gran paura è quella di venire identificata e catturata dai narcos o dalla polizia, che spesso è collusa coi delinquenti soprattutto a livello locale e regionale. 

“In varie occasioni abbiamo pensato di mollare, ma non vogliamo farlo perché il nostro messaggio deve uscire da qui”, dice Lucy. “Ci hanno tolto la tranquillità, i sogni e la pace”. Ma i narco-blog proliferano nell’ombra di una guerra che non è mai finita e nessuna luce s’intravede in fondo al tunnel scavato da anni di politiche militari, antisociali e repressive. I vari Blog del Narco per ora continuano a ricordarcelo con crudezza.

 Blog narco mexico lindo

** Negli ultimi 3 anni ho cercato di recensire o catalogare a più riprese i narco-blog e alcuni siti ufficiali di quotidiani messicani che in qualche modo li imitavano, cioè riproducevano in pagine web separate e in parte scollegate dal sito del giornale le notizie più pesanti sul narcotraffico e il conflitto. Eccone una lista. Molti sono spariti, altri non sono blog veri e propri, ma li segnalo comunque e ai lettori il giudizio:  Blog del Narco        Al Rojo Vivo       Insight Crime         NLV (nuevo laredo en vivo)        Mundo Narco      Neglected War    Guerra del narco.com     NarcoViolencia    Narcotráfico en México       Juarez Noticias  La Policiaca    TodoSobreNarcotráfico    GuerraContra El Narco   Ay México lindo blog    Ay México lindo narcoguerra   Historias del narco

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