Articolo 18 – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Sat, 22 Feb 2025 21:00:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 I Vitelloni https://www.carmillaonline.com/2019/04/14/i-vitelloni/ Sun, 14 Apr 2019 21:00:29 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=52090 di Alessandra Daniele

“Ho detto ‘sarà un anno bellissimo’? Era una battuta” – Giuseppe Conte

Quello fra Di Maio e Salvini è ormai un dialogo fra Sordi. Intesi come Alberto. Non fatevi ingannare dall’accento: entrambi sono Alberto Sordi, o meglio suoi personaggi. Strafottente, opportunista, reazionario, Salvini è un Sordi anni ’70-80, coll’arrogante pretesa d’essere l’unica fedele rappresentazione del popolo, l’incarnazione del senso comune. Alla guida del governo come Il Tassinaro. Ipocrita, ignorante, arrivista, disposto a svendersi qualsiasi cosa pur di avere successo (anche letteralmente un occhio della testa) Di Maio è un Sordi anni ’50-60, dei quali infatti prometteva Il Boom. Ed è un Alberto [...]]]> di Alessandra Daniele

“Ho detto ‘sarà un anno bellissimo’? Era una battuta” – Giuseppe Conte

Quello fra Di Maio e Salvini è ormai un dialogo fra Sordi. Intesi come Alberto.
Non fatevi ingannare dall’accento: entrambi sono Alberto Sordi, o meglio suoi personaggi.
Strafottente, opportunista, reazionario, Salvini è un Sordi anni ’70-80, coll’arrogante pretesa d’essere l’unica fedele rappresentazione del popolo, l’incarnazione del senso comune. Alla guida del governo come Il Tassinaro.
Ipocrita, ignorante, arrivista, disposto a svendersi qualsiasi cosa pur di avere successo (anche letteralmente un occhio della testa) Di Maio è un Sordi anni ’50-60, dei quali infatti prometteva Il Boom.
Ed è un Alberto Sordi anche Giuseppe Conte che fa il piacione con le straniere, millantando un potere e un rango che non avrà mai. È Il Conte Max.
In comune hanno l’amore-odio per l’inglese alla Nando Moriconi – i Navigator, la Flat Tax, la Spending Review – e la megalomania – aboliremo la povertà, chiuderemo il parlamento europeo, faremo l’alta velocità Caltanissetta – Kiev.
“Cos’è un megalomane? È uno che si crede superiore a tutti, invece è un cretino ridicolo che si circonda di incapaci” – Franca Valeri, da Il Vedovo.
Pare proprio che sia impossibile avere successo in Italia senza essere Alberto Sordi. A modo loro lo erano anche Berlusconi, e Renzi, il Sordi de Il Vedovo, il cazzaro rampante caduto nella sua stessa trappola.
Sordi, Sordi, volevi solo Sordi, canterebbe Mahmood.
Se Zingaretti vuole recuperare voti dovrà calcare l’accento romanesco, e accentuare l’aria cinica e furbastra. Gli ci vorrà tutta la faccia tosta del miglior Alberto Sordi per dedicare a Greta Thunberg la marcia pro TAV, e continuare a intestare al PD una marriage equality che in Italia in realtà non esiste, perché la legge sulle unioni civili non riconosce uguali diritti sociali. E nemmeno uguali diritti civili.
Chi ha davvero a cuore le minoranze discriminate non abolisce l’Articolo 18, dando via libera ad ogni tipo di licenziamento discriminatorio.
E chi ha davvero a cuore le famiglie non pretende che le donne facciano più figli lavorando fino al 9° mese.
La versione di Alberto Sordi che meglio rappresenta la classe politica italiana resta sempre quella de I Vitelloni. “Lavoratori…”

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Sorrisi e Cazzari https://www.carmillaonline.com/2018/10/14/sorrisi-e-cazzari/ Sun, 14 Oct 2018 17:00:02 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49144 di Alessandra Daniele

“La nostra è una scommessa. Ci riusciremo? Io spero di no” – Lapsus freudiano del ministro dell’Economia Giovanni Tria

La cosiddetta Manovra del Popolo che doveva abolire la povertà e istituire il Sorriso di Stato, come prevedibile si sta dimostrando una truffa, contabile e politica. Per l’ennesima volta gli italiani si ritrovano ad aver comprato la Fontana di Trevi, e a questo giro da due pataccari diversi contemporaneamente, Salvini e Di Maio. Delle mirabolanti promesse elettorali sono rimaste soltanto le etichette, appiccicate con lo sputo a pasticciati tentativi di mance elettorali. Controlliamo le principali: Reddito di [...]]]> di Alessandra Daniele

“La nostra è una scommessa. Ci riusciremo? Io spero di no” – Lapsus freudiano del ministro dell’Economia Giovanni Tria

La cosiddetta Manovra del Popolo che doveva abolire la povertà e istituire il Sorriso di Stato, come prevedibile si sta dimostrando una truffa, contabile e politica.
Per l’ennesima volta gli italiani si ritrovano ad aver comprato la Fontana di Trevi, e a questo giro da due pataccari diversi contemporaneamente, Salvini e Di Maio.
Delle mirabolanti promesse elettorali sono rimaste soltanto le etichette, appiccicate con lo sputo a pasticciati tentativi di mance elettorali.
Controlliamo le principali:

Reddito di cittadinanza
S’è trasformato in una specie di Carta Annonaria con la quale, forse fra sei mesi, sarà possibile solo acquistare beni di sopravvivenza. Se compri un cellulare, arriva la Finanza. Giusto per tenere le Fiamme Gialle lontane dagli evasori veri, per i quali è in arrivo il solito condono.
Abolizione della legge Fornero
S’è ridotta alla cosiddetta “Quota 100”, che costerà a chi la sceglie almeno il 20% della pensione in meno.
Flat Tax
S’è ristretta a uno sgravio fiscale per alcune partite IVA. Altri si troveranno a pagare di più.
Legge contro il conflitto di interessi
Sparita, e sostituita dalla solita spudorata lottizzazione della Rai.
Riconversione ecologica dell’Ilva 
Sparita. È stato applicato il piano Calenda.
Reintroduzione dell’articolo 18
Sparita
Asili nido gratis
Spariti
Abolizione delle accise
Sparita
Internet a banda larga gratis
Sparito
Abolizione degli studi di settore
Sparita
Blocco TAV e TAP
Sparito

Il governo Grilloverde è stato capace di tradire anche le promesse fatte dopo le elezioni, come l’annunciato decreto Di Maio per i diritti dei rider, sparito nel nulla mentre Foodora lasciava l’Italia. O l’impegno solenne di Toninelli per la demolizione e ricostruzione celere del ponte Morandi, che invece ancora aspetta, spezzato in due come la città che univa.

Eppure, secondo gli standard cravattari dell’UE persino questa fetecchia di manovra è considerata sacrilega, e rende il governo Grilloverde meritevole di punizione esemplare per aver offeso i mercati, e i supermercati, minacciando la chiusura domenicale obbligatoria.
I pataccari quindi sperano di far saltare tutto dando la colpa all’Europa. È la fase uno della loro Exit Strategy per tornare a votare in primavera, rivincere con le stesse promesse irrealizzabili, e spostare anche tutto l’asse politico europeo in loro favore, facendo deragliare l’UE.
Con questa sfida fra cravattari e pataccari, classisti e razzisti, si sta ingloriosamente chiudendo la parabola dell’Europa unita.
L’unico sorriso sarà di schadenfreude.

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Il Governo Tenco https://www.carmillaonline.com/2018/08/26/il-governo-tenco/ Sun, 26 Aug 2018 17:00:22 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=47988 di Alessandra Daniele

“Sì, lo so che questa non è certo la vita Che ho sognato un giorno per noi Vedrai, vedrai che cambierà Forse non sarà domani Ma un bel giorno cambierà Vedrai, vedrai Non son finito sai Non so dirti come e quando Ma vedrai che cambierà”.

Dopo averle votate e rinnovate per anni, oggi la Lega non ha nessuna reale intenzione di revocare le concessioni ai Benetton come ha promesso il cosiddetto Governo del Cambiamento. Quindi Salvini ha passato tutta la settimana a fare l’unica cosa di cui è capace: dirottare l’attenzione sul [...]]]> di Alessandra Daniele

“Sì, lo so che questa non è certo la vita
Che ho sognato un giorno per noi
Vedrai, vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà
Vedrai, vedrai
Non son finito sai
Non so dirti come e quando
Ma vedrai che cambierà”.

Dopo averle votate e rinnovate per anni, oggi la Lega non ha nessuna reale intenzione di revocare le concessioni ai Benetton come ha promesso il cosiddetto Governo del Cambiamento.
Quindi Salvini ha passato tutta la settimana a fare l’unica cosa di cui è capace: dirottare l’attenzione sul solito capro espiatorio, l’ennesimo sparuto gruppo di profughi appositamente bloccati su una nave.
Il disumano, infame diversivo ha fatto comodo anche al PD, che ha potuto recitare la parte del poliziotto buono, fingendo di non essere corresponsabile delle torture subite dai migranti nei lager finanziati dalla dottrina Minniti.
La nave coi profughi presi in ostaggio dal governo italiano però era italiana, perciò l’Unione Europea non ha ceduto al ricatto mediatico, e stavolta non ha neanche finto d’accettare di accoglierne alcuni.
L’UE non è migliore di Salvini. E ci ha assegnato il ruolo di buttafuori, non di buttadentro.
Pupazzetto Di Maio ha quindi alzato la posta, impiccandosi – inutilmente – all’ennesima promessa cazzara: smettere di versare i contributi italiani all’Unione Europea. Una vecchia idea di Renzi. “Smetto quando voglio” ha dichiarato. Subito smentito dal ministro degli Esteri.
Intanto Salvini finiva indagato per abuso d’ufficio, arresto illegale, e sequestro di persona.
Alla fine è intervenuta la Conferenza Episcopale Italiana, offrendosi di risolvere accogliendo i profughi ovviamente in Italia.
Salvini ha ceduto, spacciando la terribile figura di merda per una vittoria, ed ha autorizzato lo sbarco.
Adesso il suo governicchio ha un grosso debito pure col Vaticano. Possiamo definitivamente scordarci che gli faccia pagare l’Ici.
Ma ricapitoliamo le principali promesse con le quali i Cazzari Grilloverdi avevano (separatamente) vinto le elezioni:

  • Abolizione totale della legge Fornero
  • Ripristino dell’articolo 18
  • Reddito di cittadinanza o Pensione di cittadinanza per 5 milioni di poveri
  • Flat Tax per tutti
  • Asili nido gratis
  • Internet a banda larga gratis
  • Abolizione delle accise
  • Abolizione degli studi di settore, Redditometro e Spesometro
  • Legge anti-corruzione e mafia degli appalti
  • Blocco di TAV e TAP
  • Legge contro il conflitto di interessi
  • Ministero per le disabilità
  • Rimpatrio immediato di 600 mila immigrati
  • Riconversione ecologica dell’Ilva

Verrà il giorno in cui torturare profughi bloccandoli su una nave non basterà più per distrarre gli italiani dai disastri, e dalle promesse non mantenute. Per quel momento, Salvini e Di Maio hanno un Piano B:

  • Fase uno: Dare la colpa all’Europa.
  • Fase due: Darsi la colpa a vicenda
  • Fase tre: Far cadere il governo, e passare mano a un tecnico che faccia tutto il lavoro sporco, e si prenda tutta la colpa.
  • Fase quattro: Tornare a votare, e rivincere con le stesse promesse irrealizzabili, perché tanto gli elettori italiani hanno la memoria d’un pesce rosso e l’intelligenza d’una spugna di mare.

Funzionerà di nuovo?

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Need for Speed https://www.carmillaonline.com/2017/01/15/need-for-speed/ Sun, 15 Jan 2017 20:45:48 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=35950 di Alessandra Daniele

padre e figlioLa corsa verso le prossime elezioni sembra essere una gara da vincere rallentando. Berlusconi, che era stato fra i principali sponsor di Renzi, adesso punta a bollirlo a fuoco lento. Il suo piatto preferito è sempre stato la zuppa di delfino. Come Saturno, Berlusconi è un padre che divora i suoi figli. Sul menù di quest’anno c’è Renzi, col suo bisogno di correre al voto prima che la carrozza dorata che l’ha portato al potere finisca di tornare la zucca marcia trainata da sorci che [...]]]> di Alessandra Daniele

padre e figlioLa corsa verso le prossime elezioni sembra essere una gara da vincere rallentando.
Berlusconi, che era stato fra i principali sponsor di Renzi, adesso punta a bollirlo a fuoco lento. Il suo piatto preferito è sempre stato la zuppa di delfino. Come Saturno, Berlusconi è un padre che divora i suoi figli. Sul menù di quest’anno c’è Renzi, col suo bisogno di correre al voto prima che la carrozza dorata che l’ha portato al potere finisca di tornare la zucca marcia trainata da sorci che in realtà è sempre stata.
Sulla partita delle riforme il Cazzaro s’è giocato tutta la posta. E l’ha persa.
Il suo buttarsi disperatamente a pancia in giù sul tavolo verde nel tentativo di recuperare le fiches perdute è patetico.
Renzi rappresentava il tentativo dell’establishment d’intercettare il voto antisistema con un falso rinnovatore.
L’esperimento è fallito.
Per quanto gli piacerebbe, Renzi non può ripresentarsi in scena, e ricominciare a promettere quelle stesse cazzate che sono state appena smascherate, e respinte a calci in culo.

Se Renzi ha fretta, a Berlusconi serve invece che il governo Gentiloni duri il più possibile, gli cucini una legge elettorale proporzionale che spunti le zanne a Salvini, e soprattutto gli salvi le aziende.
Tira una brutta aria per le aziende degli sponsor di Renzi, come la FCA.
Ironia della sorte che la scalata di Vivendi a Mediaset somigli tanto a una trama di Dinasty.
Sulla stessa barca di Berlusconi ci sono ovviamente tutti i centristi, e la minoranza PD.
Anche la sentenza della Consulta, che grazie a un cavillo di Troia depotenzia il referendum contro il Jobs Act, fa il gioco degli attendisti.

Cosa sia meglio per il Movimento 5 Stelle non è così scontato. Alcuni pensano gli convenga allontanare il voto il più possibile dal meltdown della giunta Raggi e dalla porta in faccia ricevuta dall’ALDE, benché in realtà non sembrino eroderne il consenso elettorale più di tanto.
Chi spera che qualche figura di merda possa danneggiare seriamente il M5S non ha ancora capito la lezione del voto USA.
Il raccapricciante Donald Trump, col suo ciuffo placcato oro e la sua corte di nerd neonazisti, è campione mondiale di figure di merda, eppure è stato preferito all’imperatrice bizantina Hillary Clinton da un numero di americani sufficiente a portarlo alla presidenza degli Stati Uniti, accompagnato dalla maggioranza parlamentare più ampia del secolo. Per le fabbriche USA sarà più difficile delocalizzare all’estero? Agli operai che l’hanno votato basta questo.
Anche se Grillo diventasse biondo e raccapricciante quanto Trump, anche se a Strasburgo lasciasse il gruppo Farage e si unisse al Circo Togni, anche se si scoprisse che a Roma fra gli infiltrati nella squadra Raggi c’era pure Filippo De Silva, comunque abbastanza italiani continuerebbero a preferire il M5S a quel PD ormai giustamente considerato il ferale maggiordomo dei peggiori vampiri della finanza nazionale e internazionale.

Nel 2012 la Lega era moribonda. A salvarla dal baratro dell’irrilevanza non è stato solo l’opportunismo di Salvini, che l’ha spostata dall’ormai sputtanato federalismo a più astute posizioni lepeniste, è stato anche il fatto che la semplice esistenza della Lega rispondesse a un bisogno degli elettori italiani creato dal tradimento del centrosinistra dimostratosi il più servile garante del grande Capitale.
A questo stesso bisogno, senza i limiti territoriali e i trascorsi berlusconiani della Lega, risponde il Movimento 5 Stelle. Il suo rifiuto di connotarsi a destra o a sinistra gli serve a rastrellare voti in entrambi i campi, ma anche a differenziarsi il più possibile sia dalle fetide frattaglie berlusconiane, che da quel centrosinistra meschino e corrotto diventato sinonimo di sanguisuga.
Al coro mediatico che incessantemente denuncia qualunquismo, complottismo, pressapochismo e doppiopesismo grillini, la reazione degli elettori è lo sticazzismo.
I grillini sono cialtroni? Sticazzi.
Gli esperti, i professionisti, i progressisti, i democratici ci stanno portando al macello, facendoci pure pagare lo scarrozzo.
Il salvataggio del Monte dei Paschi di Renzi ci costerà 100€ a testa. A tutti noi.
Compresi i malati che in ospedale finiscono sdraiati a terra per mancanza di letti e barelle.
I pensionati che dovranno restituire parte della loro pensione minima perché secondo il governo è stata sopravvalutata, mentre tutte le bollette aumentano.
I licenziati dai call center che hanno scoperto di non essere ancora abbastanza economici, perché altrove c’è sempre qualcuno più disperato di loro da sfruttare.
Di tutte le porcate infami riuscite al governo Renzi il Jobs Act è la peggiore. Per questo tutto l’establishment lo difenderà fino all’ultimo.
Per questo dobbiamo cancellarlo.

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Antropomorfosi del capitale https://www.carmillaonline.com/2015/03/20/antropomorfosi-del-capitale/ Thu, 19 Mar 2015 23:01:27 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=21424 di Sandro Moiso

biolavoroMelinda Cooper e Catherine Waldby, Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera, DeriveApprodi 2015, pp. 254, € 18,00

Difficilmente Marx, quando scrisse le sue pagine sulla sussunzione reale di tutti i processi di produzione e valorizzazione delle merci all’interno del capitale e, quindi, della sua completa appropriazione di ogni attività umana,1 avrebbe potuto immaginare che si potesse giungere alla situazione affrontata dalla ricerca di Melinda Cooper e Catherine Waldby.

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di Sandro Moiso

biolavoroMelinda Cooper e Catherine Waldby, Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera, DeriveApprodi 2015, pp. 254, € 18,00

Difficilmente Marx, quando scrisse le sue pagine sulla sussunzione reale di tutti i processi di produzione e valorizzazione delle merci all’interno del capitale e, quindi, della sua completa appropriazione di ogni attività umana,1 avrebbe potuto immaginare che si potesse giungere alla situazione affrontata dalla ricerca di Melinda Cooper e Catherine Waldby.

Un testo importante che induce, necessariamente, a rivedere gran parte della storia del lavoro in regime capitalistico e delle strategie messe in atto per mantenere nelle mani del capitale il comando sulla forza-lavoro, anche laddove si siano rese necessarie delle riforme “democratiche” per la sua gestione.

Una ricerca che, guarda caso, ha avuto modo di svilupparsi a partire dal mondo anglo-sassone, in cui il pragmatismo degli obiettivi da raggiungere impone il superamento dell’attività meramente speculativa e permette, perciò, di conseguire risultati concreti nella ridefinizione dei nuovi contesti operativi con cui l’antagonismo sociale si trova oggi a fare i conti. Svolta a partire dall’ambiente universitario di Sidney che ha aiutato significativamente, anche dal punto di vista economico, le due autrici, come le stesse tendono a precisare fin dai ringraziamenti.

Melinda Cooper, docente presso il dipartimento di politiche sociali dell’Università di Sidney, e Catherine Waldby, professoressa presso l’Academy of Social Sciences of Australia e direttrice del Biopolitics of Science Research Network presso la stessa Università, fin dalle prime pagine focalizzano la loro attenzione sul lavoro clinico di coloro che prestano i propri tessuti, i propri corpi e il proprio liquido seminale a quella moderna branca dell’investimento capitalistico che passa sotto il nome di bioeconomia, di cui le ricerche e i prodotti del settore biomedico rappresentano uno dei settori di punta.

Settore nei confronti del quale “negli ultimi anni si è infatti formata un’ingente mole di opere sul lavoro cognitivo specializzato degli scienziati e sulla sua centralità nell’economia della conoscenza” mentre, allo stesso tempo, “la questione del lavoro di coloro che forniscono «in vivo» i materiali essenziali alla sperimentazione clinica e la questione dei tessuti – di chi li mette a disposizione – in nessun luogo sono state analizzate nei termini di un vero e proprio lavoro” (pag. 21)

Lavoro che, in ultima istanza e come ben dimostra il testo, sembra porsi come l’ultima frontiera dello sfruttamento fisico. Dallo sfruttamento della forza-lavoro allo sfruttamento del corpo tout court, in una dimensione ancora diversa da quella del corpo sfruttato a servizio delle schiavitù sessuali e della prostituzione. Sfruttamento che, in entrambi i casi, richiede un abbassamento dei costi di riproduzione della forza lavoro o dei corpi impegnati nelle varie mansioni.

Uno sfruttamento che vede poi, ancora una volta, al suo centro la donna e il suo corpo e in cui la diversità di genere o di “etnia” diventa determinante proprio ai fini del contenimento dei costi.
Uno sfruttamento in cui, capitale variabile e capitale costante, lavoro morto e lavoro vivo finiscono col coincidere nel corpo e/o sul corpo dello stesso essere umano, facendo sì che il capitale finisca non soltanto con l’essere il motivo dello sfruttamento, ma anche col fondersi con l’oggetto stesso dello sfruttamento e della produzione, portando a compimento definitivo quell’assunto di Marx contenuto nel “Capitolo VI inedito” per cui “lo sviluppo della ricchezza cosale avviene in opposizione e a spese dell’individuo umano”.2

Si potrebbe dire, a lettura ultimata, a spese, ancora una volta, dell’intera specie umana che si vede potenzialmente deprivata di quella che costituisce la caratteristica peculiare di tutte le specie viventi: quella di riprodursi liberamente. Mentre oggi, per le fasce meno garantite della popolazione, la riproduzione, oltre ad essere diventata un improbabile lusso, si è trasformata in una sorta di sfruttamento, ai fini della valorizzazione capitalistica, delle proprietà fisiologiche degli individui.

In tale contesto, anche se il mercato dei servizi di carattere biologico-riproduttivo è certamente molto più ristretto di quello tradizionale dei beni di consumo su scala planetaria, ciò che conviene maggiormente dal punto di vista dell’investimento e della speculazione finanziaria è legato proprio alla sproporzione tra il costo effettivo del lavoro-clinico e le plusvalenze realizzate a partire dal suo sfruttamento. Ma, per giungere a tali sviluppi del processo di valorizzazione, si è reso necessario giungere ad una totale precarizzazione ed esternalizzazione dei rapporti di lavoro.

Da quando la produzione taylorista di massa ha raggiunto i propri limiti di redditività durante gli anni settanta, le aziende si sono mosse alla ricerca di alternative flessibili al suo diffuso assetto di organizzazione verticale, basato su una forza lavoro impiegata in modo permanente e a tempo pieno su scala nazionale. L’esternalizzazione implica una serie di strategie economiche: il subappalto, la cessione di segmenti non trascurabili di produzione a società terze; l’utilizzo di società di sevizi per adempiere alle funzioni necessarie a riprodurre il lavoro stesso (pulizia, ristorazione), […] la precarizzazione sistematica della forza lavoro. I posti a tempo pieno e indeterminato nelle aziende diventano sempre più residuali, così come settori sempre maggiori della forza lavoro vengono assegnati dalle agenzie di lavoro interinale. Assunti con contratti di lavoro part-time a tempo determinato o addirittura con contratti di lavoro a chiamata giornaliera e a ore.

Queste forme di lavoro non garantiscono certezza e continuità del reddito. Esse non godono neppure delle tutele legali che caratterizzano il contratto a tempo indeterminato, […] nessun diritto alla contrattazione sul luogo di lavoro. Le strategie di esternalizzazione hanno determinato l’imporsi di un’organizzazione flessibile e in rete del commercio «in cui le imprese trovano le risorse mancanti grazie all’abbondanza dei subappaltatori e di una forza-lavoro malleabile in termini di occupazione»” (pag. 45) Il che sintetizza abbastanza bene come il job act non costituisca tanto un «errore di percorso» nella normale dialettica tra capitale e lavoro mediata dallo Stato, quanto piuttosto un vero e proprio piano di ristrutturazione complessiva del lavoro e del suo costo nell’attuale fase di crisi del capitalismo occidentale.

Tanto più che “I rapporti flessibili che intercorrono tra datore di lavoro e lavoratore servono a ridurre i tempi di inattività nel processo di lavoro e trasferire l’incertezza delle fluttuazioni economiche dall’azienda alla forza-lavoro stessa. Se le regole di mercato per un determinato prodotto cambiano, l’azienda può assumere nuovi precari, licenziare i precedenti, senza termini di preavviso stabiliti per legge, con scarse restrizioni rispetto alla durata della loro giornata lavorativa. […] «Tutto ciò che non è direttamente produttivo è scartato in quanto tempo di non-lavoro, i costi di mantenimento della forza-lavoro vengono trasferiti ai lavoratori stessi»” così che “ il contratto di servizio senza interruzione, inteso come rapporto tra datore di lavoro e lavoratore definito per legge, può essere sostituito da un appalto di servizio, ovvero da un contratto commerciale a progetto per la fornitura di beni o servizi” (pag. 46)

Ed è proprio questa precarizzazione istituzionalizzata del lavoro che apre la strada al lavoro clinico di cui si parla nel testo: “quello di coloro che forniscono i materiali in vivo per il mercato della fertilità e partecipano alle sperimentazioni cliniche, […] organizzato, almeno negli Stati Uniti, come un appalto di sevizi, con particolari conseguenze per gli uomini e le donne che mettono a disposizione gameti e uteri per gli aspiranti genitori , così come per i soggetti che effettuano test clinici a contratto per conto delle organizzazioni di ricerca” (pag. 47)

Ma, come dimostra bene la ricerca di Cooper e Waldby, questa moderna riorganizzazione del lavoro affonda le sue radici in tempi non proprio recenti. In provvedimenti e strategie politiche ed economiche che sono servite a lasciare sempre una porta aperta alla possibilità di una ripresa del pieno comando capitalistico sul lavoro anche in periodi apparentemente più favorevoli ad un ampliamento dei diritti dei lavoratori.

Una di queste strategie è stata, per esempio, negli Stati Uniti quella della diversificazione dei livelli salariali e dei diritti dei lavoratori maschi bianchi rispetto a quelli delle lavoratrici donne e dei lavoratori afro-americani. In pieno New Deal infatti “la Social Security, legge approvata nel 1935, era «il solo e più importante atto in direzione della creazione di un welfare per gli Stati Uniti» eppure essa «selezionava e segmentava gli americani in base alla classe, classificando la popolazione in base a occupazione e status lavorativo. In aggiunta tale legge distingueva gli americani in base alla razza». Questi compromessi sociali hanno istituzionalizzato determinate gerarchie tra i diritti alle tutele sul lavoro e hanno valorizzato particolari forme di attività produttive. Esse hanno effettivamente protetto il corpo industriale maschio e bianco, dai rischi e dai pericoli connessi al luogo di lavoro caratteristico della produzione di massa, valorizzando una forma specifica di forza-lavoro […] Una netta distinzione di sfere evidente, se prendiamo in esame i tipi di lavoro che non rientrano nelle suddette tutele. Nel caso degli Stati Uniti, i provvedimenti della Fair Labor Standard non comprendevano la vendita al dettaglio, il lavoro agricolo, i servizi domestici, impieghi solitamente svolti da donne e afro-americani” (pag. 49)

Salta immediatamente all’occhio, per il lettore più attento, il paragone possibile tra quella situazione e quella creata anche dallo Statuto dei Lavoratori italiano, oggi allegramente mandato al macero, con le differenze che l’articolo 18 istituiva nei fatti tra lavoratori di serie A (grandi aziende), serie B (quelli delle aziende inferiori ai 15 dipendenti) e serie C (quelli dei contratti a termine, a chiamata o di scopo).

Ma non sono stati soltanto i contratti diversificati, anche in periodi di espansione economica e di lotte sociali, ad aver lasciato aperta la porta al ritorno trionfale del pieno comando capitalistico sul lavoro. C’è stata anche la teoria economica, in particolare quella della Scuola di Chicago.
I più accaniti sostenitori del lavoro esternalizzato sono i teorici del capitale umano della scuola di Chicago, i quali dalla fine degli anni Cinquanta hanno cominciato ad elaborare le fondamenta concettuali per la privatizzazione dei rapporti di lavoro e la contrattualizzazione dei «servizi biologici» che si sarebbe realizzata concretamente solo in seguito.
Il concetto di capitale umano è diventato sinonimo di tutto il lavoro economico, ed è in gran parte utilizzato per indicare la necessità di investire nel sociale, allo scopo di rendere la forza-lavoro sempre più ubbidiente e «flessibile», adattabile ad ogni tipo di mansione
” (pag. 53)

Il capitalismo post-fordista mette al lavoro la vita in sé, «superando la distinzione tra produzione e riproduzione» fino a costituire una nuova forma di «biolavoro». In queste condizioni ogni «teoria del valore-lavoro» deve intendersi come «una teoria del valore della vita» […] L’industria farmaceutica esige un numero sempre più elevato di soggetti per la sperimentazione, per rispondere all’imperativo dell’innovazione. Il mercato della riproduzione assistita continua ad espandersi, dal momento che sempre più persone vogliono avere un figlio proprio ricorrendo alle tecniche di fecondazione assistita o di maternità surrogata […] Le industrie delle scienze della vita si basano su un’ingente forza-lavoro ancora non riconosciuta, cui vengono richiesti servizi legati ad esperienze molto viscerali, come il consumo di farmaci in via di sperimentazione, la trasformazione ormonale, l’eiaculazione, l’estrazione di tessuti e la gestazione, con procedure biomediche più o meno invasive” (pp. 30-31)

Oggi l’industria farmaceutica trova i soggetti per le proprie ricerche[…] individuando nuove fonti di manodopera sperimentale nelle svariate forme di esposizione al rischio determinate dalle riforme neoliberiste di lavoro e Welfare. Oggi, le organizzazioni di ricerca a contratto reclutano abitualmente i soggetti di ricerca della fase I tra disoccupate/i, lavoratrici/ori a giornata, ex-detenute/i e migranti privi di documenti, proprio quel tipo di manodopera che quotidianamente sopporta le condizioni più pericolose e precarie di lavoro […] Nell’era post-fordista dell’informalizzazione generalizzata del lavoro, quella della sperimentazione clinica è la manodopera precaria per eccellenza, caratterizzata dalla «libertà» di assumersi rischi psico-fisici maggiori” (pag. 43)

Un’ultima citazione per chiudere il cerchio e prima di concludere: “Sorprende dunque che gli economisti della Scuola di Chicago e i teorici del diritto siano stati così veloci nell’anticipare la commercializzazione del biologico e nel sostenere la contrattualizzazione completa dei mercati dei tessuti umani. Richard posner e Richard Epstein, figure di spicco della Scuola di diritto ed economia, si sono impegnati per la piena applicaziobne dei contratti di maternità surrogata: Epstein si è spinto persino a raccomandare l’uso di strumenti contrattuali eccezionali […] allo scopo di far rispettare il trasferimento del figlio dalla madre surrogata ai suoi aspiranti genitori, mentre gary Becker ha sostenuto la necessità di ricorrere a incentivi monetari per aumentare la quantità di organi disponibili per trapianti, sia da donatori in vita che da cadaveri” (pp. 53-54)

Occorre fermarsi qui, anche se i dati di interesse e gli esempi contenuti nel testo sono ancora tantissimi e utilissimi. Il dato incontrovertibile è, però, che il capitale è entrato nei corpi e la lotta con la specie per la sua sopravvivenza passa oggi anche attraverso i corpi trasformati in macchine per la sperimentazione. Il capitale cerca di farsi natura e nel fare ciò la distrugge o, perlomeno, cerca di appropriarsene distruggendone le funzioni primarie di sopravvivenza e riproduzione.

Oggi si fa un gran parlare di procreazione assistita, come di una nuova frontiera del diritto e delle libertà individuali, ma intanto la natalità italiana è scesa al livello più basso dal 1861 e le statistiche ci dicono che a Brescia, per esempio, mediamente ogni donna ha un tasso di natalità di 0,8 figli. Negli anni della recinzione delle terre comuni e della espulsione dei piccoli contadini e dei braccianti dalle terre inglesi, nella seconda metà del Seicento, la natalità media delle famiglie diseredate era di 0,9 figli:3 il calo delle nascite non sarà forse allora collegato alla crisi economica, alla mancanza di risorse e alla devastazione ambientale? E l’appropriazione da parte di un segmento della società del diritto a riprodursi a discapito della stessa possibilità per il segmento più povero e meno garantito, non ci indica forse che la guerra definitiva tra capitale e lavoro e tra capitale e specie è appena cominciata? Per questo il libro di Cooper e Waldby può fornirci intanto un utile compendio per iniziare ad orientarci nel conflitto già in atto.


  1. La questione è ampiamente riassunta e sviscerata in Jacques Camatte, Il capitale totale. Il «capitolo VI» inedito de «Il Capitale» e la critica dell’economia politica, Dedalo libri 1976  

  2. Giovanni Dettori – Nicomede Folar, Nota sulla traduzione a J.Camatte, op.cit, pag. 7  

  3. Si confronti Wally Seccombe, Le trasformazioni della famiglia nell’Europa Nord-Occidentale. Mille anni di storia tra feudalesimo e capitalismo, La Nuova Italia 1997  

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Chi ha incastrato l’articolo 18? https://www.carmillaonline.com/2014/10/13/incastrato-larticolo-18/ Mon, 13 Oct 2014 21:15:10 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=18086 di Alessandro Villari

Chi-ha-incastrato[In via eccezionale rispetto alla prassi editoriale di Carmilla abbiamo deciso di riprendere un post pubblicato sul blog Avvocato Laser che riguarda l’articolo 18 dello Statuto del Lavoratori]

Si può comprendere la frustrazione di chi ha sempre alternato disoccupazione a lavori precari di fronte alla discussione sull’articolo 18: che volete che m’importi del diritto alla reintegrazione per chi è assunto a tempo indeterminato, quando io non ho mai visto un contratto più lungo di un anno? L’indifferenza, o addirittura l’aperta ostilità, che molti giovani esprimono nei confronti della [...]]]> di Alessandro Villari

Chi-ha-incastrato[In via eccezionale rispetto alla prassi editoriale di Carmilla abbiamo deciso di riprendere un post pubblicato sul blog Avvocato Laser che riguarda l’articolo 18 dello Statuto del Lavoratori]

Si può comprendere la frustrazione di chi ha sempre alternato disoccupazione a lavori precari di fronte alla discussione sull’articolo 18: che volete che m’importi del diritto alla reintegrazione per chi è assunto a tempo indeterminato, quando io non ho mai visto un contratto più lungo di un anno? L’indifferenza, o addirittura l’aperta ostilità, che molti giovani esprimono nei confronti della battaglia per il diritto alla reintegrazione è in parte la misura di quanto profondamente è stata interiorizzata, da chi appartiene alla generazione del “pacchetto Treu” e della “legge 30”, la propria condizione di precarietà, al punto da essere percepita come normale e senza alternative: evidentemente un ventennio di propaganda martellante sui benefici e la necessità della “flessibilità” ha lasciato il segno, un segno reso ancora più difficile da cancellare dalla crisi economica peggiore della storia.

D’altra parte, questa è una generazione che è stata davvero abbandonata a se stessa, spesso trascurata da sindacati che in più di un’occasione hanno scambiato (magrissimi) aumenti salariali con i più spudorati via libera alle assunzioni a termine, che non hanno mai fatto un’efficace campagna di informazione, che raramente hanno organizzato vertenze combattive e anzi in qualche occasione hanno perfino tentato di imbrigliare lotte radicali partite dal basso (come quella di Atesia, per citare la più famosa).

Questo scetticismo perciò non deve essere snobbato, anche perché contiene un fondo di verità: in effetti non è che mantenendo l’articolo 18 nel sistema attuale, così com’è, siano destinate a migliorare le condizioni di lavoro di precari e giovani. Si tratta piuttosto di spiegare perché, invece, dalla sua abrogazione deriveranno ulteriori peggioramenti anche per chi il diritto alla reintegrazione non l’ha mai visto neppure col binocolo, e di pretendere, uniti, le condizioni che possono davvero incidere sulla vita dei lavoratori privi di tutele.

Forse è più semplice se si prova a capire perché mai il padronato italiano ci tenga tanto a eliminare questo benedetto articolo 18, che in fin dei conti non vieta affatto di licenziare i lavoratori, ma si limita a prevedere sanzioni relativamente elevate per le aziende (sopra i 15 dipendenti) che licenziano senza ragioni, né economiche né disciplinari.

Io credo che i motivi principali siano due. Il primo è immediato: con sanzioni modeste contro i licenziamenti illegittimi, i datori di lavoro si possono sbarazzare senza problemi di chi, magari con più anzianità, guadagna di più dell’eventuale rimpiazzo precario; di chi, per la malattia di un parente o magari la nascita di un figlio, ha necessità (e diritto) di assentarsi di più e quindi produrre di meno; di chi alza la voce per ottenere, che so, condizioni di sicurezza sufficienti per evitare infortuni, o il rispetto di un piano ferie che consenta di trascorrere con la famiglia almeno un paio di settimane all’anno, o altri diritti. Quei diritti che, è giusto ricordarlo, non hanno i precari, alcuni anche formalmente, ma tutti sostanzialmente, perché a chi si lamenta non sarà rinnovato il contratto. Abrogare, per tutti o anche “solo” per i nuovi assunti, in tutto o in parte, l’articolo 18, significa eliminare, o ridurre significativamente, tutti i diritti per tutti quanti. Senza con questo riconoscerne anche solo una parte a chi oggi non li ha.

Ma c’è un secondo motivo, meno immediato ma probabilmente più importante, per cui da almeno vent’anni il padronato punta a distruggere il diritto alla reintegrazione. Il punto è che un posto di lavoro con pochi o nessun diritto vale meno di un posto di lavoro tutelato. Allora, se togliendo il diritto alla reintegrazione si tolgono, o perlomeno si comprimono, indirettamente anche gli altri, eliminare, o depotenziare l’articolo 18 significa togliere valore a quei posti di lavoro.

Posso dimostrarlo con un esempio concreto. Prima della legge Fornero, la sanzione per qualsiasi licenziamento illegittimo in aziende con più di 15 dipendenti era sempre e comunque la reintegrazione nel posto di lavoro oppure, a scelta del lavoratore, un’indennità di 15 mesi di stipendio, oltre al risarcimento di tutti gli stipendi maturati dal licenziamento con un minimo di 5 mesi. Nel 2012 la riforma del governo Monti ha introdotto la possibilità per il giudice di sostituire la reintegrazione (e l’annessa opzione per l’indennità sostitutiva di 15 mesi) con una indennità onnicomprensiva tra i 12 e i 24 mesi di stipendio: il valore economico minimo del posto di lavoro è dunque sceso da 20 (15 più almeno 5) a 12 mesi di stipendio.

Nei due anni che sono trascorsi da allora, il valore delle conciliazioni economiche, quelle in cui il lavoratore preferisce monetizzare il proprio diritto al posto per evitare di rientrare là dove sa che gliela faranno pagare, è sceso in misura corrispondente, dalle 15-20 mensilità che si ottenevano prima alle 8-12 di adesso. Badate bene, non parlo solo di accordi fatti in casi di licenziamento illegittimo, ma soprattutto di conciliazioni firmate da precari che avrebbero avuto diritto a un posto di lavoro a tempo indeterminato.

Ma le vertenze di lavoro interessano relativamente agli imprenditori, considerato che, specialmente tra chi ha contratti a termine e a progetto (che prima della riforma dello scorso marzo erano quasi tutti illegittimi), soltanto una parte minuscola porta il datore in tribunale. Il punto essenziale invece è che posti di lavoro che valgono meno finiranno ben presto per essere anche pagati meno. Avete mai fatto caso che i precari hanno in genere uno stipendio molto più basso di chi ha un posto fisso? Suppongo di sì, e immagino sia chiaro che questo è il perché.

Scomparsa per tutti la tutela della reintegrazione, il “mercato” del lavoro si riduce, ancor più di oggi, a un’asta al ribasso in cui vince il posto chi si accontenta di meno e solo fino a quando si accontenta di quel poco, con l’effetto di diminuire gli stipendi al minimo possibile: tutti gli stipendi, compresi quelli già miseri di molti giovani.

Maggiore precarietà non servirà a migliorare le condizioni dei precari, né tantomeno a risolvere il dramma della disoccupazione, ma solo a gonfiare le tasche degli imprenditori. L’unica via per uscire dalla crisi economica evitando una catastrofe sociale è estendere i diritti, in primis quello alla stabilità, e garantire un reddito adeguato a tutti i lavoratori e ai disoccupati, a spese del profitto dei padroni.

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Disarticolo 18 https://www.carmillaonline.com/2014/09/28/disarticolo-18/ Sun, 28 Sep 2014 20:42:26 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=17758 di Alessandra Daniele

trilobitaIl nuovo contratto di lavoro a tutele crescenti seguirà criteri evoluzionistici. Appena assunto, il lavoratore avrà gli stessi diritti d’un protozoo unicellulare. Dopo dieci anni acquisirà i diritti d’un celenterato. Dopo vent’anni quelli d’un invertebrato senza esoscheletro. Dopo trent’anni potrà accedere ai diritti d’un lamellibranco. Dopo quarant’anni a quelli d’un trilobita. A questo ritmo, con tre miliardi di anni d’anzianità lavorativa potrà aspirare a una pensione da scimpanzè. “Il nostro paese ha bisogno di evolversi, e non c’è sistema migliore che adoperare gli stessi metodi dell’evoluzione – ha dichiarato Matteo Renzi – Riformeremo la specie. La [...]]]> di Alessandra Daniele

trilobitaIl nuovo contratto di lavoro a tutele crescenti seguirà criteri evoluzionistici. Appena assunto, il lavoratore avrà gli stessi diritti d’un protozoo unicellulare.
Dopo dieci anni acquisirà i diritti d’un celenterato.
Dopo vent’anni quelli d’un invertebrato senza esoscheletro.
Dopo trent’anni potrà accedere ai diritti d’un lamellibranco.
Dopo quarant’anni a quelli d’un trilobita.
A questo ritmo, con tre miliardi di anni d’anzianità lavorativa potrà aspirare a una pensione da scimpanzè.
“Il nostro paese ha bisogno di evolversi, e non c’è sistema migliore che adoperare gli stessi metodi dell’evoluzione – ha dichiarato Matteo Renzi – Riformeremo la specie. La palude del Brodo Primordiale non ci fermerà”.
Il precariato sarà sostituito dal predariato, un rapporto fra lavoratori e datori di lavoro identico a quello fra prede e predatori.
Chi farà ricorso contro un licenziamento discriminatorio non sarà reintegrato. Sarà disintegrato.
La composizione del nuovo Senato sarà basata su criteri proporzionali. La classe più rappresentata quindi sarà quella degli artropodi.
Il Senato non sarà più elettivo, e questo dimezzerà i costi del Parlamento.
Anche la Camera non sarà più elettiva, e questo azzererà i costi del Parlamento.
È in arrivo anche la Giustizia a tutele crescenti. I diritti degli indagati aumenteranno in proporzione ai reati commessi, e ai precedenti penali. I criminali recidivi saranno quindi i più tutelati, in quanto clienti fissi.
In caso di reati finanziari le tutele cresceranno anche in proporzione all’entità della somma sottratta.
Sull’ordine pubblico è invece previsto un giro di vite. Oltre all’arresto differito, durante le manifestazioni verrà introdotto l’arresto dissociato: sarà possibile arrestare qualcuno anche per i reati commessi da qualcun altro.
Qualsiasi forma di danneggiamento della proprietà (compresi cassonetti rovesciati e scritte sui muri) verrà considerata terrorismo, e perseguita come tale. Un drone bombarderà la casa del presunto responsabile, sterminando la sua famiglia. Accidentalmente.

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Cazzari e canguri https://www.carmillaonline.com/2014/08/17/cazzari-e-canguri/ Sun, 17 Aug 2014 18:27:18 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=16698 di Alessandra Daniele

segnale-canguroGufi, sciacalli, canguri, lumache, Renzi ha in comune con Bersani la curiosa ossessione per le metafore zoologiche. Col Giaguaro invece condivide quasi tutto il resto, a cominciare dall’attitudine a negare l’evidenza, e nella fattispecie la gravità della recessione in Italia, proprio come Berlusconi fece nel 2011. Se tanti si bevono ancora le sue balle è solo per disperazione. Come quei dispersi nel deserto che finiscono per bere la propria stessa urina. Renzi sa ormai così tanto di riciclato che lo slogan ”Ammazziamo il Gattopardo” del suo agiografo Friedman [...]]]> di Alessandra Daniele

segnale-canguroGufi, sciacalli, canguri, lumache, Renzi ha in comune con Bersani la curiosa ossessione per le metafore zoologiche. Col Giaguaro invece condivide quasi tutto il resto, a cominciare dall’attitudine a negare l’evidenza, e nella fattispecie la gravità della recessione in Italia, proprio come Berlusconi fece nel 2011.
Se tanti si bevono ancora le sue balle è solo per disperazione. Come quei dispersi nel deserto che finiscono per bere la propria stessa urina.
Renzi sa ormai così tanto di riciclato che lo slogan ”Ammazziamo il Gattopardo” del suo agiografo Friedman starà cominciando a suonargli come una minaccia.
Intanto Angelino Alfano ha individuato ciò che ritiene la vera causa della crisi: i lavoratori italiani hanno ancora troppe garanzie, sono ancora troppo difficili da licenziare.
In effetti c’è qualcuno che, nonostante la totale, disastrosa incompetenza più volte dimostrata, non si riesce a cacciare a calci come meriterebbe: Angelino Alfano, ministro dell’Interno a sua insaputa.
Come molti di noi, la propaganda governativa non è andata in vacanza neanche durante la settimana di Ferragosto. Gli spot renziani spacciati per interviste e interventi hanno intasato la programmazione estiva con il loro giovanilismo sudaticcio, e il loro ottimismo di cartapesta come le più becere repliche anni ’80.
Il riferimento al bonus mensile è diventato ormai così disperatamente ossessivo da essere sempre la prima risposta ad ogni domanda. A prescindere dalla domanda.

– L’epidemia di Ebola sembra difficile da controllare, ci sono pericoli di contagio in Italia?
– No. Il bonus salvavita di 80 euro che somministriamo mensilmente agli italiani li immunizza completamente.
– La situazione in Medio Oriente peggiora. C’è qualcosa che potremmo fare per favorire una soluzione pacifica del conflitto?
– Certamente. Spendere il bonus di 80 euro per far ripartire l’economia in tutta l’area del Mediterraneo.
– La riforma costituzionale riguarderà anche la parte dei principi generali?
– Sì. a cominciare dal primo articolo. L’Italia è una repubblica fondata su 80 euro.
L’Attimo Fuggente, Mork & Mindy, Good Morning Vietnam… Robin Williams ha segnato l’immaginario collettivo delle nostre generazioni. La sua morte l’ha colpita?
– Molto. Sono andato subito a comprare i DVD dei suoi film che ancora mi mancavamo. Ho speso 80 euro.
– Grazie per l’intervista. Scusi, che ora s’è fatta?
– Le 80 euro.

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Anus Horribilis https://www.carmillaonline.com/2013/12/29/anus-horribilis/ Sun, 29 Dec 2013 22:02:50 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=11750 di Alessandra Daniele

2013-L’essere riusciti a schiodare il culo flaccido di Berlusconi dal seggio senatoriale è uno dei pochi ricordi positivi che il 2013 lascerà nella nostra memoria. In tasca non ci ha lasciato niente, e la nuova stagione fiscale è appena cominciata. Sono in arrivo la TRASI, tassa sulle entrate, non intese come finanziarie, ma come porte d’ingresso; la TREK, tassa quinquennale che arriva dove nessun’altra era mai giunta prima; e la cosiddetta tassa sul web, la TROLL. Intanto il mercatone democristiano delle clientele continua via decreto: il Mille Proroghe sarà seguito dal [...]]]> di Alessandra Daniele

2013-L’essere riusciti a schiodare il culo flaccido di Berlusconi dal seggio senatoriale è uno dei pochi ricordi positivi che il 2013 lascerà nella nostra memoria. In tasca non ci ha lasciato niente, e la nuova stagione fiscale è appena cominciata. Sono in arrivo la TRASI, tassa sulle entrate, non intese come finanziarie, ma come porte d’ingresso; la TREK, tassa quinquennale che arriva dove nessun’altra era mai giunta prima; e la cosiddetta tassa sul web, la TROLL.
Intanto il mercatone democristiano delle clientele continua via decreto: il Mille Proroghe sarà seguito dal Cento Vetrine.
Per combattere la disoccupazione, l’Articolo 18 sarà rimpiazzato da un Comma 22: solo i disoccupati non potranno essere licenziati.
Beppe Grillo annuncia un’altra iniziativa rivoluzionaria diretta a risolvere i problemi concreti degli italiani: la notte di capodanno terrà un discorso parallelo a quello di Napolitano. Poi i due si scambieranno i testi, e ognuno leggerà quello dell’altro. Alla fine leggeranno insieme un testo dei Modà.
“I poveri non possono aspettare” ha detto papa Francesco, e il drappello di Forconi in Piazza S Pietro ha applaudito entusiasta.
Dopo però Bergoglio non ha aggiunto “quindi tutti i beni che non sono strettamente indispensabili alla Chiesa per la sua sopravvivenza verranno da noi interamente distribuiti ai più bisognosi”. E nemmeno un più semplice “quindi rinunciamo all’otto per mille, e alle esenzioni fiscali”.
E neanche un banale ”quindi ai prossimi che chiamo regalo una ricarica”.
Era proprio il “quindi” che mancava.
C’era invece un ”però”: “i poveri non possono aspettare. Però devono rinunciare alla violenza”.
Ci è stata venduta una scatola con scritto ”Democrazia”, e invece ci abbiamo trovato dentro un mattone, però dobbiamo rinunciare a usarlo per spaccare una centovetrina.
Anche questo è stato applaudito dai Forconi. La maggioranza di loro abitualmente è gente tranquilla, che vede gli scontri di piazza solo alla tv.
E parteggia per la polizia.
Per quanto adesso siano incazzati, comunque non si oppongono al sistema in sé, che infatti non gli scatena contro i suoi anticorpi manganellanti, ma li blandisce per riassorbirli.
Non vogliono mica la luna, come diceva Fiordaliso prima della menopausa, né tanto meno la Rivoluzione. Vorrebbero solo un po’ meno tasse.
Invece ne avremo di più.
E’ il regalo di Natale del governo Letta, un regalo riciclato, l’agenda Letta non è che l’agenda Monti con una copertina diversa.
L’IMU non è stata affatto abolita, s’è moltiplicata come il virus Andromeda, indistruttibile perché capace di mutare a ogni generazione rimanendo comunque letale.
Così come la Democrazia Cristiana, oggi Renziana.
Renzi, Letta, Alfano, Salvini, l’Italia ha battuto un altro poco invidiabile record: abbiamo i quarantenni più vecchi del mondo.
Schiodato un culo flaccido, ne arriva sempre un altro.

Chi fosse interessato a un mio parere sull’ultimo imbarazzante special natalizio di Doctor Who, lo trova QUI

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C’è posta per te https://www.carmillaonline.com/2011/10/31/c-posta-per-te/ Mon, 31 Oct 2011 00:19:23 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=4082 di Alessandra Daniele

Ingranaggi.jpgPace fatta fra i leader europei: finalmente è stato individuato l’autentico responsabile della crisi economica mondiale, che perciò dovrà pagarne tutte le spese. Tu. No, non è il solito ”tu” retorico, si tratta proprio di te che stai leggendo. Sei licenziato. Alza il culo, raccogli le tue cianfrusaglie, e levati dai coglioni. Sì, subito, i mercati non aspettano. No, non c’è più niente che tu possa fare per evitarlo, l’Articolo 18 è clinicamente morto. Ormai si tratta solo di staccare la spina, e il Vaticano non si oppone. Chiamalo pure Articolo Mortis. Cosa c’è, sei incazzato/a, anzi ”indignado” [...]]]> di Alessandra Daniele

Ingranaggi.jpgPace fatta fra i leader europei: finalmente è stato individuato l’autentico responsabile della crisi economica mondiale, che perciò dovrà pagarne tutte le spese.
Tu.
No, non è il solito ”tu” retorico, si tratta proprio di te che stai leggendo.
Sei licenziato.
Alza il culo, raccogli le tue cianfrusaglie, e levati dai coglioni.
Sì, subito, i mercati non aspettano.
No, non c’è più niente che tu possa fare per evitarlo, l’Articolo 18 è clinicamente morto. Ormai si tratta solo di staccare la spina, e il Vaticano non si oppone. Chiamalo pure Articolo Mortis.
Cosa c’è, sei incazzato/a, anzi ”indignado” come dite voi? Calmati.
Ti sconsigliamo di scendere in piazza, ha piovuto, è allagata dal fango.
Ti sconsigliamo di provare a bruciare un’automobile, sei così incapace che finiresti per bruciare la tua.
Torna a casa, e accendi la Tv. Ci sono sempre in onda vari talk show, e in tutti c’è Sallusti. Terreo e ubiquo, come Padre Pio. Ascolta le sue sante parole, e vergognati.
Tu sei un parassita. Un peso morto. Per anni hai preteso di essere pagato per lavorare, e persino di essere pagato dopo aver lavorato, ormai vecchio e inutile.
Un sopruso che i mercati non intendono più subire.
Il lavoro non è un diritto, è una merce. E tu non potrai più costringere nessuno a comprare la tua merce avariata.
Tu non ci servi. Al mondo ci sono milioni di disperati pronti a strisciare per un decimo del tuo stipendio, tu non sei competitivo, sei un pessimo affare, anzi, sei proprio una patacca.
Levati dai coglioni, e ringraziaci di non averti denunciato per truffa.
Ringraziaci di aver difeso la libertà dei mercati, di aver trovato l’ingranaggio guasto che inceppava la meravigliosa macchina del Capitalismo.
Tu sei il guasto. E sarai rimosso, in modo che la macchina del Capitalismo torni a macinare risorse umane e naturali a pieno regime.
Il futuro di cui parli non ti è stato rubato, non è mai esistito. Tu non hai mai avuto nessun futuro. Tu sei un rudere, un fossile, un rifiuto tossico del passato da spazzare via.
Sei un ostacolo al progresso, sei una zavorra per l’alta velocità. Sei la carcassa scheletrica del cane randagio che blocca la strada al SUV dell’avvenire.
Raccogli le tue ossa marce, e sgombera.
La pazienza del Capitalismo è finita.

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