“Di Maio è l’Alfano di Salvini” – Vittorio Sgarbi
In realtà, trasformismo a parte, la parabola politica del cazzarillo grillino è stata finora l’opposto di quella alfaniana. L’ineffabile Angelino infatti, con una percentuale irrisoria di reale consenso elettorale, saltando da uno schieramento all’altro era riuscito ad occupare, o meglio a squattare una dopo l’altra tre delle principali cariche governative: ministro della Giustizia, ministro degli Interni e ministro degli Esteri. Un record. Al contrario Luigi Di Maio, partito dal roboante 32% ottenuto alle elezioni del 4 marzo ’18, s’è subito ridotto a galoppino di Dj Salvini, dimezzando i consensi in [...]]]>
“Di Maio è l’Alfano di Salvini” – Vittorio Sgarbi
In realtà, trasformismo a parte, la parabola politica del cazzarillo grillino è stata finora l’opposto di quella alfaniana.
L’ineffabile Angelino infatti, con una percentuale irrisoria di reale consenso elettorale, saltando da uno schieramento all’altro era riuscito ad occupare, o meglio a squattare una dopo l’altra tre delle principali cariche governative: ministro della Giustizia, ministro degli Interni e ministro degli Esteri. Un record.
Al contrario Luigi Di Maio, partito dal roboante 32% ottenuto alle elezioni del 4 marzo ’18, s’è subito ridotto a galoppino di Dj Salvini, dimezzando i consensi in pochi mesi.
Secondo i sondaggi più recenti, dopo l’ultimo voltafaccia sul TAV il Movimento 5 Stelle è precipitato addirittura sotto il 15%.
Le stelle cadono, e l’apocalisse pare ormai irreversibile. Chi si fiderà più d’un partito disposto a tradire tutte le sue battaglie, compresa quella sulla quale è stato fondato?
Intanto, anche nell’ex dimora di Alfano s’è aperto il settimo sigillo
Forza Italia non è mai stata un vero partito. È semplicemente il mezzo che a Berlusconi serviva per arrivare personalmente al governo, mentre i suoi protettori politici, beccati col sorcio in bocca da Mani Pulite, si davano alla latitanza.
Forza Italia è come uno di quei finti negozietti di souvenir che la mafia adopera come paravento, e canale per il riciclaggio.
Berlusconi ha ormai quasi 83 anni, e un comodo seggio al parlamento europeo che gli durerà fino alla soglia dei 90. Forza Italia in fondo non gli serve più. Quindi non si preoccupa più di tanto che venga fagocitata dalla Lega.
Gli avanzi finiscono spesso in pasto ai maiali – pensa tranquillo – che poi a loro volta finiscono in tavola.
Quanto manca alla prossima grigliata?
L’Espresso, La Repubblica e Il Corriere della Sera hanno scoperto che Matteo Salvini è il nuovo Nuovo Hitler.
Prepariamoci alla Coalizione dei Volenterosi che esporterà la democrazia in Italia. Magari con l’appoggio interno dell’ennesimo voltafaccia grillino.
Operazione Alfageddon.
Gufi, sciacalli, canguri, lumache, Renzi ha in comune con Bersani la curiosa ossessione per le metafore zoologiche. Col Giaguaro invece condivide quasi tutto il resto, a cominciare dall’attitudine a negare l’evidenza, e nella fattispecie la gravità della recessione in Italia, proprio come Berlusconi fece nel 2011. Se tanti si bevono ancora le sue balle è solo per disperazione. Come quei dispersi nel deserto che finiscono per bere la propria stessa urina. Renzi sa ormai così tanto di riciclato che lo slogan ”Ammazziamo il Gattopardo” del suo agiografo Friedman [...]]]>
Gufi, sciacalli, canguri, lumache, Renzi ha in comune con Bersani la curiosa ossessione per le metafore zoologiche. Col Giaguaro invece condivide quasi tutto il resto, a cominciare dall’attitudine a negare l’evidenza, e nella fattispecie la gravità della recessione in Italia, proprio come Berlusconi fece nel 2011.
Se tanti si bevono ancora le sue balle è solo per disperazione. Come quei dispersi nel deserto che finiscono per bere la propria stessa urina.
Renzi sa ormai così tanto di riciclato che lo slogan ”Ammazziamo il Gattopardo” del suo agiografo Friedman starà cominciando a suonargli come una minaccia.
Intanto Angelino Alfano ha individuato ciò che ritiene la vera causa della crisi: i lavoratori italiani hanno ancora troppe garanzie, sono ancora troppo difficili da licenziare.
In effetti c’è qualcuno che, nonostante la totale, disastrosa incompetenza più volte dimostrata, non si riesce a cacciare a calci come meriterebbe: Angelino Alfano, ministro dell’Interno a sua insaputa.
Come molti di noi, la propaganda governativa non è andata in vacanza neanche durante la settimana di Ferragosto. Gli spot renziani spacciati per interviste e interventi hanno intasato la programmazione estiva con il loro giovanilismo sudaticcio, e il loro ottimismo di cartapesta come le più becere repliche anni ’80.
Il riferimento al bonus mensile è diventato ormai così disperatamente ossessivo da essere sempre la prima risposta ad ogni domanda. A prescindere dalla domanda.
– L’epidemia di Ebola sembra difficile da controllare, ci sono pericoli di contagio in Italia?
– No. Il bonus salvavita di 80 euro che somministriamo mensilmente agli italiani li immunizza completamente.
– La situazione in Medio Oriente peggiora. C’è qualcosa che potremmo fare per favorire una soluzione pacifica del conflitto?
– Certamente. Spendere il bonus di 80 euro per far ripartire l’economia in tutta l’area del Mediterraneo.
– La riforma costituzionale riguarderà anche la parte dei principi generali?
– Sì. a cominciare dal primo articolo. L’Italia è una repubblica fondata su 80 euro.
– L’Attimo Fuggente, Mork & Mindy, Good Morning Vietnam… Robin Williams ha segnato l’immaginario collettivo delle nostre generazioni. La sua morte l’ha colpita?
– Molto. Sono andato subito a comprare i DVD dei suoi film che ancora mi mancavamo. Ho speso 80 euro.
– Grazie per l’intervista. Scusi, che ora s’è fatta?
– Le 80 euro.
Dopo aver di fatto aiutato Matteo Renzi a vincere le Europee, spaventando gli elettori e spingendoli nella sua direzione, Grillo è tornato in soccorso del vincitore con una piagnucolosa richiesta di dialogo sulla legge elettorale che è servita al Cazzaro per riagganciare Berlusconi, e neutralizzare il già fiacco pressing della sfilacciata fronda interna che, pur considerandolo un volgare usurpatore, s’è finora dimostrata incapace di produrre ai suoi danni qualcosa di più che inutili mugugni passivo aggressivi, e patetiche dimissioni retrattili. Per adesso i componenti della spennacchiata ”ala sinistra” del [...]]]>
Dopo aver di fatto aiutato Matteo Renzi a vincere le Europee, spaventando gli elettori e spingendoli nella sua direzione, Grillo è tornato in soccorso del vincitore con una piagnucolosa richiesta di dialogo sulla legge elettorale che è servita al Cazzaro per riagganciare Berlusconi, e neutralizzare il già fiacco pressing della sfilacciata fronda interna che, pur considerandolo un volgare usurpatore, s’è finora dimostrata incapace di produrre ai suoi danni qualcosa di più che inutili mugugni passivo aggressivi, e patetiche dimissioni retrattili.
Per adesso i componenti della spennacchiata ”ala sinistra” del PD sembrano intenzionati a mantenere comunque le chiappe incollate sul carro del vincitore, seppure sul sedile posteriore, e con lo sguardo malinconicamente perso fuori dal finestrino come un adolescente sulla Mercedes di papà, guidata dall’odiato fratello pizzicagnolo in maniche di camicia.
D’altronde è un carro sul quale, in piena tradizione italica, oggi tutti cercano di saltare anche dai trampolini più improbabili, come Fantozzi che tenta di prendere l’autobus ”al volo” buttandosi dal balcone.
Fra i più patetici, i miglioristi di quella SEL sempre più allo sbando dopo la figura di merda della Lista Tsipras, la cui blasonata ”garante” Spinelli s’è nobilmente rimangiata la promessa di rinunciare al comodo seggio europeo, sputtanando l’ultimo brandello di credibilità rimasto quell’area.
Cazzari, cazzari everywhere.
Dopo aver dato fondo al repertorio degli insulti più sguaiati, ed essersi presi a scarpate, borsettate, sputazzate, e canate per tutta una campagna elettorale così ripugnante che la reazione adeguata davanti alla scheda sarebbe stata quella di vomitarci sopra, adesso tutti i presunti nemici mortali sono ansiosi di collaborare costruttivamente, e trasformare l’inciucio del Nazareno in una gang bang.
“Italicum” e “Democratellum”, i due disegni di legge elettorale PD e M5S sono evidentemente opposti inconciliabili, che hanno in comune solo il fatto di fare schifo al cazzo a cominciare dal nome. E la proposta di dialogo grillina contraddice sfacciatamente tutta la linea di ringhiosa intransigenza millantata finora, ma sticazzi: Grillo sa che chi l’ha seguito finora non si formalizzerà certo per l’ennesima incongruenza, e il resto del paese è comunque distratto da calcio e cronaca nera, sintetizzati dalla strage di Motta Visconti, e dall’ennesimo merdone pestato dall’ineffabile Alfano, ansioso di prodursi nella sua imitazione di Obama che annuncia la cattura e uccisione di Bin Laden.
Il carro allegorico del vincitore già trabocca di teste di cartapesta. E mercoledì avremo anche il video dell’incontro PD-M5S. L’Italicum Shot.
Tutti gli alleati di Renzi, fuori e dentro al governo, hanno una cosa in comune: lo odiano. Il PD lo considera una metastasi berlusconiana che ha approfittato della crisi per usurpare la guida del partito. Berlusconi lo riconosce come simile, quindi come potenziale concorrente. Per centristi e montiani la sua riforma elettorale falcia-minoranze è una vera e propria minaccia di estinzione. Persino i suoi petulanti fedelissimi, con quell’aria plasticosa da manichini dell’Oviesse, già si provano allo specchio la sua corona di stagnola. Renzi è un cazzaro, e lo sa. [...]]]>
di Alessandra Daniele
Tutti gli alleati di Renzi, fuori e dentro al governo, hanno una cosa in comune: lo odiano.
Il PD lo considera una metastasi berlusconiana che ha approfittato della crisi per usurpare la guida del partito. Berlusconi lo riconosce come simile, quindi come potenziale concorrente. Per centristi e montiani la sua riforma elettorale falcia-minoranze è una vera e propria minaccia di estinzione. Persino i suoi petulanti fedelissimi, con quell’aria plasticosa da manichini dell’Oviesse, già si provano allo specchio la sua corona di stagnola.
Renzi è un cazzaro, e lo sa. Le sue ”riforme” se approvate faranno del precariato l’unica forma di lavoro possibile, e trasformeranno il Senato in una sala Bingo.
Non è per timore d’essere smascherato però che Renzi è così impaziente. La causa del suo nervosismo è più personale. Tutti vogliono farlo fuori.
Nessuno però vuole assumersene la responsabilità di fronte all’opinione pubblica, che secondo i sondaggi è stupidamente ancora dalla sua parte. Renzi deve cadere, ma, come dicono nei polizieschi, deve sembrare un incidente.
Il governo Renzi è stato caricato di troppe (decerebrate) aspettative salvifiche, per la sua caduta non basterebbe dare la colpa al solito Mastella o Turigliatto. Tutti quelli che la progettano, più la vogliono, più hanno bisogno di sembrarne innocenti. E stanno cercando un modo per riuscirci.
La fretta di Renzi non è ansia di salvare il Paese, ma il culo.
Ogni mattina, Matteo Renzi si sveglia, e sa di dover correre più veloce di tutti i suoi alleati. Ogni mattina, i suoi alleati si svegliano, e sanno di dover correre più veloce di lui per trovare chi lo elimini.
In realtà a qualcuno stanno già pensando.
Stanno pensando a noi.
Noi elettori. Se alle europee il PD prendesse meno del 30% sarebbe l’inizio della fine per Renzi.
Quindi, sempre che il suo governo di marpioni e miracolate duri fino a maggio, questa è la scelta che gli elettori si troveranno di fronte alle elezioni europee: eliminare Renzi per conto di Berlusconi, Alfano, Monti, e D’Alema, oppure consentirgli di continuare a governare insieme a loro, a nostre spese.
Se avessimo una mega bomba atomica da far esplodere per cercare di resettare la timeline, sarebbe una terza soluzione preferibile.
]]>Come previsto, dopo il governo Letta, anche il Renzi I°, sotto il cerone giovanilista, è la prosecuzione di Monti con altri mezzi, nella fattispecie mezzi toscani. L’Economia naturalmente rimane presidiata dal solito tecnico di rito BCE, Pier Carlo Padoan, affiancato dalla confindustriosa berlusconiana Federica Guidi allo Sviluppo Economico. Agli Interni resta Alfano il kazaro, forse ancora a sua insaputa. Per la tranquillità di Berlusconi, alla Giustizia non c’è un magistrato, ma un dalemiano. Per la gioia della Lega, la Kyenge è sparita con tutto il suo ministero, facendo la [...]]]>
Come previsto, dopo il governo Letta, anche il Renzi I°, sotto il cerone giovanilista, è la prosecuzione di Monti con altri mezzi, nella fattispecie mezzi toscani.
L’Economia naturalmente rimane presidiata dal solito tecnico di rito BCE, Pier Carlo Padoan, affiancato dalla confindustriosa berlusconiana Federica Guidi allo Sviluppo Economico.
Agli Interni resta Alfano il kazaro, forse ancora a sua insaputa.
Per la tranquillità di Berlusconi, alla Giustizia non c’è un magistrato, ma un dalemiano.
Per la gioia della Lega, la Kyenge è sparita con tutto il suo ministero, facendo la fine dei personaggi afroamericani negli horror.
Alla promessa parità di genere s’è arrivati con l’aggiunta d’una groupie renziana, una tecnica montiana, e una civatiana, Maria Carmela Lanzetta, ex-sindaca antimafia, e neo-ministra d’un premier intenzionato a riformare la Giustizia con Berlusconi.
Completa la squadra un vasto assortimento di quei dalemiani, bersaniani, e veltroniani che Renzi aveva promesso di rottamare; più un casiniano e un paio di ex-berlusconiani avanzati dal governo Letta.
Il bilancino col quale Renzi ha formato il suo governo è il più democristiano che si sia visto in questo millennio. Il premier anagraficamente più giovane della Storia della Repubblica è politicamente vecchio quanto Berlusconi, che lo apprezza anche per questo. Lo riconosce.
Berlusconi è il ritratto di Dorian Gray di Renzi.
Il governo Renzi però è in realtà politicamente anche più vecchio dell’ultimo governo Berlusconi. Dopo il crash del bipolarismo palindromo, il sistema politico italiano s’è riavviato, ripristinando la configurazione precedente. Il Pentapartito.
Berlusconi è tornato a influenzare il governo dall’esterno, mentre all’interno burocrati e arrampicatori si spartiscono meticolosamente il poco potere rimasto in Italia fino all’ultima briciola.
Intanto Grillo si dimostra ancora una volta completamente funzionale al sistema di potere che millanta di voler abbattere. La sua sceneggiata in streaming non ha spostato d’un millimetro la poltrona di Renzi, e gli ha pure fornito l’occasione di recitare la parte del democratico civile e paziente, della “vittima” secondo lo schema classico della Commedia dell’Arte: il Comico straparla, e la Spalla per lo più subisce con aria sussiegosa e costernata, fino alla carrettella conclusiva, l’espulsione del Comico dalla scena da parte della Spalla esasperata. Sono costruiti più o meno in questo modo sia quasi tutti gli sketch storici di Totò, che i correnti duetti Fazio – Littizzetto.
Lo sketch Grillo – Renzi ha offerto agli spettatori grillini uno sfogo innocuo, a quelli renziani una conferma assolutoria, e ha stroncato sul nascere le vane speranze governiste della fronda interna al Movimento 5 Stelle.
Oggi Renzi presenta all’assaggio del Senato la miscela risultata dal suo bilancino: vedremo se otterrà la fiducia, o avrà sbagliato qualche dosaggio.
L’essere riusciti a schiodare il culo flaccido di Berlusconi dal seggio senatoriale è uno dei pochi ricordi positivi che il 2013 lascerà nella nostra memoria. In tasca non ci ha lasciato niente, e la nuova stagione fiscale è appena cominciata. Sono in arrivo la TRASI, tassa sulle entrate, non intese come finanziarie, ma come porte d’ingresso; la TREK, tassa quinquennale che arriva dove nessun’altra era mai giunta prima; e la cosiddetta tassa sul web, la TROLL. Intanto il mercatone democristiano delle clientele continua via decreto: il Mille Proroghe sarà seguito dal [...]]]>
L’essere riusciti a schiodare il culo flaccido di Berlusconi dal seggio senatoriale è uno dei pochi ricordi positivi che il 2013 lascerà nella nostra memoria. In tasca non ci ha lasciato niente, e la nuova stagione fiscale è appena cominciata. Sono in arrivo la TRASI, tassa sulle entrate, non intese come finanziarie, ma come porte d’ingresso; la TREK, tassa quinquennale che arriva dove nessun’altra era mai giunta prima; e la cosiddetta tassa sul web, la TROLL.
Intanto il mercatone democristiano delle clientele continua via decreto: il Mille Proroghe sarà seguito dal Cento Vetrine.
Per combattere la disoccupazione, l’Articolo 18 sarà rimpiazzato da un Comma 22: solo i disoccupati non potranno essere licenziati.
Beppe Grillo annuncia un’altra iniziativa rivoluzionaria diretta a risolvere i problemi concreti degli italiani: la notte di capodanno terrà un discorso parallelo a quello di Napolitano. Poi i due si scambieranno i testi, e ognuno leggerà quello dell’altro. Alla fine leggeranno insieme un testo dei Modà.
“I poveri non possono aspettare” ha detto papa Francesco, e il drappello di Forconi in Piazza S Pietro ha applaudito entusiasta.
Dopo però Bergoglio non ha aggiunto “quindi tutti i beni che non sono strettamente indispensabili alla Chiesa per la sua sopravvivenza verranno da noi interamente distribuiti ai più bisognosi”. E nemmeno un più semplice “quindi rinunciamo all’otto per mille, e alle esenzioni fiscali”.
E neanche un banale ”quindi ai prossimi che chiamo regalo una ricarica”.
Era proprio il “quindi” che mancava.
C’era invece un ”però”: “i poveri non possono aspettare. Però devono rinunciare alla violenza”.
Ci è stata venduta una scatola con scritto ”Democrazia”, e invece ci abbiamo trovato dentro un mattone, però dobbiamo rinunciare a usarlo per spaccare una centovetrina.
Anche questo è stato applaudito dai Forconi. La maggioranza di loro abitualmente è gente tranquilla, che vede gli scontri di piazza solo alla tv.
E parteggia per la polizia.
Per quanto adesso siano incazzati, comunque non si oppongono al sistema in sé, che infatti non gli scatena contro i suoi anticorpi manganellanti, ma li blandisce per riassorbirli.
Non vogliono mica la luna, come diceva Fiordaliso prima della menopausa, né tanto meno la Rivoluzione. Vorrebbero solo un po’ meno tasse.
Invece ne avremo di più.
E’ il regalo di Natale del governo Letta, un regalo riciclato, l’agenda Letta non è che l’agenda Monti con una copertina diversa.
L’IMU non è stata affatto abolita, s’è moltiplicata come il virus Andromeda, indistruttibile perché capace di mutare a ogni generazione rimanendo comunque letale.
Così come la Democrazia Cristiana, oggi Renziana.
Renzi, Letta, Alfano, Salvini, l’Italia ha battuto un altro poco invidiabile record: abbiamo i quarantenni più vecchi del mondo.
Schiodato un culo flaccido, ne arriva sempre un altro.
Chi fosse interessato a un mio parere sull’ultimo imbarazzante special natalizio di Doctor Who, lo trova QUI
]]>Il sistema politico italiano è diventato un mostro a dieci destre.
– La destra fascista di Storace e Casapound – La destra fascistoide di Alemanno e Meloni – La destra razzista della Lega – La destra berlusconiana di Forza Italia – La destra post-berlusconiana di Alfano e Cicchitto – La destra vetero democristiana di Casini – La destra padronale di Monti – La destra neo democristiana di Letta – La destra paninara di Renzi – La destra populista di Grillo e Casaleggio
Sei di queste sono attualmente al governo [...]]]>
Il sistema politico italiano è diventato un mostro a dieci destre.
– La destra fascista di Storace e Casapound
– La destra fascistoide di Alemanno e Meloni
– La destra razzista della Lega
– La destra berlusconiana di Forza Italia
– La destra post-berlusconiana di Alfano e Cicchitto
– La destra vetero democristiana di Casini
– La destra padronale di Monti
– La destra neo democristiana di Letta
– La destra paninara di Renzi
– La destra populista di Grillo e Casaleggio
Sei di queste sono attualmente al governo tutte insieme. Nonostante le truffaldine etichette bipartisan, quello di Letta è uno dei governi più a destra della storia d’Italia, e si vede.
Le dimissioni della Cancellieri non farebbero molta differenza, sarebbe come asportare un cancro da un cancro.
A peggiorare la situazione rispetto ai precedenti, c’è il fatto che ormai pure l’opposizione sia monopolizzata dalle destre. Anche da quella parte le etichette sono diverse quanto i contenuti sono identici: via gli immigrati, viva gli imprenditori, si stava meglio quando si stava peggio, signora mia dove andremo a finire.
Alle ultime elezioni, finanche lo stesso schieramento cosiddetto di estrema sinistra è stato prima ammorbato da democristiani come Vendola, e poi dirottato e affondato da riciclati sostanzialmente di destra come Di Pietro e Ingroia.
Il peggio è che persino la cultura e l’immaginario di sinistra sono stati colonizzati da archetipi e ideali della destra storica: ordine, legalità, meritocrazia, disciplina, rispetto incondizionato per le istituzioni nazionali e internazionali, e per le alte autorità, politiche e religiose.
Il ”Pantheon della Sinistra” è stato riempito di papi e magistrati, e il pareggio di bilancio è stato inserito nella Costituzione, mentre qualsiasi manifestazione di dissenso, compreso il semplice fischiare ad un comizio, viene sistematicamente bollata come terrorismo, se non addirittura fascismo. Il bue che dà del cornuto all’asino.
Sia causa che effetto del rovinoso tracollo dell’Italia, l’egemonia culturale della destra ha raggiunto proporzioni totalitarie.
In una delle scene più iconiche di The Blues Brothers, la bluesmobile di Jake ed Elwood s’imbatte su un ponte in un comizio dei nazisti dell’Illinois, presidiato dalla polizia che trattiene a stento una folla inferocita di contestatori. Jake (Belushi) commenta ”io li odio i nazisti dell’Illinois”, Elwood (Aykroid) accelera, e li butta nel fiume.
Tutti gli attuali leaders politici italiani, a cominciare da quelli di presunta sinistra, nonché tutti gli organi di informazione mainstream, oggi condannerebbero duramente non solo i fratelli Blues, ma anche la folla di contestatori. In nome del sacralizzato rispetto dell’ordine pubblico, e delle opinioni altrui. Purché siano di destra
Alfano assolto: non sapeva d’essere ministro dell’Interno. Scoprirlo è stato uno shock. ”Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?” s’è chiesto basito come il conterraneo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Comunque resterà lì, al posto in cui è stato piazzato come un bullone, e il governo non cadrà, Napolitano l’ha ripetuto chiaro per l’ennesima volta agli irrequieti leaderini di partito che cercano di farlo traballare: voi non contate più un cazzo. Le vostre beghe, le vostre manovre, le vostre meschine ambizioni non spostano più un cazzo, non [...]]]>
Alfano assolto: non sapeva d’essere ministro dell’Interno.
Scoprirlo è stato uno shock. ”Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?” s’è chiesto basito come il conterraneo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
Comunque resterà lì, al posto in cui è stato piazzato come un bullone, e il governo non cadrà, Napolitano l’ha ripetuto chiaro per l’ennesima volta agli irrequieti leaderini di partito che cercano di farlo traballare: voi non contate più un cazzo. Le vostre beghe, le vostre manovre, le vostre meschine ambizioni non spostano più un cazzo, non siete più voi a decidere. Non l’avete ancora capito? Avete tutti il cranio sfitto come Calderoli? Toc toc, c’è nessuno là dentro? Il vostro parere ormai conta più o meno quanto quello di quei poveri coglioni dei vostri rispettivi elettori. Cioè un cazzo.
Il governo di Larghe Intese è intoccabile.
La democrazia in Italia ha chiuso per debiti. Al suo posto c’è un curatore fallimentare, ed è intoccabile.
Invece di criticare Alfano, voi e i vostri elettori dovreste prenderlo a esempio: lui c’è, ma è come se non ci fosse. Guarda, ma non vede. Come i gigli dei campi non fila, non tesse, non rompe i coglioni. È solo un tramite. Riceve le richieste dei client e le inoltra ai server.
È un proxy.
Siatelo anche voi per vostri rispettivi proprietari, i vostri finanziatori palesi e occulti, i vostri referenti economici, è questo il vostro unico compito. Il governo Letta è stato deciso da loro, e confezionato dai loro consulenti d’immagine. Ci hanno messo dentro anche una persona decente come la Kyenge per fare da parafulmine alle stronzate legaiole, così utili per sputtanare non solo l’opposizione, ma anche il concetto stesso di opposizione.
Siate proxy, non potete più aspirare a essere nient’altro: questa non è una tesi complottista, è il vostro presidente a ripetervelo chiaro e tondo a ogni occasione, Napolitano, He who must not be named.
Siete i pezzi d’una macchina che non potete fermare, né guidare, né capire, siete i bulloni d’un drone, un cacciabombardiere col pilota automatico.
Nessun cambio di rotta è possibile. L’Italia può solo continuare così.
O esplodere in volo.
Se, dall’inizio dei primi caldi, avete iniziato ad avere sintomi di nausea quasi continua oppure avete ripetutamente vomitato, sia in pubblico che in privato, non preoccupatevi. Non avete bevuto troppo, la labirintite non c’entra, probabilmente non siete in attesa di un figlio imprevisto, non avete consumato troppi funghi (di qualsiasi tipo), i cibi che avete ingerito erano ragionevolmente lontani dalla data di scadenza e neppure siete possedute/i dal demonio. Semplicemente è questo mondo che fa sempre più schifo.
Vomito color vinaccia
E’ morto e [...]]]>
Se, dall’inizio dei primi caldi, avete iniziato ad avere sintomi di nausea quasi continua oppure avete ripetutamente vomitato, sia in pubblico che in privato, non preoccupatevi. Non avete bevuto troppo, la labirintite non c’entra, probabilmente non siete in attesa di un figlio imprevisto, non avete consumato troppi funghi (di qualsiasi tipo), i cibi che avete ingerito erano ragionevolmente lontani dalla data di scadenza e neppure siete possedute/i dal demonio. Semplicemente è questo mondo che fa sempre più schifo.
Vomito color vinaccia
E’ morto e sepolto, come i personaggi dell’omonimo romanzo di Chelsea Quinn Yarbro del 1980, ma rimane in mezzo a noi. Dibattendosi e facendo dibattere i suoi schiavi come ossessi. Come succubi che, convinti di raggiungere prima o poi la vita politica eterna promessa loro dal Padrone, si vedono sfuggire di mano la realizzazione della promessa. Ineleggibile e interdetto dai pubblici uffici da qui all’eternità Lui, bidonati e affogati nell’insipienza loro! Eppure, eppure…qualcuno lo/li salverà. Così, come se il dottor Van Helsing avesse fatto la respirazione bocca a bocca al conte Dracula, Epifani e 70 senatori del PD, non contenti di aver sostanzialmente appoggiato la sospensione dei lavori parlamentari per un giorno voluta dal Pdl, ci spiegano che non stanno proponendo una nuova normativa sull’ineleggibilità per salvare l’oscuro cavaliere delle Tv private. NO! NO!! Lo fanno per l’Italia, per ammodernarne la giurisdizione, per migliorare l’amministrazione della cosa pubblica!
Vomito giallo bilioso
Monti torna in pista, ineffabile come sempre, e ci spiega che è vero che l’azione del suo Governo ha aggravato “momentaneamente” la fase recessiva, ma in compenso ci ha lasciato un autentico tappeto rosso su cui camminare per entrare in Europa da protagonisti! Alè!! Cimbali, tamburi, marce turche e pernacchie per un vecchio artista della truffa mediatica!!!
Vomito di colore indistinto
Grillo, ancora lui. Lì che urla che se non ci fosse il Movimento 5 Stelle gli Italiani avrebbero già preso i fucili. Discorso trito e ritrito del cui uso il comico genovese ha abusato negli ultimi mesi, mentre se gli Italiani avessero davvero deciso di farlo non ci sarebbero nemmeno lui, Casaleggio e la banda parlamentare di descamisados ancora in attesa di essere chiamati dall’alto (da Napolitano? Da Papa Bergoglio? Dal Popolo?) a governare col PD. Che, in realtà, quelli proprio non li vuole al Governo, ma sventola la possibile minaccia solo per soddisfare una parte del proprio elettorato scandalizzato, nonostante tutto, dall’ennesimo appoggio dato al Batman di Arcore.
Vomito verde
Indipendentemente dalle qualità, dalle colpe o dai meriti del dissidente kazako Muktar Ablyazov, il presidente/dittatore Nursultan Nazarbaev, oltre ad essere un amico di Berlusconi, è alla testa della vita politica del Kazakistan da almeno trent’anni passando dal ruolo di direttore generale del Consiglio dei ministri della Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan a quello di Primo Segretario del Partito Comunista Kazako fino a quello di Presidente dello stesso paese fin dalla sua indipendenza nel 1990. In tale ruolo si è distinto per la sua costante condanna dell’Iran e per il suo intento di portare il Kazakistan a far parte della World Trade Organization. Bel record! Sicuramente un esempio di lungimiranza e “continuità” politica tale da far invidia alla buon’anima di Andreotti. Avvenuta il 29 maggio, l’espulsione coatta della moglie di Ablyazov, Alma Shalabayeva, e della figlia Alua dall’Italia verso il Kazakistan, portata a termine con modalità poliziesco-militari degne dei più fascisti film poliziotteschi italiani degli anni settanta e ottanta, è stata recepita dai media italiani soltanto quaranta giorni dopo il suo svolgimento. Nel più completo silenzio delle istituzioni e dei ministeri competenti che di tutto ciò avrebbero dovuto, ragionevolmente, essere a conoscenza. Ora in un paese abituato ad autentici rapimenti politici internazionali, come quelli di Abu Omar, Abdullah Ocalan e del fisico israeliano Mordechai Vanunu, e alle centinaia di espulsioni di migranti, dovute alla Bossi-Fini, un’ennesima e brutale violenza perpetrata su delle donne non colpisce troppo. Ma la difesa collegiale dell’attuale Ministro degli Interni, con il tentativo di scaricare sul capo di gabinetto Giuseppe Procaccini e sul prefetto Francesco Cirillo (entrambi uomini forti legati a De Gennaro) le sue responsabilità, o l’intervista pubblicata sul quotidiano la Repubblica alla titolare del Ministero degli Esteri, che rivendica le sue non-dimissioni, qualche problema di nausea lo causano lo stesso. Anche se va ricordato che lo sfondo reale della vicenda è costituito dagli interessi dell’ENI nei confronti dei giganteschi giacimenti di gas e petrolio del paese, di cui l’Italia è il secondo partner commerciale, e da quelli del centinaio di imprese italiane impegnate nella realizzazione degli impianti destinati allo sfruttamento degli stessi.
Vomito nero (come il petrolio)
Malala alle Nazioni Unite: “Parlo per chi non ha voce. I Talebani non mi ridurranno al silenzio!” Convincente, autentica ed appassionante come un romanzo di Khaled Hosseini (l’autore de “Il cacciatore di aquiloni” per chi non lo ricordasse…). Platea in piedi, standing ovation per il discorso contro il radicalismo islamico dei talebani, con cui intanto il governo statunitense sta trattando per un’uscita non proprio vergognosa dall’Afghanistan. Malala, doppiamente vittima di una violenza arcaica e di una più sottile moderna che la usa per i propri scopi imperiali, serve per far dimenticare che gli integralisti islamici sono intanto al servizio dell’opera di devastazione degli equilibri politici del Mediterraneo, del Vicino Oriente e del Nord Africa messa in atto dagli USA e l’azione dell’Arabia Saudita nell’armare le milizie “ribelli” in Siria. Azione programmata che fa parte di quel dividi et impera che gli Stati Uniti mettono in atto da decenni nella regione e in cui i due poli sono costituiti da Israele da una parte e dalle monarchie del Golfo dall’altra. Il cui vero obiettivo, oltre che garantire agli Stati Uniti il controllo delle maggiori riserve petrolifere mondiali, è stato sempre e soltanto quello di impedire la formazione di governi realmente indipendenti e di opposizioni laiche e classiste attraverso guerre infinite. In fin dei conti l’unico motivo di imbarazzo rappresentato da Osama Bin Laden, eliminato proprio per questo, non era forse quello di voler rovesciare la monarchia saudita e nazionalizzare il petrolio dell’area e allo stesso tempo essere un pericoloso ed ingombrante testimone degli indicibili segreti dei servizi americani in tutta l’area? Oppure no? Intanto applaudiamo i discorsi scritti da ghost writer ben retribuiti in dollari, in attesa di nuove guerre, di nuovi eccidi, di nuovi bombardamenti! Hip- hip!! Hurrà!!!
Vomito rosso sangue
L’hanno assolto. Per legittima difesa! Geoge Zimmerman, bianco, vigilante armato mercenario, il 26 febbraio 2012 ha ucciso un giovane afro-americano di 17 anni, Trayvon Martin, sospettato di aver rubato delle caramelle in un vicino drugstore e colpevole di indossare una felpa con il cappuccio. Ma la corte americana chiamata a giudicarlo, nonostante le testimonianze che ne hanno rivelato l’intento omicida (la richiesta di aiuto al 911 da parte del teen-ager Martin), l’ha ritenuto non colpevole! NoJustice, No Peace!
Vomito, semplicemente vomito
Il sindaco di Torino Piero Fassino ha dichiarato, a proposito delle relazioni sindacali in FIAT: “Uno dei motivi delle incomprensioni di questi anni è l’evidente sottovalutazione che in Italia è stata fatta dei successi ottenuti da Marchionne“.
Mentre il commissario per l’ILVA di Taranto Enrico Bondi, nella relazione presentata in allegato ad una sua nota, lascia intravedere che i tumori dei tarantini non possano essere messi in relazione con le emissioni dello stabilimento siderurgico poiché: “E’ noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70“.
Ultimi, ma non dimenticati, vengono i tristi, squallidi colpi di coda di una Lega ormai morente, condannata senza speranze dalla storia, dalla crisi economica e persino dal cielo, e dei suoi innominabili mentecatti, ormai capaci soltanto di ululare contro gli immigrati e contro tutti coloro che ne difendono i diritti.
L’industria italiana del turismo quest’ anno, stando alle ultime statistiche, subirà un ulteriore brutto colpo, se è vero che otto milioni di italiani rinunceranno ad andare in vacanza, ma altrettanto non si potrà dire di quella farmaceutica che vedrà incrementati i propri affari grazie ad un perdurante e diffuso acquisto di anti-emetici. Buone vacanze a tutti i lettori!
* In memoria di Allen Ginsberg (1926-1997)
]]>Dicono che Alfano abbia pianto alla notizia della ridiscesa in campo del suo boss. Possibile che si credesse davvero il Delfino, e non un temporaneo prestanome, che s’illudesse veramente d’essere riuscito a succedere a Berlusconi? Lo conosce così poco? Berlusconi alleva molti delfini. Per mangiarli. Da quando è in campo ha già consumato almeno una decina di delfani. Qualche esempio?
Gianni Pilo, il sondaggista troppo ottimista delle bandierine azzurre che Fede dovette rimangiarsi piangendo. Franco Frattini, l’abbronzatissimo sempre in vacanza a sparare cazzate, come Christian De Sica, ma più volgare. Gianfranco Miccichè, l’autodefinito ”assuntore di cocaina”, aspirante Bossi del Sud: [...]]]>
Dicono che Alfano abbia pianto alla notizia della ridiscesa in campo del suo boss. Possibile che si credesse davvero il Delfino, e non un temporaneo prestanome, che s’illudesse veramente d’essere riuscito a succedere a Berlusconi? Lo conosce così poco?
Berlusconi alleva molti delfini. Per mangiarli.
Da quando è in campo ha già consumato almeno una decina di delfani. Qualche esempio?
Gianni Pilo, il sondaggista troppo ottimista delle bandierine azzurre che Fede dovette rimangiarsi piangendo.
Franco Frattini, l’abbronzatissimo sempre in vacanza a sparare cazzate, come Christian De Sica, ma più volgare.
Gianfranco Miccichè, l’autodefinito ”assuntore di cocaina”, aspirante Bossi del Sud: più che un delfino, un Trota.
Antonio Tajani, il piccolo genio che complottava con Buttiglione nel segreto d’uno studio Tv davanti alle telecamere accese.
La delfina dai capelli rossi, Michela Vittoria Brambilla, ex modella, poi ministra, oggi canara. Quando le fu affidato il ”rilancio” dell’immagine del PdL, qualcuno – probabilmente un assuntore di LSD – la dipinse come l’Elisabetta I che sarebbe seguita al Berlusconi VIII. Poi anche la delfina salmonata finì al cartoccio come gli altri.
Per questo i figli biologici di Berlusconi non hanno mai accettato il ruolo di delfino pidiellino ripetutamente offertogli dai cortigiani: ci tengono a evitare la sorte della progenie di Kronos. Piersilvio s’accontenta da sempre del suo comodo ruolo di pierprestanome, Marina ha quello di cavia per la chirurgia plastica sperimentale postumana.
Quando l’anno scorso Tremonti fu indicato come possibile successore di Berlusconi, si capì che anche lui stava per essere consumato, nella fattispecie come capro espiatorio, sia per il disastro dell’economia, che per le stangate fiscali. Bossi partecipò al sacrificio rituale di quello che per anni era stato il suo favorito, nella meschina speranza di salvare così le proprie chiappadane. Gli sarebbe stato più utile il metodo Kronos.
Per più di un decennio nella tonnara berlusconiana hanno nuotato speranzosi anche i due più emblematici Floppers – delfini falliti – della Storia repubblicana, Gianfranco Fini, e Pierferdinando Casini, entrambi delfini seriali. Essendo in precedenza riuscito a succedere sia ad Almirante che a Rauti, Fini non può essere considerato anche un fallito seriale, Casini invece sì. Dopo avere atteso per anni di rimpiazzare Forlani al timone della DC, se la vide affondare sotto i piedi per Tangentopoli. Da allora galleggia in una lenta deriva attraverso tutto lo scenario politico, sempre aspettando che si liberi un posto ad un altro timone qualsiasi. Ha sperato di succedere a Berlusconi, poi allo stesso Fini (quando sembrava che il suo golpino di lana mortaccina sarebbe riuscito) poi a Monti. Adesso tampina Bersani, e questa è la misura del suo fallimento.
Alfano però resta il più patetico, scippato persino di quella corona di carta stagnola che è ormai la leadership del PdL.
Tenterà di riciclarsi al centro, se non c’è l’acqua alta.
Mentre Berlusconi – che non passerà mai la mano volontariamente – andrà a cercarsi nelle tonnare altrui il prossimo delfino da spolpare. Matteo Renzi è paffuto quanto basta.