12 dicembre – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Tue, 17 Dec 2024 21:00:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Chi è STATO ? https://www.carmillaonline.com/2018/12/12/chi-e-stato/ Tue, 11 Dec 2018 23:01:01 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=49762 di Fiorenzo Angoscini

Saverio Ferrari, 12 Dicembre 1969. La strage di piazza Fontana. La ‘madre’ di tutte le stragi, a cura de L’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, Milano, dicembre 2018, pag. 39 (s.i.p.)

La ‘madre’ di tutte le stragi, ma anche strage di Stato, come ricorda il dossier nelle sue pagine. Così come La Strage di Stato è anche stata intitolata la prima pubblicazione di controinformazione sull’eccidio alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano. Strage di Stato perché, eseguita da fascisti (vedi sentenze), ha visto la connivenza attiva degli apparati dello stato. Gianadelio Maletti, ex capo del reparto D (controspionaggio) del [...]]]> di Fiorenzo Angoscini

Saverio Ferrari, 12 Dicembre 1969. La strage di piazza Fontana. La ‘madre’ di tutte le stragi, a cura de L’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, Milano, dicembre 2018, pag. 39 (s.i.p.)

La ‘madre’ di tutte le stragi, ma anche strage di Stato, come ricorda il dossier nelle sue pagine.
Così come La Strage di Stato è anche stata intitolata la prima pubblicazione di controinformazione sull’eccidio alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano.
Strage di Stato perché, eseguita da fascisti (vedi sentenze), ha visto la connivenza attiva degli apparati dello stato. Gianadelio Maletti, ex capo del reparto D (controspionaggio) del Sid, è stato condannato, in via definitiva, a un anno di carcere per falso ideologico in atto pubblico; il coordinatore del Nucleo Operativo Diretto (NOD) alle dirette dipendenze del Reparto D, Antonio Labruna, a dieci mesi di reclusione.

Senza dimenticare il balletto di bugie, reticenze e “non ricordo” organizzato dai capi responsabili del Sid, dal presidente della repubblica dell’epoca, dal presidente del consiglio, ministri vari, a proposito dell’identità, ed appartenenza ai diversi ‘servizi’, di agenti segreti camuffati da giornalisti: Guido Giannettini (Il Secolo d’Italia, Il Roma, Il Giornale d’Italia), Mino Pecorelli (Osservatorio Politico), Mario Tedeschi (Il Borghese), Giorgio Zicari (Corriere della Sera), Giorgio Torchia (Il Tempo) Guido Paglia1 (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giornale d’Italia, Il Giornale). E tutti i depistaggi connessi alle loro attività e “conoscenze”. Nonché a quelle di fascisti e bombaroli. Ai loro ruoli e…’gradi’. Così come certo giornalismo spazzatura ha sempre auspicato le soluzioni di forza. Il settimanale Epoca (gruppo Mondadori) l’11 dicembre 1969, manda il fascicolo in edicola con copertina tricolore ed un perentorio titolo: Senza peli sulla lingua, senza conformismi, CHE COSA PUO’ ACCADERE IN ITALIA. La stessa rivista, nel mese di luglio 1964, erano i giorni del cosiddetto Piano Solo,2 golpe orchestrato dal Sifar (servizio segreto militare del periodo) di De Lorenzo con il beneplacito del presidente della Repubblica Antonio Segni, con sospetta tempestività era ‘uscita’ con un edizione speciale e, già allora, copertina tricolore con all’interno ‘testina’ fotografica del Presidente. Il titolo, ancora più esplicito: L’ITALIA CHE LAVORA chiede al capo dello stato un GOVERNO ENERGICO E COMPETENTE che affronti subito con responsabilità la crisi economica e il malessere morale che avvelena la nazione. Un incredibile ‘fiuto’ per i tentativi di colpo di stato e gli avvenimenti che li precedono, stragi comprese.

La sera stessa di quel venerdì nero,

il commissario Luigi Calabresi dell’ufficio politico (l’attuale Digos, nda) della Questura di Milano, conversando con Giampaolo Pansa, inviato de La Stampa, esternò subito la propria convinzione che le responsabilità dovessero essere addebitate ai gruppuscoli di estrema sinistra. ‘Estremismo, ma estremismo di sinistra-disse-è in questo settore che noi dobbiamo puntare. Estremismo di sinistra…Anarchici, ‘cinesi’ operaisti. (p. 9)
Eppure, già il 13 dicembre, il Sid era in possesso di informazioni assai precise sugli autori della strage, al punto da indicare, in una nota, Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino quali responsabili degli attentati di Roma, eseguiti su ordine di Yves Guérin Serac (al secolo Yves Guillou, nda) e Robert Leroy. (p.10)

I due, ex appartenenti all’ Organisation Armée Secretè (OAS), organizzazione paramilitare clandestina francese che operò, soprattutto, durante la guerra d’Algeria, erano gli “animatori dell’Aginter Presse, una finta agenzia di stampa, con sede a Lisbona, in realtà una delle centrali dell’estrema destra adibita a ‘operazioni coperte’, legata ai servizi segreti portoghesi e statunitensi”. (p. 10)

Ma, nel documento ‘segreto’ 3 n.36369/AC di prot. OGGETTO: Attentati terroristici a Milano e a Roma, redatto definitivamente, dopo aggiunte e rimaneggiamenti, il 17 dicembre 1969, Serac e Guillou, da nazisti già appartenenti alle Waffen-SS, vengono camuffati e definiti pericolosi anarchici.
Solo l’11 aprile 1970, con un altro documento interno del Sid, riacquistano le loro reali sembianze: “Sia Guérin Serac, sia Leroy non sono anarchici, ma appartengono ad un’organizzazione anticomunista. Si suggerisce di tacere questa notizia alla pubblica sicurezza e ai carabinieri” (neretto nostro).

La pubblicazione è un agile e comodo ‘bigino’ (depurato dalla sua accezione negativa) che permette, a chi conosce la vicenda, di ricordare particolari dimenticati o sottovalutati, mentre per i neofiti è un utile strumento di conoscenza ed approfondimento.
Si ricordano gli attentati del 15 aprile a Padova (ufficio del rettore università), del 25 aprile (Fiera di Milano ed Ufficio Cambi della stazione Centrale), quelli del 8-9 agosto sui treni: Caserta, Pescara, Chiari (Bs) e quello, per fortuna fallito, alla scuola slovena di Trieste (4 ottobre).
Il sodalizo tra fascisti, militari italiani e golpisti colonnelli greci che si consolida e si organizza, tanto che il settimanale inglese “The Observer” scrive: “Un gruppo di elementi di estrema destra e di ufficiali sta tramando in Italia un colpo di stato militare, con l’incoraggiamento e l’appoggio del governo greco e del suo primo ministro, l’ex-colonnello Giorgio Papadopulos”.

A proposito dell’attivismo di certi ambienti militari e accoliti vari, è da ricordare quanto pubblicato, nel settembre 1970 (nove mesi dopo Piazza Fontana, ma sicuramente pensato e redatto prima) dalla rivista di informazione militare “Interconair Aviazione Marina”, che all’interno del suo numero 70, allega un dossier dal titolo perentorio: Le ultime 100 ore di libertà in Italia. Simulando tutta una serie di situazioni, per gli estensori, drammatiche e catastrofiche: manifestazioni e scontri di piazza, tra cui si evidenzia, giovedì 24 giugno 1971 a Bologna durante un comizio sindacale, lo scoppio di una bomba:

ore 10,30 – Grande manifestazione unitaria nelle principali vie cittadine del capoluogo, che, con tutta la regione Emilia-Romagna ha proclamato lo sciopero generale.
In particolare, a Bologna, ai dimostranti si sono aggiunti operai metalmeccanici lombardi, anch’essi in sciopero e attivisti laziali, fatti appositamente giungere con numerosi pullman e con i treni dalle centrali sindacali. Si teme che elementi “filo-cinesi” si siano infiltrati tra la folla che si sta radunando in Piazza Maggiore. Il Prefetto di Bologna ha ricevuto ordine dal Ministero dell’Interno di cercare di non far degenerare la manifestazione in scontro aperto ma di “tallonare” comunque da vicino i manifestanti senza dare troppo nell’occhio con uno spiegamento di forze troppo appariscente. In Emilia sono stati fatti affluire comunque alcuni reparti celeri di Pubblica Sicurezza e alcuni reparti mobili di Carabinieri per ogni evenienza si tratta di reparti del I V Btg. Mo ile da Padova in rinforzo al V Btg. Mobile di stanza nella città). Verso le ore 11, la folla radunatasi in Piazza Maggiore, dove è previsto che alcuni oratori prenda no la parola, é enorme. E’ a questo punto che avviene il fattaccio. Improvvisamente in mezzo alla folla, mentre il primo oratore sta per iniziare il suo discorso, si sente un terribile boato e si alza una colonna di fumo: é esplosa una bomba! La folla per un attimo rimane immobile poi é il panico, é la strage: calcoli successivamente accertati valutano in 36 i morti in seguito all’esplosione e in 71 i morti calpestati dalla folla che, impazzita, é in fuga verso qualsiasi direzione. La confusione é enorme: gli stessi sindacalisti sono rimasti come impietriti sulla tribunetta e passano preziosi minuti prima che si pensi a qualche azione di soccorso. Ai loro piedi decine di persone rantolano e si disperano, cercando gli amici e i colleghi. La piazza comunque tende a vuotarsi perché si temono ulteriori esplosioni. Dopo circa mezz’ora, i feriti, moltissimi, incominciano ad essere portati agli ospedali. Alcuni, meno gravi, alle poche farmacie che non hanno abbassato le saracinesche. Molti feriti presentano gravi contusioni causate dalla folla che li ha calpestati.4

La lunga citazione si è resa necessaria per evidenziare le analogie con quanto avviene, il 28 maggio 1974 a Brescia, durante un comizio al termine di uno sciopero generale indetto contro il fascismo dai sindacati confederali. Alle 10,12 di quel martedì maledetto, in Piazza della Loggia esplode un ordigno che, complessivamente, causerà la morte di 8 persone e il ferimento di un centinaio di manifestanti.

L’Unità del 25 ottobre 1970, a pagina 7, titola: Invasione Sovietica con l’aiuto Vaticano!, con questo occhiello: “Provocatorio libello apparso su una rivista di ‘esperti’ militari”, ed un ancora più duro sommario: “La ricostruzione delle ‘ultime 100 ore di libertà in Italia’ in una pubblicazione diffusa tra le nostre forze armate-Il lunghissimo e ridicolo (?) testo è presentato come ‘molto meno fantascientifico di quanto si possa ritenere’-Preoccupanti analogie con un discorso del ministro della difesa Tanassi5 e con un discorso dell’ammiraglio Birindelli6 – L’esaltazione del Psu7 ”.
La pubblicazione evidenzia l’arruolamento dei fascisti “soldati politici” che si richiamavano al motto nazista delle SS italiane: “Il nostro onore si chiama fedeltà”. In realtà si dimostrarono fedeli soprattutto alle ‘rimesse’ economiche che ricevevano dai vari servizi, interni ed internazionali e che, come cagnolini fedeli, scodinzolavano a comando per i loro padroni.

Il pamphlet evidenzia la predisposizione informatoria in particolare di Ordine Nuovo, ma anche Avanguardia Nazionale8 .
“Risultò che non un solo esponente di questa organizzazione fosse estraneo a rapporti di dipendenza dai servizi segreti italiani e statunitensi, a partire da Pino Rauti strettissimo collaboratore dell’ammiraglio Henke, capo del Sifar prima e del Sid poi, dal 1966 al 1970”. (p.34)
E snocciola i nomi degli “spioni patrioti”: oltre agli inflazionati Giovanni Ventura e Franco Freda, troviamo Massimiliano Fachini, Delfo Zorzi, Nico Azzi9 (per sua stessa ammissione), Gianni Casalini e Maurizio Tramonte, la fonte “Tritone”, condannato definitivamente all’ergastolo per la strage di Brescia. Tutti informatori tricolorati.

“Almeno quattro infine le pedine all’interno di Ordine Nuovo ‘dirette’ dai servizi Usa: Carlo Digilio, Marcello Soffiati, il professor Lino Franco e Sergio Minetto”. (p. 34)
Un occhio d’attenzione lo riserva anche agli infiltrati. Mario Merlino e Salvatore Ippolito (“un agente di pubblica sicurezza appositamente infiltrato dalla Questura di Roma”), Stefano Serpieri (in Grecia con Merlino, partecipi, con altri squadristi, alla gita premio alla “scuola quadri” dei colonnelli) ed Enrico Rovelli10 la ‘gola profonda’ della delazione. Denominazione in codice, forse anche per disprezzo, Anna Bolena, l’adultera ed incestuosa seconda moglie di Enrico VIII, proprio per questo condannata alla decapitazione.

Ci sono anche altre curiosità, se non si trattasse di avvenimenti collegati alla tragedia che ha sconvolto le nostre vite11 , in particolare quelle dei parenti degli assassinati, compresa la diciottesima vittima della strage del 12 dicembre 1979: Giuseppe Pino Pinelli. Come il mistero delle quattro bombe milanesi di quella drammatica giornata; i depistaggi padovani relativi all’acquisto dei timer e delle borse usati per confezionare e depositare gli ordigni, nonché il boicottaggio e trasferimento di un commissario di polizia in organico alla questura di Padova e di un giudice in servizio al tribunale di Treviso.
Il sigillo politico e l’individuazione degli autori del massacro: “La corresponsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura in ordine ai fatti del 12.12.1969 appare sufficientemente dimostrata”. Tra le motivazioni Corte di assise di appello di Milano del 13 aprile 2004. Ribadita dalle motivazioni della Cassazione depositate il 10 giugno 2005: “Freda e Ventura erano certamente colpevoli anche se ormai questo ‘approdo’ non poteva ‘provocare effetti giuridici di sorta nei confronti di costoro’ in quanto ‘irrevocabilmente’ assolti dalla Corte di assise di appello di Bari”. (p. 35)
Mentre i parenti delle vittime, sempre da questi pronunciamenti, erano condannati a pagare le spese legali. Oltre al danno, anche le beffe…

Il quaderno di “memoria attiva” si conclude, al contrario del libro La Strage di Stato,12 che si apriva così, con la “misteriosa” scomparsa (e successivo ritrovamento del cadavere) di Armando Calzolari, tesoriere del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese.

Soprattutto quest’ultimo avvenimento, come le molte altre vicende e segnalazioni ricordate, invito a leggere nell’utile pro-memoria antifascista, che fa il paio con un’altra recente produzione dell’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre (costola di Varese) incentrato sull’attività del gruppo neonazista dei Dodici Raggi13 .
Entrambe queste due produzioni di informazione e lotta antifascista si possono reperire in edizione cartacea, alle iniziative organizzate, o a cui partecipano, i ricercatori dell’Osservatorio.
In formato Pdf sulla pagina Facebook dello stesso.
“Il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia”.


  1. http://www.osservatorionuovedestre.net/?s=Guido+Paglia  

  2. Prevedeva l’arresto e il trasferimento, con ponte aereo in campi di prigionia appositamente allestiti in Sardegna, di 157.000 cittadini schedati e 800 esponenti di sinistra  

  3. L’originale è riprodotto a p. 242 di, G. Fuga-E. Maltini, Pinelli. La finestra è ancora aperta, Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (Mi), seconda edizione, novembre 2017  

  4. Questo manuale delle sovversione andrebbe riprodotto e letto per intero. In pratica è una previsione, meglio una predizione di quanto avverrà. Lo riprenderemo in occasione di una riflessione sulla strage di Brescia  

  5. Più volte segretario nazionale del Psu-Psdi. Condannato per lo scandalo Lookheed, vedi https://www.carmillaonline.com/2017/04/26/le-emozioni-del-cuore-la-d-della-ragione-la-realta-dei-fatti/  

  6. Presidente e deputato del Movimento Sociale Italiano  

  7. Fondato nel luglio 1969 da una scissione del Psi, nel 1971 divenne Psdi  

  8. http://www.osservatorionuovedestre.net/?s=avanguardia+nazionale  

  9. Condannato a 13 anni di reclusione per l’ attentato al treno Torino-Roma del 7 aprile 1973. Si ferì alle gambe mentre stava preparando l’innesco di due saponette di tritolo militare da mezzo chilo l’una nella toilette, dopo aver lasciato in giro, lui e i suoi camerati, un po’ di copie di Lotta Continua, tanto per far capire dove si dovessero cercare i colpevoli. Altri due anni di carcere li ha guadagnati per l’assassinio del poliziotto Antonio Marino, Milano 12 aprile 1973  

  10. Vedi: La Spia, p. 128 in Fuga-Maltini, cit. n. 4  

  11. Vedi: https://www.carmillaonline.com/2017/12/12/le-false-verita/  

  12. AAVV, La strage di Stato. Controinchiesta, la Nuova Sinistra-Samonà e Savelli, Roma, giugno 1970. Il lavoro, coordinato dal giornalista Marco Ligini e dall’ avvocato Eduardo Di Giovanni, era stato condotto da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare. A settembre 1970 era giunto alla quarta edizione, una al mese, e 60.000 copie vendute in quattro mesi. Sempre Samonà e Savelli ne ha realizzato una ristampa anastatica nel 1977, mentre l’ultima ristampa che ho rintracciato, a cura del settimanale Avvenimenti, è del dicembre 1993  

  13. A cura dell’ Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre di Varese, I bravi ragazzi della provincia prealpina di Varese. I neonazisti: i Do.Ra. di Varese, Varese, novembre 2018  

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Divine Divane Visioni (Cinema di papà 07/08) – 64 https://www.carmillaonline.com/2014/11/20/divine-divane-visioni-cinema-papa-0708-64/ Thu, 20 Nov 2014 21:42:54 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=18491 di Dziga Cacace

dvd6401Non stupirti se ti dico che io parlo con le piante, il millepiedi e l’elefante

702 – Il necessario Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi, Italia 2008  Un documentario sull’evoluzione del ruolo della donna nella società italiana, tra diritti negati e conquistati e battaglie che non finiscono mai. La formula è intrigante e si sviluppa attraverso tre diari intimi, diversi per estrazione e cultura. Ed è una scommessa difficile: non c’è un personaggio principale cui affezionarsi e bisogna affidarsi a delle voci, senza una presenza fisica tangibile. In compenso l’apparato iconografico è ricco e curioso, utilizzando immagini di [...]]]> di Dziga Cacace

dvd6401Non stupirti se ti dico che io parlo con le piante, il millepiedi e l’elefante

702 – Il necessario Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi, Italia 2008 
Un documentario sull’evoluzione del ruolo della donna nella società italiana, tra diritti negati e conquistati e battaglie che non finiscono mai. La formula è intrigante e si sviluppa attraverso tre diari intimi, diversi per estrazione e cultura. Ed è una scommessa difficile: non c’è un personaggio principale cui affezionarsi e bisogna affidarsi a delle voci, senza una presenza fisica tangibile. In compenso l’apparato iconografico è ricco e curioso, utilizzando immagini di pubblicità, dibattiti tivù, fotoromanzi, super 8 privati, filmati militanti, cartoni animati e si perdonano anche alcuni didascalismi per “macchiare” il narrato. Il film è venuto fuori in un momento particolare, durante il consueto e ricorrente attacco ai diritti acquisiti, stavolta guidato dal debordante Giuliano Ferrara, scopertosi feroce antiabortista televisivo quotidiano, ed è sicuramente interessante, necessario e piacevole ma non so quanto riuscito in toto. Nel senso che ha acquisito meriti dovuti anche alla crociata del panzone “però molto intelligente” (viene sempre specificato, mi adeguo anche per evidenziare la manica di coglioni che gli vanno dietro) ma questo non può e non deve diventare uno dei pregi di Vogliamo anche le rose (titolo bellissimo). A me manca una regia un po’ più forte e mi rimane l’impressione di un collage stimolante, dove però viene fuori la consueta distanza dal pubblico: nessuna didascalia, nessuna contestualizzazione esplicita, tutto affidato alla tua capacità di leggere le immagini e fare le giuste connessioni. Okay, non ti obbliga nessuno a coccolare così lo spettatore, però… ecco, io vorrei che un film così fosse popolare, visto da tanti, non solo dagli ultimi cittadini di sinistra rimasti, magari donne (sui “democratici” non conto più da mo’, sono scomparsi), se no fa solo venire la lacrimuccia alla femminista nostalgica e un ghigno feroce allo stronzo maschilista (che mai il film lo guarderà) e finisce lì, come tante buone intenzioni. La regista ha scelto una cifra sommessa, ammirevole in epoca di urlate mediatizzate e provocazioni continue, ma il risultato alla fine mi sembra più consolatorio che efficace, insomma. La parte più incisiva è paradossalmente l’ultima, slegata dal destino individuale delle tre voci ascoltate fino a quel momento, ma in realtà patrimonio di tutte e tutti: una carrellata delle battaglie sostenute e vinte e oggi messe in discussione, che nella sua semplicità è quasi emozionante. Film molto dibattuto sui media (anche perché la Marazzi è in gamba, parla bene e l’intento era doveroso) e spinto dalle tristi vicende politiche nostrane: purtroppo lo hanno visto in troppo pochi. Peccato. (Dvd; 3/6/08)

ddv64 24 Bauer703 – L’annata di pregio 24 – Season Five di Joel Surnow e Robert Cochran, USA 2006
L’ennesima giornata infernale di Jack Bauer. Dopo due serie discrete (meglio la quarta della terza, comunque), una serie di nuovo clamorosa, zeppa di complotti, tradimenti e sorprese, sicuramente la migliore del lotto dopo la sorpresa del primo anno. Tanta azione ma stavolta con fosforo e plot e sub plot di altissima qualità a cascata. I cattivi sono inizialmente dei simil ceceni ai quali, ancora una volta va la mia simpatia di spettatore politicamente consapevole. Però poi la serie prende una piega clamorosa: si va dritti al cuore dell’impero del Male. Il presidente degli USA è un fifone isterico e complessato e gli balla il mento come Nixon quando caccia qualche balla; sua moglie, mezza matta con passioncella alcolica, è in realtà consapevole del consueto complotto interno alla Casa Bianca e nessuno le crede; la congiura è orchestrata alla grande e urla “11 settembre” a più non posso. Certo, uno vede 24 e poi pensa che le teorie della cospirazione siano sempre tutte fandonie. E invece no! Ancora una volta la fiction racconta la realtà meglio di ogni inchiesta e reportage. Solo che gli americani (produttori inconsapevoli e fruitori ipnotizzati) non l’hanno capito e pensano che sia tutto solo entertainment e basta. Cast clamoroso che si arricchisce anche di Peter Weller, Julian Sands, Paul McCrane (il dottor Romano di E.R. ma con le braccia) e – in una parte di 6 secondi non accreditata – pure del futuro candidato repubblicano alla Casa Bianca vera, John McCain, presenza oltremodo inquietante. Ad ogni modo, datemi retta: diamo a Jack Bauer Ustica, Bologna, G8, Italicus, piazza della Loggia, caso Pinelli, 12 dicembre e pure Moggi e vi assicuro che questo risolve tutto in due giorni a dir tanto. Senza neanche farsi una scappata in bagno. (Dvd; giugno e luglio ‘08)

ddv6403704 – L’emozione interrotta di Ortone e il mondo dei Chi di Jimmy Hayward e Steve Martino, USA 2008
In casa siam tutti dietro ad Elena – due settimane -, aspettando che cominci a darci tregua la notte, e allora decido di portare la sorella maggiore, emozionatissima, a vedere il suo primo film nel buio della sala. Ma a metà proiezione Sofia, disillusa, si confessa: “Torniamo a casa, che qui non si riesce a dormire, il volume è troppo forte”. Missione fallita. Del resto avrei dormito anch’io volentieri, ma è vero che c’era un dolby esasperato reso inoltre irritante dall’immotivato doppiaggio di Christian De Sica che butta lì un po’ di romanesco alla maniera sua, troncando le parole da pelandrone, tutto senza motivo se non per appagare chissà quale fan vanziniano, boh. La trama – del mitico dr. Seuss – è lineare: l’elefante Ortone scopre che in un granello di nettare che fluttua nell’aria si nasconde un mondo, quello minuscolo dei Chi (e non so quanto questo fosse chiaro a Sofia): l’allegro mammiferone zannuto s’incarica di salvarlo superando diverse peripezie. Animato freneticamente mi sembra più rivolto ai grandi che ai bimbi, o forse lo penso perché la mia è veramente piccola e io ho preteso troppo. Insomma: sono influenzato dal parere di una treenne e trovo il film piacevole ma non clamoroso, anche se so che meriterà un’altra visione più rilassata. Un giorno. (Cinema Ducale, Milano; 22/6/08)

ddv6402705 – Lo scintillante Eastern Promises di David Cronenberg, USA/Canada/Gran Bretagna 2007
Dovrei parlarvi del film, perché lo meriterebbe: questo La promessa dell’assassino è dritto al punto, con trama perfettamente articolata, dialoghi secchi ed essenziali, una fotografia che è spettacolare e degli attori in parte (Naomi Watts morbida e intrigante, Viggo Mortensen maschissimo). Dovrei parlarvene perché capita raramente un film così riuscito e che, dopo più di una delusione, ha fatto risalire Cronenberg nel mio personale ranking. Dovrei, lo so, ma son stravolto da troppo poco sonno e troppo tanto Springsteen ieri sera. Sono andato a San Siro già scosso dalle ultime notti in bianco (la neonata Elena ha un curioso modo di vivere l’oscurità), con una congiuntivite appena esplosa e con cosce del turista irritate. E cosa ti imbandiscono Bruce e la sua E Street Band? Una performance oceanica, incurante di multe promesse in caso di sforo sull’orario, con una Twist and Shout finale da maratoneti del rock. Io – temo – non ho veramente più l’età per tutto ciò. (Dvd; 26/6/08)

ddv6405706 – Balliamo? Con Happy Feet di George Miller, Australia/USA 2006
Quando la giornata volge al termine, prima che calino le ombre della sera, ci sta un Dvd con Sofia. Magari a pezzetti, ma tivù niente. Ci pensano già quei fedifraghi dei nonni, noi no: lavoro nell’Inquisizione e so quali danni faccia. E poi non abbiamo Sky, coi canali tematici lardellati di pubblicità pericolosissime (“Papà, io devo avere Baby Amore”, il pupazzo che caga e piscia, non bastasse l’Elena vera che già abbiamo). Per cui vediamo un film che solo a posteriori scopro da chi è stato fatto: il regista di Mad Max che è tornato dietro la cinepresa per dedicarsi ai bambini con una sorta di musical in computer grafica. E ci ha vinto un bell’Oscar. Un carpiato pazzesco, come se Berlusconi si arruolasse nell’EZLN in Chapas e poi trionfasse al Nobel per la pace. Però, devo dire: film divertente e pieno di idee, animato in maniera perfetta con una regia che predilige movimenti (virtuali) di macchina al montaggio, senza frenesie fuori luogo. Protagonista è Mambo, un pinguino imperatore che a differenza dei suoi simili non canta ma preferisce ballare (e le coreografie sono eccezionali!). Cacciato dalla comunità conservatrice, intraprende il classico percorso iniziatico che lo porta a conoscere il mondo (gabbiani stercorari mafiosi, foche assassine, leoni marini puzzolenti, altri pinguini danzerecci, fino agli uomini, i temibili alieni che minacciano l’Antartide) sinché non torna a casa: e secondo voi come va a finire? L’epilogo è pacifico e surreale e si può sopportare di fronte al messaggio ecologista. Film a più livelli, molto denso, che dà piacere a tutte le età e a tutti i gradi di competenza musicale, con belle cover adattate. Sofia s’è divertita abbastanza, senza grandi spaventi (“Tanto finisce bene, no?”), anche se abbiamo dovuto spiegarle che l’uomo è cattivo etc. etc. e frega il cibo ai poveri pinguini. “Ma io non sono cattiva!”. Eeeh… tipico rifiuto delle responsabilità collettive. Ma a tre anni non si può pretendere troppo, o no? Bel filmetto, ‘anvedi. (Dvd; 1/7/08)

ddv6406707 – L’illusorio Red e Toby nemiciamici di tre tizi, USA 1981
Film disneyano del periodo di crisi, all’alba degli Ottanta: c’è incertezza registica (Art Stevens, Ted Berman e Richard Rich, due ultra sessantenni vecchia scuola e un trentenne) e grafica e una vicenda “antica” e sempliciotta a fronte di tutta un’evoluzione del genere. Dunque, per farla breve: nel profondo paese interno yankee con cretinismo campagnolo annesso, volpe e cane sono amici da piccini ma nemici da grandi, secondo l’istinto naturale. Finisce bene in spregio di ogni considerazione etologica, turlupinando il pubblico infantile. Musica country and western e melense song, animazione classica, trama lineare, montaggio disteso, morale rassicurante. Esattamente per bambini. A Sofia piace e la rilassa dopo le convulsioni tersicoree di Happy Feet. Io lo sopporto, ma non l’han fatto per me, è chiaro. (Dvd; 8/7/08)

Cronache del pre-Bomba
dvd6407Se non lo scrive, non esiste.
Sarà che non dormo da due mesi, ma ormai devo scrivere ogni cosa. Ma non solo per raccontare la mia vita in scala 1 a 1, proprio per ricordarmi ogni cosa che devo fare. Ci manca che mi segni sul taccuino “vai in ufficio”, “mangia”, “caga”. E devo appuntarmi anche tutti i bagliori di memoria: se queste cose non le segno ora, adesso, subito, non le recupererò più.
Per cui eccovi una veloce Cronaca di prima che diventassi una palla di lardo, per nervoso e golosità compulsiva incurabile. Siamo negli anni Settanta più profondi e io sono in piazza Ragazzi del ’99, a Genova, in un cinema che oggi è diventato un supermercato. Non so come, ma son finito lì per una proiezione gratuita del pessimo Tarzan in India con protagonista un biondone col torace enorme (scopro ora il suo nome: tale Jock Mahoney). Tra i due tempi di un film la cui evidenza come vaccata era chiara anche ai miei 7/8 anni, una cinevendita infinita – giuro – di pentolame assortito. Come ci ero capitato a ‘sta cosa? Ricordo che in quegli anni ti arrivavano cartoline o telefonate a casa in cui ti proponevano di andare a ritirare un regalo per il tuo compleanno e allo stesso tempo provavano a venderti un’enciclopedia. Mia madre avrà letto che c’era una proiezione gratis e allora… sai, da genovesi…
Del resto erano tempi di ingenuo marketing e zero privacy.
Più o meno come adesso: mi chiamano a tutte le ore sul telefono di casa per propormi magiche offerte per ogni operatore telefonico. Siccome non sono sull’elenco da sempre, stanno utilizzando il numero del vecchio inquilino, ma non di rado sanno anche il mio nome. La prima volta sono cortese ma con una punta di fastidio, la seconda irritato, la terza sbotto e bestemmio come un camallo: chi cazzo vi ha detto chi sono?
E qui il colpo di genio. Loro, però: “Non glielo posso dire per rispetto della privacy”! Aaargh!
Chiamo ‘sto benedetto Garante della privacy, l’authority che dovrebbe difendermi dalla pubblicità invasiva, tra le altre cose (presieduta da tale Francesco Pizzetti che guadagna per il disturbo 289mila euro all’anno, misero), e il gentilissimo operatore telefonico mi invita a iscrivermi al Registro delle opposizioni. Siccome siamo in un paese medievale sono dunque io che devo specificare che nessuno mi rompa i coglioni a casa, non loro a non doverlo fare. Come se sul portone di casa ci dovesse essere una targhetta: “Non gradisco furti in casa”, se no è lecito entrare e rubare quel che si può. E perché non girare per strada con la t-shirt con scritto “Non inculatemi” sulla schiena, allora? Vabbeh. Ci metto venti minuti a far capire all’operatore che non posso iscrivermi al Registro, perché NON sono sull’elenco telefonico. Compreso – ma dopo un po’ – il Comma 22, subentra il silenzio. Poi la soluzione: compilare una protesta dove devo specificare tutti i dati sensibili possibili, pure con gli estremi della carta d’identità, ci mancano giusto il peso, il deodorante che uso (Neutro Roberts, banale, lo so) e il curriculum studi.
Insomma: il Garante garantisce quelli da cui dovrebbe difendermi. Rinuncio rodendomi il fegato. E poi non dormo. E devo segnarmi tutto.
dvd6408Giusto, dov’ero rimasto? Ah, sì: ritorno al passato, fine anni Settanta: La gang dei Dobermann in un cinema di corso Buenos Aires, sempre a Genova, con mia nonna Franca che chissà come aveva scelto quel titolo. Anche quella sala oggi è un supermarket e il thriller canino da straculto – lo ricordo nitidamente – faceva cagare a spruzzo anche uno di bocca buona come me.
E poi non so più il titolo di un film che ho visto al parrocchiale di Casella, nell’entroterra genovese vicino a Busalla (dove, in quegli anni, mi beccai anche il flaccido I due superpiedi quasi piatti con Bud e Terence e il colonialista La conquista del West, in bianco e nero). Quello di Casella era invece un western fossile – tipo anni Sessanta – che finiva con l’arrivo del Settimo cavalleggeri a salvare qualcuno catturato dagli apache cattivi. Ricordo ancora i colori vivissimi, la grotta dove stavano i prigionieri e l’eroico trombettiere (era forse di colore? Mi ha influenzato Hollywood Party?) che riusciva a dare l’allarme per non fare cascare i suoi commilitoni in un’imboscata…
Ecco, quel titolo, purtroppo, è perso per sempre: non posso più scrivermelo.

dvd6409709 – L’ennesimo classico: Gli Aristogatti di Wolfgang Reitherman, USA 1970
E anche qui, come in Ortone c’è un personaggio, il gatto Romeo, che – non si sa bene perché, o meglio sì: per qualche astuzia dei traduttori creativi – parla romanesco (con la voce di Renzo Montagnani). E poi il quadro è stato tagliato dagli originali 7:4, come se non fosse possibile vederselo (se siete dei deficienti) autonomamente in 16:9, zoomando sull’immagine, preservando però la ratio per chi vuole vederselo così come il film era stato fatto. Il concetto di composizione dell’immagine evidentemente sfugge alla Disney, anche in un’edizione deluxe come questa: che grossissime teste di. Vabbeh. Per fortuna Sofia non lo sa e gode di questa simpatica avventura e io non sporgerò denuncia al Telefono Azzurro. Mi attacco a ‘ste cose perché sono fuso come la colata di un altoforno e non mi faccio un sonno filato da cinque ore da almeno due mesi e mezzo e la famosa svolta del settantesimo giorno di cui blaterano i pediatri non esiste, credetemi. Comunque, dette queste cose assolutamente fondamentali, il film è caruccio. Semplice semplice, con un’architettura classista che faccio finta di non notare (ma se mi metto anche a pensare a Dorfman e Mattelart e al loro Come leggere Paperino allora è la fine), è ricchissimo cromaticamente e pittoricamente, con sfondi parigini Belle Epoque deliziosi. Tratto anni Sessanta, qualche zoom (era il periodo, del resto, in cui lo si utilizzava di più anche nel cinema non d’animazione), belle caratterizzazioni e scatenata musica dixieland (che non c’entra nulla a Parigi, ma non importa). (Dvd; 19/7/08)

dvd6410710 – Di corsa assieme a Balto di Simon Wells, USA 1995
Gradevole filmetto spielberghiano che Sofia molto apprezza. Si ispira alla corsa sulla neve di una squadra di cani che nel 1924 portò di gran carriera un medicinale a Nome, Alaska, salvando così molti bimbi da una morte per difterite. Quando una vicenda si ispira a un fatto reale è evidente che l’hanno stravolta per fini cinematografici, ma al Central Park di New York c’è effettivamente un monumento al cane Balto che guidò la spericolata corsa tra i ghiacci. Animazione tradizionale, cast “disneyano” (animali umanizzati, antagonista cattivo con coprotagonisti comici, storia d’amore, uomini di contorno), buon ritmo, narrazione semplice e diverse ideuzze rubate poi da L’era glaciale (ne conto almeno quattro). Prologo e finale con sorpresa filmati dal vero e non particolarmente riusciti. Buonino. (Dvd; 28/7/08)

dvd6411711 – Estate animata con Alla ricerca di Nemo di Andrew Stanton, USA 2003
Niente di nuovo da dichiarare rispetto a quanto già blaterato alla prima visione (vedi qui). Ora l’interesse è vedere la reazione della pupattola: è molto più affamata di cinema di me, ha l’hard disk vuoto e soprattutto è decisamente più sveglia. Coglie particolari e significati che ormai al mio occhio cinico e – vista anche l’ambientazione marina – giustamente da triglia, sfuggono. Me li passa e io puntualmente dimentico, tanto che adesso non ho nulla da scrivere. Comunque ha apprezzato, anche se rispetto agli altri film visti quest’estate è un po’ più difficoltoso (due vicende parallele abbastanza articolate, molti episodi, troppe ambientazioni) e non so se lei riesca a comprenderne il disegno generale: le piace ma non lo richiede – per fortuna – nei giorni successivi alla prima visione. Ci sarà un motivo, no? (Dvd; 1/8/08)

dvd6412712 – E ancora: Le avventure di Bianca e Bernie di tre vecchie volpi, USA 1977
L’aristocratica Bianca e il proletario Bernie volano a recuperare un’orfanella rapita, passando da una New York cosmopolita e moderna a un sud fangoso popolato da assortito white trash. Fiaba carina e ritmata e progetto che risente un po’ dell’indecisione Disney anni Settanta: le musiche, il montaggio e anche il tratto del disegno non rispondono mai – secondo me – a un progetto forte, unitario, ma sembrano sempre un po’ a cavallo tra classicismo e rinnovamento. La regia era di tre veterani di Burbank (Wolfgang Reitherman, Art Stevens e John Lounsbery, morto a lavorazione in corso) e il film sbancò il botteghino. A Sofia è piaciuto, ovviamente, nonostante sia molto dark e abbastanza tensivo. A me sembra un’occasione persa, anche perché l’ambientazione nelle paludi del sud degli States poteva essere veramente spunto per un sacco di cose che rimangono solo a livello embrionale: c’è giusto una gag sulla grappa bootleg esplosiva, ecco. Un po’ poco, ma anche qui le visioni ripetute e il sorriso stampato sulla faccia di mia figlia mitigano il giudizio. Tagliato arbitrariamente in widescreen ad usum yankeebus coglionibus. (Dvd; 14/8/08)

dvd6413713 – L’insostenibile fracassamento genitale di Anna dai capelli rossi, Giappone 1979
La nonna Claudia regala alla nipotina i primi due episodi di questo seriale giapponese di fine anni Settanta e la visione risulta devastante: un cagamento di cazzo mai visto. America di inizio secolo, direi: Anna è un’orfana macrocefala e rossocrinita, una stracciacoglioni di livello galattico che per errore viene mandata ad una coppia adottiva (fratello e sorella anziani) che però voleva un maschio che li aiutasse nei campi. Il primo episodio consta praticamente di tre scene. In una la signora Cuthbert racconta a un’altra comare perché vuole adottare un bambino ed è un realistico conciliabolo tra due vecchie zitelle rimbambite che ripetono le cose più volte. Ci mancava giusto la gag della sordità per allungare la broda e giuro che non avrebbe stupito. La seconda scena vede il signor Cuthbert che in stazione attende il ragazzo, con di fianco Anna che aspetta. Silenzio e attesa per qualche minuto fino al reciproco riconoscimento. Infine, nell’ultima scena, eterna ed esiziale, la strana coppia si dirige verso casa e praticamente il viaggio in calesse è in tempo reale: una dozzina di minuti di commenti estatici della cretina dai capelli rossi che vede la campagna, i fiori e i colori, e orgasma tutto il tempo. Col povero Cuthbert che dovrebbe affezionarsi a ‘sta rompiballe petulante, logorroica e perbenista. Sofia l’ha guardato distraendosi continuamente e io mi volevo sparare una rivoltellata: questo non è un cartone animato, è un Sinflex grosso come una boccia da bowling. Al confronto un film di Ozu sembra un action movie e consiglierei l’uso di questo Dvd in sala operatoria perché io non ho mai provato un anestetico così potente. Micidiale e firmato, secondo l’IMDB, da Hayao Miyazaki come scene design e layout: non so bene cosa significhi, se non che anche lui è coinvolto in questo disastro e la cosa mi inquieta molto. Sigla di Albertelli e Tempera scopiazzata impunemente da Boney M., musicalmente gradevole ma un po’ insensata a livello di testo. Non andiamo oltre le prime due puntate, comunque: come Lubitsch, vogliamo vivere! (Dvd; 16/8/08)

dvd6414716 – L’improbabile Sognando Beckham di Gurinder Chadha, USA/Gran Bretagna/Germania 2002
Concludo l’annata scolastica 07/08 con un film da grandi. Per modo di dire, visto che si tratta di una commedia giovanilistica, ma sembro un recluso di Guantanamo, esaurito dalla deprivazione del sonno e dai continui cartoni animati, e mi berrei qualunque sbobba. La Rai m’è venuta incontro con questo filmetto commerciale, politicamente corretto e completamente implausibile. Keira Knightley e Parminder Nagra, una ragazza di origine indiana, giocano a pallone: le due faranno strada nonostante opposizioni familiari e la rivalità in amore nei confronti dell’allenatore, il plasticoso Jonathan Rhys-Meyers. Che, e qui si tocca il sublime, preferisce l’immigrata alla Knightley, nello splendore dei suoi vent’anni, gnocca come non mai. E vabbeh, buoni sentimenti e cinema permettono queste fantasie folli (sono semplicemente innamorato di Keira e molto geloso). Commediola multirazziale ruffiana, ben congegnata e con aberrazioni calcistiche degne di Holly e Benji. Ma in una sera d’estate, distrutti dalla figliolanza e con troppissimo sono arretrato, si può vedere. Prima di crollare, fino al primo risveglio verso l’una circa, maledizione. (Diretta su RaiUno; 30/8/08)

(Continua – 64)

Qui le altre puntate di Divine divane visioni

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