di Jean-Patrick Manchette
Dashiell Hammett è nato nel 1894 nel Maryland. Dopo avere frequentato la scuola fino a quattordici anni, e dopo una serie di lavoretti casuali, a vent’anni entra nella grande agenzia di polizia privata Pinkerton. Pubblica dei racconti a partire dal 1922, poi dei romanzi a puntate a partire dal 1927, ristampati in volumi a partire dal 1929; il suo ultimo romanzo compiuto è del 1934. Dopo avere lavorato per Hollywood, avrà una notevole influenza sulle opere della sua compagna, Lillian Hellman. Marxista, viene spedito per cinque mesi in prigione dalla commissione McCarthy, perseguitato dal fisco e, dopo avere conosciuto l’opulenza, ridotto in miseria. Muore nel 1961 di cancro, ultimo dei numerosi mali polmonari che, assieme all’alcolismo, lo hanno malridotto. E’ universalmente riconosciuto come il fondatore del romanzo noir americano e il migliore rappresentante del genere. Ciò fa di lui il migliore romanziere del mondo dopo il 1920, e posso provarlo.
L’agenzia Pinkerton aveva prosperato dopo che uno dei suoi direttori, James McParland, si era infiltrato nel 1875 nella confraternita operaia terroristica dei Molly Maguires, riuscendo a distruggerla. Quelli che vengono chiamati “i Pinkerton”, nel primo quarto del XX secolo, sono le squadracce anti-sciopero, le spie e gli agenti provocatori. Hammett, nell’agenzia, si è occupato piuttosto delle proverbiali “indagini e pedinamenti”. Tuttavia, a parte il fatto che l’esperienza gli fornisce, come dice egli stesso, una miniera di dettagli autentici, non è trascurabile che il datore di lavoro dello scrittore, al suo primo mestiere, sia un’agenzia di servizi specializzata nella lotta di classe applicata. Hammett, oltre a essere passato per la prima guerra mondiale (come infermiere d’ambulanza) e avervi preso la sua prima tubercolosi, si trova in prima fila per conoscere e salutare l’aurora di una brutta epoca.
In effetti, quando Hammett inizia a pubblicare, il primo tentativo di rivoluzione comunista mondiale è stato vinto un po’ dovunque, e lo resterà per quasi un mezzo secolo. Il proibizionismo, il crimine organizzato, la corruzione, la compenetrazione tra politica, amministrazione, economia, sindacalismo, polizia, banditismo ecc. non sono semplicemente pittoresche peculiarità americane del periodo. E’ a livello mondiale che rackets e guerra tra gangs sono la realtà del tempo. E l’America è il centro di quel tempo e di quel mondo. E il romanzo noir americano è dunque, col cinema e col jazz, il centro della cultura di allora, lo stile dell’epoca.
Si sa che il genere noir americano si raccoglie inizialmente attorno a certi periodici popolari, talora ambiziosi, come soprattutto la rivista Black Mask. Sulle sue pagine, prima ancora dell’arrivo di Hammett, autori come Carrol John Daly (inventore del tough detective) adottano, in tema di crimine, una posizione stilistica e morale realistica, cioè disillusa. Hammett porterà questa posizione alle estreme conseguenze, specie attraverso vari personaggi di investigatore privato: il Continental Op senza nome né volto di Piombo e sangue; il Sam Spade de Il falcone maltese; più tardi, il gaio e disinvolto Nick Charles de L’uomo ombra.
Quando il Male storico vince troppo a lungo, la legge del cuore non può più prefiggersi alcun buon fine: l’uomo non dispone che di mezzi cattivi. Il cuore dell’investigatore privato si è indurito, e la legge si è ridotta a un codice di condotta individuale. Gli eroi di Hammett hanno a che fare solo con canaglie bugiarde; il piacere che ricavano dal ripulire una città o dal chiarire un caso è amaro, perché più ripuliscono e chiariscono e più la sporcizia del mondo affiora in evidenza. Ogni menzogna svelata nasconde una menzogna peggiore, fino alla verità, che è peggiore di tutto il resto. E Dashiell Hammett ingurgitava tanto alcool quanto i suoi eroi. Tuttavia, il suo modo di fare era aristocratico ed elegante. Necessariamente.
Quanto allo stile letterario, sempre di disillusione si trattava. L’inizio del secolo, con il grande Lenin e il povero piccolo Wilson, per citarne un paio, aveva mostrato di quante buone intenzioni sia lastricato l’inferno. Il famoso stile “behaviorista” è lo stile della diffidenza e della calma disperazione di fronte alle astuzie della ragione. Dice solamente ciò che appare: deduce la realtà dalle apparenze, e non dalla dubbia interiorità dei personaggi. In Hammett mentono tutti quanti, muri compresi, e coloro che credono di dire il vero espongono solo, per ingenuità, la loro falsa coscienza.
Se volessimo, potremmo apparentare questa letteratura al realismo francese del secolo precedente, uscito da una delusione analoga; potremmo notare che Hammett aveva iniziato scrivendo versi, come Raymond Chandler, e anche che il giovane Flaubert fu romantico. Dovremmo pure accorgerci che lo stile di Hammett (come quello di alcuni suoi contemporanei inferiori perché pretenziosi, vedi Hemingway) è tecnicamente regressivo. Dal lato del vocabolario e della sintassi, innova un poco perché fa stampare la lingua americana contemporanea corrente. Ma il testo, per diffidenza e disperazione, è sistematicamente depurato da ogni fioritura, da ogni figura, da ogni oscillazione poetica del senso, fino a divenire il contrario di un oggetto artistico: un osso umano. Battei alla porta ed entrai. Il rumore d’acqua veniva dal lavandino. Guardai nel lavandino. Oggi ogni valutazione critica di Hammett tende a essere falsata, perché il mercato della cultura, nel suo sviluppo frenetico e convulso, valorizza tutto, e in particolare gli oggetti extra-artistici, in maniera forsennata e indifferenziata. Noir, fumetto, Walt Disney, dipinti di pazzi e un sacco di altre cose sono promossi con identico entusiasmo pubblicitario, sotto l’impudente pretesto di voler consolare la creatura oppressa. Io e voi lo sappiamo, o almeno lo spero per voi. Così facendo, si dimentica che gli scritti di Hammett e di alcuni altri sono stati un’espressione momentanea e necessaria dei sospiri e della collera della creatura oppressa. Ma quel momento è passato.
Il romanzo noir americano, vale a dire in primo luogo Hammett, ha arrestato il proprio sviluppo molto prima della morte del suo fondatore. Ha espresso un giudizio negativo sulla letteratura e sull’assieme della società del tempo. Oggi non è più questione di esprimere giudizi, ma di eseguire sentenze. Chi oggi legga Hammett a soli scopi di distrazione dovrebbe, piuttosto, sentirsi spaventato. Perché, per dirla in maniera neutra e impassibile, ciò che vi troverà può essere riassunto in una riga: Ecco il motivo per cui creperete tutti.
(Da J.-P. Manchette, Chroniques, ed. Rivages, Parigi 1996. Traduzione di Valerio Evangelisti)