di Wu Ming 1, tratto da Giap #8, 5a serie, 28 giugno 2004
Quando lo sdegno e il panico morale saltano tutti i passaggi che portano dal particolare al generale, diventano “mostrificazione” e poi “emergenza”, caccia alle streghe.
Le macabre scoperte delle ultime settimane in quel di Varese, con omicidi ispirati al culto del Maligno, hanno dapprima prodotto un’ondata di pessimo giornalismo dimentico della presunzione d’innocenza: articoli che sposano per partito preso le tesi degli inquirenti, scritti come se ci fosse già stato il processo. In seguito, siccome nel corto-circuito inquirenti/media/religione una rondine fa primavera, rieccoci alle filippiche contro Internet, i giochi di ruolo, il “rock satanico” (autentica ossessione della destra cristiana d’ogni latitudine) e gli snuff movies. Rieccoci ai giornalisti che pendono dalle labbra di esorcisti come padre Gabriele Amorth o “demonologi” come Monsignor Corrado Balducci.
Riecco i sedicenti “esperti” e le antropologhe ultra-reazionarie. Rieccoci ai dati inventati sul momento (“In tutta Italia 1700 sette sataniche”) e all’isteria diffusa. Nel frattempo, c’è chi ammazza i propri familiari perché li crede indemoniati: è accaduto a Napoli qualche giorno fa. Nel corto-circuito di cui sopra, chi e cosa carica la molla agli psicopatici? Il satanismo, l’anti-satanismo o entrambi?
Un singolo caso (su cui va fatta ancora luce) non significa che tutti i gruppi di “satanisti” esistenti in Italia siano bande criminali. Di solito, si tratta di aggregazioni informali e temporanee, composte prevalentemente da ragazzini a cui piace il death metal o l’occultismo o l’immaginario “neogotico”, interessi che di per sé non dovrebbero configurare reato.
Non dimentichiamoci che, in Italia e nel resto dell’Occidente, la stragrande maggioranza delle inchieste su crimini d’ispirazione “satanica” si sono risolte in bolle di sapone, con figuracce di procure e inquirenti, ingiuste detenzioni, vite distrutte.
Da vent’anni a questa parte, alcuni casi hanno fatto epoca, come il “caso McMartin” in California (su cui fu girato un documentario prodotto da Oliver Stone: Indictment: the McMartin Trial).
Alla finta emergenza “satanica” negli Usa degli anni Ottanta, la giornalista Debbie Nathan e l’avvocato Michael Snedeker hanno dedicato una controinchiesta dettagliatissima, Satan’s Silence: Ritual Abuse and the Making of a Modern American Witch Hunt (Basic Books, 1995). Lo si può comprare su Amazon anche di seconda mano, spendendo meno di quindici dollari.
Dopo quest’opera pionieristica, ne sono uscite molte altre, la condotta degli inquirenti è cambiata e oggi l’SRA (Satanic Ritual Abuse) è dichiarato un fenomeno reale solo da pochi fanatici delle teorie del complotto. La stessa Behavioral Science Unit dell’FBI, per bocca del suo supervisore Kenneth V. Lanning, ha dichiarato il fenomeno inesistente.
Nel 1994, nel Regno Unito, il Department of Health ha condotto un’estesa ricerca su 84 segnalazioni di sevizie e abusi sessuali di carattere satanico, scoprendo che le testimonianze delle presunte vittime e le ricostruzioni della stampa non avevano alcun fondamento. In soli tre casi erano stati commessi abusi, ma il satanismo non c’entrava niente.
Anche in Italia, i precedenti dovrebbero indurre alla cautela e al raziocinio. Risale appena ai tardi anni Novanta il celeberrimo caso dei Bambini di Satana, associazione esoterica con sede a Bologna, il cui fondatore Marco Dimitri, insieme ad altri membri del gruppo, fu arrestato, sbattuto come mostro in prima pagina, accusato di ogni sorta di nefandezza (stupri, pedofilia, necrofilia, sacrifici umani), sulla base di testimonianze al contempo troppo fantasiose e troppo lacunose, per poi essere assolto con formula piena in tutti i gradi di giudizio in quanto “i fatti non sussistevano” (cioe’ non erano mai accaduti). Oggi Dimitri attende che lo Stato lo risarcisca per l’ingiusta detenzione.
Il cast mediatico di quel caso era lo stesso di questi giorni: demonologi, antropologhe etc. Non solo nessuno di costoro ha mai chiesto scusa per aver pesantemente contribuito alla persecuzione di innocenti, ma in questi giorni ripete le stesse litanie come se nulla fosse accaduto.
Del caso Dimitri si occupò, con una lunga campagna di controinformazione, la cellula bolognese del Luther Blissett Project. Uno dei risultati fu un libro, Lasciate che i bimbi. Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe (Castelvecchi, 1998).
L’ex-PM al processo adì le vie legali, chiedendo il sequestro di tutte le copie e un risarcimento da capogiro (450 milioni di vecchie lire) per “danni morali e materiali” alla sua persona. L’accusa al LBP non era di aver mentito sull’infondatezza dell’impianto accusatorio (ché la sentenza di assoluzione confermava quanto anticipato nel libro), ma di aver condotto la polemica in modo “incivile”, accusando il PM di “sete di protagonismo” etc. Dopo un primo grado di giudizio favorevole al magistrato (ma con drastico ridimensionamento delle pretese finanziarie), la causa civile è ancora in corso. Il libro, in formato digitale, è tuttora reperibile su Internet, immettendo il titolo in un qualsiasi motore di ricerca.
Un altro caso emblematico dell’isteria sulle sette accade negli stessi anni, sempre in Emilia Romagna, ma stavolta in provincia di Modena. Alcune famiglie vengono travolte dall’accusa di abusi rituali satanici ai danni dei propri figli, durante cerimonie che avrebbero avuto luogo in piccoli cimiteri della Bassa. Tra gli imputati c’è anche il parroco di San Biagio e Staggia, don Giorgio Govoni. Anche qui la vicenda si concluderà con svariate assoluzioni, compresa quella del sacerdote, nel frattempo morto d’infarto durante il processo di primo grado, dopo aver sentito la pubblica accusa chiedere una pena di quattordici anni.
Il 12 luglio 2001, commentando l’assoluzione in appello, il quotidiano cattolico L’Avvenire definirà i PM “imbecilli” e li inviterà a “dedicarsi ad attività meno lesive della persona. L’apicoltura, per esempio, o la raccolta di rifiuti.”
Tuttavia, è proprio la Chiesa, attraverso le sue frange più “dure”, a montare l’allarme su questi fenomeni. Oltre agli esorcisti intervistati a tambur battente senza alcun distacco critico, va ricordato il Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette (GRIS).
Il GRIS fa capo alla Congregazione per la Difesa della Fede, già Sant’Uffizio (cioè l’Inquisizione), oggi guidato da Joseph Ratzinger . Durante l’isteria sui Bambini di Satana, il GRIS ebbe una forte presenza mediatica locale e nazionale, e un ruolo non secondario nella criminalizzazione di Marco Dimitri. In seguito, il GRIS ha conservato l’acronimo ma cambiato nome, optando per un piu’ neutro “Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa”.
All’inizio di quest’articolo abbiamo menzionato gli snuff movies, considerato il prodotto più estremo della pornografia. Si tratterebbe di film clandestini in cui si vedono persone torturate e uccise, per il consumo di quanti si eccitano sessualmente vedendo simili scene. Gli snuff movies sono un soggetto molto frequente nel cinema hollywoodiano, nella stampa tabloid e in certa paraletteratura. In un monumentale saggio-inchiesta di qualche anno fa (Killing for Culture: An Illustrated History of Death Film from Mondo to Snuff, Creation Books 1998), i critici cinematografici inglesi David Kerekes e David Slater hanno dimostrato che… gli snuff movies sono una leggenda metropolitana. Nessuna polizia di nessun paese ne ha mai sequestrato uno. Non ci sono prove della loro esistenza. Perlomeno, non esistevano prima del ’98.
Nel chiudere la loro riflessione, Kerekes & Slater scrivono:
“Grazie agli snuff i media possono pungolare la pubblica morale. Benché nessun film di questo genere sia mai stato rinvenuto in nessun posto, i media continuano a presentare e promuovere il mito indiscriminatamente, come se fosse reale. Può darsi che, agendo in questo modo (cioè battendo la grancassa sul suo potenziale valore di mercato), un giorno i media riusciranno a fare degli snuff una vera realtà commerciale”.
Insomma, può darsi che gridare all’abominio (al crimine satanico, all’internazionale pedofila, alla pornografia della morte) ci porti tutti quanti nel reame delle profezie che si autoavverano. Lo fa notare anche Marco Dimitri, in un recente comunicato:
“Il satanismo a sfondo delittuoso ha preso corpo dapprima sui giornali per mezzo di una disinformazione sistematica posta in essere da ‘esperti’ delle curie ed ‘esorcisti’, per poi esplodere nel contesto sociale… fornendo un lasciapassare per l’omicidio”.
Ancora insomma, sarebbe stata l’insistita descrizione mediatica di crimini satanici inesistenti a mettere in testa strane idee a persone già predisposte a delinquere.
Da questo punto di vista, la proposta di legge contro le sette sataniche presentata nel 2003 da trenta deputati di AN (primo firmatario Roberto Alboni) non farebbe che peggiorare le cose. Anche perché introdurrebbe nel codice penale il reato di “abuso rituale satanico”, lo stesso che stava scomparendo dalla dottrina criminologica di tutto il mondo.
Comunque vada, pare che ne vedremo delle brutte.