di Gioacchino Toni

Greta Selvestrel, Irlanda, calcio e rivoluzione, Rogas, Roma, 2024, pp. 270, € 21,70

Tratteggiata nella prima parte del libro la storia della presenza inglese in Irlanda, dunque la conflittualità che si è venuta a sedimentare nel tempo tra le due parti, Greta Selvestrel passa ad analizzare come l’universo calcistico, in tale contesto di pulsioni viscerali, si sia storicamente caricato di un complesso intreccio di identità, simboli e culture. La ricostruzione storica proposta dalla studiosa è affiancata, oltre che da un apparato iconografico utile a comprendere l’immaginario locale entro cui viene a collocarsi il mondo del pallone, dall’esperienza diretta sul campo che le ha permesso di osservare con i propri occhi e di condurre interviste.

La passione viscerale per il calcio è al tempo stesso tra i pochi elementi che accomunano le diverse componenti che abitano le contee dell’Ulster e un ambito in cui si manifesta la conflittualità che regna tra di esse: «in quelle zone di conflitto, fra marciapiedi e pub segnati dalla rabbia e dal forte desiderio di liberazione, il calcio diventa uno strumento vero di battaglia e di trasmissione di una certa identità culturale» (p. 81). Soprattutto in città come Derry e Belfast, ogni aspetto della vita sociale dei cittadini nordirlandesi – quartieri, lingue, religioni, sport… – è contraddistinto «dalla logica della titolarità, della rivendicazione, della bivalenza, di ciò che avrebbe dovuto essere per naturale evoluzione delle cose e di ciò che invece, è stato imposto» (p. 84).

A Belfast l’ostilità tra repubblicani cattolici e unionisti protestanti si riflette a livello calcistico nella contrapposizione fra le tifoserie del Linfield FC unionista e del Celtic Belfast repubblicano, club fondato nel 1891 nel quartiere cattolico di West Belfast ispirandosi al Celtic Glasgow FC degli emigrati irlandesi in Scozia. La stessa rivalità in Scozia tra Celtic e Rangers è fortemente legata colonialismo inglese; mentre la tifoseria del Celtic non manca di far riferimento alla working class cattolica discriminata, quella dei Rangers si rifà all’unionismo protestante fedele alla Corona britannica.

A Derry la divisione scorre lungo il fiume Foyle che divide in due la città e non solo geograficamente: ad est la componente unionista che rappresenta il 20% della popolazione, ad ovest la comunità repubblicana, il restante 80% Il Derry City Football Club (in gaelico Cumann Peile Chathair Dhoire), nonostante abbia mantenuto una simbologia sostanzialmente neutra, avendo base nel cuore della zona repubblicana della città, è inevitabilmente la squadra tifata da tale comunità nei cui confronti si riversa l’ostilità degli unionisti che invece tendono a supportare il Linfield FC di Belstaf. A riprova dei diversi immaginari che animano le due fazioni, la studiosa ricorda come sugli spalti dei primi anni Settanta, negli scontri diretti tra le due squadre, alle strofe di We Shall Overcome intonate dai tifosi del Derry City in trasferta si contrapponevano da parte dei tifosi del Linfield quelle di God Save the Queen e di Derry Walls, canto che si rifà alle dispute secentesche fra le due parti in lotta.

L’autrice del volume ripercorre anche i problemi di ordine pubblico riguardanti le partite giocate dal Derry City contro il Ballymena United, altra formazione a tifo unionista dell’area a Nord di Belstaf, dunque come i tragici eventi del Bogside del 30 gennaio 1972, giorno passato alla storia come Bloody Sunday, abbiano avuto pesanti ricadute anche sul mondo del calcio, in particolare sul Derry City, le cui vicende sono puntualmente ricostruite nel volume.

Riprendendo l’antropologo Bruno Barba, la studiosa invita a guardare allo sport, e ancor più al calcio, come a

una sorta di educazione sentimentale per un gruppo di persone che si riconoscono in una comunità, in un imprinting, in una maniera peculiare di affrontare la vita. Per tale motivo è importante evidenziare il valore della sua intrinseca espressione collettiva che si può manifestare attraverso un appassionato, un atleta in prima persona ma soprattutto attraverso una tifoseria intera. In quest’ultimo caso, il concetto di “comunità” e cioè la passione, l’identificazione e l’appartenenza sportiva che pretende un impegno costante, assume un peso decisamente maggiore. La magia mistica che collega il momento sportivo a certe manifestazioni religiose attraverso inquietudini, paure, sconvolgimenti, rabbie e stupori conferma la ritualità di uno strumento culturale totale in quanto capace di riassumere una vera e propria fede che assume sembianze differenti all’interno di essa (pp. 111-112).

Se è pur vero che il tifo comporta faziosità, schieramento e rivalità che possono dar luogo a forme nefaste di campanilismo identitario, sostiene Selvestrel, tale forma di aggregazione può, in determinati casi, assumere connotazioni classiste manifestando una conflittualità tra realtà sociali differenti.

I rapporti tra le tifoserie di stampo irlandese, come il Celtic Glasgow, il Derry City o il Cliftonville seguono dei principi ben precisi della propria cultura al fine di creare legami stretti di supporto e riconoscimento con il resto del mondo ultras. Per questo l’aspetto politico incide fortemente sul rapporto tra tifoserie repubblicane e unioniste: il repubblicanesimo irlandese, a differenza dell’unionismo che tendenzialmente viene supportato da gruppi di estrema destra, deriva da uno scenario culturale tendente al socialismo e di conseguenza le amicizie che si vanno a consolidare con le tifoserie di altri Paesi seguono questo tipo di direzione come, per esempio, il caso consolidato da tempo del gemellaggio Celtic Glasgow-St. Pauli (p. 119).

Nel volume viene fatto riferimento anche all’universo ultras, in particolare la studiosa si sofferma sulla tifoseria del Derry City e sulla recente nascita del gruppo dei Red Partisans di derivazione working-class e legato ai movimenti antifascisti ed antirazzisti cittadini votato, come la Green Brigade del Celtic Glasgow, all’attivismo sociale e al sostegno delle cause indipendentiste come quella palestinese.

Supportata da un ampia ed utile bibliografia, quella offerta da Greta Selvestrel è una narrazione partecipata dei contraddittori intrecci che si sono dati e si danno nella società Nord-irlandese tra calcio, vita comunitaria, memoria, immaginario, classe e politica capace di restituirne la complessità.


Sport e dintorni – serie completa