di Nico Maccentelli
Due anni fa ci lasciava Valerio. Due anni che sono volati tra vicende che stanno cambiando radicalemte il mondo. Me lo ricordo ancora, a operazione speciale russa iniziata, in una delle ultime assemblee contro la guerra, in teleconferenza, sostenere quello che poi gli analisti più acuti, quelli che non fanno propaganda e non sono a libro paga dei centri di potere mediatico delle élite atlantiste, vanno dicendo da un paio d’anni. L’analisi lucida di Valerio proveniva da quanto accadeva in Donbass fin dal 2014, da un sostegno internazionalista autentico verso quelle popolazioni martoriate da anni di bombardamenti nazisti.
Non faccio certo fatica oggi a immaginare cosa direbbe Valerio di fronte a questa guerra imperialista a pezzi, a un imperialismo a dominanza USA in declino e all’ignavia complice dei vassalli tra i quali si distingue il nostro paese senza alcuna discontinuità tra centrosinistra e destre atlantiste, che proseguono a svendere il paese e a macellare le classi popolari.
E non faccio neppure fatica (a differenza di alcuni che questa “fatica” l’hanno fatta, prendendo solo ciò che faceva comodo…), a pensare a quali posizioni avrebbe avuto Evangelisti anche dopo i tre anni di pandemia: l’intervento a tre firme, di Valerio, Roberto Sassi (un compagno che anche lui se ne è andato recentemente) e mia (qui) aveva già tutto quello che serviva per svilupare un’analisi puntuale sulla svolta biopolitica autoritaria che poi ha fatto da preludio alla guerra imperialista: guerra sociale interna in tandem con quella esterna, basate entrambe sul ricatto, la paura, la criminalizzazione.
L’ultimo periodo di Valerio è stato molto limitante, non avendo lui il greepass. E uso un eufemismo. Anche gli ultimi compleanni fatti da Mimì, il ristorante sotto casa sua, erano un ricordo. Ci siamo ridotti a dei pranzi clandestini, dove ci ritrovavamo a parlare di quella fase di cui non si vedeva allora via d’uscita e della protesta sociale che andava letta al di là delle lenti ideologiche di chi da sempre cerca di adattarle alla realtà oggettiva e dei fatti.
È per questo che quest’anno, questi compagni hanno deciso di ricordare Valerio con un pranzo rievocativo di quei momenti. Un’iniziativa semplice, senza tanti fronzoli: non si è invitato praticamente nessun relatore, ci saranno solo interventi a ruota libera di chi ci vorrà essere. Penso che a lui sarebbe piaciuto così. Lui che non amava il frastuono delle lusinghe, le mitologie personalistiche, le corti dei miracoli. Ma invece una buona birra insieme, in sincera amicizia, sì.