Ovvero: uno scrittore in Forcolandia
di Nico Maccentelli
Cesare Battisti – L’ultima duna, romanzo – Edizioni Golem, 2022, pag. 272 € 18,00
Questa dovrebbe essere una normale recensione di un romanzo scritto da un autore che nella sua vita è stato principalmente sul piano professionale uno scrittore. Ma in un paese dove la forca viene innalzata a destra come a “sinistra”(1), dove la cultura dell’emergenza è sopraffazione culturale di ogni punto di vista critico e antagonista al sistema di potere dato, non è possibile limitarsi a una mera descrizione filologica di un’opera nata quasi miracolosamente in carcere.
In un paese dove viene dato il 41 bis a un anarchico (2) misurando non il reato, ma la sua irridicibilità e quindi “pericolosità” (per chi?), ma di più: dove esiste il 41 bis e ogni sorta di carcerazioe punitiva, dove i media fomentano questa logica fascista e additano sette adolescenti che fuggono dal Beccaria come degli spietati criminali, dove un uomo costretto a scappare per decenni, come nel caso del nostro autore, una volta preso viene esposto come un trofeo (3) a una gogna mediatica e in senso letterale, dove è finita la letteratura? Dov’è un’arte che non sia al servizio di questa emergenza perenne?
Ma come diceva Faber: “… dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior…” (per altro il letame secondo i miei ricordi d’infanzia ha un ottimo profumo…), gli ottimi romanzi nascono da ottimi scrittori (4). È il caso di Cesare Battisti, all’ergastolo da un paio d’anni e nel peggiore dei modi, per i media e la giustizia di Forcolandia assassino e terrorista, per chi invece non se la beve e sa che gli assassini veri sono quelli della repressione di stato, della gestione pandemica e della guerra, per l’appunto è uno scrittore a pieno titolo nel pantheon del noir, che le teste di cazzo di regime lo vogliano o meno (5).
Chiuso questo preambolo doveroso, con L’ultima duna, non vi trovate davanti al classico noir di alla Scebanenco, ma a un viaggio dentro le viscere di un inferno quotidiano che inizia in quelle case del disagio sociale, percorre migliaia di chilometri nella guerra in Medio Oriente e nord Africa dello schiavismo e della tortura, per tornare nei nostri inferni a due euro all’ora nei campi di pomodoro, tra caporali e altre vessazioni ben tollerate da ogni governo “che si rispetti”, dove l’unica congruità è il profitto.
In questo romanzo, l’odissea umana è un viaggio interiore, lungo i fili labili della memoria d’un uomo che deve ritrovare qualcosa e quel qualcosa è se stesso. La vita fatta a pezzi, da rimettere insieme tassello dopo tassello in un mosiaco frammentato irricomponibile nella narrazione viaggia lungo due binari paralleli del racconto e del vissuto, tra una grigia questura con una poliziotta che nella vita ha le sue gatte da pelare e il percorso di un uomo senza una meta apparente, ma che si crea da sé lungo le tappe di un itinerario che tocca tutti drammi imposti da fascismi vecchi e nuovi, con una sapienza da parte dell’autore delle circostanze, dei luoghi e delle pratiche umane che sono frutto di una documentazione che immagino essere stata difficoltosa per l’autore.
In Battisti la guerra e la miseria, le atrocità vissute dai protagonisti non sono mai frutto di un destino “cinico e baro”, ma il risultato di un’azione umana basata sulla sopraffazione. Di fondo c’è sempre un sistema di relazioni colonialista e razzista, classista e patriarcale. Quelle potenze militari e mafiose con la loro rete di criminali che abitano territori e vivono tra le popolazioni rendendo incerti con l’ambiguità, a ogni svolta della narrazione, i confini tra il bene il male.
Ma in tutto questo spuntano dal fango i fiori di una poesia che dà un senso di riscatto individuale e collettivo da una desolazione imposta, con l’amore e con la lotta della guerriglia curda. Così dai villaggi devastati dalle bombe e dai combattimenti nasce un’epica della Resistenza, che nel nostro contesto culturale abbiamo perso nelle liturgie dei “bellaciao” di maniera, elettorali, ma che Battisti restituisce alla letteratura dei dannati senza alcun filo di retorica, in quel “dover fare quello che si deve fare”, con le scarpe rotte, della nostra Resistenza. Fior di “antifascisti” da tastiera, avrebbero solo da imparare da ciò che compagni come Orso Tekoser (6) hanno compiuto e che autori come Battisti hanno saputo imprimere nella loro scrittura.
Nel personaggio principale del romanzo, Aurelio, non c’è redenzione, ma la ricerca spasmodica di un filo interrotto nella propria vita. Eppure è proprio questo filo, perso e ritrovato e ancora perso, traccia labile di eventi dimenticati, fatta di odori e sensazioni, e di un amore fragile e disperato, a condurlo alla verità, così semplice e al tempo stesso così intangibile. Se la struttura dell’opera è quella di un noir, possiamo collocare L’ultima duna in un crocevia tra letteratura di genere ben costruita e una narrativa improntata sulla forza emotiva e passionale dei personaggi, lontani dunque da straniamenti e fiction stereotipate, ma reali in una storia che è realtà pura e che induce a una presa di coscienza.
Note:
1. L’emergenzialismo è un modo di governare il paese e reprimere ogni forma di opposizione attraverso l’invenzione di nemici interni ed esterni e la loro criminalizzazione, con l’idea che lo stato, le istituzioni “democratiche” e i partiti siano portatori di democrazia e di convivenza civile, quando è vero l’opposto
2. Mi riferisco ad Alfredo Cospito, compagno anarchico prigioniero, in sciopero della fame da oltre 70 giorni (Bobby Sands morì al 66mo) per uscire dal 41bis
3. L’«esibizione» di Battisti all’aeroporto, dopo la sua cattura illegale in Bolivia, suggellano un’infamia forcaiola tramandata per decenni dai vecchi partiti a quelli nuovi come i 5 Stelle. E non è un caso che con le ultime elezioni di settembre, alcuni sinistrati expcisti odierni, con la sempiterna vocazione di “carabinieri” vedano in queste “nuove forze” ondivaghe (da Salvini a Letta in poche settimane) un opportunistico punto di approdo nello sfacelo di un sistema ormai del tutto oligarchico e tecnocratico, dove di democrazia rappresentativa non c’è più neppure l’odore
4. Per avere almeno una vaga idea delle peripezie con le quali Battisti ha dato vita a questo romanzo si veda qui.
5. Per una bibliografia di Cesare Battisti (da Wikipedia):
- Disponibili in italiano
- Travestito da uomo, Granata Press, Bologna, 1993 (Les habits d’ombre, Gallimard, Parigi, 1993)
- L’orma rossa, Einaudi, 1999 (L’ombre rouge, Gallimard, Parigi, 1995)
- L’ultimo sparo. Un «delinquente comune» nella guerriglia italiana, introduzione di Valerio Evangelisti, Derive-Approdi, Roma, 1998 (Dernières cartouches, Joelle Losfeld, Parigi, 1998)
- Avenida Revolución, Nuovi Mondi Media, Ozzano nell’Emilia, 2003 (Avenida Revolución, Rivages, Parigi, 2001)
- Faccia al muro, DeriveApprodi, Roma, 2012 (Face au mur, Parigi, Flammarion, 2012) 285 p. ISBN 978-2-08-127998-8
- In francese
- Nouvel an, nouvelle vie, Ed. Mille et une nuit, Parigi, 1994
- Buena onda, Gallimard, Parigi, 1996
- Copier coller, Flammarion, Parigi, 1997. Romanzo per ragazzi
- J’aurai ta Pau, Balene, Parigi, 1997 (nella serie “Le Poulpe”)
- Naples, Eden Production, Parigi, 1999. Raccolta di cinque racconti di Cesare Battisti, Jean-Jacques Busino, Carlo Lucarelli, Jean-Bernard Pouy e Tito Topin
- Jamais plus sans fusil, du Masque, Parigi, 2000
- Terres brûlées, (curatore), Rivages, Parigi, 2000
- Le cargo sentimental, Joelle Losfeld, Parigi, 2003
- Vittoria, Eden Production, Parigi, 2003
- L’eau du diamant, du Masque, Parigi, 2006
- Ma cavale, Grasset/Rivages, Parigi, 2006 (con prefazione di Bernard-Henri Lévy e postfazione di Fred Vargas)
- In portoghese
- Ser bambu, WMF Martins Fontes, 2010
6. Per sapere chi sia stato Lorenzo Orsetti, alias Orso Tekoser si veda qui.