di Cauê Madeira
“O gigante acordou!” ovvero, il gigante si è svegliato: è il motto che in queste settimane percorre il Brasile da un capo all’altro. Ma, secondo Cauê Madeira, l’autore, di San Paolo, del racconto che vi presentiamo, il colosso si è svegliato con un po’ di amnesia. Nella sua descrizione, il suo paese è sì un gigante, ma un gigante un po’ maldestro e stupidotto. Ha un grande cuore, ma è ingenuo, e perciò facilmente plagiabile. Infatti, ad approfittare di lui è il Media, un Cattivo che ai suoi occhi si finge Buono, e lo affabula per dirottare la sua grande forza. La narrazione è costruita su uno stile fantastico, ma ha un sapore squisitamente reale: un’opera-buffa che mette in guardia dai pericoli di una deriva populista irruenta e impulsiva, che sbatte qua e là senza una piena coscienza. Il rischio è concreto: il Potere vuole convogliare la grande voglia di diritti e di cambiamento, deviandola verso obiettivi politici funzionali al mantenimento del sistema. Chissà, forse questo racconto può aiutare anche noi italiani a riflettere sul nostro recentissimo passato. Per un aggiornamento e un’analisi della situazione in Brasile: QUI. [Traduzione all’italiano e intro di Giorgio Sammito].
Militanti di lungo corso, comunisti mangiatori di bambini, politici corrotti e farabutti di ogni genere: sto tremando! Il gigante si è svegliato.
Si è svegliato, d’accordo, non si può metterlo in dubbio. Ma penso che si sia svegliato con l’amnesia. O il gigante si è dimenticato della storia recente del paese, o forse non l’ha vissuta. Stava dormendo, in effetti.
Il gigante vuole pur lottare contro ciò che è sbagliato, ma non capisce molto bene cosa sta succedendo. Penso che si sia svegliato un po’ così, all’improvviso, spaventato. Ha sentito delle urla, un certo baccano, e all’inizio l’ha trovato brutto – a chi piace il baccano? Ma dopo aver visto delle persone che le prendevano dalla polizia senza alcun motivo apparente, ha cambiato idea e si è deciso a partecipare.
E fu così che scoprì che la gente lottava per i propri diritti. Ma, nel calore del momento, lui non poteva fermarsi per capire che cosa, di fatto, stesse succedendo. Semplicemente è entrato nel ballo.
Correndo lì in mezzo alle persone, il gigante sentì dire che tutta quella baraonda era per abbassare il prezzo della tariffa del trasporto pubblico, che era salita di venti centesimi. Tutto ciò era un po’ strano per il gigante, d’altronde egli non ha mai preso l’autobus, e alcuni centesimini erano per lui una miseria.
Fu così che egli sentì qualcuno gridare: “È molto di più che venti centesimi!”, e tutto ebbe senso. I giganti, dovete sapere, hanno difficoltà a interpretare le cose, per questo egli ha capito che quella era l’ora di lottare per TUTTO in una volta sola: salute, educazione, salari giusti, ecc.
In mezzo a quel carnevale ideologico, il gigante si sentì a casa. Scrisse manifesti, si dipinse il viso e si vestì di bianco. Finché finalmente trovò una causa ancora più nobile da difendere: verrà l’ora di lottare contro il vero Male.
I giganti non comprendono le sfumature di pensiero. Essi sono manichei per natura, perciò c’era bisogno di un cattivo molto malvagio da combattere. Immagina come è stato felice quando gli hanno sussurrato all’orecchio: il governo attuale è il cattivo, si è preso il denaro del popolo. E, visto che stava dormendo da molto tempo, ha pensato che è stato il partito al governo a inventare la corruzione e che, prima di loro, niente di tutto ciò era mai avvenuto in Brasile.
E chi può incolpare il gigante? Cavolo, lui non sa come vanno le cose. In fondo lui è ben intenzionato, se ci pensate bene: vuole che la corruzione abbia fine, chi può essere contro?
Allora il gigante avvistò un sacco di bandiere rosse, ognuna con una sigla completamente diversa dall’altra, ma poiché lui non sapeva leggere bene, pensò che tutte erano a favore del governo, pensò che tutte rappresentavano il Male. E si infastidì, chiese di abbassare le bandiere.
– Amici compatrioti, Rosso è Male. Come potete voi difendere qualcosa di simile? Non si può! – gridava il gigante.
La massa non volle ascoltare quel bamboccione. Addirittura cercarono di spiegare al gigante il concetto di democrazia, ma il blablabla finì per irritare ancor di più il colosso, che iniziò a dare addosso ai manifestanti senza troppe cerimonie. I giganti sono così: molto forti, piuttosto maldestri, e hanno la pazienza molto corta.
Ma chi potrebbe incolpare il gigante? Egli dormiva durante le ore di Storia, per questo non sapeva che quelle persone erano sveglie molto prima di lui. Avevano già lottato molto, conquistato diritti, rovesciato governanti. Ma per lui, tutto ciò non voleva dir nulla.
Quel che pochi sanno, tuttavia, è che i giganti sono molto vanitosi. E tutta quella confusione che lui aveva già causato finì per richiamare l’attenzione del Media. Solo che, invece di contestarlo, il Media decise di adulare il gigante. Disse che quello che stava facendo era giusto, e il gigante si sentì tutto pieno di sé.
Ai giganti piace essere trattati così, con tanto affetto. Prova a dire “no” a un gigante. Non funziona. I giganti sono stati allevati a latte con pera e con l’Ovomaltina nel frigo[1]. Quando vanno al supermercato con i genitori, escono sempre con un giocattolo nuovo. Quando vanno in discoteca, credono che tutte le ragazze siano obbligate a dar loro attenzione. E se per caso vengono contraddetti, i giganti fanno i capricci. Litigano molto, battono i piedi, si buttano per terra, colpiscono, rompono tutto. Se la baruffa non funziona, chiamano i genitori. Lì la cosa diventa seria, d’altronde i genitori dei giganti sono giganti anch’essi, ma hanno molto più potere. Normalmente più soldi, più influenza, più faccia di bronzo.
Tutti pensavano che il gigante a un certo punto si calmasse, ma lì per lì la manifestazione per le tariffe funzionò: il prezzo da pagare per il trasporto pubblico venne ridotto. Fu la festa più grande. Solo che il gigante voleva di più, non poteva semplicemente fermarsi lì. Finalmente era sveglio, non voleva tornare a dormire.
Per favore, non giudicate il gigante incompreso. Gli è mancata l’educazione, ci volevano più attenzioni e meno smancerie. Provate a capire il punto di vista del gigante: un bel giorno si sveglia e vede che il popolo ha potere. E così, senza capire, si immischia nella lotta e riesce a raggiungere uno degli obiettivi principali. Ora, non c’è niente che piaccia di più a un gigante che quando cedono alle sue richieste. Per questo finì per perdere il controllo.
Iniziò a sollevare cartelli di tutti i tipi. Parlarono di una certa PEC, e dissero che era cattiva. E lui passò a essere contro. Dissero che la Coppa del Mondo era un male, e lui urlò contro. Dissero che i medici di Cuba volevano rubare il lavoro ai medici brasiliani, e il gigante urlò contro. Dissero che la cosa migliore fosse cacciar via i rossi dal potere, e allora si mise a gridare per l’impeachment della presidenta – nonostante non avesse alcuna proposta sul cosa fare dopo che lei si fosse dimessa. Ma lui gridò lo stesso.
E fu così che finirono per fare del gigante lo stupidotto di turno. D’altronde i giganti sono, come ho detto prima, molto forti e manichei, si preoccupano sempre di fare il Bene e lottare contro il Male. Ma sono ingenui, poverini. Basta una carezza qui, due paroline lì, e subito si aprono. E il media – amichetto del gigante – aveva un piano. Sapendo che il gigante era tutto pieno di “cause”, presentò al bamboccione un amico di lunga data, il Nuovo Candidato. Era un tale qualunque, senza alcuna bandiera di partito. Vestiva di bianco e diceva che il Brasile non doveva andare né a sinistra, né a destra: doveva andare avanti[2]. Per il gigante fu il delirio.
Dicevano che questo tale era del Bene. Con la “B” maiuscola proprio. Di quelli che credono nella famiglia tradizionale, nell’avanzamento del paese. È totalmente contro la corruzione, contro i rossi, contro tutti quelli che vogliono destabilizzare il modo dabbene di vivere che il gigante portava con sé. Con un amico grande, forte e mezzo stupido come lui, fu molto facile per il Nuovo Candidato arrivare al potere.
Egli disse al gigante che avere partiti fosse disdicevole, e il gigante gli credette. Il giorno dopo non c’erano più partiti politici in Brasile.
Egli disse al gigante che chi fa casino deve proprio prendersi le pallottole, e il gigante fu d’accordo. Il giorno dopo ogni tipo di manifestazione era proibita.
Egli disse al gigante che tutta questa burocrazia era un male per il paese, e il gigante capì. Il giorno dopo il Congresso Nazionale, le assemblee legislative e le camere dei consiglieri si svegliarono chiuse.
Il Nuovo Candidato fece pulizia. Fece fuori tutti quelli che la pensavano diversamente, gettò i poveri in un canale qualunque e chiamò il gigante per un cocktail. Per festeggiare il Nuovo Brasile.
Il gigante si sentiva soddisfatto. Nella notte di cocktail egli mangiò e bevve molto. Sentiva che aveva fatto qualcosa di molto importante per il paese, e ne era orgoglioso. Allo stesso tempo si sentiva stanco, con dolori in tutto il corpo. Si rese conto che da molto tempo non si fermava, da molto tempo non si riposava.
Adesso il paese era in buone mani, finalmente.
E allora il gigante tornò a dormire.
[1] Nel linguaggio corrente, con l’espressione “Criado a leite com pera e com Ovomaltine na geladeira” (che da’ il titolo originale al racconto) ci si riferisce agli adolescenti benestanti e un po’ viziati. In italiano si potrebbe tradurre con “cresciuto nella bambagia”.
[2] Nel testo originale: “o Brasil não tinha que ir pra esquerda nem pra direita: tinha que ir pra frente”. Bisogna sottolineare che l’espressione “Pra frente, Brasil!” era il motto con cui gli esponenti della giunta militare chiudevano i discorsi ufficiali durante l’epoca della dittatura.
[Traduzione dal portoghese e note di Giorgio Sammito]