Le ultime prestigiose tirate ipocrite e violentissime sul caso Battisti ci arrivano da sedi mediatiche apparentemente schierate su opposti fronti: da Porta a Porta, una riflessione piena di nei come il conduttore; da Repubblica, uno dei due nouveau Starski & Hutch, a fare distinguo indegni tra la vicenda di Sofri e quella di Battisti. Tanto per andare per le spicce: penso che la vicenda Sofri e quella Battisti non siano nemmeno due facce della medesima medaglia – qui non c’è medaglia, la faccia è unica, ed è una faccia che manifesta afflizione. E’ la faccia di un’intera nazione, l’Italia, tenuta sotto scacco dai professionisti degli anni che furono, gente che nel privato si vanta di avere vissuto e nel pubblico fa finta di non avere vissuto – in entrambi i casi essendo incapace di dirsi e di dirci cosa abbia eventualmente vissuto. Questa stasi, culturale ed emotiva, condiziona la coscienza collettiva, sottopone quella faccia tragica a un altrettanto tragico amimismo. E’ da più di vent’anni che una generazione, per motivi interni assai differenti l’uno dagli altri, evita di lavorare al riassorbimento esperienziale di un trauma. Da una parte, i pochi fortunati installatisi nei gangli vitali che smistano la linfa della cultura emotiva nazionale; dall’altra, i moltissimi sfortunati che hanno subìto almeno tre mutamenti di paradigma sociale nell’arco di un ventennio – tutti incapaci di risolvere il trauma senza rinunciare al vissuto. Oltre costoro, io – e chi, come me, ha superato da non molto i trent’anni e ha tutta l’intenzione di compiere un lavoro possibilmente seminale sulla storia di sé e del suo paese.
Scrivo queste riflessioni, a caldo, dopo una visione piratesca di The Dreamers, la parodia di Ultimo tango a Parigi con cui Bertolucci ha deciso di deturpare definitivamente il proprio curriculum artistico. Una sorta di visuale borghese, estetizzante, decadente, edulcorata, smaniosa di esserci, su un momento nodale della vicenda europea, cioè il maggio parigino. E, giustapposta a questa storiella che commistiona Buddenbrook e Lando Buzzanca, la coralità epica della rivolta operaia e studentesca. Una riflessione di sconcertante superficialità, da parte di uno che, per l’appunto, quegli anni li ha vissuti. L’empito moralistico, fintopassionale, di un’utopia andata soltanto in seguito alla deriva. La denuncia della spettacolarizzazione con la scena dei due scopatori in strada, che limonano e vedono la tv nelle vetrine del negozio di elettrodomestici, con scene di mobilitazione colossale, per poi accorgersi che i resti della rivolta stanno davvero a dieci metri da loro e non li avevano notati. Scena finale con poliziotti che sembrano tracimare dallo schermo ed ironica citazione della Piaf che “je ne regret rien”.
Chi ha voltato le spalle al proprio passato non sarà la Piaf, ma sicuramente è Bertolucci: consegnare a presente memoria questo documento di fancazzismo pseudovitale e antiesistenzialista appare, oggi, alla luce di quanto capita a Cesare Battisti, estremamente esemplificativo di quanto la generazione che sognò si rifiuta di fare e di sognare oggi. A Battisti sono capitate molte cose, ma in questo momento me ne interessa una in particolare: la gogna allestita da certe testate, che per decenza non nominiamo, quando ha dichiarato che il pentimento non appartiene alla sua cultura personale. In un paese in cui Vanity Fair si permette di uscire con i Vangeli in allegato “per capire e seguire la storia di The Passion di Gibson”, la questione della colpa e del pentimento appare oggi meno centrale di quanto lo fosse negli ipocriti decenni che furono. Il fatto che Cesare Battisti dichiari che la questione non è il pentimento coglie, a mio parere, l’unica autentica centralità dell’oggi italiano, entra nel buco nero del conscio e dell’inconscio collettivo in cui siamo immersi. Uscire dallo schema colpa/perdono equivale a liberarsi dell’idea che, nella storia, e personale e collettiva, sia predominante il pavlovismo immorale dello schema giusto/sbagliato. Significa sottolineare come fare i conti con un passato nazionale non sia scoprire la verità e, quindi, prendere una decisione emotiva. Sarebbe come pretendere da Francesco Cossiga l’orgoglio meritorio – sebbene Cossiga rivendichi le sue azioni, non credo che ne sia propriamente felice. La storia di una nazione non si metabolizza attraverso il giudizio di merito, bensì attraverso il riconoscimento e la capacità di stare emotivamente nell’ambiguità. La cura è sempre superare il trauma senza rinunciare alla storia che produsse il trauma. Non si può emettere una sentenza contro il passato e non lo si può fare a maggiore ragione quando si giudica da tre paradigmi sociali dopo quello in cui avvennero dei fatti.
(Questi paradigmi sociali sono stati molto ben analizzati nello speciale sul 7 aprile curato da Wu Ming 1. E hanno una fenomenologia straordinaria nel brano di Primo Moroni, da L’orda d’oro, che è stato inserito nel libro collettivo Il caso Battisti. Dal paradigma rivoluzione/repressione si è passati a quello pubblico/privato (il cosiddetto “Riflusso”), per approdare poi a quello economicista a cui sta rispondendo la mobilitazione planetaria di questi anni, che tende a introdurre, come linea guida della collettività mondiale, il principio-responsabilità che ebbe in Jonas il suo più alto teorizzatore).
La dichiarazione di Cesare Battisti circa l’inutilità essenziale del pentimento coglie dunque un punto cieco del processo di rielaborazione storica avvenuto in Italia. Ci troviamo di fronte a una generazione che, nei suoi prodotti di produzione quintessenzialmente sottoculturale (oltre a Bertolucci, penso all’ultimo Bellocchio, al Giordana televisivo, ma anche a tanti romanzetti e frittimisti di scrittura paracreativa – roba da supermercato di provincia, insomma…) ha sempre proposto un’unica soluzione al trauma degli anni di piombo: lo schema vero/falso, l’antinomia giusto/sbagliato come canocchiale unico con cui guardare alla propria storia. In più, un corollario emotivo degno di un fotoromanzo: euforia o stanchezza, rimpianto frustrato per una bella stagione andata, pentimento ipocrita o esaltazione fuori bersaglio, epicità degli spari e miseria morale individuale. Pochissimo di memorabile, comunque. Dopo che l’orda d’oro è passata, l’erba ha continuato a crescere. Dopo l’orda d’oro, in mano ci è rimasto L’orda d’oro di Balestrini e Moroni, e poco altro. I residui pericolosi e tossici, quelli sì, sono abbondati: gente che ha pensato di sedersi sul trono della legittimazione per delegittimazione (l’abiura come patentino per l’integrazione nel Sistema), o speculatori delle verità storiche collettive (soltanto così riesco a spiegarmi il voltafaccia di Giorgio Bocca, irriconoscibile oggi, con i suoi atteggiamenti forcaioli, rispetto alle illuminanti citazioni che ricorrono negli articoli di Wu Ming 1 sul caso Battisti).
L’incapacità di superare un trauma, questa cristallizzazione bolsa e assassina, riveste un carattere morale e biologico. Il trauma si cura senza rinunciare alla storia, e sostituendo alla percezione della storia una potente elaborazione creativa. Soltanto l’invenzione, la capacità di riaprire gli spazi dell’invenzione, può porre rimedio a questa assenza di elaborazione a partire da un’esperienza che, comunque la si pensi, qualunque cosa si sia subita o perpetrata, è accaduta. Come avviene nei processi psicoterapeutici, il trauma si supera quando l’io, che è anche ma non soltanto l’inconscio, molla la presa. Poiché la generazione italiana che si vanta e si vergogna di avere vissuto quegli anni proprio non riesce a rinunciare all’io, toccherà elaborare quel trauma a chi non lo ha subìto in tempo reale. E’ per questo che dalla generazione che metto sotto accusa non mi attendo altre opere di rielaborazione culturale di quegli anni, oltre ai libri dello stesso Battisti, ma confido che fioriscano libri scritti da chi è venuto dopo, come La banda Bellini o Costretti a sanguinare di Philopat, Q dei Luther Blissett o La più grande balena morta della Lombardia, l’ultima raccolta narrativa di Aldo Nove, variazione impressionante sulla memoria dei Settanta secondo altri sguardi, altri vissuti.
Articoli recenti
- Tutti in gita a Gibbet Hill (Victoriana 56) 22 Novembre 2024
- Bologna 1980. «La bomba, per me, scoppiò la sera» 21 Novembre 2024
- Varlan Šalamov: una voce dalla Kolyma 20 Novembre 2024
- Un cuore di tenebra nel Triangolo d’Oro 20 Novembre 2024
- Anarchia migrante 18 Novembre 2024
- L’hacking al servizio dei potenti nell’era dell’intelligenza artificiale 18 Novembre 2024
- Mutualismo, autodifesa, lavoro sociale. Il caso delle Pantere Nere – ep.2 17 Novembre 2024
- Il tempo del genocidio 15 Novembre 2024
- Il più grande falò di libri che la Storia abbia mai conosciuto 15 Novembre 2024
- La rivoluzione come una bella avventura /1: Asia ribelle 1900-1930 13 Novembre 2024
- W il cinema! 13 Novembre 2024
- Spezzare le catene, anche quelle colorate 12 Novembre 2024
- Apartheid now 10 Novembre 2024
- La coscienza di Gustav (appunti meyrinkiani) 3 9 Novembre 2024
- Anticapitalismo e antifascismo (prima parte) 8 Novembre 2024
- Mutualismo, autodifesa, lavoro sociale. Il caso delle Pantere Nere – ep.1 8 Novembre 2024
- György Lukács, un’eresia ortodossa / 1 — L’attualità dell’inattuale 6 Novembre 2024
- Il reale delle/nelle immagini. Leggere Kracauer nell’era digitale 5 Novembre 2024
- Dal letame nascono i fior: storie che fanno la Storia 4 Novembre 2024
- Morte dell’anarchico Durruti, di Paolo Bertetto 3 Novembre 2024
- Nulla di cui vergognarmi: Aleister tra talamo e dungeon 2 Novembre 2024
- Ragionare camminando 2 Novembre 2024
- Ossessioni familiari e deficit di forza vitale 31 Ottobre 2024
- Il profeta americano dell’illusione e il talento necessario per sopravvivere agli anni Sessanta 30 Ottobre 2024
- Ideologia, mascheramento e resistenza nella società agraria 29 Ottobre 2024
Chi siamo
1) Carmilla è un blog dedicato alla letteratura di genere, alla critica dell'immaginario dominante e alla riflessione culturale, artistica, politica, sociologica e filosofica, riassumibile nella dicitura: “letteratura, immaginario e cultura d'opposizione”.
E' esente da qualsiasi tipo di attività a scopo di lucro ed è priva di inserti pubblicitari o commerciali. Inoltre non è oggetto di domande di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche che conseguano qualsiasi ricavo e si basa sull'attività volontaria e gratuita di redattori e collaboratori.2) Carmilla non si articola in piani editoriali ed è esclusivamente on line. La pubblicazione di contributi su temi d'attualità è esclusivamente funzionale ad affrontare i temi sopra elencati.
3) Pertanto, in riferimento ai punti 1) e 2) Carmilla non è soggetta alla registrazione presso il Tribunale, ossia alla Legge 1948 N. 47, richiamata dalla Legge 62/2001, nonché l’Art. 3-Bis del Decreto Legge 103/2012, _N. 4_16 e successive modifiche, l’Articolo 16 della Legge 7 Marzo 2001, N. 62 e ad essa non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni N. 666/08/CONS del 26 Novembre 2008, e successive modifiche.
4) Carmilla è composta da editor chi si autogestiscono con senso di responsabilità nei riguardi del collettivo redazionale e del Direttore Responsabile. I contributi pubblicati non corrispondono
necessariamente e automaticamente alle opinioni dell'intera Redazione o del Direttore Responsabile. Questo aspetto va tenuto presente per quanto riguarda ogni tipo di azione o richiesta, in un'ottica di composizione di eventuali contenziosi, contattando la Redazione tramite l'e-mail sotto indicata.5) L’indirizzo e-mail ha una funzione esclusivamente tecnica, di interfaccia con quanti intendano comunicare osservazioni relativamente al materiale già pubblicato (titolarità delle immagini, dei contributi e correttezza dei medesimi), motivo per cui non si risponderà' a chi lo userà per inviare contributi da pubblicare o a qualsiasi tipo di richiesta di carattere editoriale, commento o discussione. Esso è: carmillaonline_legal chiocciola libero.it
6) La pubblicazione online, cartacea, multimediale o in qualsiasi altro format dei contributi già pubblicati su Carmilla, è consentita solo citando la fonte egli autori dei contributi menzionati.
Direttore Responsabile: PETER FREEMAN
Archivi
- novembre 2024
- ottobre 2024
- settembre 2024
- agosto 2024
- luglio 2024
- giugno 2024
- maggio 2024
- aprile 2024
- marzo 2024
- febbraio 2024
- gennaio 2024
- dicembre 2023
- novembre 2023
- ottobre 2023
- settembre 2023
- agosto 2023
- luglio 2023
- giugno 2023
- maggio 2023
- aprile 2023
- marzo 2023
- febbraio 2023
- gennaio 2023
- dicembre 2022
- novembre 2022
- ottobre 2022
- settembre 2022
- agosto 2022
- luglio 2022
- giugno 2022
- maggio 2022
- aprile 2022
- marzo 2022
- febbraio 2022
- gennaio 2022
- dicembre 2021
- novembre 2021
- ottobre 2021
- settembre 2021
- agosto 2021
- luglio 2021
- giugno 2021
- maggio 2021
- aprile 2021
- marzo 2021
- febbraio 2021
- gennaio 2021
- dicembre 2020
- novembre 2020
- ottobre 2020
- settembre 2020
- agosto 2020
- luglio 2020
- giugno 2020
- maggio 2020
- aprile 2020
- marzo 2020
- febbraio 2020
- gennaio 2020
- dicembre 2019
- novembre 2019
- ottobre 2019
- settembre 2019
- agosto 2019
- luglio 2019
- giugno 2019
- maggio 2019
- aprile 2019
- marzo 2019
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- dicembre 2018
- novembre 2018
- ottobre 2018
- settembre 2018
- agosto 2018
- luglio 2018
- giugno 2018
- maggio 2018
- aprile 2018
- marzo 2018
- febbraio 2018
- gennaio 2018
- dicembre 2017
- novembre 2017
- ottobre 2017
- settembre 2017
- agosto 2017
- luglio 2017
- giugno 2017
- maggio 2017
- aprile 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- luglio 2016
- giugno 2016
- maggio 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- gennaio 2016
- dicembre 2015
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
- agosto 2015
- luglio 2015
- giugno 2015
- maggio 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- agosto 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- agosto 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
- agosto 2012
- luglio 2012
- giugno 2012
- maggio 2012
- aprile 2012
- marzo 2012
- febbraio 2012
- gennaio 2012
- dicembre 2011
- novembre 2011
- ottobre 2011
- settembre 2011
- agosto 2011
- luglio 2011
- giugno 2011
- maggio 2011
- aprile 2011
- marzo 2011
- febbraio 2011
- gennaio 2011
- dicembre 2010
- novembre 2010
- ottobre 2010
- settembre 2010
- agosto 2010
- luglio 2010
- giugno 2010
- maggio 2010
- aprile 2010
- marzo 2010
- febbraio 2010
- gennaio 2010
- dicembre 2009
- novembre 2009
- ottobre 2009
- settembre 2009
- agosto 2009
- luglio 2009
- giugno 2009
- maggio 2009
- aprile 2009
- marzo 2009
- febbraio 2009
- gennaio 2009
- dicembre 2008
- novembre 2008
- ottobre 2008
- settembre 2008
- agosto 2008
- luglio 2008
- giugno 2008
- maggio 2008
- aprile 2008
- marzo 2008
- febbraio 2008
- gennaio 2008
- dicembre 2007
- novembre 2007
- ottobre 2007
- settembre 2007
- agosto 2007
- luglio 2007
- giugno 2007
- maggio 2007
- aprile 2007
- marzo 2007
- febbraio 2007
- gennaio 2007
- dicembre 2006
- novembre 2006
- ottobre 2006
- settembre 2006
- agosto 2006
- luglio 2006
- giugno 2006
- maggio 2006
- aprile 2006
- marzo 2006
- febbraio 2006
- gennaio 2006
- dicembre 2005
- novembre 2005
- ottobre 2005
- settembre 2005
- agosto 2005
- luglio 2005
- giugno 2005
- maggio 2005
- aprile 2005
- marzo 2005
- febbraio 2005
- gennaio 2005
- dicembre 2004
- novembre 2004
- ottobre 2004
- settembre 2004
- agosto 2004
- luglio 2004
- giugno 2004
- maggio 2004
- aprile 2004
- marzo 2004
- febbraio 2004
- gennaio 2004
- dicembre 2003
- novembre 2003
- ottobre 2003
- settembre 2003
- agosto 2003
- luglio 2003
- giugno 2003
- maggio 2003
- aprile 2003
- marzo 2003
- febbraio 2003
- gennaio 2003