di Gioacchino Toni
Riprendiamo la via italiana alla fantascienza a fumetti attraverso il volume di Pier Luigi Gaspa, Dal Signor Bonaventura a Saturno contro la Terra. Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945) (Carocci editore, 2021) [Qua 1/2]. Nel 1936 sull’“avventuroso” prende il via La città sotto i ghiacci di Rudy Koghej (Rudi Coghei), forse la prima storia a fumetti realmente fantascientifica realizzata da autori italiani, mentre sul versante letterario compaiono i racconti a puntate La metropoli distrutta, con testi di Mongozzi ed illustrazioni di Giove Toppi e Segreto di stato – Romanzo del 2000 con testo di Paolo Lorenzini e illustrazioni di Ferdinando Vichi, in cui, in anticipo rispetto alle infami leggi razziali, non mancano espliciti riferimenti alla concezione fascista della razza.
Al 1936 risale anche il “cine-romanzo” di Giove Toppi intitolato L’evaso n. 7481 con un protagonista che, nota Gaspa, richiama Victor von Franckenstein di Mary Shelley mentre la vicenda sembra ispirarsi ad Herbert West, Reanimator di H.P. Lovecraft. Sempre sull’“avventuroso”, nel 1937 esce L’ombra dagli occhi verdi, una curiosa storia che si autodefinisce “romanzo sintetico poliziesco-giallo” in cui è di scena una coppia di scienziati italiani negli Stati Uniti alle prese con una sostanza in grado di ridare la vista ai non vedenti all’interno dei laboratori di una potente famiglia americana. Nel 1938 compare il fantapolitico-propagandistico La metropoli distrutta, con testi di Mongozzi (il duo Mondini e Gozzi) e disegni di Vilchi, che nel raccontare le avventure di un ingegnere italiano ex sommergibilista si rivela un concentrato di esaltazione delle italiche virtù e di propaganda antibolscevica.
Sul finire degli anni Trenta, per volere del Minculpop, scompaiono dall’“avventuroso” le produzioni americane sostituite da opere italiane contraddistinte spesso da vicende d’aviazione con personaggi stereotipati che non sempre incontrano il favore dei lettori. Ma se, ad esempio, l’Uomo Mascherato non può più essere pubblicato in Italia, nessuno vieta di ricalcare le strisce americane limitandosi a cambiare il costume del protagonista o quegli elementi che tradiscono l’origine dei disegni. Persino Lone Ranger di Cherles Flanders ricompare sotto le sembianze dell’“italico” Il solitario della foresta. È dunque così che sulle pagine dell’“avventuroso” gli echi delle opere americane aggirano i divieti di regime.
Nel 1939 prende il via sulla rivista “Giungla!”, pubblicazione nata nel 1937, per poi concludersi sull’“avventuroso”, la saga di fantascienza Disco nero ambientata in Amazzonia, mentre nel 1942, sulla medesima testata, viene presentata la storia fantastico-fantascientifica Il manoscritto del cinese Ku-typao scritta da Paolo Lorenzini in cui, in ossequio alle alleanze del momento, la figura dell’ingegnere italiano è affiancata da un giapponese e da un tedesco.
Ricostruendo un periodo in cui nascono numerose pubblicazioni che non di rado finiscono per accorparsi dopo poche uscite, Gaspa si sofferma sulla fusione avvenuta nel 1943 dell’“avventuroso”, nel frattempo passato a Mondandori, con “Topolino”, dando luogo a una nuova versione di quest’ultimo. La casa editrice milanese aveva fatto il suo esordio nel mondo dei fumetti nel 1935 con il settimanale “I Tre Porcellini”, poi assorbito da “Topolino”, nel frattempo acquisito, con l’intento di diffondere la produzione disneyana in Italia.
Nel 1935 su “Topolino” compaiono Robottino – Il ragazzo d’acciaio, storia di fantascienza rivolta ad un pubblico infantile, e Gli uomini verdi, storia che, nonostante il tono comico, presenta numerosi elementi che si ritroveranno nella fantascienza a fumetti successiva: scienziati geniali, extraterrestri colorati, macchinari fantasiosi, belle fanciulle dormienti ecc.
Nel medesimo anno prende il via anche S.K.1 nella stratosfera di Guido Moroni Celsi, autore noto per riduzioni a fumetti di romanzi salgariani. Pur non avendo granché di fantascientifico, quest’opera è stata spesso considerata la prima saga fantascientifica a fumetti italiana. Oltre a palesare numerosi riferimenti a Flash Gordon la storia non manca di concessioni al fascismo. Sempre nel 1935 su “Topolino” compaiono, ad opera di Yambo, anche I pionieri dello spazio, vicenda esplicitamente rivolta a un pubblico infantile che si segnala per aver messo in scena un’interessante passeggiata spaziale dei protagonisti, e Nuove avventure di Varo Vaschi.
Nel dicembre del 1936 arriva in edicola anche “argentovivo”, pubblicazione restata in vita poco più di un anno, mentre nel 1937 Mondadori affianca alla sua ammiraglia “Topolino”, seppure per breve tempo, la pubblicazione “Paperino” che non manca di offrire il suo contribuito alla fantascienza a fumetti sin dal primo numero con storie come Paolino Paperino e il mistero di Marte ed Elio Fiamma nel 3000, in cui le vicende di Buck Rogers/Elio Fiamma si svolgono totalmente al di fuori della Terra.
Gaspa si sofferma su Saturno contro la Terra, serie che fa la sua comparsa sulle pagine de “I Tre Porcellini” nel 1936 salvo poi passare e concludersi su “Topolino”. Disegnata da Giovanni Scolari, la storia, derivata da un soggetto di Cesare Zavattini sceneggiato da Federico Pedrocchi, proseguirà sin oltre il periodo bellico con altri sei episodi: Rebo ritorna (1937/38); La guerra dei pianeti (1938); L’ombra di Rebo (1938); Le sorgenti di fuoco (1941/42); La sfera d’aria (1942/43); La fine del mondo (1946).
Durante il periodo bellico il numero di pubblicazioni a fumetti cala; ad essere distribuite restano quasi soltanto “Topolino”, “l’avventuroso”, “Il Corriere dei Piccoli” e “il Vittorioso”. A proposito di quest’ultima pubblicazione legata agli ambienti cattolici, Gaspa ricorda come il successo che riesce ad ottenere sia in parte riconducibile alla sua distribuzione capillare nelle parrocchie.
Nel volume viene ricordata anche l’uscita nel settembre del 1944, durante la Repubblica di Salò, delle tavole del Borghese Pippo Serra, “ch’era stanco della guerra” e si caccia continuamente nei guai. “Si potrebbe considerare una serie addirittura disfattista, se non che alla fine di ogni tavola, ‘scopre’ che la vita in patria è comunque meglio delle disavventure che gli capitano, torna a casa e magari parte volontario. Se si prescinde dalle ultime vignette, fin troppo chiaramente appiccicate, Pippo Serra esprime perfettamente il sentimento comune di quei terribili mesi”1.
L’ultimo inverno di guerra, fra il 1945 ed il 1946, si segnala invece per l’uscita di pubblicazioni a fumetti destinate a scomparire nel giro di poco tempo come “Urrà”, “Robinson”, “L’Italo-americano” e “Dinamite”. Quest’ultima riprenderà ad uscire dopo un periodo di sospensione toccato anche ad altre riviste. Ma a questo punto si apre un’altra storia per l’Italia, per i suoi fumetti e per la fantascienza a disegni stessa.
Leonardo Gori, Un secolo di fumetti. Storia e gloria del Corrierino, in AA.VV, Giornali(ni)smo a fumetti, Epierre, Milano 1998, p. 42. ↩