di Gioacchino Toni
Nonostante qualche anticipazione estemporanea, la nascita del fumetto in Italia è spesso associata alla sua comparsa nel 1908 su il “Corriere dei Piccoli”, pubblicazione a cui si ispireranno molte altre testate italiane nei primi quarant’anni del Novecento. Il volume di Pier Luigi Gaspa, Dal Signor Bonaventura a Saturno contro la Terra. Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945) (Carocci editore, 2021) ricostruisce puntualmente proprio i primi quarant’anni del fumetto in Italia tra propaganda, imposizioni di regime e influssi letterari, prestando particolare attenzione allo svilupparsi di una “via italiana” alla fantascienza.
La ricostruzione di Gaspa non può che partire dal “Corriere dei Piccoli”. Nata con finalità espressamente educative, la pubblicazione si è poi prestata ad un uso propagandistico sia nel corso della guerra di Libia che del primo conflitto mondiale fino ad allinearsi alle esigenze del fascismo, abile nell’individuare in tale medium un ottimo strumento per “educare il fanciullo agli ideali del regime” tanto da dedicarvi il periodico il “Giornale del Balilla” (dal 1926 “Il Balilla”) e “La Piccola Italiana” (dal 1927).
Dopo un periodo di rodaggio che ha confinato il fumetto quasi esclusivamente all’ambito umoristico, con l’aprirsi degli anni Trenta le cose cambiano: pubblicazioni come “Jumbo”, “avventuroso” e “Topolino” portano in Italia gli eroi del fumetto statunitense a partire da Flash Gordon, Mandrake e l’Uomo Mascherato mentre inizia a svilupparsi una vera e propria “scuola italiana” di autori di fumetti che vanta nomi come Antonio Rubino, Enrico Novelli (Yambo), Gianluigi Bonelli, Rino Albertarelli, Franco Chiletto, Walter Molino e Federico Pedrocchi.
Tra le pubblicazioni a fumetti del periodo indagato dal volume il genere fantascientifico (con le sue anticipazioni protofantascientifiche) riveste un ruolo di rilevo per l’importanza che il regime fascista assegna agli sviluppi scientifici e tecnologici, non a caso le figure dell’ingegnere e dell’aviatore sono tra le più ricorrenti nelle storie italiane in linea con l’immaginario futurista marinettiano.
Già nel lontano 1910 sul “Corriere dei Piccoli”, seppure in maniera estemporanea, nelle tavole di Bilbolbul e Quadratino compare un automa, personaggio destinato a divenire ricorrente così come la figura dello scienziato stravagante e maldestro alle prese con esperimenti scientifici spesso destinati al fallimento o a sfuggirgli di mano. A partire dal 1923 la figura dell’automa compare, sulla medesima pubblicazione, anche nelle tavole di Antonio Rubino che hanno come protagonista Dinamello, un automa-umanoide a cui è affidato il compito di “inculcare un briciolo di cultura” nella testa di un bambino svogliato. Automi e creature artificiali sono presenti anche nel racconto I fantocci di Norimberga scritto da Casarina Lupati, mentre la figura dello scienziato bislacco compare in Piramidone di Carlo Bisi a partire dal 1927 e in Pier Cloruro de’ Lambicchi di Giovanni Manca a partire dal 1930.
Vere e proprie avventure nello spazio arrivano sul “Corriere dei Piccoli” invece attraverso tavole a fumetti pubblicitarie fatte realizzare dalla marca di confetture Arrigoni. In tali storie, nel 1930, il protagonista si incontra con i marziani sul Pianeta Rosso mentre in È abitata la Luna?, sempre nel corso del medesimo anno, Alessandro Piumati inaugura una serie di scritti che si interrogano circa la presenza di creature extraterrestri.
Anche alcune strisce di origine statunitense di Felix the Cat, apparse sul “Corriere dei Piccoli” nei primi anni Trenta, raccontano di viaggi nel futuro e di automi domestici ma in generale, sottolinea Gaspa, in questo periodo non sono tanti i riferimenti fantascientifici presenti nei fumetti della testata mentre invece diversi sono i racconti che toccano ambiti avventurosi avveniristici: dal 1932 al 1934 vengono infatti pubblicate diverse “Fiabe del futuro”.
Le cose cambiano nel 1932 grazie soprattutto alla comparsa del periodico “Jumbo” a cui si deve l’introduzione in Italia del fumetto d’avvenuta con storie che non si esauriscono in un’unica tavola e dei dialoghi nei balloon, seppure ancora in coabitazione con le tradizionali lunghe didascalie. Scompaiono, inoltre, i racconti a testo. Oltre che per la presenza di importanti fumetti d’importazione, “Jumbo” si caratterizza anche per il suo aprire una nuova strada al fumetto italiano.
Al 1934 risale l’arrivo in edicola della pubblicazione per ragazzi di “L’Audace” che dopo un inizio privo di fumetti, iniziando a pubblicare Mandrake/Frakeman, mentre a partire dal 1939 presenta Virus e Ciclone che sancisce l’arrivo in Italia Superman.
Nel 1938 Filippo Tommaso Marinetti nel suo Manifesto della letteratura giovanile dimostra di prestare attenzione anche al mondo dei fumetti ribadendo la necessità che anche in tale ambito sia presente la triade “Dio, Patria e Famiglia”, oltre che un’esaltazione dello spirito italico fascista, dell’amore per il pericolo e dell’avventura, soprattutto in ambito militare. Scompaiono dunque le proposte straniere con la curiosa eccezione di Topolino di Walt Disney in cui l’allora ministro della Cultura popolare Dino Alfieri individua la presenza di “valori artistici e morali” di tutto rilievo. Si dice però che a salvare l’opera disneyana, più che le sue doti estetico/morali, sia il gradimento incontrato in casa Mussolini.
È probabilmnete il numero 276 di “L’Audace” dell’aprile 1939 a rappresenta un punto di svolta per la fantascienza italiana. Vi compare infatti la storia Virus, il mago della foresta morta di Pedrocchi/Molino così presentata in apertura: “L’eroismo, la scienza, la tecnica avranno in questa storia gli sviluppi più affascinanti che si possano concepire”. Compare in questa storia una figura di scienziato pazzo destinata a fare scuola nell’ambito del fumetto italiano.
Nel 1934 arriva nelle edicole il primo numero de “l’avventuroso” presentandosi come “Grande settimanale d’Avventure”. In questo caso a farla da protagonista è il fumetto d’avventura americano tra cui spiccano le storie di Gordon Flasce (Flash Gordon) di Alex Raymond. La prima versione del personaggio, sottolinea Gaspa, non ha però granché di fantascientifico, tanto che si potrebbe definire una “space opera, di melodramma spaziale, con un pizzico di sword and sorcery, di spada e magia” in cui abbondano “strani popoli e costumi tratti di peso dal tempo che fu”.
Nei primi anni Trenta anche il “Corriere dei Piccoli”, pur continuando ad evitare i balloon in favore di lunghe didascalie, a fianco delle tradizionali vicende comiche autoconclusive introduce storie avventurose a puntate pur contraddistinte da elementi umoristici. Curioso è il caso della serie Avventurosi viaggi di Fanfarino firmata da Roberto Sgrilli ed uscita nel 1934, in cui non mancano elementi fantastici che sembrano anticipare Il castello dei misteri, dello stesso anno, una delle prime storie italiane di fantascienza a fumetti che racconta delle invenzioni maligne del Dottor Maleficus.
Nell’anno successivo compaiono sulla medesima pubblicazione Volo interplanetario di Zag, con il protagonista letteralmente sparato verso Marte da un cannone realizzato da due anziani scienziati e Il radiofulmine, le cui vicende si intrecciano con la prima guerra mondiale. Nel 1936 esce la serie di ambientazione cosmica Gli equipaggi delle stelle di Pietro Mormino che racconta della capitale del mondo, Cosmopoli, alle prese nell’anno 3936 con l’attacco di sideroplani provenienti dalla stella Vega. Si tratta probabilmente della prima volta in cui nei fumetti italiani si narra di un’invasione aliena.
Nel 1936 esce anche Torre del mago 2000 di Attilio Mussino, nelle cui didascalie d’apertura si ritrova il trio di protagonisti derivati da Flash Gordon: “lo scienziato – italiano – sempre e solo ingegnere, cioè costruttore di qualcosa, l’aviatore, in ossequio all’arma prediletta di quei tempi, la fanciulla”. Mentre l’antagonista “si incarna nell’Intelligence Service inglese, nel Drago Nero giapponese e nella famigerata Ghepeù sovietica”. Nell’ultima puntata della serie, uscita nel gennaio 1937, la guerra, prevista per il 1950, è scoppiata e la vicenda termina con la bandiera dei Savoia che garrisce al vento e la dea Vittoria che mostra la via”
Sempre nel 1937 prende il via Gli astronauti dello “Scopanuvole” di Roberto Sgrilli: la vicenda, che si rivelerà un sogno, conduce un paio di temerari amici sul pianeta Marte abitato da esseri minuscoli. Mentre i due protagonisti fanno ritorno sulla Terra portando in dote il re e la regina di Marte, sul lontano pianeta si approfitta dell’assenza dei sovrani per proclamare la Repubblica.
Al di là del tono umoristico, in questa serie, sottolinea Gaspa, sono presenti inediti elementi di verosimiglianza scientifica: è forse la prima volta che si ricorre al termine “astronauta” nei fumetti italiani per alludere letteralmente a chi naviga da un astro ad un altro; è preso in considerazione il problema della velocità che il veicolo deve raggiungere per sottrarsi all’attrazione terrestre; la cabina di pilotaggio viene descritta come necessariamente a tenuta stagna; è contemplata la preparazione fisica per poter affrontare le sollecitazioni che il corpo umano subisce sottoponendosi a una forza di gravità diversa dalla norma; il mezzo utilizzato al fine di cambiare rotta ricorre a “motori direzionali” e così via. Dal punto di vista fumettistico, Gaspa nota anche come, nonostante il consueto ricorso alle lunghe didascalie a corredo delle vignette, compaia anche qualche nuvoletta.
Nel corso del 1937 appare anche la saga fantascientifica La città cosmica disegnata da Domenico Natoli, poi è la volta di Fiamme sul Polo con i disegni di Edgardo Dell’Acqua che si chiude con il tricolore sventolante sul Polo Nord. Tra le storie a fumetti di carattere fantascientifico Gaspa si sofferma anche su L’uomo blindato del 1940 con i testi di F. M. Macciò e disegni di Edgardo Dell’Acqua.