di Cesare Battisti
Marco scende dal letto ogni mattina come dalla scaletta di un’astronave. A ogni passo sul suolo alieno copre distanze interplanetarie. L’inerzia lo aiuta ad avanzare. Non finisce mai di sorprendersi, per la sua capacità di respirare. Davanti a un giorno senza tempo. Per compagnia i gemiti di chi l’ha preceduto. Marco si ritrae. Confonde le ombre della notte con suoni di feste alcolizzate, i profumi esotici, orge di ricordi altrui. Pensieri che non dicono più niente. Ci fosse qualcuno a chi dire basta. Alzare le braccia, arrendersi o morire. Trovasse almeno una parola da sparare al cuore. Un blues, una samba di radice da svenire. Una storia d’amore finita bene. Marco respira, per attingere incolume il calare della sera. Nel silenzio formicolante di puntini, s’insinua il pianto di un bambino. Dolcezza amara, immagini che si addensano nel cielo. Goccioloni di pioggia passeggera cadono sulla paura del futuro. Vaporizzati sul presente. Fino alla fine, fino alla fine della luce. Prima di andare a letto ogni sera, Mario stacca le foto di famiglia appese al muro.
Questo breve racconto di Cesare Battisti (breve perché non gli danno i mezzi per scrivere) era accompagnato da un messaggio, in cui denuncia la sua drammatica condizione:
Dal mio rifiuto di integrarmi nel reparto AS2-ISIS, sono diventato il bersaglio di una pioggia di rapporti disciplinari, al ritmo inaudito di due al giorno. Le motivazioni di questi rapporti, ognuno dei quali comporta dai dieci ai quindici giorni di punizione, sono le più inverosimili e fantasiose. Del tipo: “comunicazione telefonica fraudolenta”, “comunicazione altamente offensiva” (si riferiscono forse ai miei reclami sulle numerose illegalità commesse da questa infelice direzione?), seguono altre assurdità. Per esempio ieri, 15 ottobre, dopo aver chiesto notizie su fotocopie di alcune notifiche di censura di corrispondenza, lettere o in francese o perché citano il protagonista del mio romanzo in corso, alla legittima richiesta inoltrata con regolare domandina, la risposta di un responsabile specialmente incaricato a trattare con il sottoscritto, è stata di un nuovo provvedimento disciplinare, secondo il quale, e questa volta si sono superati, io avrei insultato il censore per interposta persona. Persecuzioni simili pensavo che esistessero solo in quei film di serie B dove il capo aguzzino martirizza il malcapitato. Inutile trattenersi oltre sulle nefandezze che in questo istituto sembrano essere consuetudine. Soprattutto quando si tratta di Cesare Battisti, colpevole di non essersi piegato alle ambizioni carrieristiche di qualcuno. La situazione creatasi a Guantanamo Calabro illustra esaustivamente come sia in corso una strategia di provocazione tesa a criminalizzare il percorso trattamentale, oltre a ispessire la trama del “mostro” ex novo.
Vorrei pubblicamente dichiarare che, pur soffrendo ogni sorta di intimidazione, qualsiasi cosa succeda non è mia intenzione lasciarmi spingere a commettere atti inconsulti, né cogito assolutamente di attentare alla mia integrità fisica
Notizie aggiornate su Battisti nel sito La vendetta dello Stato.