di Alessandra Daniele
Nella pubblicità le banche sono generose. Il prosciutto è dietetico. La plastica è ecologica. La Chiesa Cattolica è povera.
Nella pubblicità le automobili si materializzano in un attimo, sbucando direttamente dalla realtà virtuale, mentre i biscotti vengono preparati a mano uno per uno personalmente dal fornaio.
Nella pubblicità tutti hanno un lavoro sicuro e gratificante, e un giardino enorme dove pranzare all’aperto in trenta.
La pubblicità mente, e nessuno s’indigna.
C’è qualche segnalazione di “pubblicità ingannevoli”, ma in realtà tutta la pubblicità è ingannevole.
E nessuno si aspetta il contrario.
Nessuno s’aspetta che uno spot dica “Questo petto di pollo non è un petto di pollo. È una specie di polpetta fatta al 20% di carcasse macinate, il resto è farina di mais e olio di palma. Il pollo sei tu, se la mangi”.
Nessuno chiede alla pubblicità di essere sincera.
Eppure questo flusso inarrestabile di suadenti cazzate che ci scorre addosso costantemente, che invade ogni spazio mediatico, che interrompe, frantuma e disarticola ogni programma TV che guardiamo, che ha sempre la precedenza su qualsiasi argomento in discussione, che non si ferma neanche durante le peggiori crisi, e anzi ne approfitta, le sfrutta, se ne serve, questo flusso è la spina dorsale del drago.
È il volto del vero nemico.
La pubblicità è l’unico programma che non può essere interrotto.
La pubblicità è tassativa.
È la voce del padrone.