di Mauro Baldrati
L’altro giorno ho avuto un’idea: organizzare una presentazione itinerante del libro che ho curato nel magnifico parco Talon, a Casalecchio di Reno (BO). Ci saremmo trovati davanti alla Casa dell’Ambiente, poi saremmo partiti per una passeggiata, parlando de Lo specialista e commentando qua e là alcuni scenari che avremmo incontrato lungo il percorso.
Mi sembrava una modalità diversa dalla solita presentazione in libreria che, detto tra noi, è un evento obsoleto. Sia il relatore sia l’autore spesso sforano il parlato, diventano logorroici, causano sonnolenza. E poi c’è l’obbligo non scritto di comprare il libro, anche perché gran parte del pubblico è composto da amici dell’autore.
Stavo per organizzare il carnet degli inviti quando un amico – il relatore – ha detto che forse era opportuno avvertire il comune. C’era il problema degli assembramenti, dei permessi eccetera. Uff… Mi sembrava eccessivo, un gruppo di amici che passeggia… Però, ha osservato lui, sarebbero usciti annunci, forse un articolo. La cosa diventava ufficiale.
Così, con poco entusiasmo, ho iniziato a telefonare, e dopo alcuni rimpalli ho trovato una signora che ne sapeva.
Poiché il Talon è un’area naturale protetta, ha detto, erano necessari due permessi: uno dell’Ufficio tutela del parco e uno dell’Ufficio cultura. Dovevo compilare il modulo scaricabile dal sito del comune e spedirlo agli uffici.
Quanto impiegherà il comune a rispondere? ho chiesto. Abbiamo trenta giorni, ha detto. Ma si paga? Certo, 50 euro tra marca da bollo e diritti di segreteria.
Pant pant. Due permessi e 50 euro.
Lo sapevo che telefonando si sarebbe complicato.
D’altra parte non sono lì apposta?
Mi scusi, ho obiettato, ma per un gruppo di amici che organizzano una passeggiata culturale in un grande parco…
Lei mi sta parlando di un evento, ha osservato lei. E se vengono trenta persone? Se ne vengono quaranta? Dobbiamo verificare con gli altri eventi in programma, ci sono i gruppi di gioco dei bambini, e poi le comitive che percorrono la Via degli Dei eccetera.
Trenta persone? Quaranta? Dieci sarebbero state un successo.
La cosa più atipica erano i 50 euro naturalmente. Non è normale pagare per una presentazione. E’ una versione small dell’editoria a pagamento.
Per quanto riguarda la palla dei permessi io non sono tra quelli che urlano “No alla burocrazia!” Un’area protetta ha bisogno di tutele, è ovvio. E l’obiezione (teorica) della signora, che possa capitare un assalto alla Saviano o alla Veronesi non era così infondata.
Ma: non facevano parte dell’area protetta i ciliegi secolari che hanno abbattuto, insieme ai 22 ippocastani centenari perché sono “vecchi”? E gli ettari di vegetazione selvaggia, distese di rosa canina, di rovi di more, di roverella che hanno estirpato, trasformando un parco semiselvaggio in un campo da golf?
Questo non è “benaltrismo”. E’ l’ennesima dimostrazione della disuguaglianza tra il cittadino che deve presentarsi col capo chino, osservante di tutti gli accanimenti scritti nel groviglio di normative, e l’arroganza del potere che decide unilateralmente cosa è brutto, cosa è bello, cosa si può distruggere, estirpare, snaturare.
Perché?
Perché loro sono i Padroni.
Prendiamo la collina di San Luca, che sovrasta il parco Talon. E’ uno dei luoghi più protetti d’Italia. Vincolo paesaggistico, con la tutela della Soprintendenza. Se un cittadino apre una finestrella per il bagno incappa in una multa salata, più una pratica di sanatoria. Alcune migliaia di euro. Ma se non la conoscete, salite a San Luca, per il porticato più lungo d’Europa. Ammirate il paesaggio, minacciato dagli enormi, mostruosi tralicci per le antenne della telefonia e radiotelevisive. In area protetta. Uno sfregio, violenza pura.
Non vogliamo sostenere che il cittadino abbia il diritto di aprire una finestra senza prima chiedere il parere della Soprintendenza. Ma questa tracotanza del Potere, come la mettiamo? Poi ci stupiamo se gli italiani, di fronte a questo eterno spettacolo, diventano menefreghisti, anzi, fregoni?
D’altra parte questo atteggiamento viene da lontano. E’ nella nostra storia. Ha contribuito a configurare il nostro DNA collettivo. E’ in una nota di Gramsci: il popolo italiano non ha mai potuto sviluppare il concetto di sovranità nazionale, di Popolo. E’ sempre stato smembrato da due potenze globalizzate, la Chiesa e l’Impero. I dominatori si alternavano, sfilavano con le loro carrozze mentre la gente vestita di stracci li osservava, forse li invidiava. Tutti quei baroni, quei cardinali, emettevano nuove tasse, facevano lavorare i bambini nelle miniere, sfilavano, ridevano, mangiavano come maiali. I popolani si inchinavano, li adulavano, poi, quando si giravano, cercavano di infilarglielo in quel posto. Così per secoli.
Intanto io, mentre show must go on, proprio come gli antichi popolani sto ancora pensando a come aggirare questo breaking bad per cui se con un gruppo di amici, magari con le bacchette, organizziamo una camminata non devo chiedere nulla, se mi porto un libro devo chiedere due permessi e pagare una tassa.
[Le foto: una presentazione – non obsoleta – durante l’ultimo festival di Carmilla, ottobre 2019. Da sinistra: Alberto Sebastiani, Valerio Evangelisti, Nico Gallo, Mister X (Gian Filippo Pizzo), Walter Catalano; alcuni tralicci sulla collina di San Luca]