di Piero Cipriano

Dopo il primo mese di bonaccia, in cui il reparto era quasi senza ricoverati, tutti in casa a rispettare il lockdown e a temere il virus, ora gli argini si sono rotti. Ieri quattro ricoveri, tutti insieme. Due perché volevano uccidersi saltando dal terrazzo (gli splendidi terrazzi condominiali della cui esistenza tutti si erano scordati, per due mesi sono stati lo spazio dove prendere aria sole vento) due per sottrarsi ai litigi in casa, ma ci sono le polmoniti in reparto, dicevo per dissuaderli, non mi importa, meglio la polmonite che tornare a casa. Insomma sto qui a ricoverare persone e a prendere chiamate telefoniche invece di sgominare il virus, e ora posso dirlo pubblicamente che è tutta colpa di Tarro se non ho fatto il virologo e non posso dire con cognizione di causa a Burioni e alla sua cricca del patto ottocentesco per la scienza che sono talebani, lo posso pensare direte voi infatti lo penso ma non posso dirglielo, certo sono pur sempre un medico, ma un medico psichiatra, vuoi mettere, da quando ci hanno tolto la speranza dello schizococco, da quando ci hanno levato di mezzo la prodigiosa malarioterapia, noi psichiatri con le infezioni abbiamo chiuso, e che vado a dirgli a Burioni, Burio’, hai solo un h-index 26, un po’ pochino, fossi stato Alberto Mantovani (167) o Giuseppe Remuzzi (158), ma tu che ti affidi così tanto ai numeri, dovresti averli un pochino più consistenti, sarà per questo che sei così inflessibile coi no-vax, e gli rinfacci che tu hai studiato e loro no, ma non capisci che il vaccino l’aborrono mica perché temono il vaccino, ma per non dartela vinta, saputello che non sei altro. Che poi non sarei l’unico a non aver fatto il virologo per colpa di Tarro, pure Guarducci il mio professore di scienze al Liceo, col ciuffo che gli cascava su un occhio con quella faccia da Tomas Milian ma non il Tomas Milian che faceva er Monnezza, ma il Tomas Milian con tutti i capelli di quando non aveva ancora perso i capelli e si metteva lo zucchetto con sotto il parrucchino per coprirsi la pelata, pure Guarducci non aveva fatto il virologo perché inibito dalla potenza, dalla maestosità di sua maestà Giulio Tarro. Del 38, soli due anni meno di mio padre e quando io, a metà anni Ottanta facevo il liceo giù (in senso geografico) o su (in senso altitudine, era mille metri) in Alta Irpinia, Tarro non aveva nemmeno cinquant’anni, era, voglio dire, più giovane dell’età che ho io ora, ma a differenza mia che non ho isolato manco mezzo schizococco lui aveva già isolato il vibrione del colera a Napoli, e dopo s’era lanciato a mani nude contro l’epidemia dell’Aids, dopodiché io mi iscrivevo a medicina intanto che lui sgominava il male oscuro di Napoli, come gli piace chiamarlo, anche detto virus respiratorio sincinziale quello sì che ammazzava quasi tutti i bambini sotto i due anni affetti da bronchiolite. Solo che gli scientisti del CICAP dicono che mente, non è lui ad aver scoperto il virus perché alcuni ricercatori di Napoli l’avevano bruciato sul tempo di pochi mesi. A quel tempo i medici mi sa che ancora non si valutavano sulla base di un numero che ti dice quante pubblicazioni prestigiose hai fatto e quante volte vengono citate (se sei tu stesso a citarti non gli importa all’h-index), e lui ancora non lo sapeva che trascurando le pubblicazioni si sarebbe ritrovato nel 2020 con h-index 10 (più basso perfino del 26 di Burioni). Perché lui negli anni 80 si è già scassato il cazzo del giochino a cui giocano Burioni e quelli del patto per la scienza, il giochino che più pubblicazioni hai più ce l’hai sulle riviste che contano più te le citano più sei scienziato affidabile, e perché si scassa il cazzo? Devo fare un salto indietro di soli mille anni per spiegarlo per bene, ecco che siamo nell’anno mille, quando tutto è condizionato dai potenti ecclesiastici della Chiesa cattolica. L’uomo è al centro dell’universo, in bilico tra due forze: dio e il diavolo. Ma siamo al Quattordicesimo secolo e tale visione va in frantumi. Lutero e nuove chiese. Sedicesimo secolo e anche l’astronomia tolemaica va in frantumi, l’uomo sopra il suo pianetino non è più il centro dell’universo. Ecco che emerge una nuova religione: la scienza. La scienza invia nel mondo i suoi esploratori, gli scienziati, armati non più della fede ma del metodo scientifico, questi esploratori devono portarci la spiegazione della nostra esistenza: perché siamo al mondo? Perché siamo vivi? Ma questi esploratori, armati del debole metodo scientifico, non ci hanno mai dato una risposta. Ci hanno dato altro: il lavoro, per raggiungere una alta qualità della vita, è diventata la nostra unica ragione di vita, di più, è la nostra religione. La bella vita. E ci siamo dimenticati della domanda originaria: perché siamo vivi? Ecco, gli esploratori su cui avevamo riposto la fiducia non sanno rispondere, gli scienziati non lo sanno perché diavolo siamo vivi, quel che sanno dirci è come vivere meglio, in buona salute, un po’ più a lungo, il colesterolo, la pressione alta, il buco nell’ozono, chiudersi in casa perché in casa il virus non penetra, queste cazzate qui. Gli esploratori, gli scienziati, che avevamo inviato nel mondo, non sanno darci risposte. Sono muti. Sono afoni. Balbettano. Fanno ipotesi. Le camuffano da certezze. Dicono cose astruse. Big bang. DNA. Non sanno di che cosa parlano. Pure loro, sono terrorizzati, non lo dicono, non ce lo diranno mai, ma pure loro la notte si inginocchiano e pregano, a chi? A cosa? Non ce lo diranno mai. Quel che riuscirono a fare, per qualche centinaio di anni, fu farci credere che grazie a loro, grazie alla scienza, il mondo fosse diventato un luogo sicuro, sicuro perché prevedibile, c’erano finalmente delle leggi cosmiche che Newton aveva capito: l’universo si muove come un immenso ingranaggio macchinico. Einstein però lo smentì. Quel che sembra solido e sembra rispondere a leggi meccaniche non è solido, ma è un vuoto che sembra pieno, un vuoto attraversato da energia, noi stessi siamo energia. Se noi siamo energia la nostra energia può condizionare le leggi, o meglio, quelle che sembrano le leggi fisse del cosmo. Ha ragione Rupert Sheldrake: come abbiamo fatto a credere a una cosa tanto stupida: che il cosmo ha le leggi? Gli umani si danno le leggi! E pure le leggi degli umani cambiano. Il codice napoleonico non è durato per sempre. Lo stesso la legge gravitazionale. Il tempo atomico. La velocità della luce. L’RNA di un virus. Tutto cambia. Il cosmo non obbedisce a leggi. Se mai ha delle abitudini. Abitudini che cambiano. Il cosmo è anarchico. Ecco perché abbiamo bisogno di altri esploratori, e questi altri esploratori, più coraggiosi, fuorilegge, anarchici, non ce la fanno a raccogliere come i punti della Miralanza le pubblicazioni sulle riviste di impact factor che legittimino l’essere scienziato. Ci sono alcuni (io sono tra questi, io smisi di fare pubblicazioni scientifiche scientemente appena entrato alla specializzazione) che non ce la fanno: gli pare una cosa troppo stupida. Ce lo vedete Socrate, che nemmeno voleva scrivere, per cui già la scrittura era una sciocchezza, o Eraclito l’oscuro o Platone, a collezionare pubblicazioni scientifiche? Ma soprattutto, per mia esperienza (parlo degli psichiatri) quelli che pubblicano molto di solito hanno poco tempo per dedicarsi ai pazienti. Faccio un esempio che riguarda lo scrivere: perfino quelli che scrivono molto nelle cartelle cliniche hanno meno tempo per i pazienti. Mettiamo i fenomenologi. Parlano mezzora con un paziente. Ne impiegano dieci per scrivere di lui, di quel colloquio. Che verrà pubblicato. Ci sono viceversa psichiatri che non scrivono. Non solo perché non sanno scrivere. Ma perché percepiscono meglio di chi scrive che le parole sono sempre una mappa imperfetta della realtà, o della persona di cui stanno scrivendo, o del suo disturbo. I fisici moderni (gli scienziati più avanti di tutti) al pari dei mistici orientali, l’hanno capito, che la mappa non è il territorio, che scrivere o dare numeri di un fenomeno non equivale alla puntuale descrizione del fenomeno. Insomma, io penso che gli scienziati dovrebbero essere un po’ più Zen e avere sempre in mente che nel momento in cui parli, o descrivi, o dai un numero di un fenomeno, ecco che ti è sfuggito. Ma torniamo a Tarro, sua maestà Tarro, il più feyerabendiano il più raoultiano dei virologi italiani (fateci caso, hanno la stessa idea di come affrontare questo virus, nonostante il druido Didier Raoult che adesso mi chiama ogni sera per darmi la buona notte abbia un h-index di 174 secondo al mondo solo a Anthony Fauci l’americano che ha 175) talmente epistemologicamente anarchico che negli anni 80 si mette a studiare, manco fosse uno sciamano, le urine di capra del veterinario Bonifacio Liborio, per vedere se davvero sono anti-cancro come il veterinario di Agropoli sosteneva, e perché no? Il suo problema (scientifico) è che si dimentica di fare le pubblicazioni, quel castello di carta e di numeri su cui si regge purtroppo la credibilità scientifica (quante pubblicazioni ha uno sciamano?). Passa il tempo, lo candidano due volte al Nobel (alcuni dicono il Nobel mancato, altri obiettano che come si poteva candidare al Nobel uno che aveva smesso di costruire il castello di carte e numeri, che si era fermato a un misero 10 di h-index, poteva candidarlo giusto Paul K. Feyerabend) ma sai come vanno queste cose, ciò che sappiamo è che (a differenza di Montagnier, di cui parlo nella prossima puntata) non lo riceve il Nobel, ma io dico che avrebbe potuto riceverlo, perché un medico non deve essere per forza un ricercatore, ci sono medici che lavorano coi numeri e medici che lavorano con le persone, vogliamo premiare dei matematici o degli umanisti?

Non lo so, fatto sta che né io né Guarducci abbiamo fatto i virologi e questo di sicuro per colpa di Tarro. Non c’era lezione in cui Tomas Milian Guarducci non nominasse Tarro, ogni volta spiegava un argomento e infilava la frase: vi dico pure di più, e quel di più glielo aveva detto Tarro, sono cresciuto col mito di Tarro, per me era il virologo, non mi sarei stupito che avesse preso il Nobel, poi non lo ha preso e adesso tutti a dire che s’era messo a collezionare titoli e lauree honoris causae pezzotte e pubblicazioni su riviste zero impact factor, l’avessi saputo prima che non era sua maestà ma un mezzo intrallazzino mi sarei incamminato senza il timore di Tarro sulla via della microbiologia, dico microbiologia perché in Italia da un pezzo non c’è più la virologia ma si studiano tutti i microbi, sia quelli piccoli i virus sia quelli più grossi i batteri, un po’ com’era prima per la via che invece ho scelto, che fino a metà anni 70 era legata insieme con la neurologia poi si sono biforcate, se no sarei stato pure io come Basaglia un neuropsichiatra, ecco, il microbiologo è il neuropsichiatra della microbiologia. Insomma, sarebbe stata colpa di Tarro se avessi deciso, pure io, di fare il microbiologo, ed è stata colpa di Tarro se non l’ho fatto e mi dissi, quando ero lì che dovevo decidere, ma che mi frega dei virus, qual è, a parte i virus, la cosa più figa da studiare? (chi sceglie medicina si può stimare la sua megalomania a seconda della specializzazione che si sceglie, se scegli ortopedia sei un tipo molto pratico, non scegli di occuparti di massimi sistemi, se scegli di fare lo psichiatra, Freud e Jung insegnano, sei il più megalomane sulla piazza. Che poi la maggior parte degli psichiatri si scordi la megalomania e conduca una vita professionale micromanica e micragnosa, dove o conversa annoiato con fobici da lettino o mette a letto legati i più pazzi da legare, questo è un altro discorso che non credo convenga approfondire qui, in questa rubrica, dove il focus sono i piccoli germi e i piccoli uomini) Insomma: tra Tarro e Basaglia scelsi Basaglia.
Per cui potete immaginarvi la meraviglia, lo sgomento, l’imbarazzo, quando Tarro in persona mi chiama in ospedale? L’assistente sociale, ormai arresa a farmi da segretaria alle continue chiamate da tutto il mondo, in tutte le lingue, in tutti gli stati di coscienza possibili mi fa: ti cerca uno, dice di essere il professor Giulio Tarro. Ma è un tuo paziente?

Ue’ Cipriano, che piacere! Ho sentito molto parlare di te. Ho letto un po’ di cose che vai scrivendo qua e là. Interviste, cosucce. Vedo che mò ti occupi pure di virus. Dovevi fare il virologo tu, non lo psichiatra. Comunque ti dico una cosa: non sarai virologo ma ti sei avvicinato. Tutti ‘sti virologi allarmisti, un anno due a convivere col virus. Ma quando mai? E con quali dati lo possono affermare? In realtà possono succedere tre cose. Segnatele. Hai preso carta e penna? O succede come per la prima SARS, quella del 2002/2003, ti ricordi? Durò circa sei mesi con più di ottomila contagi e quasi il 10% di mortalità, e quella sì che erano cazzi, per fortuna scomparve da sola. Oppure succede come successe con la MERS, nel 2012, una cosa a macchia di leopardo, lì ce la cavammo con gli anticorpi monoclonali e quelli ricavati dai guariti. La terza possibilità è che succeda come con l’influenza aviaria: continuerà a circolare, ma la maggior parte delle persone avrà gli anticorpi, per cui diventerà come un’influenza stagionale.

Io propendo per quest’ultima. Penso che tutto si concluderà come un’influenza stagionale. Questa è l’evoluzione che prevedo. Tieni presente che il Covid-19 potrebbe aver iniziato a circolare da noi già dalla fine dell’anno scorso. Tanto è vero che a fine 2019 ci sono state molte complicazioni polmonari simili all’influenza. Se andiamo a confrontare i numeri dei contagiati da coronavirus con quelli relativi all’influenza del 2019, vediamo che questi ultimi sono di gran lunga maggiori.

Ma allora perché, tu mi stai per chiedere, con questo coronavirus si sta facendo tutto ‘st’ammuina? E’ questo che vuoi sapere? E lo vorrei sapere pure io. Non so che dirti. Tutti i santi giorni alle 18 ci hanno fracassato la uallera coi bollettini di guerra: numero dei contagiati, dei morti e dei guariti, ma è una finzione numerica. Non sono numeri affidabili. Perché si basano sul numero di tamponi, e ‘sti tamponi so’ una cazzimma. Inaffidabili per un terzo. Per capire, ma overamente, quante sono le persone che hanno incontrato il virus dovremmo fare i test sierologici, cercare gli anticorpi: hai le IgM? Bene, hai la malattia in corso, anche se non hai sintomi devi stare a casa. Hai le IgG? Bene l’hai superata, sei guarito e non sei contagioso, te ne puoi uscire. Invece il governo vieta l’esame del sangue e ci scassa la uallera coi tamponi.

L’università di Oxford ha calcolato una percentuale di persone contagiate, in Italia, intorno al 60%. Luca Foresti e Claudio Cancelli, affermano che vi sono, in Italia, circa undici milioni di contagiati. Bastano questi dati, incrociati con quelli pubblicati dall’Iss che dice che, delle prime 909 vittime, solo 19 sono legate al coronavirus. La mortalità del Covid-19, avendo presente queste cifre, è intorno all’1%. Forse anche 0,05%. Questi so’ i dati scientifici su cui bisogna parlare, e non quelli che utilizzano virologi tipo Burioni e Capua. Embè ma quelli hanno fatto le pubblicazioni, quindi mò possono dire il cazzo che gli pare. Fatti il nome e vai a rubare, si dice a Napoli.

Tu mò vuoi sapere da me se è tutto un complotto scientifico, per produrre un vaccino a tutti i costi? Eh quelli già dicono che io so’ contro i vaccini. Perché così funziona, se ne critichi uno vuol dire che sei contro tutti. Devi dire obbedisco ai signori dei vaccini, per non essere no-vax. Io parto sempre dalle esperienze precedenti. Nel caso della prima SARS il vaccino non ci fu perché il virus scomparve da sé; ma vennero usati gli anticorpi monoclonali su dei furetti in via sperimentale e se ne osservarono gli effetti positivi. Non fu fatto un vaccino nemmeno nel caso della MERS, perché vennero utilizzati sia gli anticorpi monoclonali che le gammaglobuline dei soggetti guariti. Le IgG che dicevo prima. Adesso si parla del vaccino per il Covid-19. Perché diosanto? Nel caso della prima SARS, il coronavirus che la causò ebbe una differenza, a livello genetico, rispetto all’originale. Lo stesso la MERS, la cui differenza riscontrata rispetto all’originale fu addirittura maggiore. Nel caso del Covid-19, degli studi scientifici hanno osservato una modifica genetica del 12% dall’originario nel pipistrello; e, molto probabilmente, vi è una ulteriore differenza per ciò che riguarda il ceppo padano. E quindi: come si può creare un solo vaccino che vada bene sia per la versione cinese che per quella padana e per quella americana che è ancora diversa? Il vaccino deve essere buono per tutti e non solo per alcuni. Anzi, ti dirò di più…

Sì?

Sei sempre il solito boccalone Cipria’! So’ Guarducci, o prufessore ‘e scienze! meno male ca nun è fatt’ o virologo Cipria’, si no stemme frische.

*

Non mi faccio certo abbattere da Guarducci che si spaccia per Tarro. Ci vuole altro. Sistemo i quattro ricoverati. Appena ho un attimo di respiro abbasso la mascherina levo la cuffia dalla testa (non mi taglio i capelli per principio, da quando hanno chiuso i barbieri) e chiamo subito Maria Pia per dirle che mi ha chiamato Guarducci. Era più brava di me di un punto lei 60 io 59 all’esame di stato, come me decise di fare medicina ma lei è finita a fare la rianimatrice io invece addormento gli agitati. In due saremmo stati una coppia perfetta. Non si è mai sposata. Come una suora, s’è spostata con Esculapio. Lavora a Napoli. Appena c’è stata l’ecatombe a Bergamo è partita come volontaria. E’ sempre stata una crocerossina, non poteva fare altrimenti, una che l’hanno chiamata Maria Pia. Tra mezz’ora attacca il turno, in una delle rianimazioni della città lombarda più colpita.

Piero ascolta. Sono qui da un mese e mi sono fatta delle idee. Appena sono arrivata, pian piano, sentendo i colleghi, era chiaro ciò che non aveva funzionato. Qui, in Lombardia voglio dire, era tutto ospedale e tutto privato. I medici di medicina generale, il territorio, non esistevano più. E’ successo che i medici, all’inizio sono stati mandati allo sbaraglio, si sono infettati, ammalati, molti sono morti, per cui i malati, senza medici di base pronti, sono rimasti a casa a peggiorare, quando arrivavano in ospedale era troppo tardi, lì finivano in rianimazione a morire. All’inizio non si capiva in che modo il virus ammalava. Tutti a dire che era una polmonite interstiziale, ma non era solo una polmonite interstiziale, erano coinvolti tutti gli organi, il virus colpisce l’endotelio dei vasi sanguigni di tutti gli organi. Perché succede che, nel tentativo di fermare il virus, le cellule infette e il sistema immunitario producono una tempesta di citochine che genera una fortissima infiammazione, che può causare danni all’organo e difficoltà respiratorie.

Vedi Piero: ora la patogenesi è molto più chiara, nelle sue fasi. C’è una prima fase, diciamo virale, la cui sintomatologia è simil influenzale, bene, questa può anzi deve essere affrontata a casa, ma non come si è fatto finora dando il paracetamolo per controllare la febbre, no, la febbre anzi fa bene, è antivirale la febbre, è un vero e proprio farmaco, qui bisogna subito giocare d’anticipo con farmaci antivirali, con idrossiclorochina e con eparina, tra poco ti spiego perché. Siccome ciò nelle prime settimane non veniva fatto, moltissimi pazienti infettati (quelli con certe caratteristiche che tra poco ti dico) passavano nella seconda fase, che potremmo dire polmonare. Vanno incontro a ipossia, desaturano, hanno dispnea. A questo punto i pazienti venivano portati in ospedale ma era tardi perché rapidamente evolvevano verso la terza fase, quella iperinfiammatoria. Una tempesta di citochine, che dà luogo alla gravissima Coagulazione Intravascolare disseminata, la CID, te la ricordi? E questa va affrontata in terapia intensiva e anche lì non sempre ce la si fa.

Ricapitolando. Non bisogna attendere la fase due e tre per intervenire, che cioè sia colpito il polmone e l’endotelio dei vasi e una compromissione dei vari organi, lì è troppo tardi, soprattutto per alcune tipologie di persone (obesi, diabetici, ipertesi). Bisogna intervenire nella prima fase con idrossiclorochina (sì, il farmaco antimalarico del tuo amico Raoult), con antivirali e con eparina. Perché l’eparina? Perché non solo ha un ruolo antitrombotico dunque protettivo sulla parete endoteliale, ma stranamente (questo pochi lo sapevano, lo stiamo scoprendo adesso) è un immunomodulatore, che sinergizza col Plaquenil (ovvero l’idrossiclorochina) nell’attutire l’eccessiva risposta immunitaria dell’organismo al virus.

Ora mi chiederai perché certe persone se la cavano peggio con l’infezione del coronavirus covid-19? Questa è l’elemento nuovo che fino a poco fa non si conosceva: tutti i pazienti più gravi e che sono morti (anche quelli giovani, anche Sepulveda, il mio amato Sepulveda) sono pazienti con uno stato infiammatorio generale già prima dell’infezione: persone obese o sovrappeso, persone ipertese, persone diabetiche, insomma tutti quelli che già avevano un cronico stato infiammatorio in atto. Cosa ci dimostra questo virus, Piero? Che bisogna fare prevenzione, ecco cosa. Bisogna ridurre lo stato infiammatorio con cui le persone viaggiano per tutta la vita. Ci sono persone che mangiano male, mangiano zuccheri, farine, si muovono poco, assumono farmaci per contrastare gli effetti dell’alimentazione e della sedentarietà, antipertensivi antidiabetici anticolesterolo eccetera, anche gli psicofarmaci che date voi psichiatri, lo sai, non fanno bene, fanno ingrassare, sindrome metabolica, anomalie cardiache, diabete, i tuoi pazienti dovete poi dargli farmaci per cuore diabete pressione, è un serpente che si morde la coda, aggiungici l’inquinamento per chi vive in luoghi inquinati, chi vive nelle grandi città, o in una regione inquinatissima come la Lombardia, ecco: a persone già cronicamente infiammate e intossicate, il virus dà il colpo di grazia. Ora, io, da rianimatrice, assisto con perplessità alle discussioni di tutti questi dotti virologi che sanno solo blaterare di vaccino. Il vaccino, tutti lo aspettano come la soluzione definitiva, per uscire sicuri di casa. Piero, non so come la pensi anzi sì, conoscendoti lo so come la pensi, ma io non so se sono più scemi o in malafede, oppure sono sia scemi sia in malafede perché le due cose sono inestricabili, ma ne avessi sentito uno di questi super virologi che parli di prevenzione, che parli delle cose di buon senso, di come fortificare l’organismo umano per renderlo meno disarmato quando arriva il virus, cose di base tipo non alterare il microbiota intestinale, ma c’è qualche virologo che si è mai occupato di microbiota? Eppure lì c’è un universo intero di microbi. Avessi una volta soltanto sentito Burioni nominare il microbiota. Sa solo ripetere vaccino, vaccino, vaccino, per velocizzare prendiamo mille sani infettiamoli e vediamo che succede, ma perché non ti offri tu per dare il buon esempio? E non solo non nominano mai il microbiota, ma pure la vitamina C o D o il sole, stare al sole sembra un rimedio troppo nonnesco e poco virologhese per essere nominato. Proibiscono i parchi proibiscono le spiagge ma si può essere più idioti anzi, dico di più, criminali? Per loro esiste solo il vaccino. Ma io dico: due mesi fa eravamo senz’armi, ora sappiamo che con eparina idrossiclorochina e antivirali oppure Zitromax le persone ce la fanno, perché dover per forza fare in pochi mesi un vaccino, saltando tutti i trial e non sapendo se sarà efficace, e se sarà sicuro e soprattutto… Piero, con tutto questo can can che hanno fatto, un vaccino trovato in tutta fretta che verrà quasi sicuramente imposto a mezzo mondo… Scusami Piero, avrei molte altre cose da dirti, ma inizia il turno. Buon lavoro anche a te. E… corri, corri, corri tu che puoi.


[Chiamate telefoniche precedenti]