James Ballard, All That Mattered Was Sensation. Intervista e introduzione a cura di Sandro Moiso con un saggio critico di Simon Reynolds, Krisis Publishing 2019, pp. 218, 20,00 euro
[Dopo essere rimasta chiusa in un cassetto per quasi trent’anni, giunge finalmente al pubblico un’intervista di James Ballard realizzata nel 1992, in occasione del Noir in Festival di Viareggio, dal piccolo collettivo editoriale che all’epoca ruotava intorno alla video-rivista Fantazone. Unico e anticipatorio tentativo di portare in quegli anni il discorso sull’immaginario, anche politico, oltre le barriere della carta e gli ortodossi limiti della Sinistra, istituzionale e non.
Così, a dieci anni dalla scomparsa di uno dei più importanti autori del Novecento inglese, le edizioni Krisis, in edizione bilingue e in una veste grafica come sempre stimolante ed affascinante, propongono le parole, espresse allora, che già ripercorrevano gran parte della carriera e del pensiero dello scrittore nato a Shangai nel 1930.
Qui di seguito si è pensato di sottolineare alcune delle riflessioni svolte da Simon Reynolds, uno dei più importanti critici post-moderni inglesi, sull’importanza di Ballard come anticipatore della realtà che oggi ci circonda.]
L’idea che la periferia generi le sue proprie forme di insurrezione – la borghesia infuriata contro lo stesso ambiente e stile di vita che ha creato per se stessa – è un tema a cui Ballard ritorna ripetutamente nei romanzi che ha scritto nelle ultime due decadi. Lo scenario è solitamente un ambiente di vita chiuso e protetto – le comunità circondate da cancelli di Pangbourne Village in Un gioco da bambini (Running Wild, 2005) e di Chelsea Marina in Millennium People (2003), o quelle dei villaggi turistici di Estrella de Mar in Cocaine Nights (1996) e Eden-Olympia in Super-Cannes (2000). Ma la ben pianificata sciatteria di questi ambienti sembra generare una corrente contraria di distruzione, sia nel caso che si tratti di una carneficina di genitori ad opera dei bambini di Pangbourne, di un incendio doloso a Estrella de Mar, dell’omicidio di massa in Eden-Olympia o di una strana forma di terrorismo della classe media rivoluzionaria che ribolle tra gli abitanti di Chelsea Marina. Il suo ultimo romanzo, Regno a venire (Kingdom Come, 2006), è ambientato nella città immaginaria di Brooklands, che, come Shepperton, si trova all’estremità occidentale della Greater London. Ballard immagina una nuova forma di fascismo che emerge dalla società dei consumi e dello spettacolo. Elementi di questo scenario – attacchi contro gli immigrati, sciovinismo convogliato in fanatismo per lo sport – anticipano misteriosamente l’esuberante irrazionalismo delle Leave Campaign e del Brexit-means-Brexit.
“Temo che questo sarà il futuro” ha detto Ballard nel 1988 parlando alla rivista The Face per un articolo intitolato Visions of Dystopia: “Tutto è controllato. Anche spostare una foglia sembra fuori luogo… Una volta ci si trasferiva in periferia, il tempo si fermava. Le persone misurano le loro vite attraverso i prodotti di consumo, i sogni che i soldi possono acquistare. Penso che sia più pericoloso. Le persone non hanno più nessun tipo di attaccamento”. In questo vuoto tutti coloro che riescono a offrire un senso e uno scopo, o a identificare un nemico comune, possono prendere il controllo, sfruttando gli istinti tribali che l’ambiente della periferia non può soddisfare. (pp. 73-74)
Lunedì 13 gennaio, alle ore 19 presso la Libreria modo infoshop, via Mascarella, 24/b – Bologna, si svolgerà la prima presentazione italiana del libro. Sandro Moiso, curatore del libro, ne parlerà con Francesco D’Abbraccio (Lorem / Krisis Publishing / Studio Frames).