di Marc Tibaldi
Giorgio Bertani, l’editore e attivista politico, che negli anni ’70 e ’80 pubblicò centinaia di titoli importanti e fondamentali per la cultura dei movimenti antagonisti e non solo, è scomparso l’8 giugno di quest’anno, a Verona. Era nato il 10 luglio del 1937. Con questo breve saggio, attraverso dei cenni biografici e attraverso i titoli pubblicati dalla Bertani Editore, vogliamo ripercorrere le ricerche, le lotte, la creatività degli anni migliori di quella che è stata una delle case editrici alternative più conosciute negli anni ‘70. Questi percorsi ci sono necessari per evidenziare il filo rosso che attraversa i movimenti passati e futuri, ma anche per avere elementi per riflettere sulla cultura, sull’editoria, sulle lotte di oggi.
Giorgio Bertani. Cenni biografici
Dacia Maraini in Isolina, opera letteraria ibrida tra saggio e romanzo, pubblicata da Rizzoli nel 1985, racconta dell’omicidio di Isolina Canuti, avvenuto a Verona nel 1900, e dei processi che ne seguirono. Durante i soggiorni veronesi per le ricerche sulla ricostruzione del fatto narrato, la Maraini racconta anche l’incontro con Bertani, ne fa una descrizione breve ma che centra alcune sue caratteristiche: “Abbiamo appuntamento con l’amico Bertani, editore. Lo aspettiamo in piazza Erbe, davanti a un fioraio. Arriva con passo baldanzoso, i capelli rossi scossi dal vento, i baffi ad ala da granatiere”, “è polemico e candido come sempre”, le promette delle foto di Verona inizio 900, “…me lo vedrò arrivare trafelato alla stazione l’ultimo giorno, pochi minuti prima che parta il treno per Roma, con una enorme cartella sotto il braccio, un sorriso buffo e gentile”. L’essere polemico e candido, buffo e gentile, erano tratti del suo carattere. A cui possiamo aggiungere: intuizione, intelligenza, determinazione e convinzione che la realtà si cambia solo partecipando in prima persona alla vita sociale.
È una storia che viene da lontano quella di Giorgio Bertani. Rivendicava orgogliosamente le sue radici proletarie e antifasciste, suo padre e sua madre furono operai delle Officine Galtarossa, un’acciaieria, in quel periodo la più grande fabbrica di Verona. Il padre fu licenziato perché antifascista. Rimasto orfano in tenera età fu “adottato” dai compagni di fabbrica del padre, diventando la loro mascotte (sono fatti che Bertani racconta nel suo intervento di presentazione come consigliere comunale appena eletto nel 2002). In quell’ambiente maturò fin da ragazzo l’ideale socialista e rivoluzionario.
Come è risaputo, prima della scolarizzazione di massa degli anni ’60 – in una società profondamente classista – se un ragazzo di famiglia proletaria voleva studiare l’unica possibilità era entrare in seminario, per poi magari, appena preso il diploma, rinunciare al voto religioso. Bertani entrò in seminario ma, spirito ribelle, non riuscì a sopportare la disciplina e l’indottrinamento e fu allontanato. Trovò lavoro come pulitore di libri manoscritti e pergamene all’Archivio di Stato e alla Biblioteca comunale di Verona, esperienze che gli permisero successivamente di farsi assumere alla libreria Dante, considerata allora la libreria più importante di Verona e del Veneto, e diventandone responsabile del reparto scolastico, distinguendosi per capacità mnemonica su tutti i cataloghi delle case editrici, tanto da venir appellato “Giorgio catalogo”. Successivamente divenne direttore della libreria, specializzandosi anche in libri antichi e imparando il latino.
- Il rapimento del vice-console spagnolo
Continuò a coltivare l’ideale socialista e nel 1962 fece parte del gruppo che rapì il vice-console spagnolo in Italia per protestare contro la condanna a morte di tre giovani antifranchisti; l’azione antifascista avvenne in un periodo di forti contrapposizioni sociali di classe, ma assente di azioni così ardite ed ebbe – assieme al successivo processo – un forte impatto nell’opinione pubblica contribuendo a salvare i tre militanti. Il gruppo era composto da cinque compagni anarchici di Milano (Amedeo Bertolo, Luigi Gerli, Gianfranco Pedron, Aimone Fornaciari) e da cinque compagni socialisti rivoluzionari di Verona (oltre a Bertani: Alberto Tomiolo, Giovanbattista Novello Paglianti, Vittorio De Tassis, che in realtà era trentino). “Le pene emesse furono le seguenti: sette mesi di carcere per De Tassis, Bertolo, Pedron, Gerli e Tomiolo. Quattro mesi invece a Fornaciari, più uno di arresto. Per possesso d’armi, De Tassis subì un ulteriore aggravamento della pena, con un mese in più di arresto, mentre Bertolo, Pedron e Tomiolo, di altri venti giorni; Bertani e Novello Paglianti furono condannati a cinque mesi, con un mese di arresto al primo per possesso d’armi”. Per la prima volta in un processo per motivi politici, figurava nella sentenza l’attenuante per aver operato per ragioni di particolare valore morale e sociale (si veda la rigorosa ricostruzione fatta da Antonio Tellez, in “A Rivista anarchica”, n.268, del 2002).
Negli anni successivi fu a Trieste, lavorando sempre in libreria e seguendo come segretario la nuova sezione del Partito socialista di unità proletaria. Rientrato nel 1965 a Verona, aprì la libreria-galleria d’arte Maffei. Nel 1966 diventa agente della Feltrinelli e dell’Einaudi.
A cavallo del 1968 fonda le edizioni E.D.B (“edizioni del buono, del bello, del bacio, del buco, del Bertani”, come lui stesso affermava). Nel 1971 progetta la Bertani editore, che inizierà le pubblicazioni nel 1972.
Per più di venti anni, in un arco di tempo che va circa dal 1968 al 1988, Bertani ha il suo periodo più importante come editore, di questo periodo e dei titoli che pubblicò ci occuperemo nei capitoli successivi in maniera più articolata.
Per quanto riguarda invece gli ultimi decenni della sua vita, va ricordato che negli anni ’90 Bertani partecipa a varie azioni di interposizione di pace durante il conflitto jugoslavo e a viaggi di solidarietà a Sarajevo, Mostar e Banja Luka con i “Beati costruttori di pace”. Nel 1994 aderisce al movimento Bo.Bi. Boycotta il Biscione, contro la dittatura mediatica berlusconiana, diventandone coordinatore di zona. Dal 2002 e il 2007 fu consigliere comunale dei Verdi e dal 2007 al 2012 consigliere di circoscrizione nel quartiere di Veronetta. Negli ultimi decenni partecipa a tutte le importanti manifestazioni di Verona, a iniziare dai Gay Pride organizzati dal Circolo Pink (una delle realtà lgbt più antagoniste d’Italia e attenta a creare collegamenti con altre lotte, a iniziare da quella dei migranti). Eretico e polemico, basco rosso in testa, in bicicletta, immancabile a ogni manifestazione, fino all’ultima organizzata da Nonunadimeno, in occasione del Congresso delle famiglie, nella primavera del 2019, questa è l’immagine degli ultimi anni di Giorgio Bertani. Partecipò alle battaglie politiche fuori e dentro le istituzioni accanto ai gruppi antagonisti, antirazzisti e pacifisti di Verona, dal Cesar K alla Chimica, dal Domaschi al Pink e a tanti altri, portando sempre con sé il sapere della cultura che aveva pubblicato. In una Verona divenuta negli ultimi decenni laboratorio della collaborazione di tutti i gruppi fondamentalisti e reazionari, Bertani ha continuato a rivendicare la sua provenienza familiare proletaria e antifascista, sicuro che – come ci disse qualche mese prima della sua scomparsa – “a Verona come nel mondo, al vento disumano che soffia sapremo rispondere con intelligenza, cultura e con una ribellione creativa e gioiosa”. Ma veniamo ora alla “biografia editoriale”.
Attraverso il catalogo Bertani
Innanzitutto bisogna ricordare che Bertani è stato il primo editore di Dario Fo e pubblicò dalla fine degli anni 60 all’inizio degli 80 pressocché tutti i titoli dell’allora futuro premio Nobel, collaborando con il collettivo politico-teatrale La Comune. Ci sembra giusto elencarne almeno qualcuno per ravvivare la memoria, anche perché già dai titoli dicono tanto dello spirito di quel tempo: Mistero buffo, di cui pubblicò anche la prima edizione francese; Guerra di popolo in Cile; Pum, pum! Chi è? La polizia!; Il Fanfani rapito; La giullarata; La marjuana della mamma è la più bella; Morte accidentale di un anarchico; Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente; Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa, quello non è il padrone?; Ci ragione e canto, Ordine per dio.ooo.ooo; Ballate e canzoni.
In catalogo troviamo autori stranieri che, prima della pubblicazione con la Bertani Editore erano poco o nulla conosciuti, come Felix Guattari, Gilles Deleuze, Jacques Derrida, George Bataille, Paul Nizan, Daniel Guerin, Lucien Goldmann, Michel Tort, e autori italiani come Ludovico Geymonat, Luciana Castellina, Franco Berardi Bifo, Adelino Zanini, Sebastiano Timpanaro, Ugo Dessy, Luciano e Ivan Della Mea, Antonio Prete, Ivano Spano, Lanfranco Binni e molti altri. Sono autori che appartengono a aree politiche diverse, ma che rimangono nell’ambito della sinistra, parlamentare o extraparlamentare, come era in uso definire gli schieramenti in quei decenni. Ma andiamo per ordine.
I primi anni della Bertani Editore
Parlando di Bertani e della Bertani Editore con alcuni ex-collaboratori c’è stato chi ha sostenuto che i titoli della casa editrice si dividono nettamente in due periodi. Il primo durato pochi anni – con la pubblicazione di titoli importati e un programma editoriale definito, coerente, con traduzioni di autori e titoli che erano sconosciuti o poco conosciuti in Italia, come Paul Nizan, I materialisti dell’antichità; George Bataille, La parte maledetta; Gilles Deleuze, Nietzche; Jacques Derrida, Posizioni; Gaston Bachelard, La ragione scientifica; Lucien Goldmann, Lukacs e Heidegger; e altri. Questi titoli sono stati pubblicati nella collana “Il lavoro critico”. E un secondo periodo meno importante. Il primo periodo dovrebbe corrispondere a quello in cui collaborarono alla selezione editoriale Franco Rella (poi divenuto docente universitario e affermatosi come filosofo) e Alberto Tomiolo (già sodale di Bertani nel sequestro del 1962, poi divenuto politico, consigliere regionale di Democrazia proletaria dal 1980 al 1985), che diressero la collana “Il lavoro critico” fino al 1974. Il secondo periodo quello in cui Bertani rimase solo alla guida della redazione. Quali furono i motivi della rottura non lo sappiamo, abbiamo conosciuto però Bertani e il suo carattere non facile! Torniamo a noi, per confutare la tesi dei due periodi andiamo a vedere anche quali sono i titoli che Bertani pubblica dopo il 1974, anno della rottura. Dobbiamo tenere anche presente che – come detto più sopra – prima del 1972 come E.D.B., Bertani aveva già pubblicato alcune opere di Dario Fo.
Editoria militante
Nel giugno del 1974 si svolse il primo congresso di editoria militante a cura del “gruppo operativo editori antifascisti e di classe”, di cui faranno parte oltre a Bertani, Newton Compton, Sapere, Oriente, La pietra… Il raduno prende le distanze dalla confindustriale Associazione Italiana Editori, sia dal convegno di stampo democratico presieduto poco tempo prima da Giulio Einaudi, con la partecipazione di Feltrinelli, Laterza e Jaca Book, sia dalla Lega per una editoria democratica, coordinata da Guaraldi, Mazzotta, Marsilio. Il coordinamento di Editoria militante, stando a quanto dettoci dallo stesso Bertani, non durò a lungo, ma fu un fenomeno sintomatico del clima di quegli anni, Il coordinamento di Editoria militante, stando a quanto dettoci dallo stesso Bertani, non durò a lungo, ma fu un fenomeno sintomatico del clima di quegli anni. Interessanti, su questo periodo e sulle dinamiche culturali ed editoriali, sono i volumi: Gruppo operativo editori antifascisti e di classe, Editoria militante, pubblicato dallo stesso Gruppo, Milano 1974; e Per una editoria democratica. Atti del convegno di Rimini, giugno 1974, di Aa.Vv. pubblicato da Guaraldi, 1975. Balestrini, che nei primi anni 70 era editor della Feltrinelli, scrive che in quel periodo, La guerra di guerriglia di Che Guevara, vendette centinaia di migliaia di copie. Ebbero un successo di vendite notevole anche titoli analoghi di Bertani, come Formare l’Armata rossa (curato da Luciano Della Mea) e La guerriglia nella metropoli (con prefazione di Jean Genet) del gruppo Baader-Meinhof della Rote Armee Fraktion.
Il clima politico-culturale di quegli anni, con particolare attenzione all’editoria alternativa, viene raccontato in alcuni saggi di Primo Moroni, da L’orda d’oro (scritto con Nanni Balestrini e pubblicato prima da Sugarco e successivamente da Feltrinelli), all’intervista pubblicata su La città invisibile, e ora scaricabile sul blog moronicaronia.noblogs.org, da Dieci anni all’inferno: storia dell’altra editoria, scritto con Bruna Miorelli, all’intervista a Primo e Sabina della libreria Calusca, realizzata da Emina Cevro Vukovic. Sono interventi ora contenuti in Geografie della rivolta. Primo Moroni, il libraio del movimento, pubblicato da DinamoPress nel 2019, che raccoglie molti dei contributi di Moroni sparsi in libri e riviste. In tutti questi saggi Moroni ricorda l’importanza di Bertani e la sua partecipazione ai movimenti, diventandone, nel caso di alcuni titoli, vero e proprio megafono. Ricordiamo oltre a Bertani, alcune delle case editrici di quegli anni, legate più o meno alla sinistra alternativa: L’Erba Voglio, Tartaruga, Ottaviano, Arcana, La Salamandra, 10/16, Re Nudo, Clued, Ar&a, Ottaviano, Editrice Sindacale, Stampa Alternativa, Savelli, De Donato, Edizioni di Cultura Popolare, Mazzotta, La Pietra, Arcana, Multhipla, Sugar, Squilibri.
Tra il 1968 e il 1977
Nel catalogo autunno-inverno del 1976 della Bertani editore troviamo queste Collane (dai titoli significativi): Evidenze; Testi; Il lavoro critico; Manifesti della lotta di classe; Per un movimento politico di liberazione della donna; Quaderni per delegati e militanti sindacali; Quaderni di intervento militante; La comune (opere di e su Dario Fo); Comunicazioni visive; Didattica e pedagogia oggi; Quaderni del Triveneto. In quegli anni la sede della casa editrice era in Lungadige Panvinio 37, a Verona.
Uno dei libri di maggiore impatto fu senz’altro quello di Felix Guattari, Una tomba per Edipo. Psicoanalisi e metodo politico, con introduzione di Gilles Deleuze, curato e tradotto da Luisa Muraro (giovane docente che insegnava all’Università di Verona e che negli anni ‘80 avrà fama come filosofa, fondatrice del gruppo Diotima e della Libreria delle donne di Milano). È il primo libro di Guattari, tradotto a due anni dall’edizione francese, 1972, lo stesso anno di L’Anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, scritto in collaborazione con Deleuze, che verrà pubblicato in Italia da Einaudi nel 1975. Un libro importante in cui l’autore spiega alcuni suoi concetti-chiave: micropotere, microfascismo, desiderio, rivoluzione molecolare.
Altro titolo significativo, che oggi meriterebbe una ristampa, è La peste bruna, volume I: Sul fascismo e volume II: Fascismo e grande capitale, di Daniel Guerin, pubblicato nel 1975, che analizza fascismo e nazismo, frutti della grande finanza capitalista.
Nel 1976 su interessamento di Franca Rame, viene pubblicato, nella collana “Quaderni di intervento militante”, Ormai è fatta! di Horst Fantazzini. Un libro eccezionale, cronaca di un’evasione, racconto autobiografico, con un capitolo di poesie. Il libro era curato da Soccorso Rosso Militante, con presentazioni di Franca Basaglia Ongaro e Anna Fantazzini (ora ristampato a cura di Nautilus/El Paso Torino, con presentazione di Paolo Ranieri, 2003; l’edizione Bertani è scaricabile sul sito: www.horstfantazzini.net).
Sulla relazione tra ecologia, ambiente e lotta di classe, l’editore veronese pubblicò un testo innovativo di Jean Fallot, filosofo francese che insegnò per molti anni in Italia, si tratta di Sfruttamento inquinamento guerra. Scienza di classe, in cui l’autore analizza il dominio capitalista nelle sue articolazioni. L’introduzione di Dario Paccino, che in Italia stava portando avanti analisi analoghe, conferma l’importanza del libro. Precedentemente, nel 1972, era stato pubblicato il volume collettaneo La guerra chimica. Imperialismo ed ecologia, sui danni anche ambientali provocati dalle guerre degli USA, a cura di Massimo Aloisi, biologo di fama internazionale. Sul tema dell’imperialismo da segnalare anche il libro di Luciana Castellina, Che c’è in Amerika?, 1973, con interviste a Marcuse, Chomsky, Sweezy e prefazione di Lucio Magri.
Di Paul Nizan, autore riscoperto anche in Francia in quegli anni, vennero pubblicati: Letteratura e politica; Cronaca di Settembre; I materialisti dell’antichità; Il cavallo di Troia; Antoine Bloyé. La borghesia, i suoi miti, i suoi fantasmi e il celebre – ma non ancora tradotto in Italia – Aden Arabia (“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”, è il citatissimo incipit di questo importante romanzo)
In una carrellata veloce meritano segnalati, sul funzionamento dei sistemi capitalistici e il rapporto fra capitale e stato: Teoria come utopia. studi sulla scuola di Francoforte. Marcuse, Adorno, Horkheimer, di Giangiorgio Pasqualotto; AA.VV., Il capitale e lo stato. Crisi della gestione della crisi; Aa.Vv., Dylan s.p.a.; Roger Establet e Pierre Macherey, La scienza del capitale: leggere Marx; Aldo Forbice, La federazione sindacale Cgil, Cisl e Uil fra storia e cronaca; Aa.Vv., Cina, contraddizione e rivoluzione; Aa.Vv, Chile, socialismo, lotta di classe e golpismo; Maria Esther Gilio, Guerriglia Tupamara, a cura di Valentino Parlato; Rosa Luxemburg, Scritti sull’arte e la letteratura (con la cura di Franco Volpi); e ancora: i racconti Luciano Della Mea, Il Fossile Ignoto; La schizofrenia, capolavoro di Eugéne Minkowski, un classico della letteratura psichiatrica del Novecento, ora in catalogo da Einaudi; di Domenico Tarantini, La maniera forte. Storia del potere politico in Italia 1860-1975 (un testo che ancora oggi viene citato per l’analisi sottile di come il potere abbia violato sistematicamente le sue leggi); di Luciano Della Mea è doveroso ricordare anche Proletari senza comunismo, testo in cui l’autore critica le tesi di costituzione di Lotta Continua del 1972.
È interessante notare l’alternarsi in catalogo – anche nella stessa collana – di titoli molto diversi per tematiche e impostazione, per esempio: i Testi della rivoluzione palestinese 1968-1976, volume antologico a cura di Bichara e Naim Khader, con documenti delle organizzazioni di resistenza Olp, Al Fatah, Fplp, Fdplp e il George Bataille di La parte maledetta, o del romanzo L’abate C., oppure il Nietzsche: con antologia di testi, di Gilles Deleuze (con in appendice Georges Bataille, Nietzsche e i fascisti) e un altro volume collettaneo Requisitoria Feltrinelli, Requisitoria Brigate Rosse. Criminalizzazione delle lotte di classe, a cura di Guido Viola e Bruno Caccia, con contributi di Aldo Bonomi, Giannino Guiso e Franco Tommei. Ma è proprio l’equilibrio tra testi militanti e testi di ricerca una delle originalità del progetto editoriale di Giorgio Bertani.
Non dimentichiamo alcune opere del pensiero marxista come la raccolta degli scritti di Mao TseTung Senza contraddizione non c’è vita, o quella su Il revisionismo. Antologia dei comunisti cinesi sulle divergenze con Kruscev, Togliatti e Breznev, curata da Walter Peruzzi, ma anche quelle che accompagnano la prassi politica nelle lotte come Autonomia operaia. Giornali operai della Montedison di Ferrara, di Ninetta Zandegiacomi (fondatrice del Manifesto, assieme a Pintor, Rossanda, Parlato, etc), o ancora Il caso Marini, dedicato alla campagna per la scarcerazione del giovane antifascista Giovanni Marini, a cura di Soccorso Rosso, con interventi di Pio Baldelli, Giuliano Spazzali, Pietro Valpreda, Franca Rame, Sebastian Matta e molti altri.
Sui movimenti che praticavano la lotta armata vanno segnalati almeno, oltre ai tre volumi a cura della RAF e a quelli della rivoluzione palestinese, La polveriera irlandese di Jean-Pierre Carasso; Guerra di popolo nel Veneto. La stampa clandestina nella resistenza, a cura di Giuseppe Gaddi. Da ricordare anche A Pugno chiuso: sul fronte del carcere, bollettino periodico del Soccorso rosso militante.
Bertani pubblicò anche la rivista in equilibrio tra letteratura e politica, “L’arma propria”, che con Gianni Scalia, Ivano Spano, Roberto di Marco, Marco Gabrieli e lo stesso Bertani, aveva in redazione il giovane Marco Belpoliti. Il primo numero, pubblicato nel 1979, conteneva contributi tra gli altri di: Nanni Balestrini, Renzo Paris, Franco Berardi, Ugo Dessy (significativo intellettuale sardo, giornalista, scrittore, militante, di cui Bertani pubblicò anche I galli non cantano più; Quali banditi?; La Maddalena, la morte atomica), Antonio Porta, Beppe Sebaste, Bianca Tarozzi, Francesco Leonetti.
La repressione nel 1977 e negli anni successivi.
Il 7 maggio 1977 – nell’ambito dell’inchiesta sugli incidenti di marzo a Bologna – vengono perquisite diverse librerie e case editrici di movimento (Calusca e Porto di mare; ARE&A, L’erba voglio, Bertani) e diverse abitazioni di compagni (40 in tutta Italia, secondo la ricostruzione fatta in Una sparatoria tranquilla, pubblicato da Odradek nel 1997). Nella perquisizione a Giorgio Bertani viene trovata una pistola lanciarazzi e di conseguenza viene arrestato. Bertani viene citato anche nella famosa lettera degli intellettuali francesi contro la repressione in Italia, scritta nei giorni successivi e firmata tra gli altri da Gilles Deleuze, Jean-Paul Sartre, Michel Foucault, Félix Guattari, Roland Barthes, Philippe Sollers. Probabilmente uno dei motivi della perquisizione fu il libro che stava per pubblicare e pubblicò – un esempio di istant-book militante – qualche mese più tardi, un libro essenziale della storia dei movimenti: Bologna marzo 1977 fatti nostri, “autori molti compagni”, c’era scritto in copertina, i redattori erano giovani compagni che facevano riferimento a Radio Alice: Carlo Rovelli , poi divenuto fisico di importanza internazionale, Enrico Palandri, poi affermato romanziere e teorico della letteratura, Claudio Piersanti, poi scrittore, e Maurizio Torrealta, ora giornalista e autore televisivo. Quest’ultimo, assieme a Alberto Benini, nel 1981, pubblicherà con Bertani, anche Simulazione e Falsificazione. Il segno come valore: semiotica e lotta di classe. Nel libro sulla repressione bolognese compariva anche un contributo di Franco Bifo Berardi, che qualche mese dopo pubblicò con Bertani Teoria del valore e rimozione del soggetto. Critica dei fondamenti teorici del riformismo. Carlo Rovelli, veronese, che studiava a Bologna, ci ha raccontato le traversie di quel libro: il sequestro da parte della polizia di una parte delle foto e del trasmettitore di Radio Anguana (che doveva essere la radio libera di Verona), i nascondigli per eludere le perquisizioni, ma anche l’istantaneo entusiasmo di Bertani quando gli propose la pubblicazione del libro.
È interessante notare come in quegli anni erano le realtà di lotta che proponevano la pubblicazione di testi di controinformazione. Quando – Bertani in vita – abbiamo avuto la possibilità di consultare gli archivi della Bertani editore ci capitarono tra le mani tre dattiloscritti di proposte interessantissime di fine anni ‘70: uno sull’esperienza di Radio Onda Rossa di Roma, uno sulle lotte nei paesi terremotati del Friuli del 1976, e uno sull’inquinamento dell’Icmesa di Seveso. Non pubblicati a causa dei problemi economici.
L’attenzione alla cultura delle classi subalterne
Assieme a famosi scrittori veneti della seconda parte del ‘900, come Andrea Zanzotto, Luigi Meneghello e Mario Rigoni Stern, Bertani fu attento alla cultura popolare e alle sue trasformazioni, in un’epoca di passaggio molto delicata, quella degli anni ’60 e ’70, legata all’emigrazione di grandi masse di proletari nei centri industriali e con la perdita di contatto con la civiltà contadina. Dino Coltro, Paese perduto (in sette volumi, il primo pubblicato nel 1976), una raccolta minuziosa e rigorosa di tutti gli aspetti della cultura contadina veneta (titoli ripubblicati dalla casa editrice Cierre). Interessante è anche I Magnaséte, le storie contadine scritte da Virgilio Scapin, autore eccentrico e originale. Sono testi a cui Bertani dà una profondità analitica e teorica pubblicando Semiotica della cultura popolare, testo notevole di Petr Bogatyrev, semiotico formalista che fece parte del Circolo linguistico di Praga e di quello di Mosca.
Dagli anni ottanta alla chiusura
Dagli inizi degli anni ’80, con il fenomeno del cosiddetto “riflusso nel privato”, cioè l’abbandono dell’impegno sociale e politico di massa, e la crisi dei movimenti e di conseguenza con la crisi di idee per nuovi titoli, e di proposte da parte delle realtà di base, ma anche con la diminuzione consistente dell’interesse per la saggistica politica, la Bertani editore ha una crisi economica e di proposta. Anche se riesce ancora a pubblicare testi importanti. Per esempio, dell’epistemologo marxista Ludovico Geymonat, Bertani pubblicò quattro titoli significativi: Per Galileo; Scienza e storia; La ragione e la politica; Del marxismo; di Sebastiano Timpanaro, uno dei maggiori filologi classici, l’interessantissimo Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura del “Primo maggio”; la prima opera letteraria di Vittorino Andreoli La mela è pronta, e anche le notevoli poesie di Giuseppe Piccoli, Chiusa poesia della chiusa porta, quelle di Arnaldo Ederle, Il fiore d’Ofelia, e di Alida Airaghi, Rosa rosse rosa.
Merita ricordare anche: la rivista di cinema “Fotogramma”, di cui uscirono due numeri, diretta da Gian Maria Volontè; e l’edizione italiana di “Hérodote” (negli ultimi numeri cambia il nome in “Erodoto”), rivista di geografia sociale, direttore Massimo Quaini, che inizialmente si presenta come edizione italiana dell’omonima rivista francese diretta da Yves Lacoste; escono, dal novembre 1978 al settembre 1984, sei numeri monotematici.
Titoli che suscitarono molto interesse e dibattito furono quelli di Ferruccio Brugnaro, poeta operaio comunista, un poeta notevole, che ideò anche i quaderni di scrittura operaia “abiti-lavoro”. Di lui Bertani pubblicò: Vogliono cacciarci sotto; Il silenzio non regge; Dobbiamo volere.
Di Giorgio Strehler uscirono invece: Il re Lear di Shakespeare e Santa Giovanna dei macelli di Brecht, con le note di regia, repertorio fotografico di documentazione degli spettacoli.
Dei tardi anni ’80 vanno segnalati anche due numeri della nuova serie della rivista “Classe”, diretta da Attilio Mangano. Trovano pubblicazione – in un interessante connubio – testi dei fondatori di Socialisme ou barbarie Cornelius Castoriadis e Claude Lefort, operaisti italiani come Sergio Bologna, ecologisti marxisti come il già citato Dario Paccino.
Questa breve ricostruzione delle pubblicazioni della Bertani editore avrebbe potuto seguire altre suggestioni e percorsi e indicare altri titoli significativi. Per esempio iniziare dalle Memorie di Giuseppe Garibaldi, curato da Ugoberto Alfassio Grimaldi, passando da Spettri scalzi della Bra, significativo testo della resistenza, scritto dal partigiano Vittore Bocchetta; da Introduzione del ’57 di Marx a un libro-intervista di rara efficacia per capire il clima degli anni 70, come Parlare con Dacia Maraini di Ileana Montini (di cui Bertani pubblicò anche l’interessante La bambola rotta, sulle disparità di genere nella famiglia, nella chiesa e nella scuola), pubblicato nella collana “Per un movimento di liberazione della donna”; Keynes: una provocazione metodologica, uno dei primi libri di Adelino Zanini, uno dei filosofi più attenti all’economia politica; o ancora l’opera prima di Mario Galzigna, Conoscenza e dominio, in cui la scienza della vita vengono analizzate nei loro rapporti con l’ideologia, nelle relazioni di potere a cui appartengono: situate all’interno dei processi di costituzione del soggetto. La casa editrice continuò con estrema difficoltà a pubblicare pochi testi all’anno fino alla fine degli anni 90, chiudendo definitivamente nel 2001.
Riannodare i fili della memoria. Il progetto del docufilm su Bertani e gli anni 70
Per vivificare il patrimonio culturale, politico e sociale di cui abbiamo scritto in questa breve panoramica storica ed editoriale, e per riannodare i fili della memoria realizzeremo un docufilm su Bertani, sull’importanza della casa editrice, ma anche su Verona, soprattutto quella degli anni’70, con le sue vivaci presenze. Nel 2009 alcuni attivisti dell’ex centro sociale La Chimica – tra cui l’estensore di questo articolo – fecero alcune interviste video a Bertani, per un totale di quattro ore e mezza di girato. Oltre a lui intervistammo varie personalità di quegli anni, tra i quali anche lo scrittore Antonio Moresco, che negli anni ’70 aveva vissuto a Verona (ne racconta anche in uno dei suoi libri più celebri: Lettere a nessuno) e il fisico Carlo Rovelli. Ora si tratta di selezionare le parti più interessanti e montarle, realizzando e producendo il film, e distribuendolo poi come dvd con libro allegato.
Il dvd conterrà: il docufilm Verona city lights. Giorgio Bertani, editore ribelle; i contenuti extra: le interviste a Raffaella Poldelmengo, Antonio Moresco, Giovanbattista Novello Paglianti, Tiziana Valpiana, Tosi, Alberto Tomiolo, Fiorenzo Angoscini, Carlo Rovelli. Il libro conterrà: la storia della Bertani editore e di Giorgio Bertani; la bibliografia e catalogo Bertani; foto e immagini.
Gli intenti del docufilm. Attraverso l’intreccio di testimonianze di militanti e intellettuali veronesi e di intellettuali italiani che hanno pubblicato con la Bertani editore, e attraverso il filo rosso della significativa esperienza editoriale di Giorgio Bertani, raccontare la Verona degli anni ’70, senza nessun indugio alla nostalgia, ma con la volontà di fare un film che funzioni come macchina mitopoietica ricombinante che mette e rimette in moto critica e creazione, desideri e azioni.
Senza nessun particolarismo, si parte da una Verona come specchio dell’Italia e del mondo. Verona come microcosmo paradigmatico della trasformazione politica culturale e delle relazioni sociali. Questo film non vuole essere canto rassegnato di una Verona che non c’è più, ma al contrario contributo per l’invenzione di socialità dove solidarietà e sapere, dignità e rispetto possano liberare le potenze dell’intelligenza individuale e collettiva, contro la presenza di vecchie e nuove destre, razzismi, identitarismi, integralismi e localismi vari. A Verona. Nel mondo. Insomma è un film sul futuro, non sul passato. Per questo chiediamo il vostro contributo. Chi vuole saperne di più e contribuire può cercare Verona city lights. Giorgio Bertani, editore ribelle sulla piattaforma di crowdfunding “Produzioni dal basso”.