di Nico Maccentelli
I pacchi e i contropacchi delle Poste Italiane
Ho spedito con il servizio Postacelere un pacchetto di cd a due amici a Firenze: ha fatto un viaggio di dieci giorni per poi tornare al mittente, la centralinista del n. verde ha millantato diversi tentativi di consegna (smentiti dai destinatari): otto euro. Un altro Postacelere, una busta indirizzata alla mia fidanzata, attualmente presso la sua famiglia in Giappone, è ancora in viaggio: altri dodici giorni contro le novantasei ore garantite di tempo di consegna: ventisei euro. Una prioritaria si è persa.
Invece, i pacchi immancabilmente puntuali come orologi (pardon, timer) svizzeri, sono quelli degli anarco-insurrezionalisti, quasi ci fosse per loro una corsia preferenziale, come per i clienti Bancoposta. In questi casi il servizio è impeccabile, forse perché è… segreto.
È solo una congettura, ma non sarebbe la prima volta che qualcuno sa, conosce e lascia fare perché fa comodo… O peggio… anche ai tempi di Piazza Fontana si seguivano “piste anarchiche” e poi si scoprivano verminai in cui sguazzavano servizi deviati, CIA e fascisti.
Intanto per noi cittadini, alle prese con innocui pacchi, pacchetti e contropacchi vari, i “servizi deviati” sono quelli determinati da subappalti a ditte inefficienti, quelli dei furgoni postali o parapostali che partono senza la tua posta, di plichi che vanno a Velletri invece che a Gorizia, con impiegati che fanno finta d’aver consegnato perché si sa, sotto le feste si pensa ad altro.
Io non mi rassegno: la prossima volta entrerò alle poste con una bandiera rossa e nera, inneggiando a Malatesta. Ma c’è da scommetterci: penseranno ad un milanista con l’emicrania.
Le iene colpiscono ancora…
(non quelle della Marcuzzi ma del TG3R Emilia Romagna)
Sul TG3 Regionale dell’Emilia Romagna in data 30/12/03 è apparsa una notizia sconvolgente, un vero scoop, qualcosa di attuale e scottante: in provincia di Ferrara, al confine con Lavezzola, dalle parti di Comacchio sono stati ritrovati resti umani dentro fosse comuni. Il giornalista ha subito tratto le conclusioni: sono ossa che risalgono al 1945. Non al ’43, al ’44… no, al ’45. Addirittura nei giorni successivi alla Liberazione: è stupefacente, le analisi mentali questi giornalisti Rai sono più precise delle sostanze chimiche usate per datare i reperti fossili del pleistocene! Ma non basta, proprio in quella zona era stato trovato nel 1995 un arsenale di armi partigiane, e poi si sa: dopo la Liberazione, bande comuniste, sempre in quella zona, giustiziavano a destra e a manca. Il servizio ha proseguito parlando del “triangolo rosso”: una strana figura geometrica i cui calcoli per ottenerla ricordano molto la quadratura del cerchio. Il tutto con un uso sapiente di condizionali rigirati al fine di dare per certo quello che non è.
Al di là del fatto che questi fatti siano veri o meno, che siano avvenuti in una data successiva alla Liberazione, il fine di queste operazioni giornalistiche è sempre lo stesso: far passare la Resistenza partigiana, soprattutto quella comunista, come un evento criminale.
Banditen era l’appellativo che i nazisti davano ai partigiani. La logica di questi cacciatori di scoop è la stessa. Volendo anche prendere per buone le loro congetture (che sono del tutto arbitrarie e strumentali), va ricordato a questi paladini della “legalità dopo le ore 00,00 del 25 aprile 1945”, che prima delle ore 00,00 del 25 aprile 1945 il nostro paese e il nostro popolo hanno subito la più feroce e sanguinaria delle dittature e delle repressioni degli ultimi secoli. Lì si che c’erano torture, esecuzioni sommarie e fosse comuni. E non solo per i combattenti partigiani, ma anche per gran parte della popolazione civile, con eccidi come quello di Monte Sole a Marzabotto e la miriade di assassinii compiuti ovunque nel Centro-Nord.
Va ricordato a questi manipolatori della verità a uso e consumo di un revisionismo che ha più i connotati di una restaurazione, che le guerre non finiscono mai all’ora X, che chi semina lutti e miseria, ha anche la responsabilità morale degli strascichi di odio che avvengono poi. Per questo, scaricare le responsabilità dei criminali nazisti e repubblichini sui partigiani, dividere il movimento partigiano tra “comunisti” e “democratici”, è un’operazione ignobile, che nasconde la lucida volontà di cancellare le radici storico-politiche della nostra democrazia. Dietro questi scoop montati ad arte, c’è un disegno politico inquietante: ormai è una certezza, perché sono troppe le provocazioni provenienti da esponenti della Casa delle Libertà, Forza Italia in primo luogo. Come le dichiarazioni sulla Resistenza e l’antifascismo fatte ripetutamente da alte cariche dello Stato appartenenti a quel partito: non si possono non considerare come azioni finalizzate a minare le basi stesse della democrazia italiana. Azioni che rendono questi personaggi inidonei a ricoprire le cariche che hanno, visto che la nostra Repubblica ha come valori fondanti e costituzionali proprio l’antifascismo e la Resistenza.
Eliminare l’identità antifascista e resistenziale della democrazia italiana è un passaggio obbligato per chi oggi vorrebbe dare connotati autoritari al sistema politico. Non è qualcosa di slegato dalla concentrazione dei media e dalla censura, dalla riduzione del parlamento a un leggificio ad uso e consumo di interessi mafiosi, dall’attacco ai diritti sindacali e di sciopero, dalla criminalizzazione dell’opposizione alla guerra e via discorrendo.
Resistenza e antifascismo sono portatori di quei valori di giustizia sociale, democrazia, libertà e pace, che oggi chi è al governo intende smantellare con metodo.
Per quanto riguarda quei poveri resti umani, indipendentemente dal loro colore, credo che stiano bene dove stanno, senza subire da parte di qualche iena di turno l’ultima delle offese: la strumentalizzazione. Non si tratta di giustificare o nascondere gli eccessi e i regolamenti di conti che sicuramente ci saranno stati dopo la fine della guerra. Ma anche questi fatti vanno inquadrati in un contesto storico dove la responsabilità vera di quanto accaduto è di chi ha creato e nutrito l’odio che non conosce date, che non conosce fine. La responsabilità vera è di chi ha avuto torto in quanto fascista e assassino e che fortunatamente ha perso. Non si possono associare questi fatti ad alcuna delle componenti della Resistenza, cianciando di triangoli della morte. Oltre ad essere un falso storico (dopo la Liberazione nessuna forza del CLN ha progettato l’eliminazione fisica degli avversari, o ha favorito tale pratica… tirino fuori i documenti, le prove!), è un insulto a chi ha pagato un prezzo alto, la vita, per consentire anche a questi costruttori di false verità di avere libertà di parola, di andare al governo e di vomitare la loro merda sui valori stessi della democrazia.