INTERVISTA A IVAN ADAMOVIC
a cura di Lenka Staníčková e Valerio Evangelisti
Ivan Adamovič è fondatore e redattore della rivista di SF Ikarie. Ha anche pubblicato Slovník české science fiction (Vocabolario della science fiction ceca), scrive regolarmente recensioni su libri di SF per Ikarie e diversi periodici nazionali, scrive articoli sulla rivista Locus. Ha ottenuto il Premio Karel Čapek per le traduzioni e la divulgazione delle opere di SF straniere nella Repubblica Ceca. Il suo indirizzo di e-mail è: singularity@email.cz
1. Quando è nata la fantascienza nella Repubblica Ceca?
Quale primo esempio di science fiction di un autore ceco possiamo considerare la novella Newtonův mozek (trad. Il cervello di Newton) di Jakub Arbes, del 1877.
Racconta di una macchina con cui si possono seguire i raggi luminosi che attraversano l’universo e così guardare il passato. Arbes scrisse ancora alcune altre storie di lunghezza intermedia tra il racconto e il romanzo, e proprio per questa forma specifica a lui si deve se fu adottato un nuovo termine letterario, romaneto (romanzo breve). A cavallo dei secoli XIX e XX uscirono singoli racconti di tema fantascientifico su giornali e riviste. I loro autori reagivano al tempo di vita accelerato nelle grandi città e descrivano un futuro in cui tale tempo aveva moltiplicato la propria velocità. Lo sviluppo reale della SF ceca avvenne negli anni Venti. Per esempio, solo nell’anno 1925 uscirono piu di 30 libri di genere fantastico o fantastico-scientifico.
2. Quali sono stati gli autori e le tendenze piu significativi?
La SF ceca fu relativamente variegata, a stento possiamo trovarvi tendenze o scuole dominanti. La SF ceca prebellica, però, fu sicuramente creata da tre fattori: La Boemia ebbe una tradizione forte nella tecnica e nell’industria, non appartenne mai a potenze imperiali e fu sempre sensibile alle modifiche della politica europea. Grazie a questo furono pubblicati una quantità di romanzi cechi su invenzioni tecniche e a tematica politica e sociale (il più noto fu Karel Čapek). Tuttavia gli autori di queste opere raramente si spinsero troppo lontano sulle vie dell’universo.
Nel periodo del socialismo, la SF ceca coltivò soprattutto il genere chiamato distopia, e ciò rifletteva l’atmosfera oppressiva regnante nella societa. Fin dagli anni Ottanta, però, fu possibile parlare della SF ceca quale genere indipendente che aveva preso coscienza della propria esistenza. In questo periodo l’autore più espressivo e profilico fu Ondřej Neff, tra i pochi rimasti attivi anche negli anni Novanta. A parte il suo caso, quegli anni furono testimoni di un profondo rinnovamento. Arrivò tutta una nuova generazione di autori, per la quale SF e Fantasy erano diventate soprattutto letteratura di consumo, e non mezzo di critica sociale. Da questo punto di vista, l’autore più tipico degli anni Novanta fu Jiří Kulhánek, che scriveva SF nello stile dei film d’azione americani. I suoi libri non eccellevano sul piano letterario, però avevano miglialia di lettori entusiasti.
3. Per presentare la fantascienza ceca al pubblico italiano, quali autori e testi dovrebbero essere tradotti per primi?
Sicuramente varrebbe la pena di tradurre i racconti migliori di Ondřej Neff, Josef Pecinovský e Jaroslav Veis degli anni Ottanta. Poi, degli anni Novanta, i racconti di Jaroslav Mostecký, Vilma Kadlečková, Jana Rečková o Miroslav amboch. I romanzi migliori della SF ceca dell’ultimo decennio sono probabilmente le prime due parti della trilogia finora incompleta di Frantiek Novotný Valhala. Si tratta di una storia molto complessa su un mondo alternativo, in cui i Germani, con l’aiuto delle armi degli Dei nordici, hanno vinto la seconda guerra mondiale e hanno dominato tutto il mondo — inclusa la malavita. Per quanto riguarda il fantastico in generale, consiglierei la narrativa del surrealista “filosofico“ Michal Ajvaz. Della SF ceca più antica sono da segnalare le opere surreali di Jan Weiss degli anni Venti.
4. Quali sono le principali riviste della SF ceca?
La rivista di SF più notevole è il mensile Ikarie, che esce regolarmente dal 1990. In parallelo sono nate e cessate altre riviste, per esempio Nemesis o le versioni ceche di The Magazine of Fantasy & SF e di Isaac Asimov’s SF Magazine. Attualmente, oltre alla rivista Ikarie, esce il mensile Pevnost, dedicato alla fantasy. Citerei ancora, stampate in poche copie, le riviste Dech draka, per appassionati di giochi di ruolo, e Crew, dedicata ai fumetti.
5. La cultura ufficiale ceca considera la SF un settore importante o la tiene isolata?
Nei tempi andati non era tanto importante che genere lo scrittore coltivasse, ma che fosse leale all’ideale comunistico. Gli scrittori mainstream ritennero la SF un genere situato alla periferia letteraria, comunque i migliori scrittori di fantascienza furono rispettati o almeno tollerati. La SF d’oggi è totalmente indipendente dalle strutture letterarie del mainstream e i due campi quasi non si influenzano a vicenda. Altrimenti esiste la componente fantastica autonomamente creata da alcuni degli attuali scrittori più famosi (Daniela Hodrová, Milo Urban).
6. Sarebbe opportuno uno scambio di inviti tra le manifestazioni che si tengono nell’Europa occidentale e centroorientale?
Senz’altro. I lettori europei della SF si sono troppo legati alla produzione anglo-americana, dove sta il centro di gravità del genere. Vi è una grande mancanza di conoscenza e pubblicazioni reciproche. Per fortuna gli appassionati di SF sono — case edittrici a parte — molto cosmopoliti e trovano sempre vie proprie per entrare in contatto. Penso però che, sotto il patrocinio della European SF Society, World SF o della rivista Locus, debbano nascere pagine web contenenti informazioni complessive sulle singole letterature di SF nazionali. Non capisco perche non sia già stato fatto qualcosa di simile da gran tempo.
(Nelle foto: Ivan Adamovič;, un numero della rivista Ikarie e Lenka Staníčková, co-autrice e traduttrice dell’intervista)