di Redazione
[E’ uscito da poco il volume di AA. VV. Sistema periodico.. Il secolo interminabile delle riviste, a cura di F. Bortolotto, E. Fuochi, D.A. Paone, F. Parodi, Pendragon editore, Bologna, pp. 333, € 22,00. Vi sono comprese interviste alle redazioni dei più noti siti letterari. Riportiamo integralmente la nostra, in due puntate.]
- Com’è nata la rivista? Da quale idea? Quale immagine volevate restituire? Quale ruolo vi sentite di ricoprire?
Nasce come “vetrina web” di una rivista cartacea con lo stesso titolo, Carmilla. Questa era a sua volta la trasformazione di una pubblicazione strettamente politica della fine degli anni Ottanta e dell’inizio dei Novanta: Progetto Memoria. Rivista di storia dell’antagonismo sociale, che ebbe un certo successo durante il movimento studentesco detto della Pantera. Cambiati i tempi, la redazione decise che terreno di scontro diventasse l’immaginario. Di Carmilla di carta uscirono quattro numeri in formato fanzine, e cinque, più un supplemento, di tipo professionale. La distribuzione era però difficile e carissima. Così, verso il 2000, la e-zine smise di avere un ruolo solo pubblicitario e soppiantò per intero, con una redazione diversa e più ampi contenuti, le versioni precedenti. Il suo ruolo è implicito nella sua genesi. Istigare alla critica sociale attraverso la letteratura, tenendoci alla larga dalle secche ideologiche.
- Raccontateci la scelta del titolo.
Deriva dal romanzo breve di Sheridan Le Fanu Carmilla. Storia di una vampira anticonformista e trasgressiva, quasi l’antitesi del successivo Dracula di Bram Stoker.
- Si può ancora parlare di rivista militante, di rivista che abbia una funzione sociale, politica, o è un retaggio novecentesco? Che funzione ha oggi per voi l’oggetto rivista?
Sebbene gran parte del retaggio politico e culturale del ‘900, almeno per quanto riguarda i suoi aspetti dogmatici, possa essere messo in soffitta, non c’è dubbio che per quanto spetta alle riviste, a patto che queste non vogliano intendersi come magazine e semplici strumenti di intrattenimento per pallidi e anemici appetiti intellettuali, il discorso militante resta inalterato.
Occorre però naturalmente intendersi sul significato dell’aggettivo militante.
Se con questo si vuole rivendicare una chiara scelta di schieramento politico o partitico è chiaro che non può costituire il caso di Carmilla.
Se, invece, si intende il significato più ampio di impegno nel campo della conoscenza, dell’interpretazione dei fenomeni culturali e politici che l’attuale società produce allora il termine può essere perfettamente calzante per il ruolo che Carmilla sembra rivestire all’interno del web.
Il termine opposizione che compare nella sua testata, accompagnando quelli di cultura, letteratura e immaginario, già di per sé definisce il compito che la rivista si è data fin dai suoi esordi: quello di essere luogo di dibattito, confronto e proposizione di idee e interpretazioni, oltre che di produzione letteraria, caratterizzato però dal non voler scendere a patti con la visione culturale, politica e letteraria mainstream oggi dominante, anche in siti troppo spesso accomunati per ruolo e funzione alla stessa. Per questo, ad esempio, Carmilla non fa distinzione di merito tra cultura alta e bassa, tra cultura dotta e cultura di massa: sia per la letteratura che per il cinema e la musica. Ciò che conta è la vivacità e la qualità della proposta che può animare le diverse opere e i diversi approcci. Così come, per quanto riguarda la memoria storica, ritiene importante tanto rivangare la storia per disseppellire ciò che è stato rimosso, soprattutto delle esperienze generate dai movimenti antagonisti del passato, quanto per dare degna sepoltura alle celebrazioni, ai riti e ai miti che hanno contribuito a mantenere in vita gli aspetti peggiori del presente.
E’ un ruolo, che potremmo quindi definire di risveglio delle coscienze e degli intelletti, che Carmilla rivendica, rifacendosi, in questo senso sicuramente, alla grande tradizione novecentesca delle riviste artistiche, letterarie e culturali che sceglievano di essere motivo di rinnovamento del sapere e delle interpretazioni del mondo e delle rappresentazioni della società, oltre che di provocazione intellettuale.
- Quanto ha influito il dilagare dei blog (più o meno validi) e del web nella forma della vostra rivista?
Se per influsso si intende un’esigenza di differenziarci come forma o contenuti, non ha influito: Carmilla segue un proprio progetto, che certamente assume anche un po’ i volti delle persone che ci lavorano. Certo, alcuni di noi hanno già dei blog personali e c’è un po’ di osmosi, oltre che naturalmente qualche idea pratica e qualche suggestione tecnica in più, ma tutto entra in una discussione comune.
- Cosa ha significato la possibilità di avere spazi digitali sui quali poter pubblicare? Internet è l’unica finestra disponibile?
Certamente è un salto di qualità dalla forma cartacea, che aveva infiniti limiti in più. Abbiamo però scelto di non interagire col pubblico, di non muoverci sui social, salvo una presenza “discreta”su twitter, e, nonostante alcune riflessioni in merito, per ora non abbiamo aperto altre finestre (per esempio radiofoniche, come a un certo punto ipotizzato) che comportano comunque un impegno maggiore. Il flusso di un pezzo al giorno è comunque impegnativo: garantire una qualità significa anche avere un sano senso dei limiti.
- In quale veste grafica si presenta la rivista e quale ruolo ha? Ci sono inserzioni di immagini, foto o materiali video-audio? Quale funzione svolgono? Hanno una loro autonomia rispetto al testo o sono in sinergia con esso? Avete qualche collaborazione artistica all’interno del vostro progetto?
La rivista si appoggia alla piattaforma WordPress. Sì, certo, abbiamo immagini e foto – di solito in quantità contenuta, ma c’è libertà per i redattori di gestire i pezzi a loro cura – e più raramente materiali video-audio. In genere sono in sinergia, anche se qualche volta abbiamo presentato sorta di piccoli reportage fotografici. No, non c’è una “collaborazione artistica” a Carmilla in quanto tale, ma piuttosto singole serie di pezzi, come la serie Segnali di fumo con adattamenti a fumetti di testi di vario genere.
- Come si fonda una rivista online? Quali sono i costi; come vengono gestiti i bilanci; quali sono i mezzi di comunicazione necessari alla gestione e alla cura di una rivista? Come vengono amministrati i diritti?
Il web permette di non avere costi, a parte una modesta somma annuale pagata al webmaster. Non vi sono bilanci, dato che non abbiamo né uscite né entrate. Non ci appoggiamo ad altri mezzi di comunicazione. Non prevediamo diritti di nessun tipo.
- Profilo medio di chi lavora nella rivista e perché ci lavora.
Il gruppo della redazione è davvero troppo variegato perché si possa identificare un profilo “medio”! Diciamo che con sfumature diverse da una comune ottica schierata, libertaria e di opposizione, siamo tutti interessati a un discorso che coniughi impegno culturale e politica.
- E’ difficile nel mondo letterario, così come lo è in quello artistico, trovare chi intercetti, pubblichi e produca opere che non rispondano al tipo dominante; chi si occupi della diffusione e distribuzione, se non a patto di doversi piegare alle logiche del marketing; rispetto all’intero sistema, come si pone la rivista? Può una rivista cercare di attivare logiche e dinamiche alternative?
Per sua natura, Carmilla può ignorare le logiche del marketing… Sicuramente, anche a giudicare dai numeri dei lettori, è un punto di riferimento per una visione alternativa e una cassa di risonanza riconosciuta per iniziative grandi o piccole in controtendenza rispetto alle agenzie dominanti. Che poi si possa affermare che attivi logiche e dinamiche alternative, diciamo che è la nostra speranza.
(Continua)