di Fiorenzo Angoscini

Tom Anderson-Eliza Egret, Yannis Vasilis Yaylali, Da fascista ad antimilitarista. Intervista con un ex-soldato turco; progetto grafico e impaginazione: Luca Serafino; Traduzione: Claudia Buonaiuto; Stampato in proprio da Associazione Culturale Candilita, Vico della Calce a Materdei, 49 – Napoli, 2017, s.i.p.

Scrivere, parlare, di questa agile pubblicazione: 15 pagine in formato editoriale 10/16, è facile, e al contempo difficile. C’è poco da dire, tanto è esaustiva nella sua essenziale sinteticità. Rimane solo da spronare ed invitare alla lettura. Dalla prima all’ultima pagina, dall’ ‘attacco’ alla frase conclusiva è densa di contenuti e significati. Aiuta a capire come il fascismo, sotto tutte le sue esplicite e mentite spoglie, è sempre uguale e fedele ai propri ‘istinti bestiali’: ignoranza, violenza, menzogna. Crudeltà.
Leggendo, l’ho accostato (non è la stessa cosa) alle ‘confessioni’ di Giulio Salierno in “Autobiografia di un picchiatore fascista”1.

Quando prevale la ragione, l’umanità, la cultura, anche chi, fino a quel momento, è stato stravolto e coinvolto in azioni disumane ed ha abbracciato pseudoideologie reazionarie (in realtà manifestazioni di intolleranza ed odio nei confronti di presunti ‘diversi’ e fantasiosi ‘nemici’), recupera il tempo gettato alle ortiche, essendo ateo non posso e non voglio pensare o invocare una impossibile redenzione, e riesce ad elaborare idee e concetti di fraternità e solidarietà sino a poco prima impossibili.

Inutile, da parte mia, tentare condensati o proporre riassunti dell’intervista. Resta solo da ribadire l’invito alla lettura di questo ‘cameo’ di maturità e consapevolezza.
Proprio per sollecitare, e solleticare, un approfondimento diretto, trascrivo parte dell’asciutta biografia del protagonista proposta all’inizio dell’opuscolo:

Yannis Vasilis Yaylali (1974), cresciuto in un ambiente dai forti connotati nazionalisti, sin da ragazzo si riconosceva in un’ideologia di tipo fascista, arruolandosi poi nell’esercito negli anni novanta, quando la Turchia stava mettendo in atto uno dei suoi attacchi più brutali alla popolazione curda. Yannis non vedeva l’ora ‘«di andare a est e combattere contro i Curdi’». Dopo pochi mesi fu catturato dai guerriglieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e ha passato due anni come prigioniero di guerra, esperienza che lo ha completamente trasformato. Si è ora trasferito a Roboski, nel Kurdistan settentrionale (all’interno dei confini politici della Turchia, a sud-est), dove vive come attivista in solidarietà con la popolazione curda…


  1. G. Salierno, Autobiografia di un picchiatore fascista, Einaudi, 1976