di Alberto Molinari – Gioacchino Toni
Alberto Molinari – Gioacchino Toni, Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti 1968-1978, Mimesis, Milano-Udine, 2018, pp. 284, € 20,00
[Si riporta un estratto dall’Introduzione al volume ringraziando l’editore per la gentile concessione]
«What do they know of cricket who only cricket know?»
Cyril Lionel Robert James
«Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio»
José Mourinho
Con l’indiscutibile capacità di intervenire con una frase ad effetto, un vero e proprio coup de théâtre, nel ridondante sottofondo che accompagna le partite di calcio, l’allenatore José Mourinho riesce spesso a conquistare il centro della scena sportiva. «Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio» è una di quelle battute in grado di catturare l’attenzione e di distinguersi nel discorso pubblico sportivo. La frase dell’allenatore portoghese sembra richiamare l’affermazione «What do they know of cricket who only cricket know?» contenuta in Beyond a Boundary di Cyril Lionel Robert James – una pietra miliare degli studi post-coloniali, pubblicata nel 1963 – che, a sua volta, fa il verso a un passo contenuto in English Flag (1891) di Rudyard Kipling: «What should they know of England who only England know?». Grande appassionato di cricket, in Beyond a Boundary James esplora la psicologia e l’estetica del gioco, la sua funzione nelle politiche imperialistiche inglesi e nelle dinamiche di decolonizzazione, le questioni di classe, sociali e razziali che attraversano la dimensione sportiva, mostrando come sia impossibile tenere separato lo sport da ciò che lo circonda. Il binomio sport e politica, insomma, come chiave di lettura della realtà sportiva in una prospettiva capace di coniugare passione per il piacere e la bellezza dello sport e sguardo critico attento alle sue implicazioni storico-sociali. […]
In tutto il mondo il ’68 apre una stagione di conflitti animata da una molteplicità di attori che esprimono una richiesta di partecipazione e di allargamento degli spazi di democrazia, rivendicano diritti, rifiutano i sistemi autoritari, criticano le strutture politiche e sociali dominanti, si ispirano a ideali di emancipazione e di liberazione umana. La conflittualità si riverbera anche nell’universo dello sport, facendo emergere le contraddizioni inscritte in uno dei più importanti fenomeni di massa e mettendo in discussione la sua presunta neutralità e separatezza. Nella dimensione mondiale dello sport nascono movimenti di protesta che irrompono nelle competizioni, investono gli organismi istituzionali e gli equilibri politico-sportivi internazionali. Scontrandosi con culture e assetti consolidati, queste dinamiche generano fratture e resistenze, trasformazioni e chiusure conservatrici.
Considerati tradizionalmente luoghi chiusi, neutri e pacificati […] gli spazi dello sport vengono riconfigurati, simbolicamente o materialmente, come spazi aperti, fluidi e contesi. Alimentata da un’esposizione mediatica sempre più ampia e pervasiva, la risignificazione degli spazi sportivi e della loro valenza simbolica avviene attraverso gesti e azioni eclatanti di immediata risonanza planetaria […], nelle mobilitazioni del “maggio” francese dello sport, nella “primavera di Praga” degli sportivi cecoslovacchi, nei boicottaggi delle competizioni che prevedono la presenza di paesi razzisti come il Sudafrica.
D’altra parte, l’utilizzo dello spazio sportivo globale per dare visibilità a rivendicazioni politiche e sociali contribuisce ad acuire la crisi di legittimazione delle istituzioni sportive internazionali, a partire da quelle olimpiche, investite da critiche radicali e incapaci di riformarsi. A fronte delle grandi manifestazioni sportive sempre più spettacolarizzate affette da “gigantismo” e condizionate dalle logiche di mercato, perde di credibilità la retorica dello sport come disciplina “pura” e “disinteressata”, “zona franca” al riparo dalla realtà “esterna”. […]
Dalla temperie del ’68 scaturisce una serie di riflessioni critiche sullo sport, contenute in tre ricerche commentate e presentate in forma antologica nella seconda sezione del volume. A ridosso del “maggio” francese la rivista «Partisans», vicina all’estrema gauche, raccoglie una serie di interventi di giovani impegnati nella ricerca teorica e nella militanza politica (Pierre Laguillaumie, Ginette Bertrand, André Redna e Jean-Marie Brohm), pubblicati in Italia nel volume Sport e repressione. Attingendo a diverse fonti teoriche, dal marxismo alla psicoanalisi, e richiamandosi alle istanze emerse dal movimento studentesco i saggi propongono uno studio critico sullo sport e sulla cultura del corpo nella società capitalistica e denunciano come sotto il pressante invito a “fare sport” da parte della “cultura borghese” si celi un intento educativo di stampo repressivo.
Nel 1970 esce in Italia Il calcio come ideologia. Sport e alienazione nel mondo capitalista del sociologo tedesco Gerhard Vinnai. L’autore, che si ispira alla Scuola di Francoforte […], intende svelare il carattere mistificante dell’ideologia […] che pervade anche il mondo dello sport e in particolare il calcio, denuncia la sua mercificazione e individua i nessi che lo legano ai processi di socializzazione e alle dinamiche psicologiche dell’aggressività e del narcisismo. Il terzo saggio, pubblicato in Italia alla vigilia delle Olimpiadi di Monaco, è Olimpiadi dello spreco e dell’inganno di Ulrike Prokop. Il filo conduttore […] è lo svelamento della retorica olimpica, a partire dall’ideologia pedagogico-sportiva del fondatore dei Giochi olimpici moderni, Pierre de Frédy, barone di Coubertin. […]
Letti a distanza di anni, questi saggi appaiono per diversi aspetti viziati da forzature ideologiche che restituiscono un’immagine unilaterale e riduttiva del fenomeno sportivo. Da un punto di vista storico, rappresentano però i primi tentativi di suggerire piste di ricerca e interpretazioni non convenzionali dello sport, capaci di influenzare e arricchire anche il dibattito italiano su una molteplicità di temi: i nessi tra sport e logiche di mercato, la mercificazione e la spettacolarizzazione dell’attività sportiva, la cultura del corpo veicolata dalla ricerca ossessiva della performance, la strumentalizzazione delle manifestazioni sportive in chiave di propaganda politica.
La terza sezione del volume si concentra sul caso italiano. Nella prima parte viene analizzata l’evoluzione dell’associazionismo sportivo […] e la nascita di nuove esperienze di base che raccolgono le istanze di partecipazione e di cambiamento del mondo giovanile. Anche sulla scia del ’68 e delle teorie critiche di taglio sociologico, l’associazionismo italiano avvia un percorso di profondo rinnovamento teorico e pratico, elabora concezioni dello sport alternative rispetto a quella dominante, promuove forme di socializzazione e pratiche sportive inclusive, si batte per il diritto allo sport inteso come dimensione che, al di là dello svago e della ricerca della prestazione, deve fornire strumenti di emancipazione e di crescita sul piano individuale e sociale. A questi temi si mostra sensibile anche la “nuova sinistra” che, sia pure in modo discontinuo, apre le pagine dei suoi quotidiani a riflessioni sui risvolti politici e sociali dello sport.
Il percorso prosegue con il capitolo “Sport e contestazione”. […] Tra il 1968 e i primi anni Settanta manifestazioni, occupazioni di spazi dello sport, contestazioni di competizioni punteggiano l’universo sportivo italiano in diverse città. Negli anni successivi le mobilitazioni si intensificano e si connotano soprattutto nel segno dell’antifascismo e dell’antirazzismo. […] Nel 1974 gli organismi sportivi democratici e i movimenti “terzomondisti”, appoggiati dalla stampa di sinistra, chiedono, senza successo, di boicottare la semifinale di Coppa Davis Sudafrica-Italia. Poco dopo un ampio fronte di opposizione riesce a bloccare la trasferta italiana degli Springboks, la nazionale sudafricana di rugby composta da soli bianchi, simbolo dell’apartheid nello sport. L’anno successivo le polemiche investono la partita di calcio Lazio-Barcellona, prevista all’indomani dell’ultimo efferato episodio di repressione delle opposizioni messo in atto dal regime di Francisco Franco. Il 1976 è l’anno della contestazione di una nuova trasferta della nazionale di tennis, questa volta per la finale di Davis nel Cile di Pinochet. […] Con le campagne contro i mondiali di calcio organizzati nel giugno 1978 in Argentina dal regime di Videla si esaurisce l’“onda lunga” del Sessantotto nello sport. […]
L’ultima parte del volume è dedicata al dibattito sulla violenza nel mondo del calcio, sul tifo e sul fenomeno degli “ultras”. Tra gli anni Sessanta e Settanta si assiste ad un’impennata dei comportamenti violenti che tendono a trasferirsi dall’interno all’esterno degli stadi. Sulle pagine della stampa italiana emerge una forte preoccupazione per la crescita di fenomeni analoghi alle forme di “teppismo” sportivo diffuse in altri paesi […]. Nel giugno del 1970 il dibattito sul tifo si sposta su un terreno molto diverso. Nei mondiali di calcio in Messico l’Italia batte in semifinale la Germania Ovest con un rocambolesco 4 a 3. Quando termina l’incontro, in tutto il paese una folla esultante si riversa per le strade. Questa inedita esplosione di nazionalismo sportivo colpisce gli opinionisti della stampa che si cimentano in diverse interpretazioni del fenomeno. Poco dopo l’attenzione si sposta sulla nuova fisionomia assunta dallo scenario degli stadi: sugli spalti compaiono coreografie e strumenti del tifo fino ad allora sconosciuti […] e diventano sempre più frequenti gli scontri tra opposte fazioni di tifosi, durante e dopo le partite. […]
Il libro ricostruisce le vicende e i temi sin qui sommariamente richiamati attraverso il prisma della stampa, con l’intento di fare emergere tanto le dinamiche politiche e sociali che caratterizzarono l’universo sportivo quanto le rappresentazioni che ne furono date e le riflessioni e i dibattiti che suscitarono nel contesto italiano. Eventi e processi di quella stagione vengono quindi contestualizzati storicamente e commentati in un percorso antologico basato su fonti a stampa di diverso tipo (grandi quotidiani di opinione e sportivi, riviste, organi dei partiti di sinistra e della “nuova sinistra”, periodici dell’associazionismo sportivo). […]
Nella temperie di quella stagione emergono diversi temi ancora attuali che offrono spunti di riflessione sulle trasformazioni e le involuzioni dello sport, attraversato dalle contraddizioni di un mondo sempre più globalizzato. Tra finanziarizzazione delle grandi società e grave sofferenza delle piccole, sport-spettacolo ed esperienze alternative di base, fenomeni di razzismo e pratiche inclusive, l’universo dello sport continua a misurarsi con problemi e scelte di fondo che rimandano alla dimensione politica.