di Alessandra Daniele
Mi sveglio di colpo.
Il cadavere mi fissa con occhi spenti, gelatinosi.
Apre lentamente le mascelle scarnificate.
Allungo la mano alla ricerca della mia katana.
Mi ricordo che non ho una katana.
Afferro una stecca di torrone.
Il cadavere parla.
– Sono lo Zombie del Natale Presente.
– Ma… non era ”il Fantasma”?
Il cadavere sbuffa, sputando una manciata di denti marrone.
– Ghost Whisperer è stato cancellato, The Walking Dead fa dieci milioni di audience e 5.4 di rating. Quindi mi sono riqualificato. Sono lo Zombie del Natale Presente.
– Ma gli zombie non parlano.
Il cadavere agita le mani in un gesto d’insofferenza, due dita marce schizzano via.
– Il canone è elastico, ci sono pure zombie parlanti. Quelli della Monster Trilogy di Wellington hanno addirittura i superpoteri, gli zombie di 28 Giorni Dopo sono olimpionici di corsa.
– Quelli non sono zombie, sono contagiati dal virus della rabbia mutante.
– Basta col puntacazzismo! – Gracchia stridulo – Sono uno zombie, anche senza le tre leggi della zombotica!
– Allora sei venuto a sbranarmi, stronzo!
Meno un fendente con la stecca di torrone, il cadavere schiva, con uno scrocchio di vertebre fradice.
– No! Sono venuto ad annunciarti la visita di altri due zombie.
– Il Natale passato e il Natale futuro?
Scuote la testa, un orecchio si stacca e rotola sul pavimento.
– No, il Natale Passato, e il Natale Passato.
– Che fine ha fatto il futuro?
– Ce lo siamo mangiato.
Sferro un’altra torronata, il cadavere para col braccio scheletrico, l’impatto produce una grandinata di mandorle e schegge d’osso marcio.
– Che cazzo volete da me? Non sono una cariatide miliardaria, andate a rompere i coglioni ai veri Scrooge!
– Se lo facessimo, porterebbero capitali e investimenti all’estero, con un danno per tutta l’economia. Il pareggio di bilancio richiede che siano le cariatidi miliardarie a tormentare voi.
Un altro paio di corpi entrano nella stanza, trascinando i piedi. Il più basso ridacchia.
– Natale passato? Io sono lo Zombie del Natale Perenne, con me è sempre Natale! – Sorride, stirando la carne morta. La dentiera schizza verso di me, snaccherando. La respingo con una torronata.
– E l’impiccato chi è? – Indico il cadavere al seguito dell’ometto.
– Il mio delfino, ma non è morto impiccato, aveva gli occhi così anche da vivo.
– È l’altro che aspettavamo?
– No, lui non è un cazzo, solo una giacca vuota per tenere il posto occupato. L’altro zombie natalizio è quello – indica il cadavere cereo, dai capelli bianchi, sbucato dall’ombra in fondo alla stanza.
– Lo sapevo. Gli zombie sono come gli scarafaggi: se ne spunta uno, vuol dire che ce ne sono cento.
Il severo volto grigiastro in penombra si contrae.
– Questa definizione mi offende.
– Zombie?
– No, ”natalizio”. Io non sono uno stagionale.
– Lo vedremo a febbraio – dice l’ometto, stizzito. L’altro lo guarda con sobrio disgusto.
– La tua presenza servirà solo a indebolire gli altri due. Il farfuglione, e il virus della rabbia mutante. Così nessuno vincerà abbastanza, e alla fine tornerò io. Di nuovo.
– Si vedrà chi di noi due sarà più bravo a tornare – ripete l’ometto, estraendo una dentiera di ricambio.
– Nessuna alternativa? – Chiedo.
– Ce la mangeremo.
Mi serve una katana.