dal Campo antimperialista riceviamo e volentieri pubblichiamo
Iraq – Secondo Al Kalemji, ospite del Campo, le azioni di resistenza antiamericane e antinglesi sono molto piu’ numerose di quelle che filtrano sulla stampa, cosi’ come piu’ alto di quanto dichiarato e’ il numero dei caduti tra gli occupanti. Al Kalemji ha portato numerosi esempi. Il fatto e’ che la Resitenza non ha ancora costruito un fronte unitario, non ha un comando generale, ne’ un centro di raccolta delle informazioni. La Resistenza e’ animata da centinaia di nuclei guerriglieri che combattono senza ancora essere coordinati. Solo a Bagdad si contano una decina di azioni d’attacco giornaliere, non solo contro l’occupante, ma pure contro i collaborazionisti. Intere zone della citta’ sono interdette alla rappresaglia americana, segno indiscutibile del sostegno popolare alla lotta di liberazione.
Le azioni della Resistenza consistono anzitutto in imboscate, compiute con armi leggere, granate lanciate con lanciarazzi RPG, mine telecomandate, esplosivi artigianali ma efficacissimi). Tuttavia sono gli stessi media americani a fornire alcuni indicativi numeri. Secondo il Washington Post del 30 agosto il comando USA fornisce notizie degli attacchi subiti solo quando c’e’ un caduto, se si tratta solo di feriti vengono informati solo i familiari, in forma privata. Nello stesso servizio il giornale rendeva noto che sono piu’ di seimila i soldati rimpatriati (o parcheggiati nella base USA di Francoforte). Secondo la stima del Washington Post il numero dei feriti dall’inizio della guerra e’ di 1.124 (740 dal primo maggio, data della *fine* della guerra, e 685 durante la prima fase dell’aggressione). Piu’ del triplo della guerra del Golfo del 1991. Tutto questo ha spinto gli USA a chiedere nuovamente aiuto ai loro alleati, poiche’ e’ evidente che il pur imponente numero dei loro soldati e’ ampiamente insufficiente a mantenere l’ordine. Di qui il tentativo degli americani di arruolare un esercito locale di Ascari, pescandoli tra le vecchie truppe di Saddam Hussein. Si parla di un bando di Bremer che mira a raccogliere piu’ di 70mila uomini. I prossimi mesi sono dunque decisivi. Gli invasori sono in corsa col tempo per tenetare di stabilizzare la loro occupazione, mentre la Resistenza deve non solo impedire ogni normalizzazione, ma costruire un comando unificato. Solo cosi la guerriglia diffusa potra’ diventare una vera e propria guerra di liberazione.