di Alessandra Daniele
Com’era stato ripetutamente annunciato, ieri l’organizzazione secessionista nordista ha comunicato le sue richieste. La risposta del governo è stata netta: non si tratta coi terroristi.
Il delirante proclama alcaleghista è stato diffuso attraverso una serie di volantini col caratteristico simbolo del sole a sei punte, e un video nel quale appare il capo storico di Al Qalega, che alcuni davano per morto da anni. Il video, attualmente allo studio degli esperti dell’antiterrorismo, potrebbe però essere un falso, perché i movimenti labiali dell’anziano capo non corrispondono affatto alle parole che starebbe pronunciando, già rese di per sé quasi incomprensibili dalla pessima qualità del sonoro.
Potrebbe trattarsi quindi d’un video ricavato dall’assemblaggio di vecchie immagini con brani audio rimontati. Gli stessi contenuti del discorso, per quanto è stato possibile decifrarli, sono una rimescolatura delle solite rivendicazioni tribali, minacce iperboliche, e farneticazioni sulla presunta oppressione subita dalle popolazioni della ”Padanahar”, immaginario stato etnico dai confini nebulosi che, a seconda delle convenienze retoriche, si espande fino alle città più ricche del centro-nord , o si restringe a poche tribù di allevatori.
L’unica novità contenuta nel proclama è la parziale sconfessione del cassiere dell’organizzazione, che si sarebbe appropriato di parte dei fondi, e che sembra essere stato scelto come capro espiatorio del sostanziale fallimento di ogni strategia alcaleghista. Aldilà della consueta retorica, il comunicato di ieri sembra quindi concepito essenzialmente a uso interno.
La prevedibile risposta del governo lascia invariato l’equilibrio dei poteri, al punto da legittimare il sospetto che si tratti di un gioco delle parti, e che la minaccia del terrorismo secessionista venga sfruttata dall’anziano e corrotto rais locale per tentare di distrarre l’opinione pubblica dagli innumerevoli scandali di cui è responsabile, e soprattutto dalla grave crisi economica che le iniziative governative hanno saputo solo peggiorare.
Apparentemente su fronti contrapposti, Al Qalega e il rais potrebbero quindi essere in realtà complici, e questo chiarirebbe perché, in quasi un ventennio di reciproche minacce a vuoto, e blitz così inefficaci che inettitudine e impotenza non bastano a spiegare, nessuno dei due abbia mai proceduto a combattere seriamente l’altro, e perché gli obiettivi degli attentati alcaleghisti, come della repressione governativa, appartengano sempre all’opposizione di sinistra.
Questo ragionevole sospetto di collusione col terrorismo razzista rende lo già sputtanato governo ancora più impresentabile a livello internazionale, e di fatto avvicina il giorno di un sempre più probabile intervento NATO diretto alla sua rimozione.