di Alessandra Daniele
Padri, madri, figli, figlie, è la next generation del familismo amorale, il familismo cazzaro.
Parenti serpenti, amici degli amici, fratelli di sangue e di loggia, interi clan che salgono da un centro di potere al successivo tutti insieme, col montacarichi.
Perché il potere è un affare di famiglia. Mai permettere che ci arrivi un estraneo. E sempre spacciare i prescelti per outsider.
Dopo la Brexit e il No al referendum, in Europa la democrazia sembra aver ricominciato a funzionare come previsto, cogli elettori che si limitano a ratificare le scelte già fatte dell’élite.
Emmanuel Macron è stato allevato e addestrato al comando come un principe ereditario. Le elezioni devono essergli sembrate una bizzarra formalità protocollare.
I sondaggi prevedono anche un’ampia riconferma sia di Theresa May che dell’imperatrice Merkel, ormai al potere dai tempi del telefax.
A fare il gioco dell’establishment sono gli anticorpi residui degli europei contro i nazionalisti esplicitamente fascisti. Una reazione immunitaria che il Movimento 5 Stelle ha finora astutamente schivato.
I conduttori di talk show che durante la campagna elettorale francese hanno avuto ospiti del M5S si sono impegnati molto a cercare di farli schierare apertamente con la Le Pen, cosa che tutti i grillini hanno evitato invocando la Prima Direttiva della Federazione: “Decideranno i francesi, non vogliamo interferire”.
Lilli Gruber in particolare ha ripetuto la domanda a Di Battista una decina di volte con negli occhi la scintilla del waterboarding, ma non c’è stato niente da fare.
I grillini vanno da sempre a caccia di voti ovunque, da sinistra a destra, in cielo, in terra, e in ogni luogo. Fra Soldatino Di Maio e Dibba il Folle cercano di coprire tutto lo spettro, dalla Lega all’Isis.
Ma è dai frutti che si riconosce l’albero.
La speranza di cavalcare la temporanea ondata di riflusso è invece un altro dei motivi per cui il PD ha fretta di scannare Gentiloni e tornare alle urne.
Un Macron all’italiana però non è immaginabile, e i nomi proposti – Renzi, Letta, Orlando, Parisi – sono uno più ridicolo dell’altro.
Dopo averne sponsorizzato l’ascesa, è chiaro che l’establishment non si fida più di Renzi, e non è intenzionato a ricompensare il suo fallimento con una facile seconda chance. Oltretutto sarebbe un cattivo esempio per i suoi successori.
Riesumare il nipote d’arte suo predecessore però sarebbe persino più fallimentare.
Paolo Mieli è considerato uno dei massimi esperti di politica. Lunedì 15 maggio, a Otto e Mezzo, ha consigliato a Miguel Gotor dei fuoriusciti del PD di provare a ricostruire un partito di centrosinistra che recuperi i voti persi dal PD, scegliendo come leader Enrico Letta, con lo scopo dichiarato di allearsi e governare con Renzi dopo le elezioni.
Paolo Mieli, considerato uno dei massimi esperti di politica, s’è detto convinto che gli elettori di centrosinistra disgustati dal PD non vedano l’ora di votare per Enrico Letta. E che Enrico Letta non veda l’ora di portare in dote questi voti al PD, per favorire un ritorno di Matteo Renzi al potere.
Questo fenomeno ha solo due possibili spiegazioni:
1 – Paolo Mieli è stato sostituito da un mutaforma alieno che non capisce un cazzo della razza umana.
2 – Paolo Mieli ha cercato di fregare Gotor. E a giudicare dal sorriso beato col quale Gotor annuiva a tutti i suoi consigli, ci è riuscito.
Le elezioni però non sono così a portata di mano.
Attualmente, fra il mezzo Italicum alla Camera e il mezzo Porcellum al Senato, la legge elettorale italiana è come quei cavalcavia lasciati incompiuti coi due monconi protesi nel vuoto che non s’incontrano, perché sono sfasati.
Il prossimo obiettivo per Renzi e il suo secondo padre, Berlusconi, è quindi il Cazzarellum, una legge elettorale disegnata apposta per consegnargli una maggioranza che in realtà non è affatto nelle intenzioni degli elettori.
La democrazia è solo una formalità.