di Valerio Evangelisti
Tersite Rossi, I Signori della Cenere, Pendragon, Bologna 2016, pp. 402, € 16,00
E’ veramente insolito che un romanzo di genere fantastico (in questo caso non parlerei di fantasy) abbia un forte sostrato economico, tanto da potere essere definito “anti-globalizzazione”. L’impresa, tentata qualche volta nel passato al cinema (col nesso tra vampirismo e capitalismo, o tra questo e potenze diaboliche)[1], si presentava ardua. Direi che Tersite Rossi – pseudonimo collettivo di vari autori – sia perfettamente riuscito nell’intento. Per di più, hanno evitato quella certa “freddezza” che connota spesso i lavori di gruppo meno riusciti. La storia, oltre che ben congegnata, risulta avvincente.
Il romanzo si sposta tra varie epoche e segue una pluralità di personaggi. Abbiamo, da un lato, il continuo riaffacciarsi nei secoli dell’antico culto mediterraneo della Grande Madre, con seguaci soprattutto femminili in diversi momenti storici. Dall’altro, vediamo sovrapporsi l’una all’altra le spire dell’attuale crisi economica (sì, quella presente innescata dai mutui subprime), non per sviluppo automatico, ma sulla base di un piano diabolico concepito dalle élite dominanti su scala mondiale, finanziarie ma non solo. Sono loro i Signori della Cenere. Il nesso tra due dimensioni in apparenza tanto lontane è rappresentato da frasi enigmatiche, misteriosi tatuaggi, indizi di complessa decifrazione.
Sarebbe criminale anticipare qualcosa della soluzione, che va trovata passo passo, percorrendo il sentiero tracciato dagli autori. Basti dire che è coerente e tragicamente persuasiva, e che un colpo di scena di fondamentale importanza è, con abilità, situato nelle ultimissime pagine del romanzo. Quanto allo stile, è funzionale a ciò che viene narrato, il che rappresenta ai miei occhi un grande pregio. Ben definiti i personaggi, in primis Lorenzo Rettura, banchiere a Wall Street, e l’antitetico Aldo Colombo, impiegato in apparenza senza qualità. Oltre a Petra Venturini, ricercatrice che avrà nella vicenda un ruolo decisivo.
A prescindere dai dettagli, va messo in rilievo come la narrativa fantastica odierna degeneri spesso nella banalità o nel puro escapismo, e si tenga ben lontana dalle problematiche che viviamo. I Signori della Cenere dimostra come sia possibile attingere la complessità e l’ampiezza di visione anche (e forse soprattutto) in chiave non realistica, raggiungendo livelli di verità sconosciuti ai languori della produzione letteraria mainstream.
[1] Penso a film come Hanno cambiato faccia, Holocaust 2000, la trilogia Il presagio, ecc. In ambito narrativo ricorderò solo Sangue e plusvalore, del nostro Luca Cangianti.