di Alexik

missili-siriaNessun bambino dovrebbe soffrire come hanno sofferto quelli siriani !

Con queste parole Donald Trump ha esternato, il 5 aprile scorso, la sua incontenibile indignazione davanti alle immagini dei bambini di Idlib. Esternazione seguita dal rituale lancio di missili contro il mostruoso assassino, e dalla corale piaggeria degli alleati europei, estasiati dal tuonar delle cannoniere.
Dalla Merkel alla May, da Hollande all’ex pacifista Gentiloni, tutti si sono affannati a dimostrare a Trump il proprio incondizionato consenso, pronti a spergiurare che dietro tanto amore per l’infanzia non si celi alcun secondo fine e che, questa volta, la faccenda del sarin di Assad non sia un’altra montatura.

Del resto non si può certo affermare che gli USA e i loro alleati non facciano di tutto per evitare ai bambini inutili sofferenze.
Al contrario delle armi chimiche, infatti, le bombe convenzionali lanciate sul Siraq dalla Coalizione a guida americana (CJTF-OIR) sortiscono spesso l’effetto di ucciderli sul colpo, risparmiandogli l’orribile agonia.

Come nella cittadina irachena di Tal Afar (l’areoporto di Mosul), bombardata dalla Coalizione giusto il 4 aprile, il giorno prima che l’inquilino della Casa Bianca si accorasse per le stragi degli innocenti.
A Tal Afar fonti locali hanno denunciato la morte sotto le bombe di 20 civili, bambini compresi, mentre i portavoce della Coalizione recitavano la classica versione di circostanza: “Near Tal Afar, one strike engaged an ISIS tactical unit and destroyed an ISIS-held building”.1

Al Tafar1

4 aprile 2017: Tal Afar, dopo il bombardamento.(Fonte: Iraqi Spring Media Center)

Chi avesse sperato, a Mosul, che tanto interesse presidenziale per la salvaguardia degli infanti fosse il segnale di una svolta umanitaria nella politica statunitense, è certo andato incontro ad una cocente delusione: proprio il 5 aprile – più o meno in contemporanea alle dichiarazioni di Trump – nel quartiere Rifai, la famiglia del barbiere Nizar Mahdi veniva annientata da un bombardamento della Coalizione, con un bilancio di due genitori uccisi assieme ai due figli piccoli.

Stesso giorno e stessa sorte per 16 civili, tutti membri della stessa famiglia, ad Al Shafa, un altro quartiere di Mosul ovest, e per 40 civili del villaggio di Mayouf, a nordovest della città, che si erano riuniti nelle loro case in attesa di poter fuggire. Il 6 aprile è stato il turno di una madre e due bambini, uccisi in casa propria nel quartiere di Zanjili.2

Tutti avevano obbedito ai volantini, lanciati a migliaia dagli aerei, che invitavano gli abitanti di Mosul ovest e dintorni a rimanere chiusi in casa, allontanandosi unicamente dai centri di comando del Daesh. ‘Solo quelli‘ – si annunciava – ‘sarebbero stati bombardati3 Per questo intere famiglie sono morte tutte insieme nella distruzione delle loro case.

14 aprile 2017. Mosul, bombardamento del quartiere di Mahatta. (Foto: Jérémy André)

14 aprile 2017. Mosul, bombardamento del quartiere di Mahatta. (Foto: Jérémy André)

Nulla di nuovo per Mosul. Da quando è in atto l’offensiva della Coalizione per la riconquista della città occupata dal Daesh le vittime civili dei bombardamenti si contano a migliaia. L’emittente Al Araby, riportando i dati di un’anonima fonte dell’esercito iracheno,  ha stimato in 3.864 le vittime civili causate da metà febbraio a fine marzo nell’offensiva su Mosul (comprendendo, probabilmente, anche chi è rimasto ucciso nell’attacco via terra).

Innumerevoli le testimonianze:
“Erano circa le 2 del pomeriggio quando la casa venne bombardata e collassò su di noi… Vennero uccisi quasi tutti, 11 persone. Solo io sono sopravvissuta. Ci sono voluti sei giorni per trovare tutti i pezzi dei corpi, che abbiamo bruciato in una fossa comune nelle vicinanze. Non so perchè ci hanno bombardato. So soltanto che ho perso tutte le persone che amavo4

Il 6 gennaio scorso, un attacco aereo sul quartiere di Hay al-Mazaraa, a Mosul est, ha provocato 16 morti nella distruzione di edifici dove non era presente nessun militante del Daesh.
Fra le vittime i tre figli piccoli e la madre di Shaima’ Qadhem, una donna arrestata e uccisa l’anno prima dai miliziani di Al Baghdadi: “Questa famiglia è stata colpita da tutti. L’anno scorso il Daesh ha arrestato e giustiziato la madre dei bambini che oggi sono stati uccisi da un bombardamento della Coalizione. I civili sono intrappolati in questa guerra e nessuno li aiuta”, ha testimoniato un parente ad Amnesty International.

Sempre a Mosul, fra il 20 e il 21 febbraio, i bombardamenti a tappeto della zona ovest della città hanno ucciso un’ottantina di civili, fra cui 32 bambini.5 Dodici giorni dopo, l’airstrike sui quartieri di Mills e Fatah ha lasciato sul terreno una quarantina di morti e più di 70 feriti fra i civili.6
Anche questa volta i portavoce della Coalizione hanno descritto l’accaduto come segue: “Near Mosul, three strikes engaged an ISIS tactical unit and an ISIS staging area.”
Altri invece ne hanno mostrato le immagini:

4 marzo 2017. Bombardamenti su Mosul. (Foto: Iraqi Spring Media Center)

4 marzo 2017. Bombardamenti su Mosul. (Foto: Iraqi Spring Media Center)

Ma il contributo di sangue più alto è stato pagato dalla città sotto i bombardamenti del 17-22 marzo, che hanno colpito, fra gli altri  un palazzo dove avevano trovato rifugio centinaia di profughi nel quartiere di al Jadida. Alcuni giorni dopo l’emittente Al Araby stimava in 511 i corpi estratti dalle macerie, fra cui 185 sotto i 15 anni.7

We probably had a role in those casualties“, ha affermato per l’occasione il generale americano Stephen Townsend8, comandante della Combined Joint Task Force – Operation Inherent Resolve (CJTF-OIR).
Ci si poteva aspettare che Donald Trump, l’amico dei bambini, dopo 185 ragazzini uccisi lo cacciasse a calci nel culo, facendolo appendere al pennone più alto.
E invece sta  ancora lì, Stephen Townsend, al suo posto.

Forse perchè il problema sta a monte. Dal gennaio 2017, data dell’insediamento di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, i cd ‘effetti collaterali’ dei bombardamenti della CJTF-OIR sono aumentati vertiginosamente, sia in Siria che in Iraq.
Nei primi 4 mesi del 2017 il numero delle vittime civili in Siria già supera quello raggiunto nell’intero anno 2016, mentre quello iracheno è più del doppio.

Gli attacchi aerei vengono diretti sempre più verso centri abitati piuttosto che su obiettivi militari.
Facile prevedere che altri corpi di bambini verranno occultati dalle macerie e dal buio dei nostri teleschermi. Altri invece verranno ostentati di nuovo, per giustificare nuove escalations militari.

Intanto, chi pensava che Donald Trump non sarebbe riuscito ad eguagliare l’attitudine guerrafondaia di Hillary Clinton dovrà purtroppo ricredersi.


  1. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes April 2017, Airwars.org. 

  2. Idem. 

  3. Iraq urges west Mosul residents to shelter at home, Al Araby, 6/04/17. 

  4. Testimonianza di Hind Amir Ahmad sul bombardamento di Mosul est del 13 December 2016, rilasciata ad Amnesty International

  5. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes January February 2017, Airwars.org. 

  6. Reported civilian and ‘friendly fire’ deaths from Coalition airstrikes March 2017, Airwars.org. 

  7. Vedi anche Al Jazeera e Iraq Provincial Council.  

  8. US Coalition admits possible role in Mosul civilian deaths, Al Araby, 28/03/17.