di Nando Mainardi
Pino Casamassima, Il caso Claps. Una storia nascosta, ed. Albatros Il Filo, 2010, pp. 96, € 4,90.
Ci sono fatti di cronaca nera su cui è consigliabile non sorgano plastici “alla Cogne” o su cui è conveniente che sociologi e strizzacervelli dall’inquadratura facile tacciano. Ci sono, infatti, omicidi che – se realmente indagati – rivelerebbero troppo spudoratamente le geografie del potere. Pino Casamassima è invece un giornalista che non tace, e anche per questo ha scritto Il caso Claps. Una storia nascosta.
Casamassima ricostruisce l’incredibile vicenda di Elisa Claps, uccisa il 12 settembre di 17 anni fa e rimasta da allora nel sottotetto della chiesa della Ss.Trinità di Potenza. Una verità che molti sapevano, ma su cui evidentemente conveniva tacere fingendo che Elisa fosse semplicemente scomparsa o, come disse nei giorni dell’omicidio il questore di Potenza, che si fosse “allontanata volontariamente”.
L’obiettivo principale era coprire Danilo Restivo, in seguito accusato e processato in Inghilterra – dove si era traferito – per l’omicidio di altre tre donne. C’è appunto un padre legato alla massoneria che è disposto a tutto pur di proteggere il figlio omicida; c’è un magistrato donna che si dimentica spesso e volentieri di disporre le indagini necessarie nei confronti del principale accusato; c’è il marito del magistrato che era solito intrattenersi telefonicamente con personaggi legati alla ‘ndrangheta; c’è il parroco, ora defunto, che teneva ben chiusi gli accessi interni della Chiesa che avrebbero portato facilmente al cadavere di Elisa; c’è l’amica di Elisa che prova a fare una goffa telefonata “anonima” per segnalarne la presenza a Roma; c’è un vice-parroco che dice di aver saputo – già prima della scoperta dei resti di Elisa – della presenza del cadavere nel sottotetto, e immediatamente viene traferito altrove. E ci sono i muri di Potenza, su cui in 17 anni mani sconosciute hanno sia scritto la verità, indicando anche la “tomba” di Elisa, sia provato a depistare ulteriormente le indagini. Insomma, decisamente troppo.
Eppure c’è anche chi in questi anni si è battuto infaticabilmente per avere verità e giustizia. Casamassima cita più volte il ruolo di “Chi l’ha visto?”; del prete antimafia Marcello Cozzi, determinato nel chiedere che venga fatta luce anche sulle connivenze e sulle protezioni di Restivo in ambito ecclesiastico; della madre di Elisa, decisa nel chiedere la celebrazione del funerale della figlia all’aperto, libera finalmente dalla prigione in cui è rimasta dal 1993 ad oggi. Casamassima ha fatto benissimo a ricostruire una vicenda già conosciuta, e nel contempo ancora sconcertante e scandalosa. In un celebre racconto di Edgar Allan Poe, tutti cercano una lettera e non la trovano, perchè è semplicemente sotto gli occhi di tutti. Il caso Claps racconta a sua volta di una ricerca per molto tempo vana, e di nuovo la soluzione era sotto gli occhi di tutti, e sussurrata da tanti. In questo caso non si trattava di una lettera, ma del cadavere e della vita di una giovane donna.