di Alessandra Daniele
Il muslimban di Donald Trump ha aperto un conflitto senza precedenti fra i poteri dello Stato USA.
Iran e Corea del Nord hanno ripreso i test missilistici.
Le banlieu francesi sono in rivolta contro la repressione poliziesca, mentre i nazionalisti promettono la disintegrazione dell’Unione Europea.
La crisi economica e occupazionale non fa che peggiorare, e la disperante assenza di prospettive spinge al suicidio i precari trattati come merce di scarto.
Le aperture dei Tg e le prime pagine nostrane però sono state monopolizzate per una settimana dai pettegolezzi d’un assessore all’urbanistica. Evidentemente la sgarrupata giunta Raggi degli assessorati vacanti non avrà pace, né mediatica né giudiziaria, finché non cederà all’implacabile ricatto dei palazzinari che pretendono la costruzione dell’ennesimo lotto di ecomostri, tre grattacieli e uno stadio per il quale è stato mobilitato persino Er Pupone Totti, ospite al Festival di Sanremo.
Fino ad allora le Vacanze Romane continueranno ad oscurare sui media mainstream qualsiasi altra notizia, nonostante i ben più feroci Hunger Games che la disfatta renziana ha scatenato nel PD.
Proprio come un giocatore compulsivo, un ludopatico, dopo tre sconfitte consecutive una più disastrosa dell’altra, Matteo Renzi non vede l’ora di giocarsi di nuovo tutto il poco rimastogli.
Archiviata la foto nella quale recitava la parte dell’umile padre di famiglia che fa la spesa, nella prima intervista dopo le vacanze il Cazzaro era tornato a sciorinare tutta la sua propaganda come se non fosse già stata irrimediabilmente sputtanata, dando la colpa della disfatta referendaria a fantomatici “errori di comunicazione” (in pieno stile berlusconiano) e accelerando in curva verso le prossime elezioni
Naturalmente è stato fermato.
Renzi ha fallito nel compito che gli era stato assegnato, per il quale non è prevista una seconda occasione.
Tutte le sue ripugnanti controriforme sono state demolite, o sono in via di demolizione.
Ormai smontato dalla Consulta, il suo Italicum produrrebbe solo un altro parlamento trifido e ingovernabile.
Il suo smantellamento delle province ha contribuito al disastro in Abruzzo.
Il ventennio renziano è durato un decimo del previsto dai renziasti, e non ricomincerà dopo la pubblicità.
Renzi è un Cazzaro. Per questo, e solo per questo era stato scelto.
Senza più cazzate da raccontare, Renzi non è più nulla.
Gliel’hanno ricordato i veri proprietari del suo partito, i vendicativi fondatori che aveva incautamente cercato di rottamare.
Gliel’hanno ricordato i suoi committenti e i suoi sponsor.
Gliel’ha ricordato Napolitano.
Naturalmente non è bastato.
Proprio come tutti gli arrampicatori compulsivi, i morti di fama tossicodipendenti da potere e successo, Matteo Renzi continua a bruciare dal bisogno di tornare in pista, sotto i riflettori, magari sull’elegante palcoscenico di qualche vertice internazionale dove stringere mani, sorridere, e fingere di parlare inglese, circondato da bionde ministre-immagine.
Le proverà tutte pur di restare a galla. Comprese dimissioni in contropiede per accelerare la resa dei conti interna.
E questo potrebbe finalmente demolire quell’ecomostro che è sempre stato il PD.
Renzi non riesce proprio a prendere esempio dal suo idolo.
Il disastro planetario che ha lasciato non impedisce a Barack Obama di godersi la sua Vacanza di Potere.