di Massimo Zilio
Ha fatto tappa anche a Padova il tour italiano di Joe Lansdale e Victor Gischler. L’evento, organizzato da Matteo Strukul di Sugarpulp e da Meridiano Zero (editore dei romanzi di Gischler, Anche i poeti uccidono e La gabbia delle scimmie), coinvolge due dei nomi più importanti, uno ormai affermato, l’altro emergente, di quella letteratura americana che mescola i generi, dal noir alla fantascienza all’horror, che piace definire “pulp”.
Per entrambi il rapporto con l’Italia e i fan italiani è stretto e questa lunga e intensa esperienza l’ha reso ancora più forte: «Quando sono arrivato in Italia per la prima volta un anno e mezzo fa, a Courmayer, ero stupito dalle bellezze di questo paese – racconta Gischler – Ora alla sorpresa si affianca l’interesse, che mi ha spinto anche a provare a imparare qualche parola di italiano. Un paese con questa storia sicuramente stimola l’immaginazione e chissà che questo non possa fermentare nella mia mente».
Un romanzo di ambientazione italiana è già invece in abbozzo nella mente di Joe Lansdale: «Quando ho cominciato a pensare a un romanzo che si svolge in Italia ho subito visto che si tratta di un’impresa non facile, perchè io vedo le cose da un punto di vista americano. Per ora ho messo in pausa il progetto, ma non l’ho abbandonato. Sarà un romanzo di Hap e Leonard, che però vedranno l’Italia da americani».
I due protagonisti della serie sono senz’altro amatissimi dai fan di uno scrittore che per contro fa dell’ecclettismo il suo punto di forza. Ma non sembrano preoccupare con la loro presenza il loro “papà”: «Non mi sento schiacciato dalla presenza di Hap e Leonard – spiega Lansdale – Quello che scrivo lo scrivo perché ne ho voglia. In Italia forse si nota meno, ma io ho abbandonato i due per otto anni, poi quando ho deciso di scrivere ancora di loro l’ho fatto liberamente».
Se Hap e Leonard colpiscono i fan che ne apprezzano l’articolata saga (sette i romanzi usciti in Italia), i personaggi più toccanti nell’opera di Lansdale sono bambini e ragazzi, pre adolescenti, che vivono un’età difficile. Che lo scrittore texano racconta con particolare maestria: «Se ci fosse un segreto per creare questi personaggi non te lo direi – scherza in proposito – Seriamente, da essere umano ho un rapporto particolare con questo periodo della vita, che ha lasciato una traccia fondamentale nella mia formazione. Come altri scrittori vicini a me conservo questo legame e anche se a volte prendo altre strade creative poi torno sempre a parlare di questa età». Discorso simile per un periodo storico come quello della grande depressione: «Insieme alla seconda guerra mondiale la grande depressione ha fatto degli Stati Uniti quello che sono ora. Io sono cresciuto con dei genitori anziani che forse mi hanno raccontato con parole più vive questo periodo rispetto ai miei coetanei, ma per gli Usa e in particolare per il Texas orientale, che è una zona molto povera, è stato un momento chiave».
Il legame tra Lansdale e Gischler è quello tra maestro e allievo, con le “fascette” del primo a presentare i libri del secondo: «Joe non è solo un bravissimo scrittore, ma anche una persona splendida. Quando ha scritto per me un commento al mio primo libro è stata una cosa bellissima e non osavo chiedergli una cosa simile per il secondo, ma lui lo ha fatto. Quello che ammiro in lui non è solo l’incredibile abilità di scrittura, ma anche l’ecclettismo, che mi ha convito delle mie scelte. Spesso passare da un genere all’altro non è una bella mossa sul piano commerciale, ma aver visto che l’ha fatto lui mi ha dato forza».
L’ultimo libro di Gischler, Anche i poeti uccidono (Meridiano Zero), è ambientato in un campus. Luogo raccontato spesso come di gioia e spensieratezza, ma anche teatro di episodi di cronaca nera: «Quando ho cominciato a scrivere il libro volevo fare una satira del mondo accademico – spiega Gischler – Ma non “passiva” come quella di altri autori. La mia idea era più quella di un action noir alla Elmore Leonard, e così ho fatto». Gischler, come sottolineano anche le tappe del suo tour padovano, oscilla senza remore tra fumetti e letteratura, “slalom” che qualche tempo fa sarebbe stato impossibile immaginare: «Il fumetto mi diverte, mi piace scrivere delle storie e soprattutto mi diverto molto a vederle disegnate, è il massimo. Non mi interessa quello che dicono i critici, anche se ultimamente la considerazione per il fumetto è aumentata».
Anche Lansdale ha un rapporto stretto con il fumetto, sia come autore di sceneggiatore che negli adattamenti, come nel caso di Laggiù nel profondo di Andrea Mutti e Luca Conti, traduttore peraltro di Anche i poeti uccidono.