di Marilù Oliva
Victor Gischler, Anche i poeti uccidono, ed. Meridiano Zero, 2010, pp. 286, € 15,00
Dopo l’esordio hard boiled con “La gabbia delle scimmie”, Victor Gischler è uscito, sempre per Meridiano Zero, col romanzo “Anche i poeti uccidono”. Partirei dal titolo e dalle riflessioni indotte che si sviluppano, senza esagerazioni e con frecce a tratti avvelenate, lungo una narrazione dagli incastri interessanti, condita con ironia, azione, elementi pulp e altri ingredienti che rendono irrinunciabile una lettura ostinata. I poeti uccidono e non solo.
I poeti si ubriacano, disquisiscono a vuoto, si riscattano in immagini lapidarie di sublime significato. I poeti si dividono in variegate sottocategorie: poeti veri e fasulli, poeti spompati dalla vita, privi di ispirazione, poeti pretenziosi, invidiosi, imbroglioni, boccioli di poeti pronti a fiorire, poeti già appassiti e, in ultimo, rarissimi, grandi talenti.
La poesia dunque come sineddoche della scrittura, degli usi ed abusi che se ne fanno, come l’autore denuncia e Luca Conti riporta nella sua calibrata traduzione: «Tutti scrivevano poesie. Maestri di scuola e ragazzine e foruncolosi adolescenti che non si filava nessuno. Fanatici religiosi che affidavano il loro messaggio cristiano a liriche astratte, vecchietti che mettevano in rima la nascita dell’ultimo nipotino. Casalinghe che sublimavano le loro vite banali e infelici in scarabocchi buoni solo per qualche biglietto di auguri e rifiutavano di credere che al mondo potesse esistere qualcun altro che se la passava di merda come loro. Anzi, si rinforzavano nelle loro opinioni, con la mente annebbiata dall’illusione che quei tormenti fossero (non è dato sapere in che modo) di qualche originalità o interesse, e pertanto degni di essere spartiti con il mondo intero.»
La partenza del romanzo, però, è più prosaica che poetica: Annie Walsh, la classica studentella sexy rossa e americana, matricola alla Eastern Oklahoma University, sicura del fatto suo, smaniosa di divertirsi, cerca dal suo spacciatore una garanzia per la baldoria: lui le rifila delle pillole colorate promettendole un effetto da fuochi d’artificio. Questo è solo l’inizio. Perché l’indomani la rossa procace si ritroverà cadavere nel letto del suo professore. Da qui parte una storia mozzafiato, piena di imprevisti e di innesti che, in teoria, dovrebbero essere dominati dalla filosofia del “una mano lava l’altra” anche se, di fatto, le mani qui, più che lavarsi, finiscono tutte sporcandosi. Azione, dissacrazione, ironia: la prima come motore della seconda e l’ironia come conseguenza distensiva.
I personaggi sono credibili pur nel loro contorno pittoresco, sia che si tratti di accademici non proprio perfetti, che di studenti arrivisti, o boss malavitosi, spacciatori, ognuno col suo doppio più oscuro, più inimmaginabile e quindi più intrigante. Il professor Morgan ha un contratto a scadenza ed è più preoccupato di risolvere la questione del suo precariato che di seguire il prestigioso laboratorio di poesia, tanto che lo presiede con la noia nel cuore e una svogliatezza neppure troppo mascherata in faccia. Ginny Conrad rappresenta il tipo umano dell’ambiziosetta-aspirante-scrittrice disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Direttrice del giornale universitario, s’infila con prepotenza nella vita del professore (e nel suo letto) con la sua presenza puntuale, con la promessa del silenzio e con una fisicità che risponde a precise strategie di conquista: «Era quasi sicura di riuscire a farsi desiderare da Morgan, di poterlo manovrare con la giusta miscela di lacrime e sesso. Gli uomini sono degli scimmiotti insicuri, arrapati, egocentrici.» E chissà che questa ragazzotta decisa non venga smentita…
Ma la creatura più riuscita è il giovane studente nero Harold Jenks, un delinquentello che si ritrova, per uno scambio d’identità, a partecipare al corso del professor Morgan. Spassosissimi i suoi primi interventi, quelli di un pesce fuor d’acqua costretto a esibire i propri versi davanti a un auditorio esigente e colto e il lettore qui, oltre a grandi pause riflessive, si lascerà scappare anche qualche sana risata.
Concluderei la recensione ricordando che Victor Gischler sarà in Italia dal 17 al 25 maggio: prima al Festival Blues di Piacenza con Joe Lansdale e il 24 maggio a Padova in occasione di ONE SHOT, giornata dedicata al pulp noir organizzata da Sugarpulp e Meridiano Zero. Gli autori Lansdale e Gischler saranno alle 15.00 al Panstore Fumetteria Panini di Padova, in via Petrarca 7, per parlare di sceneggiatura nel fumetto, alle 17.15 si sposteranno alla Libreria Lovat in Via Fraccallanza 5 (all’interno del Parco Commerciale Padova Est) e, a seguire, all’Osteria Barabba, in Via Vicenza 47 dove -dopo la cena/festa con i due scrittori americani- la figlia di Lansdale, Kasey, si esibirà in concerto: appuntamento consigliatissimo.