di Alessandra Daniele
In questi giorni abbiamo avuto un altro esempio dell’ottimismo imprenditoriale della destra di governo: nei momenti tragici del terremoto in Abruzzo, là dove noi vedevamo solo case e vite distrutte, loro vedevano miliardi e puttane, appalti, e festini. Una lungimiranza che ha radici lontane.
Quando il Faraone fu raggiunto dalle tragiche notizie sul misterioso flagello che stava tramutando in sangue le acque d’Egitto, egli subito convocò Bertolamses, gran sacerdote del dio Sciacallo, e i suoi consiglieri.
”Benissimo! – risero i Bertolamsi – possiamo raccoglierle con le autobotti, e rivenderle per le trasfusioni! Di certo saranno infette, fangose, e anche un po’ puzzolenti, ma basta reinvestire la consueta parte del guadagno in tangenti agli uffici di controllo, e passeranno ogni test!”
Il Faraone sorrise compiaciuto, e li congedò.
Qualche giorno dopo però, li fece richiamare. ”Rane, pidocchi, mosconi, cavallette, tutto l’Egitto è invaso da bestiacce schifose!”
”Evviva!- esultarono i consiglieri – faremo miliardi con pesticidi, insetticidi, e veleni assortiti! Abbiamo già pronte le autobotti, che il sangue è finito. Riutilizzeremo anche gli aghi, c’è chi pur di sbarazzarsi dell’infestazione, il pesticida se lo sparerà anche in vena”
Il Faraone rise, e li congedò soddisfatto.
Passato ancora qualche giorno, tuttavia, dovette tornare a convocarli. ”Dopo la moria del bestiame, questa epidemia di ulcere che colpisce sia animali che uomini sta portando molti a pensare che il morbo che uccideva le bestie si appresti a sterminare anche la gente”.
”Perfetto! – sghignazzarono i consiglieri di Bertolamses – Abbiamo ettolitri di vaccino scaduto avanzato dalla scorsa pandemia farlocca. Lo carichiamo sulle solite autobotti, e lo distribuiamo con l’imprimatur dei chirurghi imbalsamatori di corte. Mi raccomando maestà, che siano quelli più tetri fra loro a terrorizzare le folle, annunciando la nuova pestilenza”.
Il Faraone annuì, e i consiglieri uscirono.
Alcuni giorni dopo però, essi furono ancora una volta convocati al suo cospetto. Alla tremula luce delle torce, avvolto in una spessa coperta intessuta d’oro e peli pubici femminei, il Faraone li fissava torvo e intirizzito.
”Prima la grandine. Blocchi grossi come una Duna, e altrettanto infami. Adesso le nubi di tempesta sembrano essersi fatte così spesse da oscurare del tutto il sole”
”Ma è ottimo maestà! – sorrisero i consiglieri – stiamo facendo miliardi col carburante per illuminazione e riscaldamento, le autobotti non si fermano un momento!”.
Stavolta però Il Faraone non parve soddisfatto.”Avrete sentito cosa osano insinuare gli schiavi immigrati su ciò che sta succedendo?… Le chiamano Le dieci piaghe d’Egitto, e le definiscono una punizione divina perché li teniamo in schiavitù, quei pidocchiosi terroristi. Dicono anche di sapere che la prossima piaga sarà la morte dei primogeniti”.
“Stupendo! – gioirono i consiglieri – le famiglie rimaste senza figli vorranno senz’altro adottarne qualcuno! Nelle terre dei nubiani c’è stato un terremoto, laggiù gli orfanelli te li tirano dietro, compreremo all’ingrosso e rivenderemo al dettaglio, andiamo a preparare le autobotti!”
”Benissimo allora. Io non ho bisogno di eredi, poiché non morirò mai – commentò il Faraone, mentre suo figlio Pierfara sbiancava – e grazie a te, sommo sacerdote del dio Sciacallo, e ai tuoi saggi consiglieri, anche l’ultima piaga è sistemata.”
Bertolamses si esibì in un profondo inchino.
Poi si ricordò d’essere figlio unico.