di Alessandra Daniele
”Non c’e’stato un momento preciso in cui è cominciata questa guerra. Abbiamo combattuto in Corea, in Jugoslavia, in Iran. Il conflitto si è allargato.Sempre di più. Alla fine hanno cominciato a sganciare bombe anche qui. E’ successo come il diffondersi di un’epidemia. La guerra si è estesa. Non è cominciata”.
Questo brano è tratto dal racconto Colazione al Crepuscolo (”Breakfast at Twilight”) di Philip K. Dick, e risale al 17 Gennaio 1953.
In questi giorni di rinnovata e virulenta propaganda bellica, è molto più attuale dei recenti sproloqui di certi barackati che scambiavano la presidenza Obama per l’Era dell’Acquario.
Ciò che rende PKD così profetico è la capacità di vedere il suo presente, di indagarne le radici, e il coraggio di svelarne così le conseguenze future. Come un profiler che, compreso il modus operandi di un serial killer, è in grado di prevederne le prossime vittime.
Critiche alla SF identiche a quelle che circolano oggi furono mosse già negli anni ’50 agli autori della corrente sociologica della Golden Age. Un PKD allora ventisettenne rispose ribadendo il diritto-dovere degli autori a scrivere di ciò che vedono e sentono, senza che si pretenda che fingano di non vederlo. Queste alcune delle sue considerazioni:
‘Se uno scrittore di SF attualmente rispecchia questo senso di rovina fa semplicemente il proprio dovere di scrittore responsabile. Se uno scrittore sente che il rumore di sciabole e il rullare di tamburi di questi giorni possono condurre il mondo alla guerra, non ha scelta, è costretto a comunicare questa sua impressione nei suoi scritti, a meno che non scriva per puro profitto, nel qual caso non comunica mai le proprie impressioni, bensì soltanto quelle che ritiene commercialmente accettabili. Tutti gli scrittori responsabili sono stati in qualche misura involontari profeti di sventura, perché la sventura è nell’aria, ma gli scrittori di SF ancora di più, perché la SF è sempre stata un genere di denuncia”.
PKD continuava auspicando una narrativa SF non solo capace di suscitare consapevolezza del pericolo, ma di immaginare e suggerire anche strategie di sopravvivenza e di resistenza, sfuggendo al nichilismo assoluto. Poi concludeva così:
”Il nostro attuale continuum sociale si sta rapidamente disintegrando: se non sarà la guerra a devastarlo, si corroderà a poco a poco.(…) Eludere il tema della guerra e del regresso culturale è irrealistico e, oltretutto, irresponsabile”.
La SF capace di raccontare la realtà meglio di qualsiasi realismo, la SF che indaga il nostro presente, è l’unica in grado di prevedere il nostro futuro.
Citazioni dalla raccolta ”Mutazioni” (”The Shifting realities of Philip K. Dick”- 1995) a cura di Lawrence Sutin.
Pubblicato in Italia da Feltrinelli.