di Cristina Trivulzio di Belgiojoso
Tra gli aspetti meno noti della controriforma dell’istruzione in atto – verso la quale non mancano significative aperture di personalità del centro-sinistra quali Luigi Berlinguer e Guido Fabiani – c’è il taglio dei fondi ai comuni, che determina pesanti conseguenze sul buon andamento delle scuole comunali. Ne è un esempio quello che accade al Comune di Milano (il cui deficit è aggravata dalla pesante esposizione causata dall’acquisto dei titoli derivati), dove la crisi diventa un pretesto per chiudere un’esperienza didattica lunga più di un secolo, a tutto vantaggio delle scuole private.
Questa intervista è stata realizzata da alcuni insegnanti milanesi [G.D.M.]
Il tema di fondo è quello dell’istruzione permanente. Prima di occuparci delle Scuole Civiche di Milano vuoi chiarircelo?
Il dibattito sul diritto all’istruzione permanente è più che mai attuale. È infatti è in corso la raccolta delle firme dei cittadini per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sul diritto all’apprendimento permanente per combattere il deficit formativo: occorrono 100.000 firme che legittimino la presentazione della proposta in Parlamento. L’Italia ha un ritardo di quasi 20 rispetto ad altri paesi europei nell’ambito del Lifelong Learnig: solo ora si comincia a prendere coscienza del fatto che il “sapere” deve essere centrale nella nostra società, perché è l’unico antidoto alla recessione economica, ma anche occasione di inclusione sociale e motore di sviluppo.
Cosa intendi per deficit formativo?
Il deficit formativo italiano ha un duplice aspetto: bassi livelli di istruzione (circa il 50% della popolazione tra 25 e 64 anni e il 40% della forza lavoro ha la licenza media), e difficoltà del sistema formativo a superare questo gap che ci divide dai paesi sviluppati. Abbiamo un’alta dispersione (il 20% della fascia 20-24 anni è senza diploma e senza qualifica e non è inserito in alcun percorso formativo, contro una media europea del 14%), solo il 6,2% degli adulti partecipa ad attività formative (media europea del 10% e obiettivo di Lisbona 12%), solo un terzo delle imprese sopra i 10 dipendenti realizza attività formative.
Il 2010 è alle porte, e 10 anni fa, con il Consiglio di Lisbona, l’Europa si era data degli obiettivi e delle scadenze in merito a diffusione delle conoscenze e competenze e titoli di studio di istruzione superiore. Cosa è stato fatto?
Poco, troppo poco! Avrebbero dovuto essere attivati i CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti), ma il loro avvio slitta di un anno ancora.
È però vero che in questo panorama la città di Milano si era distinta con un’eccezionale capacità di precorrere i tempi…
Da più di cent’anni Milano offre al territorio una vasta offerta di servizi didattici rivolti agli adulti nell’ambito sia dell’istruzione che della formazione professionale, supplendo a carenze, tutt’oggi riscontrabili, dell’offerta statale nell’ambito dell’istruzione secondaria superiore destinata ad adulti lavoratori.
Purtroppo negli ultimi anni si è assistito ad una presa di distanza politica del Comune di Milano rispetto al problema del rientro in istruzione/formazione degli adulti (scelta anacronistica, visto la rilevanza europea della tematica del Lifelong Learnig): nell’arco di un anno l’offerta civica paritaria di istruzione secondaria superiore (liceo classico, scientifico, psico-socio-pedagogico, linguistico, ed Istruzione tecnica e professionale superiore) si è ridotta notevolmente; sopravvivono alcune classi e non sono più offerti i curricoli integrali (dalla prima alla quinta classe): questi istituiti civici hanno pagato per l’inadeguatezza delle politiche promozionali, per la mancanza di volontà politica orientata alla progettualità ed al rilancio, per le carenze di organicità e pianificazione a livello di politica territoriale integrata i cui protagonisti sono soggetti quali l’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale ed il Comune di Milano ed il Ministero dell’Istruzione.
Il Comune di Milano, accanto all’offerta paritaria serale offre anche “Corsi di Idoneità” serali, che oggi vengono ridimensionati.
Si tratta di percorsi didattici abbreviati finalizzati alla preparazione agli esami di idoneità da sostenere presso scuole statali o paritarie. I corsi offerti sono relativi all’istruzione tecnica superiore (ITC, ITG, ITT, ITAS-tecnico commerciale, per geometri, tecnico turistico, tecnico per attività sociali). Presso i Corsi di Idoneità vi sono molti iscritti di origine straniera, che sperano, con l’ottenimento del diploma, di migliorare la propria posizione lavorativa e sociale. Il servizio, che attrae un consistente numero di utenti, ha anch’esso subìto un dimensionamento: da 21 classi per l’a.s. 2008-2009 a 12 per l’anno scolastico in corso. La contrazione di posti imposta dall’Amministrazione con la chiusura delle iscrizioni 2 mesi prima del solito ha fatto sì che rimanessero esclusi una sessantina di richiedenti, dei quali qualcuno è stato successivamente accolto nelle classi dove i numeri di iscritti erano inferiori a 35. Presso questi civici corsi, il Comune di Milano ha sperimentato strategie didattiche mirate alle esigenze di apprendimento degli adulti (didattica modulare, didattica breve, didattica on line, facilitazione dell’apprendimento).
L’esperienza maturata dal Comune di Milano nell’ambito dell’istruzione degli adulti meriterebbe una maggiore attenzione politica e valorizzazione, proprio alla luce delle iniziative che caratterizzeranno il futuro imminente nell’ambito del Lifelong Learnig.
Buone prassi quali le esperienze di ricerca azione non dovrebbero andare disperse ma dovrebbero essere raccolte e codificate: il Comune di Milano e le Scuole Civiche che gestisce possono dare un valido contributo alle attività ed alla progettazione interistituzionali in merito all’istruzione permanente.
Nonostante ciò, dalle scuole civiche arrivano fortissimi segnali di disagio: mentre alcuni studenti chiedono attraverso il TAR la riapertura di corsi e classi non attivati, vi sono corsi con classi numerosissime dove si arriva in alcuni casi a 40 allievi e dove il dialogo didattico diventa difficoltoso.
Perchè tanta incoerenza? Problemi di costi?
Forse! Ma la posta in gioco è importante: l’accoglimento, per Milano, delle sfide europee. Se vuole essere all’altezza dell’Europa, Milano deve continuare politicamente ad impegnarsi per l’istruzione degli adulti. Il Lifelong Learnig, prima ancora che sfida didattica è sfida politica e sociale.
Purtroppo a Milano si stanno smantellando vari servizi, tra cui quelli didattici e non si percepisce alcun progetto valido che dia risposte a bisogni di integrazione, di lotta alla dispersione scolastica, di potenziamento dei prerequisiti per l’accesso al mondo del lavoro.
Continuando su questa strada Milano sarà peggiore e non migliore.