di Luigi Bernardi
Sono in treno. Di fronte a me c’è una bionda, nella poltrona al mio fianco un’altra. Le due bionde sono amiche, vanno a Torino a fare compere. La zia di una delle due ha forti sconti in un ingrosso di cose alla moda. Loro intendono approfittarne per migliorare il guardaroba.
Una delle bionde ha come obiettivo degli stivali con i tacchi molto lunghi e molto a spillo. L’altra bionda vuole una minigonna da sculettarci, adesso che il fidanzato l’ha lasciata bisogna che si dia una mossa. Entrambe poi sono alla caccia di una borsetta, di scarpe e di pantaloni, qualcosa che si possa mettere anche per andare in facoltà. Una specifica anche una marca di calzature che non conosco e dimentico subito.
Le bionde sono partite da Milano Marittima, frequentano tutte e due l’università a Ravenna, dove si compra ancora bene, ma non così bene come a Torino. Qualche volta andavano pure a Bologna, ma adesso Bologna, se togli via Farini e piazza Cavour, non esiste proprio.
Quando arriveranno a Torino le bionde troveranno ad aspettarle la zia che le ospiterà. Andranno a casa sua, si rimetteranno un po’ in sesto. Dopo usciranno con i due cugini a prendere un aperitivo in un nuovo locale, dove servono vini molto selezionati, e per stuzzichini formaggi e salumi tutti squisiti. Una delle bionde è preoccupata perché in tre giorni chissà quanti chili metterà su.
Verso Piacenza, la immagino mentre scoppia all’ultimo pasto prima del rientro, vagheggio un bolo di fonduta rovente che si apre un buco attraverso la sua pancia e va a spiaccicarsi contro una parete del ristorante. Quando la parete è diventata il finestrino del treno, sto già dormendo.
Mi sveglia il controllore. Le bionde ora disquisiscono di vini. Una ha fatto un corso per sommelier, adesso ne vuole fare un secondo, avanzato. L’altra riceve una telefonata, si preoccupa perché il suo ragazzo non ha nessuno con cui andare a prendere l’aperitivo. Penso che magari andrà a puttane, mi appisolo godendo del pompino che gli farà una nigeriana dai labbroni così.
Mi risveglio per colpa di un altro controllore. Le bionde stanno parlando dei loro ultimi viaggi, in Messico e alle Maldive. Mi auguro che muoiano prima di aver consumato l’atlante. Chiudo di nuovo gli occhi.
Quando li riapro, il treno sta entrando nella stazione di Porta Nuova. La prima bionda ha un tacco conficcato in fronte, proprio in mezzo agli occhi, lo stivale che le penzola sulla faccia, sembra una grande proboscide brutta. L’altra mi fermo di più a guardarla. Con lei ho lavorato proprio di fino, di alcuni dettagli mi compiacerò a lungo.
Da Zero in condotta